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Ambiente

Agricoltura, ruolo chiave nella sfida sul clima

Il Libro Bianco del Mipaaf analizza il rapporto tra Sviluppo rurale e cambiamenti climatici - Con un saldo positivo sui gas serra il settore rafforza il suo impatto di mitigazione

Gli obiettivi di Europa 2020, che pongono una più che giustificata enfasi sulla trasversalità del fattore clima, disegnano un quadro all'interno del quale si muove la strategia della Politica Agricola Comune. Il nuovo ruolo dell'agricoltura, già  evidenziato dall'Health Check, può essere sintetizzato in tal senso dalla Comunicazione della Commissione Europea "la Pac verso il 2020 - rispondere alle future sfide dell'alimentazione, delle risorse naturali e del territorio.", che traccia in qualche modo la strada da seguire: "È importante sfruttare maggiormente il potenziale del settore agricolo in materia di mitigazione e adattamento, nonché la sua capacità di fornire un contributo positivo grazie alla riduzione delle emissioni di gas serra e ad altre misure basate sull'innovazione e finalizzate all'efficienza produttiva e al miglioramento dell'efficienza energetica, alla produzione di biomassa e di energia rinnovabile, al sequestro del carbonio e alla protezione del carbonio contenuto nel suolo."
La pubblicazione, da parte del Ministero delle politiche agricole, del "Libro Bianco su sviluppo rurale e cambiamenti climatici", realizzato con il supporto della Rete rurale nazionale, risponde all'esigenza di un'analisi (condotta da esperti del Mipaaf, con la collaborazione di professori universitari e di ricercatori di vari enti) della situazione italiana dal punto di vista climatico, agricolo, zootecnico, forestale, del green marketing e degli strumenti economici e politici, finalizzata ad individuare, nell'ambito dello sviluppo rurale,  corrette strategie di mitigazione e adattamento rispetto alla sfida dei cambiamenti climatici, puntando ad indicare nel contempo gli strumenti di sostegno economici in grado di "dare gambe" alle strategie stesse.
Il prof. Riccardo Valentini (Università della Tuscia) ha sottolineato che, per quanto riguarda le emissioni generali di gas serra, nel periodo 1990-2009 in Italia si registra una diminuzione del 5,4%, mentre in agricoltura questa diminuzione è del 15% circa. Le principali categorie emissive associate ad agricoltura e allevamento, quali i suoli agricoli, la fermentazione enterica e la gestione delle deiezioni hanno registrato una riduzione negli ultimi 20 anni rispettivamente del 20,6%, dell'11,5% e del 10%. Per quanto riguarda invece il consumo di energia elettrica,  il comparto agricolo incide per l'1,8% sul consumo nazionale di energia elettrica
Un altro dato a favore dell'agricoltura è che il saldo assorbimento/emissioni del settore agricolo in Italia è positivo (37 mln le tonnellate di C02 annue emesse, 71 mln quelle assorbite), bilanciando così una quota fondamentale delle emissioni di gas serra prodotte dalle attività umane (aree urbane, industriali, trasporti ecc.). La quota maggiore di assorbimento (65%) avviene nella categoria "Forest land". Valentini ha altresì rimarcato come le foreste siano chiaramente una opportunità importante di mitigazione. In campo nazionale la sfida è quella di adottare una politica forestale che ci permetta di continuare ad ottenere crediti dalle foreste pure in un contesto di crescita di biomasse per energia. I crediti forestali non saranno più un regalo nel prossimo futuro..
Alcune delle criticità in atto nel settore agricolo possono rappresentare anche delle opportunità di innovazione tecnologica ed investimenti nel settore delle produzioni agricole e della zootecnia. Del resto, gli Stati europei proprio per rispondere agli impegni presi con il Protocollo di Kyoto (che prevede per  l'Italia una  riduzione del 6,5% delle proprie emissioni complessive di gas serra), sono chiamati a ridurre le emissioni molto più rapidamente nel prossimo decennio rispetto a quello passato. Il dr. Camillo Zaccarini Bonelli (Rete Rurale Nazionale) ha sottolineato che, in questo contesto, occorre adeguare e ridisegnare con sempre maggior precisione il contributo che l'agricoltura può fornire in termini di mitigazione e adattamento rispetto ai cambiamenti climatici. E che le strategie della nuova Pac dovranno essere compatibili non più solo con norme ambientali in materia di risorse idriche e biodiversità, ma dovranno essere sostenibili sotto il profilo della riduzione delle emissioni e della mitigazione dei cambiamenti climatici. Per centrare questi obiettivi, dovranno  essere elaborati anche degli indicatori più adeguati per consentire una stima dei benefici pubblici da essa prodotti, tematica sulla quale il Libro bianco della Rete rurale lancia un primo importante approfondimento.
Il prof. Rodolfo Santilocchi (Università delle Marche) ha sottolineato come esistano già oggi, e vadano potenziate, pratiche di gestione agronomica delle produzioni vegetali in grado di ridurre le emissioni di gas serra, dalla semina su sodo alla gestione dei residui colturali in superficie, dagli avvicendamenti colturali alla lotta integrata, dagli inerbimenti alla  scelta di varietà maggiormente resistenti allo stress idrico. 
Il prof. Alessandro Nardone (Università della Tuscia) ha richiamato l'attenzione sul fatto che si può intervenire con efficacia anche sulle emissioni provenienti dal settore zootecnico, sia in termini di mitigazione (con l'alimentazione, la gestione delle deiezioni, la gestione del carico/capi allevamento, la selezione di animali con migliore metanogenesi/conversione alimentare ecc.) sia in termini di adattamento (coibentazione/ventilazione naturale dei ricoveri; frequenza dell'orario di distribuzione, selezione animali più termo tolleranti).
Il  dott. Raul  Romano (Rete Rurale Nazionale) ha fatto presente che, dal punto di vista delle foreste, si è visto come un approccio esclusivamente conservativo non dà alcun beneficio al settore,  mentre una gestione attiva delle foreste, secondo criteri di gestione sostenibile, multifunzionale ed economicamente redditizia (in uno scenario che storicamente ha visto calare vertiginosamente l'utilizzo del legname nazionale a fini industriali), è la condizione per rivitalizzare l'intero comparto.
Secondo il dr.  Andrea Costantini Scala (Ismea) va valorizzato lo sviluppo di fonti energetiche alternative e in particolare (per quanto riguarda il comparto agricolo) di impianti a biomassa e a biogas. Il settore agricolo e zootecnico, grazie all'impiego delle fonti rinnovabili, e in particolare l'impiego di biomassa, ha un importante ruolo nella riduzione di produzione di anidride carbonica, nella produzione di energia, aumento del Pil e in termini di ricadute occupazionali. Se sono evidenti gli effetti degli incentivi e dei programmi di Sviluppo rurale sullo sviluppo delle fonti energetiche alternative, le maggiori criticità riscontrate in questi anni  nella realizzazione degli impianti a fonte rinnovabile sono da imputare alle fasi autorizzative e di connessione alla rete elettrica, ancora accompagnate da lunghe procedure burocratiche e da ingenti investimenti. Ma anche per le altre produzioni energetiche alternative esistono "sacche" sulle quali intervenire e migliorare l'efficienza, come l'utilizzo sovradimensionato di terreno agricolo per l'installazione dei pannelli soprattutto nel Sud Italia o, per quanto riguarda i biocombustibili,  il ricorso alla biomassa estera che sterilizza le importanti ricadute occupazionali sul mercato interno.
Il rappresentante dell'Ispra si è soffermato sulla realizzazione dell'inventario delle emissioni; un lavoro complesso, che coinvolge competenze in differenti campi e che necessita della raccolta di dati di attività per una completa serie storica. Le autorità pubbliche e gli istituti di ricerca sono necessariamente coinvolti nel "Sistema nazionale per la realizzazione dell'Inventario" al fine di preparare un inventario nazionale di buona qualità e nei tempi previsti. Uno strumento indispensabile per la pianificazione di misure di mitigazione dei cambiamenti climatici da inserire nelle strategie di sviluppo rurale.
Il monitoraggio e la valutazione delle misure di mitigazione dei gas serra, inclusi nei Psr, quali la riduzione delle emissioni di protossido di azoto dai terreni agricoli e il sequestro di carbonio conseguente ad attività di riforestazione, saranno fondamentali per verificare gli obiettivi relativi ai cambiamenti climatici nell'ambito dello Sviluppo rurale.
Su questo specifico tema, Zaccarini Bonelli ha ricordato che, a oggi, nei Psr italiani 15 Regioni hanno destinato le risorse finanziarie provenienti dall'Health Check alla sfida dei cambiamenti climatici, impiegando il 17,3 % delle risorse aggiuntive (circa 129 milioni di euro di spesa pubblica).
In questo scenario si inseriscono gli appuntamenti che da qui al 2014 attendono la Pac: dalla presentazione delle proposte regolamentari alla negoziazione con il Parlamento ed il Consiglio Europeo, alla definizione dei decreti di recepimento e alla redazione dei Programmi di sviluppo rurale nel 2013.  Le azioni di mitigazione e adattamento rispetto ai cambiamenti climatici saranno integrate, infatti, in tutti i principali programmi dell'Unione europea, dalle politiche in materia di coeesione , energia  e trasporti alla ricerca e innovazione; per quel che riguarda la Pac, sia sul primo che sul secondo  pilastro. Sul primo, si prevede che il 30% dei pagamenti sia subordinata all'osservanza di  pratiche rispettose dell'ambiente e del clima (greening). Sul secondo pilastro gli interventi saranno più strettamente legati all'azione per il clima, incentivando gli agricoltori a produrre beni pubblici creando un settore più ecologico, attento ai cambiamenti climatici e più resiliente.
 
Andrea Festuccia

 
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PianetaPSR numero 3 - ottobre 2011