La "Strategia nazionale per un sistema agricolo, alimentare, forestale, sostenibile e inclusivo" (RRN, 2021) evidenzia la necessità di potenziare la competitività sistemica, in ottica sostenibile, prevedendo come conditio sine qua non la necessità di «rilanciare i sistemi produttivi territoriali, potenziando i rapporti di filiera e di distretto per rendere più forti, equi e stabili i sistemi produttivi agricoli, alimentari e forestali, incentivando modelli organizzativi integrati come i contratti e la cooperazione di filiera, i distretti agroalimentari e del cibo, le organizzazioni di produttori e interprofessionali, i consorzi di tutela, favorendo ove possibile lo sviluppo di filiere nazionali e locali.» Tale esigenza discende dalla lettura dall'analisi del contesto del sistema agroalimentare nazionale (Cagliero et al., 2019) e dall'enucleazione dei punti di forza e debolezza, opportunità e minacce, elementi prodromici del flusso di programmazione sulla nuova PAC (ai quali si rimanda per eventuali approfondimenti).
In Italia le misure che favoriscono la cooperazione hanno sempre trovato ampio spazio nei PSR, come strumento per favorire progetti collettivi capaci di agire su alcuni tradizionali problemi dell'agricoltura o a sostegno di azioni di sviluppo territoriale e locale. La vocazione del modello cooperativo viene richiamata nei nuovi indirizzi programmatori della PAC e l'intervento integrato risulterà centrale nella programmazione del Piano Strategico Nazionale.
In tale direzione, il numero 10 di PSRHUB "La cooperazione agroalimentare in Italia: un caleidoscopio di opportunità", presenta una visione di sintesi sugli strumenti di cooperazione utilizzati nei PSR italiani, evidenziandone punti di forza e di debolezza nel processo di implementazione. Al contempo, rivolge lo sguardo agli strumenti di politica nazionale che puntano allo stesso obiettivo, soffermandosi su alcune novità (Reti di impresa e Contratti di filiera e di distretto), ed evidenziando come si presenta oggi la cooperazione agroalimentare italiana.
La misura 9, attivata da otto Regioni italiane (Basilicata, Calabria, Campania, Lazio, Liguria, Marche, Puglia e Sardegna), punta a favorire processi di aggregazione stabile degli operatori agricoli attraverso l'aiuto alla costituzione di organizzazioni di produttori (OP) e/o associazioni di organizzazioni di produttori (AOP). Si tratta di un intervento strategico per: i) superare le limitate dimensioni economiche e strutturali delle aziende agricole e forestali; ii) favorire l'aumento del valore delle produzioni commercializzate; iii) migliorare l'integrazione delle aziende agricole nelle filiere agroalimentari; iv) contribuire ad una più equa distribuzione del valore aggiunto.
Nonostante la buona capacità di impegno (le risorse complessivamente impegnate rappresentano oltre l'80% degli 11,5 milioni di euro destinati alla misura), l'attuazione nel complesso procede a rilento: al 31 dicembre 2020 i pagamenti sono pari al 28,5% del totale programmato.
La progettazione integrata di filiera, seppure prevista come misura di intervento dei PSR, non è esplicitamente contemplata dalla normativa comunitaria. Essa è un metodo di intervento che, a partire dal periodo di programmazione 2000-2006, l'Italia ha inteso sperimentare per favorire i processi di aggregazione nel settore agroalimentare. In tal senso, il progetto integrato di filiera (PIF) rappresenta uno strumento per favorire l'attuazione delle politiche di sviluppo rurale, in quanto favorisce la nascita di relazioni sistemiche tra soggetti di natura diversa e propone soluzioni più complesse e articolate per affrontare le problematiche settoriali o territoriali.
Le risorse finanziarie assegnate allo strumento sono un chiaro segnale di quanto sia strategico tale approccio nell'ambito della Politica di sviluppo rurale. Il PIF, infatti, non è solo una modalità di accesso al PSR ma uno strumento che tende a rafforzare l'intera catena agroalimentare puntando alla creazione di poli di riferimento produttivo legati da impegni ed obiettivi comuni rispettosi di tutti i soggetti che ne fanno parte. In tal senso, particolarmente significativo risulta il peso attribuito dal PSR Lazio alla PIF che vi ha destinato il 31% delle risorse finanziarie 2014-2020.
La rete di imprese è un accordo formalizzato in un "contratto di rete" basato sulla collaborazione, lo scambio e l'aggregazione tra imprese.
Nonostante la profonda crisi recessiva determinata dalla pandemia, la maggiore flessibilità delle reti di imprese rispetto ad altre forme di collaborazione ne sta determinando la sua fortuna anche nel settore primario e, più in generale, in quello agroalimentare come dimostrano i dati al 2020: +26% rispetto al 2018.
Al I semestre 2021, le imprese agricole che svolgono attività di coltivazione e allevamento partecipanti a reti di imprese (reti-contratto e reti-soggetto) sono 7.585, che salgono a 8.448 se si considerano anche quelle delle industrie alimentari e delle bevande
La particolare pervasività di questo modello aggregativo può essere letta anche attraverso la lente territoriale. La partecipazione delle imprese agricole alle reti risulta particolarmente significativo nelle seguenti regioni italiane: Friuli-Venezia Giulia (25%), Lazio (11,5%), Campania (11,3%) e Toscana (8,4%).
I contratti di filiera sono uno strumento nazionale introdotto con la legge finanziaria 2003 e poi esteso (legge 80/2005) anche al sostegno dei distretti rurali e agroalimentari. I due strumenti sono stati ridefiniti dal DM 1192/2016.
Tali strumenti hanno l'obiettivo di sostenere investimenti nel settore agricolo e agroalimentare mediante la realizzazione di programmi integrati, a carattere interprofessionale e a rilevanza nazionale che, partendo dalla produzione agricola, si sviluppino nei diversi segmenti della filiera agroalimentare in un ambito territoriale multiregionale.
La cooperazione rappresenta una componente fondamentale del sistema agroalimentare nazionale e della intera Unione Europea, grazie al forte ruolo rivestito nell'approvvigionamento, condizionamento, trasformazione e commercializzazione di molti prodotti agroalimentari. L'elemento caratteristico che distingue una cooperativa rispetto ad altre forme di impresa è che essa è di proprietà dei soci, viene cioè controllata dagli stessi e destina i propri benefici a favore dei soggetti ai quali offre i propri servizi (i soci appunto). In agricoltura, l'obiettivo fondante è quello di poter ottenere per i soci-imprenditori condizioni migliori rispetto a quelle di mercato.
La cooperazione agroalimentare associata all'Alleanza delle Cooperative Italiane è stimata in oltre 4.400 imprese attive, sostenute da una base sociale di oltre 711 mila aderenti. Il sistema genera un fatturato di quasi 35 miliardi di euro e garantisce occupazione a 101.492 addetti.
La cooperazione agroalimentare nazionale è specializzata in alcuni dei principali settori dell'agroalimentare nazionale. Le filiere che esprimono i volumi più consistenti di fatturato, ortofrutticolo e zootecnico, sono anche le uniche che registrano una variazione positiva nell'anno del COVID (ortofrutticolo: +5,2% rispetto al 2019; zootecnico: +7,2%); questi due comparti rappresentano congiuntamente il 47% del fatturato della cooperazione agroalimentare italiana.
Le OP e loro associazioni, sono strumenti di organizzazione e concentrazione dell'offerta agricola che operano sotto forma societaria. Hanno come scopo principale quello di aggregare, organizzare e programmare l'offerta dei propri soci in funzione delle esigenze di mercato. Si occupano altresì di ottimizzare i costi di produzione e stabilizzare i prezzi alla produzione, così come di promuovere pratiche colturali, tecniche di produzione e pratiche di gestione dei rifiuti che rispettino l'ambiente.
Le OP iscritte negli appositi albi ministeriali sono 561, di cui oltre la metà (56%) appartenenti al settore ortofrutticolo, seguito da quello olivicolo (18,2%). Le AOP sono complessivamente 20, di cui 14 nel settore ortofrutticolo; il 79% è localizzato nelle regioni del Nord con in testa l'Emilia-Romagna.
Francesco Licciardo, Serena Tarangioli
CREA - Politiche e bioeconomia
PianetaPSR numero 107 novembre 2021