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foto panorama stazione biogas
Ambiente

COP 26, gli impegni per la riduzione delle emissioni di metano e il ruolo dell'agricoltura

Il settore primario deve svolgere un ruolo fondamentale nel contribuire alla riduzione di questa tipologia di emissioni inquinanti. Le sfide nella nuova PAC.

Nelle strategie ambientali a livello globale la riduzione delle emissioni di metano è senza dubbio un aspetto fondamentale. Si tratta infatti di un inquinante atmosferico, precursore dell'ozono troposferico e gas serra, secondo solo all'anidride carbonica per contributo complessivo al cambiamento climatico. 
Il metano è responsabile per il 30% degli impatti sul cambiamento climatico in quanto le relative emissioni annuali in atmosfera sono pari a circa 380 milioni di tonnellate.
I settori dell'energia, dell'agricoltura e della gestione dei rifiuti contribuiscono alle emissioni antropogeniche di metano, rispettivamente, per il 35%, il 40% e il 20% del totale.
Nel dettaglio, le emissioni di metano derivanti dal settore energetico sono imputabili a quelle fuggitive del comparto residenziale, del petrolio, del gas e del carbone.
In agricoltura le emissioni di metano provengono dalla fermentazione enterica (80.7%), dalla gestione delle deiezioni in tutte le fasi, dal momento dell'escrezione nel ricovero fino alla distribuzione in campo (17.4%), e dalla coltivazione nelle risaie (1.2%). In agricoltura tali fonti emissive sono spesso diffuse e, quindi, difficili da misurare, controllare e verificare. Inoltre differiscono notevolmente fra gli Stati Membri dell'Unione Europea. 
Nel settore dei rifiuti le principali fonti di metano sono costituite dalle emissioni incontrollate di gas nelle discariche, dal trattamento dei fanghi di depurazione e dalle perdite dagli impianti di biogas dovute a cattiva progettazione o manutenzione. 
Dal 1990, in Europa, le emissioni di metano derivanti dal settore energetico si sono dimezzate, mentre quelle provenienti dalla gestione dei rifiuti e dall'agricoltura sono diminuite, rispettivamente, di un terzo e di poco più di un quinto. Va evidenziato che le emissioni e gli impatti ambientali dovuti all'agricoltura, proprio per la peculiarità del settore di produzione della filiera agroalimentare, sono in parte incomprimibili. Tale settore è, infatti, multifunzionale e svolge un ruolo primario in quanto garantisce l'autosufficienza alimentare, la gestione e la manutenzione del territorio che arginano i fenomeni di dissesto idrogeologico, il sequestro del carbonio e il mantenimento degli ecosistemi e del paesaggio. Molti dei risultati attesi di riduzione, inoltre, dipendono da fenomeni complessi, talvolta anche difficilmente monitorabili o influenzabili, al cui interno l'agricoltura è certamente un attore importante, ma non esclusivo.

Nel merito è utile sottolineare che il metano, a livello molecolare, è più potente dell'anidride carbonica in quanto intrappola il calore con un'efficienza di circa 28 volte superiore. Tuttavia, ha un tempo di permanenza in atmosfera più breve rispetto alla CO2. Infatti il metano persiste in atmosfera solo per 10-12 anni rispetto alle centinaia di anni di permanenza dell'anidride carbonica.
La riduzione delle emissioni di metano, quindi, potrà contribuire a ridurre gli effetti del riscaldamento terrestre nel breve termine, offrendo anche benefici in termini di qualità dell'aria, e, conseguentemente, concorrere a migliorare la qualità della vita, della salute della popolazione, dell'economia e dell'approvvigionamento alimentare garantendo la promozione di nuove dinamiche di sviluppo (cioè bioeconomia ed economia circolare), la riduzione del livello di inquinamento al suolo e la perdita del raccolto.  

La riduzione delle emissioni di metano è stato il tema centrale delle agende internazionali di quest'anno sia in ambito G20 che in quello dell'ultima COP26 (Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici) finalizzate a definire la strategia per la gestione dell'impronta ambientale di tali emissioni e la diversificazione degli sforzi al livello mondiale per rispondere all'attuale urgenza climatica. Nel dettaglio, il Programma delle Nazioni Unite per l'ambiente (UNEP), con il sostegno dell'Unione Europea, in occasione del vertice del G20, svoltosi a Roma lo scorso fine ottobre, ha presentato l'Osservatorio Internazionale sulle Emissioni di Metano [1] (IMEO - International Methane Emissions Observatory), mentre a Glasgow (fine ottobre - inizio novembre '21), nel corso della COP26, è stato proposto il Global Methane Pledge.

Il Global Methane Pledge

Il Global Methane Pledge, primo accordo globale sottoscritto dall'Europa, dagli Stati Uniti d'America e da altre 103 nazioni, non prevede obiettivi specifici ma richiede ai Paesi firmatari l'impegno a ridurre le emissioni antropogeniche globali di metano di almeno il 30% entro il 2030 rispetto ai livelli del 2020 al fine di diminuire il riscaldamento globale di 0.2 °C entro il 2050 e di limitare l'incremento della temperatura terrestre entro 1.5 °C. Attualmente non hanno aderito all'accordo Cina, Russia e India.
Il Global Methane Pledge ha come obiettivo quello di catalizzare l'azione globale e rafforzare il sostegno alle iniziative internazionali per la riduzione delle emissioni di metano esistenti al fine di avviare attività tecniche e politiche indispensabili per il supporto alle azioni da intraprendere. L'accordo, inoltre, riconosce il ruolo essenziale che il settore privato, le banche e le istituzioni finanziarie possono svolgere per garantire l'attuazione degli obiettivi di riduzione previsti.

Gli interventi di riduzione delle emissioni di metano in agricoltura e il ruolo della Politica Agricola Comune

Per il settore agricolo sono disponibili una vasta gamma di tecnologie e pratiche di mitigazione in grado di ridurre le emissioni di metano quali, ad esempio, il miglioramento della dieta e del benessere degli animali, la gestione delle deiezioni animali e il loro utilizzo per la produzione di fertilizzanti, biogas e bioprodotti.

L'impiego dei reflui zootecnici per la produzione di energia e di bioprodotti contribuirà a ridurre le emissioni di metano da parte del settore, raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione, generare flussi di reddito aggiuntivi per gli agricoltori, fornire opportunità di sviluppo e di investimenti nelle zone rurali. Infatti le agro-energie sono centrali per la competitività delle imprese agricole, per la diversificazione delle colture e per l'adozione di modelli di produzione più sostenibili e per fornire servizi secondari utili alla collettività (multifunzionalità).

La Politica Agricola Comune prevede, tra le misure di sviluppo rurale (II Pilastro), il sostegno agli investimenti materiali per gli impianti e le attrezzature riguardanti lo stoccaggio, il trattamento e la gestione dei reflui zootecnici (ad es. coperture dei depositi di stoccaggio), l'avvio di attività extra-agricole imprenditoriali nelle zone rurali (ad es. installazione di digestori anaerobici per il trattamento del letame) e per l'acquisto di macchine e/o attrezzature per la gestione aziendale dei reflui zootecnici e dei digestati (come, ad esempio, attrezzature interratrici, distributori rasoterra in bande, sistemi per la fertirrigazione, impianti per la separazione solido/liquido o per l'alimentazione del bestiame e sistemi di localizzazione GPS).

Si ritiene di notevole rilevanza la promozione di misure volte ad adottare tecniche di fertilizzazione e distribuzione del materiale organico (effluenti, digestato, compost, ecc.) più efficienti ed efficaci, come, tra le altre, l'iniezione diretta del digestato, la fertirrigazione di precisione e le tecniche a rateo variabile.

Tuttavia occorre qui evidenziare che la digestione anaerobica non deve determinare il consumo di suolo diretto o indiretto. La sottovalutazione della funzione alimentare associata al settore primario e, conseguentemente, il coinvolgimento massiccio dell'agricoltura nella produzione di risorse energetiche attraverso la destinazione del terreno agrario ad usi diversi; deve ridurre al minimo le esternalità negative ed essere valutata in relazione ai tre pilastri della sostenibilità (economico-ambientale-sociale).

Inoltre si ritiene fondamentale incentivare l'aggregazione tra imprese agricole, anche in forma cooperativa, al fine di effettuare investimenti collettivi finalizzati all'adozione di sistemi produttivi sostenibili. Ciò allo scopo di valorizzare le biomasse agricole animali e vegetali, realizzando la bioeconomia circolare, grazie alla duplice produzione di energia e ammendante organico, riducendo l'impatto delle emissioni di metano del comparto agro - zootecnico e, conseguentemente, migliorando la qualità dell'aria e favorendo, nel contempo, lo stoccaggio di anidride carbonica nei territori agricoli di contrasto al degrado del suolo, con effetti potenziali su questioni di interesse per il benessere della società, la conservazione del paesaggio, la diversificazione economica delle aziende. La gestione dei trade-off, fra tutte le azioni realizzate su questo tema, appare un elemento indispensabile per programmare al meglio l'intervento della PAC nella direzione di ridurre l'impronta climatica del settore primario.
Si raffigura l'importanza del ruolo dell'informazione nel supportare, formare e sensibilizzare l'imprenditore agricolo rispetto all'opportunità di introdurre modalità di gestione sostenibili come pure tecniche e sistemi innovativi volti a contribuire positivamente in termini di mitigazione climatica.
Da qui, si sottolinea il ruolo centrale e strategico che pensiamo debba avere in agricoltura la consulenza aziendale ed anche l'agricoltura di precisione quale utilizzo di sistemi tecnologicamente avanzati.   
Si ritiene utile porre l'attenzione, per il comparto zootecnico, sugli impatti negativi determinati dall'attuazione di alcune misure per la riduzione delle emissioni di metano nei confronti di altri gas ad effetto serra.  Ad esempio, il maggiore confinamento degli animali negli alloggi riduce le emissioni di metano, ma contribuisce ad incrementare quelle di anidride carbonica a causa dell'impiego di energia all'interno delle strutture e ad annullare i benefici derivanti dal pascolo, soprattutto in termini di sequestro del carbonio.

Per quanto concerne le misure a sostegno della produzione di biogas, occorre evitare incentivi che potrebbero incrementare le emissioni da parte dei settori coinvolti e il conferimento in discarica del digestato non adoperato come ammendante. In merito a questo tipo di impiego del digestato, si evidenzia la necessità di esaminare il fabbisogno colturale al fine di evitare il surplus di nutrienti, specialmente per l'azoto, e di soddisfare le esigenze nutrizionali delle colture. In Italia il digestato, come le altre matrici organiche, presenta una distribuzione molto regionalizzata: ogni spostamento della materia pesa sul bilancio energetico ed ambientale dei processi.
Si rappresenta, infatti, la necessità di analizzare quantitativamente per ciascuna matrice organica (ad es. digestato, fanghi di depurazione delle acque reflue, effluenti, compost, ecc) la capacità di arricchire e di migliorare la conservazione del suolo. Si sottolinea, quindi, l'importanza di monitorare gli indicatori agronomici (rese colturali, qualità delle produzioni, costi per coltura, ecc) ed ambientali (contenuto in sostanza organica dei suoli, attività microbiologica, presenza di anellidi e microartropidi, ecc) per verificare il miglioramento delle funzioni agro-ecologiche dei suoli apportato dalle pratiche attuate e di promuovere progetti di ricerca, di trasferimento di conoscenze e supporto all'adozione di tecniche innovative specifiche tra ricercatori, tecnici ed agricoltori.

Conclusioni

In conclusione, si rappresenta l'opportunità di valutare il contributo economico necessario per attuare le misure di riduzione delle emissioni di metano e la capacità da parte degli agricoltori di riorganizzare l'attività dell'azienda.

La futura programmazione della politica agricola comune (PAC) dovrà contribuire alla realizzazione di interventi in grado di ridurre efficientemente le emissioni complessive di metano da parte del settore zootecnico europeo. 
I piani strategici della PAC e i piani nazionali supporteranno gli investimenti per lo sviluppo degli impianti di biogas nonché la cooperazione tra agricoltori e comunità locali per massimizzare il valore aggiunto. Tali investimenti potranno contribuire alla ripresa economica dell'Unione Europea e al miglioramento della qualità di vita nelle zone rurali.

Sarà necessario ampliare e rafforzare la programmazione di "pacchetti" di misure di miglioramento strutturale e gestionale (ad es. pratiche agroambientali) oltre che di formazione e consulenza, concorrenti al miglioramento della gestione degli effluenti zootecnici, nell'ambito di più ampi processi di aumento della sostenibilità ambientale degli allevamenti, incluso il miglioramento delle condizioni di benessere animale. 

Le proposte normative relative alla PAC 2023-2027, in fase di definitiva approvazione, ampliano considerevolmente la tipologia di azioni potenzialmente attuabili volte alla gestione delle deiezioni zootecniche. Inoltre, il nuovo sistema di attuazione dei Piani strategici nazionali prevede, rispetto agli attuali PSR, una maggiore flessibilità nella scelta dei dispositivi di attuazione e l'attribuzione agli Stati Membri di maggiore autonomia e responsabilità gestionale. 

A titolo di esempio, si evidenzia la proposta di ecoschemi per l'agricoltura biologica e la produzione integrata (premio incentivante per la superficie agricola utilizzata condotta in agricoltura biologica).
Si richiamano anche le misure agro - climatiche - ambientali, l'agricoltura di precisione e le misure di innovazione, di cooperazione, di consulenza aziendale e formazione, quest'ultime concorrenti al miglioramento della gestione degli effluenti zootecnici.
Inoltre per la gestione del letame, si sottolinea l'inserimento, tra gli investimenti non produttivi o ambientali, dell'intervento inerente la copertura delle vasche di stoccaggio con strutture di tipo rigido, ancorate ai bordi, al fine di garantire una percentuale di contribuzione maggiore agli obiettivi ambientali. Infine occorre rafforzare le sinergie con i diversi settori della bioeconomia circolare e rigenerativa; incentivare l'adozione di tecniche di zootecnia avanzate (agricoltura di precisione e zootecnia 4.0) capaci di calibrare le risorse necessarie alle colture e di ridurre gli impatti ambientali - climatici; promuovere l'impiego del fertilizzante organico (digestato) al fine di restituire i nutrienti al suolo e di ridurre l'impiego di prodotti chimici di sintesi; e, infine, sviluppare poli consortili per il trattamento centralizzato di digestati ed effluenti per la produzione di fertilizzanti organici.

 
 

Note

  • [1] La Commissione Europea ha previsto, nell'ambito della Strategia sul metano, la creazione di un Osservatorio internazionale sulle emissioni di tale gas in quanto, ad oggi, non è presente un organismo internazionale indipendente che raccolga e verifichi i dati su dette emissioni. L'Osservatorio, infatti, sarà incaricato di raccogliere, riconciliare, verificare e pubblicare i dati sulle emissioni di metano antropogenico a livello globale e si avvarrà dei flussi delle attività svolte, ad esempio, dall'Oil and Gas Methane Partnership (OGMP) e degli studi scientifici globali sul metano. La nascita di tale Osservatorio sarà sostenuta dai finanziamenti del programma Horizon 2020. Inoltre la Commissione, in collaborazione con il Programma ambientale delle Nazioni Unite e la Coalizione per il clima e l'aria pulita, organizzerà una conferenza dei donatori per incoraggiare i governi nazionali a contribuire al finanziamento dell'Osservatorio stesso.
 
 

Ilaria Falconi 
CREA

 
 

PianetaPSR numero 107 novembre 2021