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Foreste

Aree Interne: un modello di sviluppo territoriale a partire dalle filiere del patrimonio forestale

Il progetto Start Up AFAI per l'attuazione della Strategia Nazionale Aree Interne nell'Area Pilota Alta Irpinia.

Coinvolgere 25 Comuni e il tessuto socio-imprenditoriale della più interna e periferica delle aree interne della Campania in un processo di governance territoriale finalizzato alla costruzione di un modello di sviluppo sostenibile del patrimonio forestale e delle sue filiere. Questo l'obiettivo del progetto Start Up AFAI, condotto da Fondazione Montagne Italia e CREA-PB, a valere sul PSR Campania 2014-2020.

Il territorio dell'Alta Irpinia rappresenta una delle 72 Aree Pilota individuate dalla Strategia Nazionale Aree Interne (SNAI), in cui si promuove un'azione diretta a sostegno della competitività territoriale attraverso un modello di sviluppo sostenibile, come strumento per contrastare il declino demografico e l'abbandono delle pratiche dei territori.

Ubicata nell'appennino meridionale avellinese, l'Alta Irpinia è la più interna e periferica delle tre Aree Interne della Regione Campania. È un territorio fragile sia dal punto di vista socioeconomico che sismico e idrogeologico. Da decenni presenta una forte involuzione demografica, un elevato tasso d'invecchiamento e un basso tasso di occupazione, ma custodisce innumerevoli e poco conosciute risorse naturali, paesaggistiche e storico-culturali che possono rappresentare opportunità per lo sviluppo di diversificate e innovative realtà imprenditoriali e occupazionali.

Contesto territoriale dell'Alta Irpinia

Il territorio ha una superficie complessiva di 1.118 Km2 e raccoglie 59.378 abitanti (ISTAT, 2019). Situato amministrativamente nella parte sud-orientale della Provincia di Avellino, comprende complessivamente 25 Comuni: Andretta, Aquilonia, Bagnoli Irpino, Bisaccia, Cairano, Calabritto, Calitri, Caposele, Cassano Irpino, Castelfranci, Conza, Guardia dei Lombardi, Lacedonia, Lioni, Montella, Monteverde, Morra De Sanctis, Nusco, Rocca San Felice, Sant'Andrea di Conza, S. Angelo dei Lombardi, Senerchia, Teora, Torella dei Lombardi, Villamaina. 

Ai sensi del Programma di Sviluppo Rurale (PSR) regionale, tutti comuni dell'area sono classificati come "Aree rurali con problemi di sviluppo", mentre la SNAI li definisce "Aree periferiche", eccetto Rocca San Felice e Villamaina che sono aree "intermedie", e Bagnoli Irpino e Calitri che sono aree "ultraperiferiche" (Figura 1).

L'elevato numero di comuni presenti nell'Area Interna, rispetto alla loro estensione territoriale, comporta una forte frammentazione sia fisica che del tessuto socioeconomico, che incide sulle dinamiche di spopolamento. Si registra una riduzione del 25,5% dei residenti dal 1971 ad oggi e il saldo naturale è negativo dal 1985. Questa regressione demografica è principalmente associata all'esodo della fascia di età in maggiore attività (15-49 anni) composta per oltre il 60% da giovani diplomati e laureati che cercano occupazione al di fuori dell'area (Nord Italia ed estero), a cui si aggiunge anche manodopera generica e qualificata (esperti artigiani). Dai dati sulla forza lavoro disponibili (ISTAT e Sistemi Locali del Lavoro) emerge inoltre un quadro caratterizzato da un tasso di disoccupazione superiore al 18%.

L'Area trova nel suo mosaico paesaggistico una meravigliosa sintesi del secolare rapporto tra l'uomo e le risorse naturali e ambientali. Il 41,8% del territorio è prevalentemente a uso agricolo (seminativi e coltivi), i boschi occupano il 32,5% del territorio, ai quali si aggiunge un 13,8% di aree naturaliformi eterogenee (Figura 2). La zona montana è a vocazione principalmente forestale, mentre l'area di collina e pianura è dedicata all'agricoltura con ampie zone miste, in cui il paesaggio si caratterizza per l'intervallarsi di colture agricole temporanee o permanenti e aree occupate da boschi con presenza di spazi naturali importanti.

Mappa della classificazione dei Comuni delle Aree Interne dell'Alta Irpinia
Figura 1. Mappa della classificazione dei Comuni delle Aree Interne dell'Alta Irpinia. Fonte: Elaborazione CREA-PB su dati Regione Campania.
 

Grazie alle favorevoli condizioni climatiche e pedologiche, può contare su un patrimonio boschivo di oltre 44.000 ettari. La rilevanza non è solo in termini di estensione ma anche di produttività e di qualità degli assortimenti legnosi, nonché per la capacità di fornire beni e servizi che soddisfino, direttamente o indirettamente, le necessità dell'uomo (servizi ecosistemici) e garantiscano la biodiversità. Il bosco è di proprietà privata per il 64% e solo 12 dei 25 comuni possiedono uno strumento di pianificazione in grado di indirizzare la gestione e valorizzare la multifunzionalità delle risorse. Oltre ai castagneti da frutto e da legno, prevalgono le faggete nell'area Sud-occidentale, sicuramente le migliori d'Italia, e il cerro nella zona Nord-orientale, intervallati da nuclei ridotti di piantagioni di conifere, boschi di roverella e leccete. Le imprese forestali locali sono per lo più familiari con scarso livello tecnologico e producono assortimenti a basso valore aggiunto. Manca una filiera produttiva strutturata per la lavorazione e trasformazione del legname locale. 

La complessità naturalistica è testimoniata dalla presenza di 3 Parchi Regionali (21.143 ha), concentrati nell'area dei Monti Picentini e alla foce del Fiume Sele, 10 Zone Speciali di Conservazione, e 2 Zone di Protezione Speciale.

L'abbandono colturale dei boschi cresce e con esso il degrado del patrimonio culturale e paesaggistico, aumentando la vulnerabilità e il rischio del territorio ai cambiamenti climatici e ai dissesti per gli eventi estremi. Il patrimonio ambientale dell'Alta Irpinia presenta infatti, una elevata fragilità dovuta a rischi di varia natura, in particolare a quelli legati al dissesto idrogeologico, della sismicità e, in misura ridotta, anche degli incendi. Tali rischi sono però in parte mitigabili con azioni di prevenzione come una corretta manutenzione del territorio e la gestione forestale dei boschi, soprattutto nelle aree di abbandono progressivo delle colture.

Mappa della Distribuzione delle formazioni forestali nell'Alta Irpinia
Figura 2. Distribuzione delle formazioni forestali nell'Alta Irpinia. Fonte: elaborazione CREA-PB su dati Regione Campania.
 

Oltre al grande patrimonio naturale, è molto presente e importante quello storico e culturale, con vocazioni artigianali, agroalimentari, turistiche e produttive che esprimono un grande potenziale da sviluppare, e siti di interesse archeologico e religioso, musei e borghi di pregio, con rocche e palazzi storici.

Prevale un'economia agrosilvopastorale tradizionale, mentre i settori del manifatturiero e del terziario (commerci e servizi), nonostante i notevoli stanziamenti derivanti dall'applicazione della Legge 219/81 post sisma, hanno ancora un ruolo marginale. Questo settore è caratterizzato in gran parte da piccole imprese familiari e poco sviluppata risulta la trasformazione agroindustriale.

L'area presenta una marcata presenza di addetti nel settore agricolo più che doppia rispetto alla media della regione, mentre ha una più bassa percentuale di addetti al terziario. Il settore agroalimentare è il cuore produttivo e l'offerta turistica è legata principalmente ai prodotti enogastronomici e alla stazione turistica del Laceno, anche se nell'area manca un coordinamento dei servizi turistici per una valorizzazione unitaria dell'offerta.

Il settore dell'industria e artigianato mostrano, a partire dal terremoto del 1980 una struttura caratterizzata da forte polverizzazione e ridotte dimensioni aziendali. 
Nonostante la posizione baricentrica riaspetto all'Italia meridionale, l'Alta Irpinia è contraddistinta da una scarsa rete viaria e dalla quasi totale assenza di trasporti ferroviari e le infrastrutture viarie principali sono caratterizzate da condizioni di degrado diffuso. Le infrastrutture digitali sono scarse e le infrastrutture sanitarie pubbliche inadeguate.

Gli scarsi livelli di infrastrutture sia materiali che immateriali, le difficoltà nella fruizione dei servizi essenziali, e la mancanza di un coordinamento e unitarietà strategica del territorio, rappresentano un limite per il tessuto imprenditoriale locale.

Il caso studio "Start Up Agenzia Forestale Alta Irpinia"

L'Area-pilota Alta Irpinia (SU AFAI) si inserisce nel contesto della SNAI, lanciata nel 2014 con la Programmazione Europea 2014-2020, a valere sui fondi FEASR, FESR e FSE, cui si aggiungono le risorse nazionali assegnate dalle Leggi di stabilità 2014, 2015, 2016 e dalle Leggi di bilancio per il 2018 e per il 2020.

Questa Area Interna ha sottoscritto l'Accordo di Programma Quadro (APQ) il 13 settembre 2017 come unica Area-pilota della Regione Campania (D.G.R. Regione Campania n. 600 1.12.14), avviando in questo modo un processo di governance per la realizzazione di obiettivi di sviluppo nel settore ambientale e agrosilvopastorale, contemporaneamente allo sviluppo locale, turismo e sanità.

Tra gli interventi previsti, è stata inserita la costituzione di una "Agenzia Forestale" per l'Alta Irpinia, per rispondere alle necessità di valorizzazione e promozione unitaria di una delle risorse endogene principali del territorio irpino: il patrimonio forestale. Questo, infatti, strettamente legato all'identità culturale e paesaggistica del territorio, viene riconosciuto quale elemento strategico per lo sviluppo sostenibile dell'area stessa e costituisce uno dei principali ambiti di sperimentazione su cui misurare la capacità di innovazione e miglioramento nei metodi e strumenti connessi alla tutela e valorizzazione economica, ambientale e turistico-culturale del territorio. 

L'APQ designa la tipologia di intervento 16.7.1 "Sostegno alle strategie di sviluppo di tipo non partecipativo" come strumento per operativo e si articola in due fasi:

  • Azione A) Definizione di un Programma Strategico condiviso con i partner dell'Area Interna che è posto come obiettivo la promozione della cooperazione pubblico-privata per la costruzione e condivisione di un Programma Strategico con relativo Piano degli Interventi.
  • Azione B) Attuazione della strategia programmata nell'Azione A e definizione di un Piano operativo di investimenti per poter accedere alla riserva finanziaria di 10 milioni di euro da utilizzare nell'attivazione di specifici interventi previsti su alcune misure del PSR 2014-2020 Campania.

L'Azione A è stata realizzata con il progetto Start Up AFAI, coordinato da Fondazione Montagne Italia (in qualità di Capofila delegato dal Comune di Nusco) e dal Centro Politiche e Bioeconomia del Consiglio per la Ricerca in agricoltura e l'analisi dell'Economia Agraria (come partner scientifico). 

L'elaborazione del Programma Strategico ha visto il coinvolgimento diretto dei 25 Comuni dell'Area e degli attori e portatori di interesse locali pubblici e privati, attraverso un percorso condiviso e partecipato. 

Parallelamente alla realizzazione di un'indagine conoscitiva e dell'analisi dettagliata sulle componenti strutturali e socioeconomiche del territorio (necessità, opportunità e minacce, punti di forza e debolezza), il gruppo di lavoro ha promosso una incisiva azione di animazione e sensibilizzazione territoriale attraverso una serie di incontri pubblici di confronto e discussione. Queste attività hanno consentito di approfondire alcuni temi ritenuti strategici e inerenti alla multifunzionalità e allo sviluppo sostenibile delle filiere forestali e agrosilvopastorali dell'area, e di implementare l'analisi del territorio e dei fabbisogni ad esso connessi attraverso un approccio partecipativo. 

Grazie ai risultati ottenuti da queste prime attività, è stato possibile redigere un primo documento di proposta strategica in grado di rappresentare le esigenze del territorio, promuovere lo sviluppo di un nuovo modello sostenibile di gestione unitaria delle risorse forestali irpine, e garantire contemporaneamente la tutela e valorizzazione economica, ambientale e turistico culturale del territorio. Nella consapevolezza che la valorizzazione del patrimonio forestale in Alta Irpinia possa rappresentare un asset vincente e di sperimentazione delle opportunità offerte dalla nuova normativa nazionale (TUFF, d.lgs. 34 del 2018), era evidente che il limite più grande fosse dettato dal permanere di diverse criticità: mancanza di un ente gestore unico, di imprese locali di trasformazione, di un basso grado di meccanizzazione delle ditte utilizzatrici, e di una certificazione che attesti la sostenibilità della gestione. 

Tali criticità hanno trovato risposta in una idea condivisa di unitarietà territoriale capace di aggregare tutti gli attori della filiera foresta-legno, dai produttori (primari e secondari, imprese di utilizzazione forestale, di trasformazione e commercializzazione, ecc.,) agli utenti dei servizi ecosistemici ambientali e socioculturali. Questa visione favorisce processi di riorganizzazione e consolidamento e consente di realizzare relazioni di mercato più equilibrate, nonché forme di perequazione territoriale tra chi produce e gestisce risorse (legname, acqua, ecc.) e chi le utilizza, in un ambito ecologicamente funzionale (es. sottobacino idrografico). In tale ottica si sostiene la redditività della filiera forestale e si incentiva l'innovazione di processo e di prodotto, nonché la cooperazione tra i soggetti che ne fanno parte.

Il percorso intrapreso ha permesso inoltre di riscoprire un'unitarietà di intenti e di interessi tra le amministrazioni locali, volta a costruire un nuovo modello di sviluppo integrato che si configuri in una vera e propria "Comunità" attivamente impegnata nella gestione sostenibile, unitaria, multifunzionale, partecipata ed economicamente sostenibile del territorio e delle sue filiere agrosilvopastorali. 

Obiettivi specifici della strategia e tipologie di intervento

Il Programma Strategico elaborato nella fase A ha individuato 4 obiettivi, costruiti sui fabbisogni individuati e condivisi con il partenariato locale, per i quali vengono definiti anche degli Ambiti di intervento (sottobiettivi):

La proposta strategica è stata discussa in un percorso di incontri pubblici e bilaterali con gli attori pubblici e privati locali (imprese, associazioni, Comuni, Enti gestori aree parco, ecc.), portando a un consolidamento della governance territoriale. Il rapporto di fiducia così costruito ha rappresentato il punto di partenza per condividere e concretizzare l'attuazione delle linee direttrici definite con il Programma Strategico: valorizzazione unitaria delle risorse forestali locali, promozione, conservazione e gestione sostenibile del patrimonio forestale, valorizzazione dei prodotti del bosco e dei servizi ecosistemici e, infine, delle funzioni socioculturali e turistico-ricreative dei boschi irpini. 

La realizzazione degli obiettivi del Programma Strategico AFAI è possibile tramite l'utilizzo delle tipologie di intervento riconosciute ammissibili per la Azione B della Misura 16.7.1 (Tabella 1) in correlazione agli obiettivi generali e specifici su cui è strutturato (Tabella 2).

Il gruppo di lavoro, per il tramite di una manifestazione di interesse pubblica, ha raccolto le adesioni dei partner interessati alla realizzazione del Programma Strategico e le loro proposte progettuali. 

L'insieme delle proposte progettuali riconosciute come funzionali alla realizzazione del Programma Strategico rappresenta la proposta del Piano degli Investimenti da realizzare nella fase successiva denominata Azione B. 

Nel Piano degli Investimenti sono presentate le previsioni di spesa e di coerenza per ogni singolo progetto raccolto, evidenziando l'integrazione tra i progetti e i diversi beneficiari sul territorio, sulla base di una visione comune di investimento che superi i confini amministrativi e settoriali. 

La costruzione partecipata del Piano, attraverso l'insieme di progetti integrati e sinergici, e la definizione di un organo di indirizzo e gestione unitario gettano solide basi per costruire una visione a lungo termine della gestione forestale dell'Alta Irpinia, aprendo la strada a nuove opportunità occupazionali e imprenditoriali. 

Il lavoro sviluppato dal Centro Politiche e Bioeconomia del CREA, in stretta collaborazione con Fondazione Montagne Italia e il ricco e diversificato partenariato territoriale, ha evidenziato come le necessità ed esigenze locali e in particolare delle Aree interne, abbiano bisogno di essere, in primo luogo, riconosciute e condivise dall'intera comunità, superando i campanilismi amministrativi e di settore, per poter essere affrontate come sfide comuni per le quali possono essere sviluppati approcci unitari, con soluzioni operative anche semplici, che porteranno a benefici diretti e indiretti diffusi per tutto il territorio.

 
 

Rosa Rivieccio, Raoul Romano, Chiara Salerno
CREA-PB

 
 

PianetaPSR numero 111 marzo 2022