Il concetto di benessere animale è sempre più centrale nella definizione delle politiche del settore agroalimentare, a livello nazionale ed UE, ed è riconducibile al rispetto di una serie di norme per la protezione degli animali da reddito finalizzata a contenerne la sofferenza, in considerazione della loro natura di "esseri senzienti"; nella Politica Agricola comune è spesso associato ad altre criticità connesse con l'allevamento.
Si tratta di un tema complesso e dalle implicazioni etiche e sociali che vanno ben oltre le questioni legate alla sicurezza alimentare e al contrasto del sempre più diffuso fenomeno della resistenza antimicrobica.
A partire dalla normativa introdotta nel 1974 che obbligava a stordire gli animali prima della macellazione, nei quasi cinquant'anni seguenti, gli aspetti presi in considerazione hanno subìto un ampliamento sia della gamma delle problematiche e delle fasi produttive (macellazione, trasporto, allevamento), sia delle specie e degli orientamenti (latte/carne; uova/polli). Da ultimo, nella comunicazione sulla strategia "Dal produttore al consumatore" la Commissione ha annunciato, entro la fine del 2023, una revisione della normativa per allinearla alle più recenti evidenze scientifiche, ampliarne il campo e facilitarne l'applicazione e, in sostanza, garantire un livello più elevato di benessere degli animali allevati nell'Unione europea. In questo percorso evolutivo, oltre a focalizzarsi sugli spazi disponibili e le caratteristiche strutturali, la legislazione considera in modo crescente aspetti gestionali, la preparazione e la consapevolezza del personale che opera in allevamento. L'evoluzione normativa segue il crescendo di preoccupazione sociale testimoniato dalla mobilitazione dei cittadini sempre più strutturata; si segnala in particolare l'iniziativa "End the Cage Age" (Basta animali in gabbia) avviata da Compassion in World Farming (CIWF) con l'adesione di numerose associazioni in tutta l'Unione europea, presentata alla Commissione il 2 ottobre 2020, dopo aver raccolto 1.397.113 dichiarazioni di sostegno e, quindi, accolta positivamente dalla Commissione con l'impegno a presentare un'iniziativa legislativa entro il 2023.
Oltre alle preoccupazioni etiche circa il benessere animale, la ricerca di economie di scala se, da un lato, ha reso accessibili i prodotti di origine animale a un'ampia porzione della popolazione, dall'altro, ha determinato un processo di concentrazione degli allevamenti, sfavorevole alla loro sostenibilità ambientale, e un più ampio ricorso al consumo di farmaci veterinari.
A seguito della preoccupazione circa la possibilità che l'ampio uso di antimicrobici possa favorire l'adattamento dei microorganismi e determinare antimicrobico resistenza, su sollecitazione della Commissione, l'Agenzia Europea del Farmaco dal 2009 monitora l'impiego di antimicrobici attraverso il progetto ESVAC (European Surveillance of Veterinary Antimicrobial Consumption) che misura annualmente le vendite di antimicrobici con particolare riguardo per quelli rilevanti nella medicina umana. I dati per l'Italia, che ha partecipato al progetto fin dall'inizio, mostrano un andamento delle vendite chiaramente in riduzione, ma livelli ancora molto elevati.
La maggior parte dei prodotti di origine animale in Italia proviene da sistemi intensivi affermatisi sui presupposti di riduzione dei costi e aumento delle rese, che ha determinato un'elevata concentrazione degli allevamenti in alcuni territori vocati alla produzione di foraggere e insilati, tipicamente la pianura padana, e provocato criticità sul piano ambientale.
A fronte di questa situazione, per contribuire a riorientare gli allevamenti italiani verso modelli più sostenibili da un punto di vista ambientale ed etico, il Piano strategico della PAC 2023-27 articola una serie di interventi finalizzati a ridurre l'impiego di antimicrobici e favorire modalità di allevamento meno intensive per rispondere alle esigenze della società così come menzionate nell'obiettivo specifico 9 del Reg (UE) 2021/2115.
L'Eco-schema 1 "Pagamento per la riduzione della antimicrobico resistenza e il benessere animale" intende offrire agli agricoltori, anche nell'ambito del primo pilastro, la possibilità di assumere impegni più ambiziosi in materia di benessere degli animali e contribuire all'obiettivo di riduzione del 50% delle vendite complessive nell'UE di antimicrobici per animali d'allevamento e acquacoltura entro il 2030 previsto nella strategia Dal produttore al consumatore".
L'eco-schema 1 prevede due livelli, il primo destinato alla riduzione dell'impiego di farmaci, il secondo a sostenere gli allevamenti estensivi.
Prevede il rispetto di soglie di impiego del farmaco veterinario espresse in DDD "defined daily dose". Questa unità di misura, adottata dall'Organizzazione Mondiale della Sanità, rappresenta una misura standard internazionale per i medicinali ad uso umano e trasposta in veterinaria; indica la dose media giornaliera per Kg di animale/specie.;
L'impegno per accedere a ECOSCHEMA 1 livello 1 prevede un sostegno economico per gli allevatori che al 31 dicembre dell'anno solare della domanda di aiuto:
Il rispetto di tale impegno è verificato grazie ad un sistema informativo di tracciabilità dei medicinali veterinari e dei mangimi medicati, adottato dall'Italia nel 2019: la ricetta elettronica veterinaria (REV). I dati rilevati tramite la REV, nello specifico quelli relativi agli antibiotici, dal 2020 confluiscono in un sistema integrato, denominato ClassyFarm finalizzato alla categorizzazione dell'allevamento in base al rischio di sviluppo di antibiotico-resistenza. Classyfarm è dunque un sistema capace di verificare il rispetto delle soglie DDD per singolo allevamento.
Le specie animali e categorie zootecniche ammissibili al primo livello sono le seguenti:
Per essere considerati ammissibili al pagamento, gli allevamenti entro il 31 dicembre dell'anno della domanda di aiuto devono dimostrare di rispettare i requisiti previsti rispetto alla mediana regionale calcolata per l'anno precedente.
Per accedere al secondo livello dell'Ecoschema 1 è richiesto agli allevatori l'adesione al Sistema Nazionale di Qualità del Benessere Animale (SQNBA) con pascolamento, nel rispetto degli impegni previsti dal relativo disciplinare. L'Eco-schema va oltre la pertinente baseline, sia nazionale che comunitaria, in quanto per accedere all'aiuto è previsto che gli allevatori pratichino attività di pascolamento, altrimenti non obbligatoria secondo le vigenti normative sul benessere animale.
È ammessa la deroga all'adesione al sistema SQNBA agli allevamenti bovini di piccole dimensioni (si intendono allevamenti bovini di massimo 20 UBA nell'anno di domanda 2023; tale deroga viene ridotta a massimo 10 UBA a partire dall'anno di domanda 2024), per consentire anche alle piccole realtà produttive di accedere al pagamento e agli allevamenti biologici i cui impegni sono stabiliti dal relativo disciplinare.
Le specie animali ammissibili al secondo livello sono i bovini (da carne, da latte e a duplice attitudine) e i suini (scrofe da riproduzione, suini da ingrasso e riproduttori).
Il decreto interministeriale (Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste e Ministero della Salute) che disciplina il Sistema Nazionale di Qualità del Benessere Animale (SQNBA)[1] oltre a fornire a tutti gli operatori della produzione primaria e della relativa filiera un punto di riferimento normativo sul benessere animale, offre loro uno strumento per la valorizzazione delle produzioni, contribuendo alla realizzazione degli obiettivi della strategia "Farm to Fork" come la riduzione dell'impatto ambientale della produzione animale, il contrasto all'antimicrobico resistenza, la produzione di alimenti più sani e sostenibili. Non solo, la certificazione SQNBA risponde alle istanze sempre più pressanti dei consumatori in merito alla salubrità degli alimenti e dei sistemi produttivi, ponendo fine a quella confusione e diffidenza generate dalla proliferazione di etichettature e certificazioni inerenti il benessere animale che ha caratterizzato il settore negli ultimi tempi[2].
Il decreto stabilisce regole generali e requisiti di salute e benessere animale, superiori alle norme europee e nazionali, per valutare la gestione dell'allevamento degli animali destinati alla produzione alimentare. La raccolta ed elaborazione dei dati, specifici per specie, orientamento produttivo e metodo di allevamento, compresa la gestione delle emissioni nello stabilimento, è competenza del Ministero della Salute che, attraverso il sistema informativo "Classy Farm[3]" converte informazioni inerenti tre macroaree (benessere animale, biosicurezza e corretto uso del farmaco) in dati atti ad attribuire un punteggio che classifica gli allevamenti in base al rischio e attesta la presenza dei requisiti necessari per il loro accesso al sistema di certificazione SQNBA. Ciò implica la presenza in allevamento del veterinario aziendale al quale è demandato il compito della gestione del farmaco veterinario (registro dei trattamenti), benessere animale, biosicurezza e del complessivo stato sanitario dell'allevamento. L'adesione al Sistema di Qualità SQNBA è volontaria e aperta a tutti gli allevatori e alle imprese del settore alimentare (impianto di macellazione, operatore della trasformazione) dell'Unione europea, attraverso un Organismo accreditato alla norma UNI CEI EN ISO IEC 17065.
L'evoluzione dell'allevamento verso modelli con un maggior rispetto del benessere degli animali può richiedere una gamma di interventi che spazia dall'adozione di pratiche zootecniche più rispettose delle esigenze etologiche delle specie (aumento del periodo di allattamento, aumento del tempo dedicato alla cura, formazione dei gruppi, etc) fino agli adeguamenti strutturali (ampliamento degli spazi disponibili, introduzione di tecnologie per il controllo del microclima, creazione di accesso all'aperto, etc.).
Per agevolare gli allevatori a intraprendere tale percorso il PSP, nell'ambito del sostegno per gli interventi strutturali, prevede due interventi focalizzati rispettivamente sulle strutture (Azione D Investimenti per il benessere animale dell'intervento SRD02 - investimenti produttivi agricoli per ambiente, clima e benessere animale) e l'altro per favorire l'introduzione di sistemi di gestione innovativi (SRA30 Pagamenti per il miglioramento del benessere animale).
L'Azione D SRD02 Investimenti per il benessere animale sostiene l'evoluzione degli allevamenti verso un modello più sostenibile ed etico che incrementi il benessere degli animali e la biosicurezza. In tale contesto sono previsti investimenti per migliorare l'accesso all'acqua e ai mangimi, la cura degli animali e le condizioni di stabulazione (aumento delle disponibilità di spazio, miglioramento delle superfici dei pavimenti della qualità dell'aria dell'illuminazione naturale), e per offrire accesso all'esterno agli animali.
L'intervento SRA30 si inserisce in un percorso già tracciato nelle precedenti programmazioni, sostenendo gli allevatori che si impegnano volontariamente ad adottare pratiche zootecniche più rispettose del benessere animale rispetto a quanto previsto dalla normativa obbligatoria.
Il sostegno è concesso a UBA (Unità di Bestiame Adulto) per compensare i maggiori costi e/o minori ricavi che gli allevatori devono affrontare adottando pratiche migliorative del benessere animale. L'intervento si articola in due azioni - A e B - e, a seconda delle scelte regionali, il miglioramento del benessere animale è perseguito, nel primo caso attraverso cinque diverse aree di intervento[4], nell'altro in relazione al miglioramento del punteggio derivante dall'autovalutazione secondo il sistema Classyfarm.
Le scelte strategiche operate dall'Italia in questo ambito sono state al centro di un incontro informativo, organizzato dalla Rete Rurale Nazionale lo scorso 26 gennaio. Un'opportunità per approfondire ulteriormente alcuni aspetti tecnici e per dare risposte ai dubbi e alle richieste del settore.
Maria Carmela Macrì, Giulia Pastorelli, Manuela Scornaienghi
CREA
PianetaPSR numero 120 gennaio 2023