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Pac, l'Italia presenta il suo Piano Strategico 2023-2027

Il Mipaaf ha notificato a Bruxelles il Piano Strategico per la Politica agricola comune 2023-2027. Le principali novità e le scelte ancora da fare in linea con gli obiettivi Ue di sostenibilità ambientale, economica e sociale.

Rafforzare un settore strategico come quello agroalimentare e forestale, garantendo la sostenibilità ambientale, economica e sociale: è questo l'obiettivo del Piano strategico per l'attuazione della PAC 2023-27, presentato dall'Italia alla Commissione europea lo scorso 31 dicembre. La strategia vede nella sostenibilità e nella inclusività le leve per la competitività a livello settoriale e territoriale nel prossimo futuro. 

Il documento è frutto di un lungo percorso partecipato, avviato con i policy brief, le SWOT e l'analisi dei fabbisogni, per svilupparsi poi attraverso il confronto con tutti gli attori del Tavolo di Partenariato e i tavoli tecnici. 

Il Piano, sulla base delle disposizioni del Regolamento (UE) n. 2115/2021, mette per la prima volta insieme, in un unico documento di programmazione, le risorse e gli interventi finalizzati a sostenere il reddito degli agricoltori, a migliorare le condizioni di mercato di alcune produzioni agricole e a favorire lo sviluppo rurale. Si tratta, quindi, di interventi tra loro integrati, che saranno attuati sotto la responsabilità del Ministero, delle Regioni e delle Province Autonome.

Complessivamente le risorse attribuite ai vari interventi ammontano a quasi 27 miliardi di euro di risorse comunitarie, cui si aggiungono circa 9 di cofinanziamento nazionale e regionale per gli interventi di sviluppo rurale. Il Piano sarà operativo a partire dal primo gennaio 2023, e comunque a seguito della Decisione di approvazione della Commissione europea, che sarà preceduta da un processo di confronto e negoziato sugli eventuali aspetti su cui la stessa riterrà necessario migliorare nella strategia, nella descrizione e finalità degli interventi o altri elementi/approfondimenti.

Allo stato attuale, in attesa di ricevere le osservazioni formali da parte della Commissione, il Mipaaf sta coordinando i lavori per la messa a punto di alcuni elementi di dettaglio del Piano, che ricordiamo sarà approvato entro il 30 giugno dell'anno corrente, sulla definizione delle modalità di governance e sull'introduzione dei meccanismi che permetteranno un corretto flusso di informazioni e la gestione degli interventi previsti. Tra le questioni che saranno affrontate e regolamentate nei prossimi mesi, la condizionalità sociale svolge un ruolo sicuramente importante, collegando infatti per la prima volta i pagamenti a favore dei beneficiari PAC al rispetto delle norme relative alle condizioni di lavoro, intercettando obiettivi legati alle condizioni di impiego, gli obblighi dei datori di lavoro, la salute e la sicurezza sul lavoro.

 

Grafico 1. Piano strategico nazionale PAC 2023-2027: quadro d'insieme degli interventi e stima della relativa dotazione finanziaria per tipologia di intervento. Somma totale della dotazione finanziaria: 35,6 miliardi di euro

Grafico: Piano strategico nazionale PAC 2023-2027: quadro d'insieme degli interventi e stima della relativa dotazione finanziaria per tipologia di intervento. Somma totale della dotazione finanziaria: 35,6 miliardi di euro
 

Tabella 1. Piano strategico nazionale PAC 2023-2027: quadro d'insieme degli interventi e stima della relativa dotazione finanziaria

Il contesto

Il contesto in cui si inserisce la riforma della PAC ha tenuto conto delle nuove sfide ambientali, sociali ed economiche affrontate di recente nel pacchetto di iniziative contenuto nel Green Deal Europeo, in particolare le strategie Farm to Fork e Biodiversità 2030, così come delle indicazioni della Strategia a lungo termine per le aree rurali europee. In maniera analoga, il Piano si collega con le principali strategie che intercettano le tematiche della transizione ecologica (Strategia Nazionale per lo Sviluppo Sostenibile, Strategia Nazionale per l'Economia Circolare, Strategia forestale UE 2030) e si pone in sinergia con le misure previste nel PNRR e nell'Accodo di partenariato, tenendo parallelamente conto delle raccomandazioni inviate dalla Commissione europea a tutti gli Stati Membri.

Il Piano parte dalla necessità di promuovere un nuovo corso dove sostenibilità e inclusività siano leve di competitività a livello settoriale e territoriale. Per rispondere a tali sfide, l'Italia ha intrapreso un percorso volto a rendere le politiche agricole, alimentari e forestali orientate e integrate tra loro, in modo da interpretare in chiave innovativa, ecologica e inclusiva le principali misure adottate, in sinergia con le altre politiche e strumenti esistenti. In questo contesto si è partiti dalla riflessione avviata nel documento "Verso la strategia nazionale per un settore agricolo, alimentare e forestale sostenibile e inclusivo ". 

La transizione ecologica del settore

Le sfide rappresentate dagli ambiziosi obiettivi UE sul fronte ambientale (Green Deal, Farm to Fork, Strategia europea sulla Biodiversità, Quadro europeo per il clima) sono senza dubbio tra le più impegnative da affrontare per il settore agroalimentare europeo e hanno inevitabilmente guidato le scelte che caratterizzano il Piano Strategico.

Sono, infatti, circa 10 miliardi di euro, tra I e II pilastro, le risorse pubbliche destinate ad interventi con chiare finalità ambientali (eco-schemi, interventi agro-climatici-ambientali, interventi forestali, investimenti per la sostenibilità ambientale, indennità Natura 2000 e Direttiva acque), a cui si aggiungono gli altri interventi che concorrono comunque alla transizione ecologica del nostro sistema produttivo.

In questo quadro, grande importanza assumeranno i cinque eco-schemi nazionali, a cui sarà destinato il 25% delle risorse degli aiuti diretti, strettamente integrati e coerenti con la condizionalità rafforzata. Essi sosterranno le aziende nell'adozione di pratiche agro-ecologiche per la sostenibilità climatico-ambientale, la tutela e valorizzazione del patrimonio paesaggistico e culturale, nella salvaguardia della biodiversità e degli impollinatori, nella riduzione nell'utilizzo di prodotti fitosanitari e fertilizzanti di origine chimica di sintesi, nella riduzione dell'uso di antibiotici in zootecnia, nell'aumento della fertilità dei suoli attraverso pratiche agronomiche idonee alla preservazione o all'aumento della sostanza organica, sostenendo la transizione ecologica del nostro settore agricolo.

- ECO 1 - Pagamento per il benessere animale e la riduzione degli antibiotici, con due livelli di impegno, il primo relativo al rispetto di soglie di impiego del farmaco veterinario (antibiotici), il secondo per gli allevamenti che si impegnano al rispetto di obblighi specifici nel settore del benessere animale e praticano pascolamento o allevamento semibrado (cui viene destinato il 41,5% delle risorse per gli ecoschemi).
- ECO 2 - Inerbimento delle colture arboree, a cui sono ammissibili tutte le superfici occupate da colture permanenti (legnose agrarie) e altre specie arboree permanenti a rotazione rapida, sulle quali sono rispettati impegni di gestione del suolo, di inerbimento, spontaneo o artificiale, dell'interfila, di non lavorazione del suolo nell'interfila, di ulteriore limitazione dell'uso di fitosanitari sull'intero campo (cui viene destinato il 18% delle risorse per gli ecoschemi).
- ECO 3 - Salvaguardia olivi di particolare valore paesaggistico, a cui sono ammissibili tutte le superfici olivetate di particolare valore paesaggistico e storico, sulle quali sono rispettati gli impegni specifici, aggiuntivi a quelli previsti da ECO-2, ECO-5 e i disciplinari di produzione integrata, relativi alla potatura annuale delle chiome secondo criteri stabiliti e al divieto di bruciatura in loco dei residui di potatura (cui viene destinato il 17% delle risorse per gli ecoschemi).
- ECO 4 - Sistemi foraggeri estensivi, a cui sono ammissibili all'eco-schema tutte le superfici a seminativo in avvicendamento sulle quali sono rispettati impegni relativi alla coltivazione di leguminose da granella o foraggio o di altre colture foraggere o da rinnovo e di non uso di prodotti fitosanitari e di diserbanti chimici (cui viene destinato il 18,5% delle risorse per gli ecoschemi).
- ECO 5 - Misure specifiche per gli impollinatori, a cui sono ammissibili le superfici a seminativo e quelle occupate da colture arboree permanenti sulle quali sono rispettati gli impegni relativi alla coltivazione di colture a perdere di interesse mellifero nei seminativi o la coltivazione di colture a perdere di interesse mellifero nell'interfila delle colture permanenti, incluso in entrambi i casi l'impegno di non uso di diserbanti e altri fitosanitari nel campo e nelle bordure nell'anno di impegno (cui viene destinato il 5% delle risorse per gli ecoschemi).

In stretta sinergia con gli Ecoschemi agiranno:

  • Gli interventi dello sviluppo rurale, che prevedono 26 interventi agro-climatico-ambientali - ACA (a cui sono stati destinati 1,6 miliardi di euro), interventi a favore della forestazione sostenibile (500 milioni di euro), investimenti produttivi, non produttivi e infrastrutturali a finalità ambientale (650 milioni di euro);
  • Gli interventi a finalità ambientale previsti nell'ambito degli interventi settoriali;
  • Gli interventi previsti dal PNRR , che deve essere letto come parte integrante di questa strategia (cit. cap. 11 Annuario).

La produzione biologica viene considerata come la tecnica di produzione privilegiata per il raggiungimento di molti degli obiettivi ambientali previsti dal Piano. A tal fine, la dotazione annuale per il settore è stata quasi raddoppiata rispetto alla programmazione 2014-2020. 

Al biologico sono destinati circa 2,5 miliardi di euro nel quinquennio nell'ambito dello sviluppo rurale: allo stanziamento già previsto dai PSR (1,5 miliardi di euro) si aggiunge una dotazione aggiuntiva di circa un miliardo di euro, in parte proveniente dal primo pilastro e in parte dall'incremento del cofinanziamento nazionale. L'incentivo complessivo all'agricoltura biologica potrà contare anche su risorse indirette come quelle derivanti dagli eco-schemi e dal Fondo Complementare al PNRR che per la misura Contratti di filiera privilegia questa tipologia di agricoltura. 

In questo quadro, il Mipaaf si impegna a varare nel corso del 2022 un nuovo Piano d'azione sul biologico, di cui questi interventi saranno parte integrante, con l'ambizioso obiettivo di raggiungere il 25% della superficie a biologico entro il 2027.

Investire sul benessere animale per rilanciare la zootecnia in un'ottica sostenibile

Il rilancio della zootecnia italiana e della sua competitività passa inevitabilmente attraverso una grande attenzione alla sostenibilità. Con questo obiettivo, una quota rilevante delle risorse per gli eco-schemi è dedicata al benessere animale e alla riduzione dell'uso dei farmaci in zootecnia, per contrastare la minaccia dell'antimicrobico resistenza, le risorse destinate a questi interventi ammontano a circa 1,8 miliardi di euro.

All'eco-schema si affiancano gli interventi previsti nello sviluppo rurale e nel PNRR:

  • Circa 330 milioni di euro sono stati stanziati nello sviluppo rurale per l'adozione di buone pratiche zootecniche per il benessere animale
  • Circa 70 milioni di euro sono stati stanziati nello sviluppo rurale per impegni finalizzati a migliorare la gestione degli effluenti zootecnici
  • Circa 1,5 miliardi di euro nel PNRR sono destinati al Parco Agrisolare volto a sostenere investimenti per migliorare la coibentazione delle strutture agricole produttive, eliminare l'amianto, oltre ovviamente a incentivare la produzione di energia da fonti rinnovabili (fotovoltaico sui tetti delle strutture agricole e agroindustriali).
  • Circa 1,92 miliardi di euro nel PNRR sono destinati ad interventi sul biometano che, oltre a incentivare la produzione di energia da fonte rinnovabili, mira a migliorare la gestione degli effluenti e l'introduzione di altre tecniche agronomiche sostenibili.

Infine, va considerato anche il grande impegno nella consulenza aziendale e nell'assistenza tecnica sempre previsti dallo sviluppo rurale.

Un sistema di aiuti al reddito più equo: il processo di convergenza interna

Il Piano riprende il processo di progressiva perequazione del livello del sostegno al reddito, prendendo a riferimento l'intero territorio nazionale. Il riferimento all'Italia come regione unica mette in atto - attraverso la convergenza interna - un sensibile riequilibrio nella allocazione delle risorse dei pagamenti diretti. A partire dal 2023 tutti i diritti all'aiuto potranno avere un valore massimo non superiore a 2.000 euro (tetto al titolo), mentre in quattro anni dovrà essere garantito il raggiungimento di un livello minimo pari all'85% della media nazionale. Questo processo di convergenza è finanziato dall'ammontare reso disponibile dall'applicazione del tetto al titolo e dal contributo dei titoli con valore superiore alla media nazionale. Questi ultimi potranno vedere il valore ridotto del 30% rispetto al baseline. Tale processo sarà a vantaggio delle aree rurali intermedie e delle aree rurali con problemi di sviluppo, nonché a vantaggio delle zone montane e di alcune zone collinari interne. 

Contestualmente, viene destinato il 10% della dotazione nazionale al sostegno ridistributivo, focalizzando l'attenzione sulle aziende medio-piccole. Saranno ammissibili al sostegno i primi 14 ettari delle aziende agricole con dimensione compresa tra 0,5 e 50 ettari. Anche in questo caso non sono previste differenziazioni a livello territoriale, con ricadute a vantaggio delle aree rurali intermedie e delle aree rurali con problemi di sviluppo.

Attenzione ai comparti produttivi con maggiori difficoltà

Una particolare attenzione nel Piano viene riservata alle difficoltà che settori e prodotti, importanti per motivi sociali, economici o ambientali, si trovano ad affrontare. 

Allo scopo di migliorarne la competitività, sostenibilità e qualità, il Piano destina il 13% della dotazione dei pagamenti diretti al sostegno accoppiato. I settori oggetto di intervento saranno la zootecnia (bovini da latte e da carne, bufalini, ovicaprini), il grano duro, le colture oleaginose, gli agrumi, il riso, la barbabietola, il pomodoro, l'olivicoltura DOP e IGP. A questi settori si aggiunge un ulteriore 2% di risorse da destinare al sostegno delle colture proteiche (soia e leguminose), in modo da ridurre il relativo deficit dell'Italia e dell'Unione, sostenendo colture che consentono anche di conseguire un miglioramento della sostanza organica nel suolo.

Fondi e strumenti per la gestione del rischio

Il Piano destina quasi 3 miliardi di euro alle assicurazioni agevolate. In questo contesto la novità più rilevante riguarda l'istituzione di un nuovo Fondo di mutualizzazione nazionale, che introduce una copertura mutualistica di base contro gli eventi catastrofali meteoclimatici, a cui concorrono anche gli agricoltori attraverso una trattenuta del 3% dei pagamenti diretti.
 
Questo intervento si integra con il sostegno alla sottoscrizione di polizze assicurative agevolate, che coprono le perdite causate da avversità atmosferiche, epizoozie, fitopatie o infestazioni parassitarie.

Rafforzamento della competitività delle filiere

Il miglioramento della posizione degli agricoltori lungo la filiera non può prescindere dal miglioramento della competitività delle stesse, da una maggiore integrazione dei diversi attori, dalla gestione dell'offerta, dall'ammodernamento delle strutture produttive.  Il Piano è ricco di iniziative in questa direzione, attraverso interventi settoriali dedicati ai settori vitivinicolo (1,5 miliardi di euro), ortofrutticolo (1,25 miliardi di euro), olivicolo-oleario (172 Milioni di euro), apistico (25 milioni di euro) e pataticolo (30 milioni di euro), attraverso il sostegno agli investimenti dello sviluppo rurale, ma anche iniziative di cooperazione finalizzati a migliorare i rapporti tra gli attori delle filiere anche a livello locale.

A questi si aggiungono gli interventi del PNRR e del Fondo Complementare a favore della meccanizzazione e dell'agricoltura di precisione (500 milioni di euro), dei Contratti di filiera (1.200 milioni di euro), della logistica per l'agroalimentare (800 milioni di euro), nonché del Parco Agrisolare che consente di ridurre il costo energetico delle aziende agricole e agroindustriali (1.500 milioni di euro).

La spinta al ricambio generazionale

L'accesso dei giovani all'agricoltura sconta difficoltà superiori rispetto ad altri settori dell'economia rendendo il ricambio generazionale particolarmente lento e difficile. Il problema riguarda l'intera Unione, ma è più rilevante nel nostro Paese: se nel 2010 in Italia vi erano 8 giovani agricoltori ogni 100 anziani (contro i 14 nell'UE-27), nel 2016 il rapporto giovani-anziani è sceso a 6 su 100 (9 su 100 nell'UE-27).

Il Piano prevede di potenziare le politiche in favore dei giovani, integrando gli strumenti del primo e del secondo pilastro PAC, in modo da mobilitare complessivamente 1.250 milioni di euro in 5 anni.

Favorire il ricambio generazionale è stato considerato dunque un investimento necessario per assicurare un futuro a un settore strategico come quello agroalimentare; i giovani agricoltori sono infatti più recettivi all'innovazione e alla digitalizzazione, quindi più pronti ad affrontare le nuove sfide della competitività e della resilienza del settore agricolo.

Con questi obiettivi, una percentuale del 2% del massimale dei pagamenti diretti (corrispondente a 350 milioni di euro nel periodo) sarà utilizzata come sostegno complementare al reddito per i giovani agricoltori e una percentuale del 1% del medesimo massimale sarà trasferita al secondo pilastro. In questo modo, lo stanziamento già previsto nello sviluppo rurale (540 milioni di euro), viene integrato con una dotazione aggiuntiva di circa 360 milioni di euro, in parte trasferiti appunto dal primo pilastro (36 milioni di euro/anno) in parte provenienti dall'incremento del cofinanziamento nazionale. Nell'ambito delle misure dello sviluppo rurale, si opererà con la tradizionale misura di primo insediamento giovani agricoltori che sosterrà anche "nuovi agricoltori", ossia persone che abbiano superato il limite dei 40 anni e che intendono mettere al servizio del settore agricolo esperienze professionali maturate in altri contesti. Infine, nell'ambito degli interventi di cooperazione si opererà con interventi a pacchetto tesi a semplificare le fasi iniziali di insediamento tra cui l'acquisizione dei terreni, dei capitali, delle conoscenze.

Diversità e attrattività delle aree rurali. Un patrimonio da valorizzare

Le aree rurali del nostro Paese sono un patrimonio di diversità da salvaguardare e valorizzare. Il legame dei nostri prodotti alimentari con il territorio, i paesaggi tradizionali, il patrimonio naturale e culturale rappresentano un valore non solo per la competitività del settore, ma anche per la tenuta socio-economica del territorio. Il Piano punta con decisione ad affrontare le sfide delle aree rurali dei prossimi anni, prevedendo un ingente ammontare di interventi (circa 15 miliardi) per migliorare le condizioni per lo svolgimento di attività economiche Oltre al LEADER, iniziativa di riferimento per lo sviluppo locale delle aree rurali, il PSN offre ai territori diversi strumenti di intervento che attraverso la cooperazione possono favorire lo sviluppo dei territori (Distretti del cibo, biodistretti, smart village, contratti di fiume, ecc.) e l'integrazione con l'altrettanto rilevante Strategia Nazionale per le Aree Interne (SNAI) finanziata dalla politica di coesione. Si aggiungono a questo pacchetto di strumenti anche quelli relativi agli investimenti in infrastrutture per l'agricoltura e per lo sviluppo socio-economico delle aree rurali (330 Milioni di euro), agli investimenti non produttivi aree rurali (90 Milioni di euro) e agli investimenti produttivi per la creazione e lo sviluppo di attività extra-agricole in aree rurali.

L'incentivazione alla diffusione della gestione forestale sostenibile

Il Piano sostiene la diffusione della gestione forestale sostenibile perseguita con gli strumenti dello sviluppo rurale, attraverso strumenti di pianificazione forestale e prevedendo il sostegno a tutti quegli interventi che possano migliorare la prevenzione dai danni causati dai disturbi naturali e dagli eventi climatici esterni ai popolamenti forestali. Nel PSP, circa 65 Milioni di euro sono stati destinati per la realizzazione d'investimenti finalizzati a promuovere una silvicoltura sostenibile e incrementare il potenziale economico forestale, accrescere il valore aggiunto dei prodotti forestali (legnosi e non legnosi) e per valorizzare e ammodernare le strutture, infrastrutture e attrezzature delle aziende forestali. Importanti risorse (235 Milioni di euro) sono destinate ad investimenti per la prevenzione/ripristino dei danni causati da calamità naturali ed eventi catastrofici. Inoltre, circa 100 Milioni di euro sono volti a compensare i titolari della gestione di superfici forestali che assumono volontariamente impegni aggiuntivi rispetto alle normali pratiche di gestione forestale stabilite dalla normativa forestale nazionale e regionale vigente e che comportano oneri gestionali supplementari (costi aggiuntivi e mancati guadagni). Le altre risorse rivolte alla gestione forestale sostenibile si concretizzano in 119 Milioni di euro per investimenti non produttivi forestali, 68 Milioni di euro per investimenti produttivi forestali, 17 Milioni di euro come pagamenti compensativi per le zone forestali Natura 2000, 76 Milioni di euro per forestazione/imboschimento e sistemi agroforestali su terreni agricoli, e 7 Milioni di euro per il sostegno e la conservazione, l'uso e lo sviluppo sostenibili delle risorse genetiche forestali.

Il sistema della conoscenza (AKIS) al servizio della competitività e della sostenibilità

Al fine di supportare le imprese agricole e forestali nell'adozione di tecniche produttive più sostenibili e innovative, l'introduzione di nuove tecnologie, è stato fatto uno sforzo importante con le Regioni per superare la frammentazione del sistema della conoscenza, proporre strumenti più efficaci e favorire maggiore integrazione tra consulenza, formazione, informazione e gruppi operativi per l'innovazione.

Al pacchetto AKIS sono stati destinati circa 208 Milioni di euro, di cui circa il 40% rivolti all'erogazione di servizi di consulenza e un terzo alla formazione degli imprenditori agricoli, degli addetti delle imprese operanti nei settori agricoltura, zootecnia, silvicoltura, industrie alimentari, e degli altri soggetti privati e pubblici funzionali allo sviluppo delle aree rurali. Gli altri interventi riguardano la formazione dei consulenti, azioni di informazione, azioni dimostrative per il settore agricolo/forestale e i territori rurali e la creazione e il funzionamento di servizi di supporto all'innovazione e back office.

 
 

Alessandro Monteleone
Fabio Pierangeli
Serena Tarangioli
Giampiero Mazzocchi

 
 

PianetaPSR numero 109 gennaio 2022