PianetaPSR
pannello verticale di cemento alternato a vegetazione che ricorda la forma di un alveare
Eco-schemi

Architettura verde, eco-schemi al centro del confronto nel Tavolo di partenariato per il Piano strategico nazionale

Le proposte del Ministero per la complessa sfida degli interventi di natura ambientale.

"Il grande elemento di novità della PAC post 2020, e quindi del Piano strategico nazionale, è quello di riuscire a coniugare le necessità del settore con l'innovazione e la sostenibilità. È un'esigenza che sentiamo in maniera forte ed è a questo tavolo che dobbiamo costruire l'agricoltura che vogliamo per il nostro Paese per i prossimi anni". 

Con queste parole il ministro delle Politiche agricole alimentari e forestali, Stefano Patuanelli, ha aperto i lavori del Tavolo di partenariato per la costruzione del Piano strategico nazionale, che si è tenuto nelle scorse settimane, dedicato nella sua ultima riunione all'Architettura verde della nuova Politica agricola comune. 

Il ministro ha evidenziato come il nostro Paese si trovi in una situazione in cui, grazie ai fondi della PAC e al Piano nazionale di ripresa e resilienza, "le risorse per il sistema agricolo alimentare italiano ci sono e sono ingenti, serve fare delle scelte giuste e, soprattutto, condivise". 

"La nuova PAC - ha proseguito Patuanelli - ha molti contenuti innovativi, il Piano strategico nazionale è uno di questi, ed in particolare ci sono tre elementi che ritengo siano grandi innovazioni: l'Architettura verde, la gestione del rischio e la condizionalità sociale. Ciascuno di questi è riconducibile di fatto alle tre gambe della sostenibilità: la sostenibilità ambientale, quella sociale e quella economica.  Non esiste un percorso di sostenibilità ambientale, a mio avviso, che possa non tener conto anche di quella economica e quella sociale, altrimenti il prezzo da pagare è eccessivo ed è socialmente inaccettabile. Per questo motivo stiamo partecipando con grande attenzione anche alla redazione del Piano di transizione ecologica, perché il miglioramento delle performance ambientali del settore agricolo prosegua in modo deciso, ma allo stesso tempo graduale, senza lasciare indietro nessuno agricoltore, senza mettere a rischio la vita della gente. La nuova PAC ha certamente il merito di provare a far sintesi tra le tre dimensioni e abbiamo la responsabilità di individuare degli strumenti che abbiano una coerenza rispetto agli effetti che producono. L'obiettivo della sostenibilità è un obiettivo che si raggiunge attraverso dispositivi coerenti". 

Il ministro, dopo aver posto l'accento sull'importanza dei rinnovati vincoli ambientali che andranno a impattare sul primo come sul secondo pilastro, ha quindi evidenziato: "La condizionalità sociale è una novità assoluta e credo che sia stato raggiunto un ottimo obiettivo, quello di trovare il consenso rispetto a un elemento che all'inizio del percorso sembrava molto difficile potesse arrivare fino alla fine, ma è stato trovato un equilibrio tra l'esigenza di tutelare i diritti dei lavoratori e la necessità che non si trattasse soltanto di un elemento burocratico a carico delle imprese". 

"Un altro aspetto che vorrei sottolineare con soddisfazione - ha proseguito - è l'aver ottenuto il prelievo dal primo pilastro per la gestione del rischio. È sotto gli occhi di tutti qual è l'effetto delle calamità naturali di quegli eventi che una volta si definivano eccezionali e che oggi eccezionali non sono più, perché si ripetono con grandissima frequenza. Dobbiamo sostenere gli agricoltori anche attraverso delle dinamiche che non portino più all'indennizzo ex post, ma che vadano veramente verso una seria gestione del rischio che ormai è connesso strettamente con l'attività economica agricola".

Nell'introdurre il tema al centro della riunione, la prioritizzazione delle esigenze e gli eco-schemi, il ministro ha però ricordato: "L'effetto della nuova PAC si misura anche rispetto ad altri elementi di novità, come la più equa distribuzione dei pagamenti diretti, con il 10% delle risorse in favore delle piccole aziende, e la prosecuzione del processo di convergenza interna, l'aumento della percentuale minima di risorse da destinare ai giovani agricoltori, i nuovi limiti relativi al capping e le norme sugli aiuti accoppiati, assieme al 35% dei programmi di sviluppo rurale da destinare a investimenti di sostenibilità e il 25% dei pagamenti diretti che vengono destinati agli eco-schemi. Tutto l'insieme di questi elementi di novità deve essere calibrato e soprattutto valutato preventivamente negli effetti che determinano nell'agricoltura italiana. Queste novità vanno approfondite e inserite in un quadro armonico e questo tavolo ha anche questo compito: è necessario a mio avviso prendere delle decisioni chiare, che qualche volta dovranno essere radicali, e dobbiamo pensare innanzitutto a quale agricoltura vogliamo perché soltanto con un quadro chiaro dell'obiettivo finale possiamo individuare i percorsi che ci portano a raggiungere questi obiettivi"

Sugli eco-schemi il Ministro ha sottolineato. "sono l'elemento di grande novità della PAC, ma senza dubbio si tratta di un tema molto delicato, perché vanno incidere sul meccanismo dei pagamenti diretti che da decenni costituisce un elemento essenziale per la sussistenza di molte aziende agricole. Sono stati esaminati i numerosissimi modelli dello schema e, anche tenendo conto delle indicazioni fornite dalla Commissione, sono state avanzate delle proposte. Alcuni schemi, anche condivisibili per gli obiettivi, sono stati scartati a causa delle difficoltà operative e applicative e della scarsa controllabilità, perché come dicevo prima uno degli elementi del Piano dovrà essere la semplicità.  Rispetto a questo obiettivo, secondo me, l'Europa ha in parte fallito, non si è riusciti a fare fino in fondo quel percorso di semplificazione tanto atteso e allora nell'applicazione noi dobbiamo essere il più possibile pragmatici, raggiungere gli obiettivi ma dare anche una semplicità maggiore". Infine ha aggiunto che "i modelli di eco-schema che non fanno parte della proposta che il Ministero mette sul tavolo non sono definitivamente scartati, perché tra l'altro potranno essere recuperati e avere spazio nell'ambito dei Programmi di sviluppo rurale, che rappresentano comunque uno strumento di intervento privilegiato per il raggiungimento degli obiettivi di transizione ecologica. Su questo e su altri temi è fondamentale ovviamente ascoltare la voce delle parti economiche e sociali, della società civile e delle autorità pubbliche nell'ambito di questo tavolo".

La prioritizzazione delle esigenze

Alessandro Monteleone, del CREA-PB, ha quindi illustrato il percorso di costruzione del Piano strategico e di prioritizzazione delle esigenze, frutto di un lavoro di analisi e confronto con le Regioni, il territorio, il mondo produttivo e il terzo settore. "Questo percorso - ha spiegato - non può essere chiuso soltanto a questo primo elenco e, come previsto dal regolamento, viene condiviso nel processo di consultazione del Tavolo di partenariato proprio per arrivare a un quadro di esigenze condivise. Tutto questo è stato costruito cercando di tener conto il più possibile degli elementi oggettivi che le analisi di contesto e le analisi swot ci hanno fornito". 

"La risposta alle esigenze - ha proseguito il responsabile del progetto RRN per il CREA - rappresenta un potenziale ambito di intervento della PAC, ma non esclusivo, dato che disponiamo anche di altri strumenti di intervento che possono contribuire alla soluzione di un dato problema (es. PNRR), ma chiaramente la Politica agricola comune è un ambito di intervento privilegiato. Ovviamente la definizione delle esigenze è un esercizio che precede l'individuazione degli strumenti di intervento, non va commesso quindi l'errore di pensare che è un'esigenza sia già associata a uno strumento specifico della PAC".

Monteleone ha quindi delineato il metodo che ha condotto alla definizione delle esigenze e alla successiva fase che, oltre a un giudizio sulle esigenze del Tavolo di partenariato, prevede la necessità di fissare delle priorità.

L'obiettivo comune di questa fase

grafico con obiettivi di intervento della PAC
 

"Abbiamo sviluppato questo esercizio di prioritizzazione, come indicato anche dalla Commissione, sulla base di un metodo scientifico solido, in cui abbiamo portato le Regioni a votare con punteggi diversificati per le principali aree territoriali (pianura, collina, montagna)", un primo esercizio che deve essere integrato e complementare a quello proposto all'interno del Tavolo: "Vi chiamiamo in consultazione - ha spiegato rivolgendosi ai partecipanti al Tavolo -  sia per esprimere un parere sulle esigenze che sono state individuate sia, evidentemente, per esprimere un vostro giudizio di natura qualitativa sul grado di importanza che possono avere nel raggiungimento degli obiettivi e superamento di alcune problematiche" I partecipanti sono chiamati a esprimere dunque un giudizio esclusivamente qualitativo articolato in queste quattro macro categorie:

 

definendo esigenze natura strategica, qualificanti e complementari o marginali. Monteleone ha evidenziato che "anche esigenze apparentemente di minore rilevanza non significa che debbano essere accantonate perché possono essere comunque funzionali al raggiungimento di un obiettivo più complessivo".
Nel corso dell'intervento sono state quindi presentate le esigenze articolate per obiettivo generale e all'interno di questi per ciascuno degli obiettivi specifici individuati della PAC:

Obiettivo generale 1

grafico con gli obiettivi strategici dell'obiettivo generale 1
 

Obiettivo generale 2

grafico con gli obiettivi strategici dell'obiettivo generale 2
 

Obiettivo generale 3

grafico con gli obiettivi strategici dell'obiettivo generale 3
 

Obiettivo AKIS

grafico con gli obiettivi AKIS
 

"È chiaro - ha sottolineato Monteleone - che alcune di queste esigenze potrebbero essere anche collegate a più obiettivi specifici, ma ovviamente come in tutti questi esercizi è stata fatta una scelta sulla base della rilevanza, nulla osta che, sulla base delle indicazioni che riceveremo, si possano prevedere a collegamenti diversi e più idonei".

Le proposte di eco-schemi

L'ultimo intervento istituzionale è stato quello di Giuseppe Blasi, capo dipartimento Politiche europee e internazionali e dello sviluppo rurale del Mipaaf, che si è concentrato sulla presentazione dei modelli di eco-schemi, specificando che le scelte operate sono frutto di un percorso costruito attraverso le analisi dei policy brief e swot e una lunga serie di confronti con amministrazioni pubbliche e portatori di interesse.  

Da questo lavoro sono emerse sette proposte che, ha sottolineato Blasi, non escludono la possibilità di inserirne ulteriori "nella misura in cui hanno una significatività anche in termini di impatto. Anche perché lo schema è un contenitore nazionale: se ci sono delle proposte che hanno una finalizzazione assolutamente territoriale, quelle troveranno spazio nell'ambito del Programma di sviluppo rurale".

"L'elemento centrale che ci ha guidato per poter declinare le proposte - ha aggiunto - è la controllabilità, che è fondamentale perché è un elemento di semplificazione per il mondo produttivo e per le amministrazioni coinvolte, in questo caso soprattutto gli organismi pagatori. Abbiamo cercato in questo senso di fare tesoro delle problematiche che abbiamo incontrato nella programmazione 2014-2020, che hanno portato poi a correzioni finanziarie da parte della Commissione europea, a volte anche molto importanti, a causa della difficoltà o impossibilità di andare a soddisfare le condizioni di controllabilità che sono imposte dalla CE per non far danno al bilancio comunitario".

Nel suo intervento Blasi ha quindi calato gli eco-schemi nel quadro più ampio della nuova Architettura verde.

Architettura verde: elementi essenziali

grafico elementi essenziali architettura verde
 

"Abbiamo una condizionalità rafforzata che contiene tutti gli impegni che prima erano nella condizionalità e nel greening, poi abbiamo l'eco schema, che fa parte dei pagamenti diretti, e poi abbiamo le misure agro ambientali, che sono contenute soprattutto nei PSR ma anche nelle OCM".

Il dettaglio delle proposte

Nelle schede dei sette eco-schemi presentati vengono descritti l'impegno, il collegamento dell'impegno all'obiettivo strategico che è contenuto in tutto l'impianto programmatorio, il legame con le esigenze, l'elemento di condizionalità a cui fa riferimento e da cui parte per poter declinare l'impegno  e lo strumento di controllo, che, sottolinea il dirigente del Mipaaf "è l'elemento chiave per poter ritenere accettabile o meno una proposta di eco-schema, perché se non lo possiamo controllare in maniera automatica non lo possiamo nemmeno attuare". Infine vengono evidenziati i target di riferimento e da ultimo le varianti da approfondire cioè le possibili declinazioni ulteriori legate a questo tipo di impegno.

grafico eco-schema1
 

Il primo eco-schema è del tutto nuovo, ma riveste una grande importanza per tutte le problematiche ad esso collegate, ovvero la riduzione dell'uso di farmaci veterinari. In particolare il contrasto al fenomeno dell'antibiotico-resistenza fa parte degli obiettivi prioritari della Commissione, è un impegno legato alla Politica agricola comune ed è esplicitamente citato come obiettivo nella strategia Farm to fork. "Abbiamo l'ambizione - ha spiegato Blasi - di attuare una misura che vada a gestire il sistema del farmaco veterinario, in particolare gli anti microbici, attraverso degli impegni volontari. In questo caso lo strumento di controllo è del Ministero della salute, che ormai ha dimostrato ampiamente la sua funzionalità e quindi la controllabilità dell'impegno di riduzione del farmaco veterinario. Questa ci viene assicurata collegando le banche dati con i vari sistemi informativi per arrivare a una verifica capo per capo, andando a certificare giornalmente la quantità di antimicrobici che vengono utilizzati rispetto alla media. Lo schema funzionerebbe sulla base di una targetizzazione di ogni singola stalla, che avrà una media di consumo del farmaco degli anni precedenti e quindi potrà aver certificati i propri risultati sulla base del target che verrà attribuito (miglioramento o mantenimento degli standard se già virtuosi). Per quanto riguarda le filiere che noi abbiamo inteso privilegiare, la novità è l'inserimento dei suini che non hanno mai beneficiato di contributi attraverso i pagamenti diretti, perché ancora oggi è rimasto il divieto di intervenire con l'aiuto accoppiato. La ragione è molto semplice: quello suinicolo è un settore in cui l'uso del farmaco è un elemento di criticità molto importante e quindi intendiamo promuovere un percorso virtuoso da parte del mondo allevatoriale, offrendo un incentivo di carattere economico. La riduzione del consumo di farmaci però non si ottiene solo con un gesto di volontà, ma mettendo in atto buone pratiche e sistemi organizzati e soprattutto grazie all'assistenza tecnica che può essere data dal consulente aziendale. Quindi diventa estremamente importante collegare l'eco-schema all'attivazione della misura consulenza aziendale che invece sarà una misura tipica dei programmi di sviluppo rurale".

grafico eco-schema2
 

Il secondo eco-schema riguarda le colture biologiche, considerate uno dei perni della svolta green dell'agricoltura UE: "L'elemento di discussione  - ha spiegato Blasi - in questo caso è la modalità privilegiata di intervento nel settore biologico e le possibilità sono sostanzialmente: pagare il mantenimento e la conversione nel primo pilastro, oppure inserire un elemento incentivante, attraverso un premio per i servizi eco-sistemici, che potrebbe essere l'elemento più efficace dal punto di vista dell'esigenza di assicurare l'obiettivo di aumentare la superficie fino al 25%, rispetto al 15-16 che abbiamo raggiunto oggi.  Su questo c'è, però, un ragionamento da fare: se spostiamo tutto o gran parte dell'onere dai Programmi di sviluppo rurale al pagamento diretto, andiamo a consumare l'intero budget a disposizione per gli altri schemi quindi non riusciremo a far altro e stimoleremo una sorta di effetto spiazzamento per tutte quelle Regioni che invece annualmente realizzano una spesa importante attraverso i PSR e potrebbero quindi essere anche in difficoltà nel raggiungimento del proprio target spesa". In questo caso la controllabilità è garantita dalla presenza degli organismi di controllo terzi. Un po' come accade per il terzo eco-schema proposto, quello per la produzione integrata,

grafico eco-schema3
 

ovvero sulla sostenibilità dei sistemi produttivi a basso uso di prodotti fitosanitari utile a raggiungere più velocemente dei target sull'uso di fitofarmaci previsti dal relativo Piano nazionale sull'uso di farmaci.

grafico eco-schema4
 
grafico eco-schema5
 
grafico eco-schema6
 
grafico eco-schema7
 

Gli altri quattro eco-schemi hanno un carattere agronomico più marcato e sono tutti collegati all'esigenza di ridurre l'erosione del suolo, aumentare la sostanza organica e la capacità di sequestro del carbonio, ridurre l'input e aumentare la biodiversità. In questo caso, ha sottolineato Blasi, la controllabilità è garantita dalla possibilità di far riferimento a sistemi di controllo da remoto che sono basati sulla verifica dell'uso del suolo e l'analisi costante e periodica del cambiamento del suolo incrociando i dati delle foto aeree soprattutto dei dati Copernicus e del sistema Sentinel.

 
 

Matteo Tagliapietra

 
 

PianetaPSR numero 105 settembre 2021