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mucche al pascolo
Carne rossa

Il ruolo dei ruminanti nella società attuale dal punto di vista nutrizionale, ambientale ed agricolo

Un confronto sulle opportunità della zootecnia sostenibile per la riduzione delle emissioni e per la neutralità climatica al centro di un simposio internazionale organizzato da Coldiretti e Assocarni. 

La sostenibilità e salubrità della carne rossa sono state al centro di un simposio internazionale organizzato da Roma la Coldiretti, in collaborazione con Assocarni, intitolato "Cow is Veg - Il ruolo dei ruminanti in una dieta sostenibile".

La prima parte del Simposio ha previsto un focus scientifico dedicato alla carne rossa, alla sua sostenibilità e al futuro dell'allevamento, al quale hanno partecipato illustri scienziati di fama internazionale.


L'apertura dei lavori è stata affidata al Presidente Assocarni, Luigi Scordamaglia, che ha affrontato il tema dell'importanza dei ruminanti nel nostro ambiente, sottolineando il loro ruolo nel trasformare in proteine la misticanza che contiene cellulosa non combustibile perché troppo filacciosa e poco digeribile, ma anch'essa utile per l'ecosistema (cibo per uccelli, insetti e ruminanti). Sono i bovini che la trasformano in humus, importantissimo per i terreni agricoli. Inoltre ha evidenziato come diversi studi smentiscano l'assunto dell'eccessivo consumo di acqua della filiera, calcolando che consumano solo il 3% di acqua di falda, utile alla nostra sussistenza. Il resto dei consumi rientra nel sistema della evapotraspirazione, un ciclo naturale che prevede il riuso dell'acqua sotto forma di nubi, pioggia, umidità come se fosse un circuito chiuso che si rigenera di continuo.

Inoltre ha insistito Scordamaglia, i bovini e gli ovini inquinano la nostra atmosfera molto limitatamente, in quanto il metano che producono dopo dieci anni viene riassorbito dall'ecosistema stesso, a differenza della CO2 che dura per sempre e si stratifica nell'atmosfera e nell'aria che respiriamo.

È stato messo in evidenza che le sfide globali da oggi al 2050, vista le previsioni che parlano di 9,7 miliardi di persone, saranno quelle di garantire cibo sicuro e prodotto in maniera sostenibile. Secondo lo scenario esposto dalla FAO, proprio per garantire il minimo apporto di proteine nei paesi in via di sviluppo bisognerà aumentare la produzione del 30% garantendo lo sviluppo degli allevamenti proprio in questi paesi (fonte FAO 2018 The future of food and agriculture).

Il Vicedirettore Generale FAO Maurizio Martina, ha indicato come la questione dell'importanza e validità del settore zootecnico debba essere affrontata sempre nella sua circolarità, secondo una visione sostenibile del sistema ambientale, umano, economico, ma anche sociale. Risulta necessario un approccio critico e ragionato visto che nella filiera zootecnica lavorano più di un miliardo e 300 milioni di persone. Bisogna comprendere, inoltre, come si può affrontare la questione dei ruminanti valutandola dal punto di vista climatico (emissioni di gas metano e suo riciclo), della qualità dei mangimi, utilizzo e cura dei terreni e dei suoli, selezione delle razze, gestione dei reflui, dieta umana equilibrata, benessere animale) affinché si arrivi ad una circolarità del sistema zootecnico.

Il presidente di Coldiretti Ettore Prandini ha espresso la necessità di una giusta informazione, sottolineando che la disinformazione può uccidere un sistema come quello del comparto zootecnico, con ricadute gravissime sia per l'ambiente che per una equilibrata dieta umana. Bisogna, quindi, fare una giusta campagna di comunicazione e stare dalla parte dell'ambiente inserendo nella circolarità del sistema l'importanza dei ruminanti nella sostenibilità ambientale. Prandini ha poi ribadito che su questo aspetto le politiche europee espresse dal Vice presidente della Commissione Europea Timmermans non sembrano equilibrate, in quanto "In un momento in cui le aziende agricole sono in seria difficoltà e la sicurezza alimentare europea è a rischio, l'Europa non può permettersi politiche approssimative che mettono ancora più in difficoltà il settore agroalimentare." In particolare, il Prandini fa riferimento a politiche "esageratamente restrittive" che "demonizzano la carne in maniera esasperata, portando confusione nei consumatori e danni nella nutrizione". Le ricadute di questa politica, secondo il presidente di Coldiretti, si riversano sulle piccole aziende agricole, che subiscono un peso amministrativo che fa morire le piccole e medie aziende agricole anche a gestione familiare lasciando però in vita quelle più grandi e forti economicamente. Ciò provoca danni alla cura dei territori perché le piccole aziende fanno anche questo si prendono cura dei territori che altrimenti sarebbero spesso lasciati nell'incuria più totale.
Prandini richiede anche, per la questione del benessere animale, di aumentare di 1/3 l'utilizzo dei terreni da pascolo nelle aree interne e aree svantaggiate. Questo perché si può senz'altro raggiungere il benessere animale creando la giusta armonia tra i ruminanti e l'ambiente che li circonda, a vantaggio della salute umana e di quella del pianeta. 

La prof.ssa Anne Mottet Livestock Development Officer presso la FAO, ha mostrato l'importanza che il sistema zootecnico svolge a livello mondiale e globale in un'ottica di circolarità, e che si deve avere come obiettivo lo sviluppo del settore zootecnico nei diversi territori affinché le diverse popolazioni possano trarne beneficio dal punto di vista alimentare in un'ottica di sviluppo economico sostenibile. In particolare ha detto che "L'intero settore zootecnico mondiale consuma circa un terzo dei cereali che produciamo. Ma questa quota può essere ridotta. In specifico, i ruminanti hanno un più efficiente indice di conversione proteica: sono in grado di produrre un chilo di proteine assumendo solo seicento grammi di proteine vegetali. Anche per quanto riguarda il land use, il settore zootecnico globale utilizza circa 2,5 miliardi di ettari di suolo, il 77% dei quali sono praterie, per gran parte non coltivabili e quindi utilizzabili solo dagli animali al pascolo, che se riconvertite a colture creerebbero danni ai servizi ecosistemici".

 
foto del convegno
 

È, successivamente, intervenuto il Prof. Frank Mitloehner, Air Quality specialist in Cooperative Extension presso il Dipartimento di Scienze Animali della UC Davis, evidenziando il fatto che "i bovini sono spesso etichettati erroneamente come un problema climatico, mentre in realtà rappresentano un'opportunità: gestendo al meglio le emissioni, soprattutto di metano, i bovini diventano parte della soluzione climatica. In alcune regioni, l'allevamento può raggiungere la neutralità climatica - il punto in cui non comporta ulteriore riscaldamento climatico - con riduzioni fattibili di metano, il tutto fornendo al contempo alimenti altamente nutrienti".

 
foto del convegno
 

Il relatore del Simposio, Frederic Leroy, professore nel campo della Scienza dell'Alimentazione presso la Vrije Universiteit Brussel, ha illustrato il ruolo della carne come fonte di proteine di alta qualità e vari micronutrienti come ferro, zinco e vitamina B12. Un regime alimentare in cui manca il consumo di carne, ha sottolineato, ha effetti gravissimi sulla saluta umana, tra i giovani e le fasce di popolazioni più fragili come i bambini, donne in età fertile, anziani e persone affette da patologie. Lo studio ci dice che "Nonostante si tratti dell'alimento che ha accompagnato l'evoluzione della specie umana costituita da proteine di qualità e micronutrienti altamente biodisponibili, l'assunzione di molti dei quali è peraltro limitata da parte della popolazione, spesso la carne viene ingiustamente inquadrata come una scelta alimentare non salutare. Al contrario, la carne dovrebbe essere considerata un alimento chiave per migliorare lo stato nutrizionale nell'ambito di una dieta sana, soprattutto per le popolazioni con esigenze nutrizionali elevate. Prescindere dal ruolo nutrizionale degli alimenti nel formulare raccomandazioni per un consumo meno impattante per l'ambiente rappresenta infatti un grave errore", continua Leroy: "è assolutamente fondamentale tenere in considerazione e incorporare tali vantaggi nutrizionali anche nelle valutazioni di carattere ambientale, per consentire confronti e valutazioni equi". 

 
foto del convegno
 

Anche il prof. Miki Ben-Dor, Ricercatore in nutrizione e diete ancestrali presso il Dipartimento di Archeologia dell'Università di Tel Aviv è intervenuto affrontando la questione del consumo della carne da parte dell'essere umano. Attualmente, ha detto, anche se ci siamo adattati ad una nutrizione più ricca di lipidi e carboidrati, le proteine sono ancora da considerarsi molto importanti nello sviluppo umano cognitivo e neuromotorio. 

La seconda parte è continuata con una Tavola rotonda durante la quale i principali protagonisti del settore e decision-maker a livello internazionale ed europeo hanno dibattuto sul valore sociale ed economico del settore bovino in Italia. 

Si è quindi discusso nuovamente dell'importanza della circolarità del settore zootecnico alla luce del cambiamento climatico. In particolare, il professore Giuseppe Pulina, dell'Università di Sassari ha affermato che "Addirittura con le nuove metriche (GWP*), il saldo dell'allevamento bovino è in negativo: il settore, cioè, ha contribuito maggiormente al sequestro che all'emissione" ed ha aggiunto: "Un risultato reso possibile anche grazie allo sviluppo di un approccio innovativo secondo cui la sostenibilità del comparto zootecnico si ottiene incrementando la conoscenza, il knowledge intensive, che passa anche dall'impiego di tecnologie all'avanguardia che rendono il sistema sempre più efficiente tutelando animali e ambiente. Un dato su tutti: il nostro Paese non è mai stato così verde dal secondo dopoguerra ad oggi, passando da 5 milioni e mezzo di ettari forestali a 11". E conclude Pulina: "Ecco perché pensare di imporre arbitrariamente e senza studi accurati, politiche per ridurre i capi di bestiame degli allevamenti bovini in Italia non solo sarebbe nocivo dal punto di vista economico e sociale, ma come dimostrano questi dati recenti, anche controproducente dal punto di vista ambientale".

Da Bruxelles Salvatore De Meo, eurodeputato componente della Commissione per l'agricoltura e lo sviluppo rurale AGRI, intervenendo nel dibattito ha dichiarato: "Negli ultimi anni si è fatto strada, anche a livello comunitario, un ambientalismo troppo ideologico che non ha niente a che vedere con la vera protezione dell'ambiente e la relativa transizione, ma che strumentalizza le preoccupazioni dei cittadini per attaccare apertamente determinati prodotti e tradizioni alimentari europee. Purtroppo, anche la carne rossa è al centro di questa campagna di demonizzazione che parte da una distorsione dell'agricoltura e dell'allevamento, tacciati come uniche cause del cambiamento climatico. In questa confusione perdono importanza le basi scientifiche delle ricerche e non si distingue più tra uso e abuso, qualità e quantità. In un momento in cui le aziende agricole sono in seria difficoltà e la sicurezza alimentare europea è a rischio, l'Europa non può permettersi politiche approssimative che mettono ancora più in difficoltà il settore agroalimentare".

 
 

Barbara Grisafi
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PianetaPSR numero 118 novembre 2022