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eolico su campo coltivato
Energie rinnovabili

Le fonti energetiche rinnovabili: un focus sul settore agricolo

Il settore primario può svolgere un ruolo sempre più importante nel rispondere al fabbisogno energetico nazionale.

Negli ultimi anni le fonti energetiche rinnovabili (FER) hanno trovato ampia diffusione in Italia sia per la produzione di energia elettrica, sia per la produzione di calore, sia in forma di biocarburanti. In seguito alla situazione creata dalla pandemia da COVID19, che aveva inciso significativamente sugli impieghi dei prodotti petroliferi, nel 2021 le FER hanno confermato il proprio ruolo di primo piano nel sistema energetico nazionale, in tutti i settori di impiego. 

La fonte rinnovabile di gran lunga più utilizzata in Italia per la produzione elettrica si conferma, secondo le stime del GSE, quella idroelettrica, (39% della generazione complessiva da FER), seguita dalla fonte solare (22%), eolica (18%) e delle bioenergie (16%) (tabella 1).

Biogas

Andando ad analizzare nel dettaglio le varie FER, con un focus sul comparto delle bioenergie, vediamo come gli ultimi dati del GSE 2022 mostrino che l'83,4% della produzione complessiva nazionale di energia elettrica da biogas è fornita dalle regioni dell'Italia settentrionale. La principale è la Lombardia, che concentra il 34,6% del dato nazionale, seguita da Veneto (15,3%), Emilia - Romagna (14,6%) e Piemonte (12,6%). Anche con riferimento al settore agricolo (figura 2), in termini di potenza installata in impianti di produzione elettrica da biogas, spiccano le medesime regioni: Lombardia (334 MW), Veneto (136 MW), Emilia-Romagna (136 MW) e Piemonte (95 MW) (fig.1).

Ad oggi il settore del biogas è arrivato a coprire l'80% del suo potenziale con 1.734 impianti e 12.000 addetti; il primario produce oltre 1.000 MW, grazie a 4,5 miliardi di euro di investimenti. Un settore che potrebbe incrementare la produzione elettrica fino al 20% anche senza incentivi e che oggi produce circa 2 miliardi di Standard metri cubi (Sm3) di biometano, a partire da oltre 40 milioni di tonnellate di biomasse agricole trattate (il 60% da effluenti zootecnici e il 30% da culture dedicate) (GSE, 2022). Infatti, per quanto concerne la produzione di biometano in Italia, in soli tre anni si è assistito ad un aumento esponenziale passando dai 9 milioni di metri cubi del 2017 ai 29 milioni di metri cubi del 2018, per raggiungere i 53 milioni di metri cubi nel 2019, fino ai 99 milioni di metri cubi nel 2020. Nel 2021, mantenendo un tasso di crescita analogo a quello degli anni precedenti, il biometano ha raggiunto i 159 milioni di metri cubi. È importante sottolineare che nel settore agricolo il biometano viene prodotto principalmente attraverso la digestione anaerobica di materiale organico o attraverso la gassificazione termochimica di biomasse, ma vi sono altre fonti, non legate al settore agricolo, anche queste particolarmente interessanti per la produzione di biometano e sono rappresentate dai rifiuti organici urbani (FORSU). Tale filiera consente di valorizzare la frazione organica dei rifiuti ottenendo da essi da un lato una forma di energia rinnovabile e dall'altro di utilizzare la CO2 prodotta dalla depurazione del biogas per usi industriali, ad esempio nell' industria alimentare.

Il quadro delle FER del Censimento agricolo

Il Censimento delle aziende agricole (riferito al 2020), consente di avere una panoramica dettagliata del settore delle FER in Italia in campo agricolo. I dati evidenziano con chiarezza che l'agricoltura italiana si sta orientando verso un modello gestionale più moderno e multifunzionale, che punta alla diversificazione delle proprie attività al fine di diversificare i loro redditi, ma anche di poter risparmiare producendo l'energia necessaria nella gestione aziendale. La presenza in azienda agricola di attività connesse di produzione di energie da fonti rinnovabili è un fenomeno che si sviluppa in maniera poco omogenea, se si considerano le diverse aree geografiche italiane. Il Censimento evidenzia come le aziende meridionali abbiano mostrato un aumento decennale più rilevante rispetto alla media nazionale; ciononostante l'area settentrionale primeggia su quella meridionale in relazione alla numerosità di aziende che possiedono impianti a FER, con particolare riferimento al solare fotovoltaico, seguito da biomasse e idroelettrico, fatta eccezione per il solo eolico, che appare concentrato nell'aera meridionale, ma che nel complesso conta un numero molto esiguo di impianti. È interessante notare la modesta diffusione del solare nelle zone che possono contare sul maggiore soleggiamento, come il Sud e le Isole che, assieme, concentrano appena il 16,5% delle aziende dotate di impianti solari per alimentare i fabbisogni aziendali e/o per la vendita di energia (Fig. 2).

Per quanto riguarda le principali fonti di energia rinnovabile utilizzate in azienda, è possibile evidenziare una prevalenza degli impianti fotovoltaici (81%), seguiti dalle biomasse (11%), meno numerosi sono gli impianti eolici (2%) e idroelettrici (1%) (Fig. 3) 

Sul fronte della collocazione delle aziende che diversificano nel settore delle energie rinnovabili, emerge un quadro nazionale fortemente dicotomico, con una parte del Paese, quella centro-settentrionale, più avanzata, e l'area meridionale, che, nonostante il primato nazionale in termini di aziende e SAU, necessita ancora di una maggiore sensibilizzazione per fare comprendere agli imprenditori agricoli le potenzialità che il settore offre, soprattutto quando si hanno le capacità di fare rete, come è il caso di molte realtà aziendali del Nord. 

Il fotovoltaico in aree agricole

Altra fonte estremamente importante per il settore agricolo è rappresentato dal settore del solare - fotovoltaico. Ad oggi, secondo i dati presentati dal GSE (2022) il settore agricolo concorre per l'8,5% della produzione elettrica da FER di cui il 2,5% da fotovoltaico, contribuendo al 13% della produzione fotovoltaica (Agrinsieme, 2022). Andando ad analizzare la potenza complessiva istallata nel 2021, tra potenza complessiva e settore agricolo, è possibile notare come questa si distribuisce in modo piuttosto diversificato tra le Regioni italiane.

Il primato nazionale in termini di potenza installata è rilevato nella Regione Puglia con quasi 3 GW, pari al 13% del totale nazionale. Nel settore agricolo in termini di potenza installata spicca l'Emilia-Romagna, seguita dalla Lombardia e dal Veneto. I dati mostrati nella figura 4 evidenziano una discrepanza netta tra la potenza complessiva istallata e quella legata al settore prettamente agricolo. Molti degli impianti sono stati installati su terreni agricoli, rendendoli inutilizzabili per il settore. Per ovviare a questo utilizzo scorretto del suolo una grande opportunità per il settore viene dall'agrivoltaico, un sistema integrato di produzione di energia solare e agricola che riesce a massimizzare la produzione di energia elettrica da fonte solare senza compromettere la produzione agricola e zootecnica (ENEA, 2022), attraverso l'installazione, sullo stesso terreno coltivato o adibito ad allevamento, di impianti fotovoltaici. Un sistema che, se ben progettato, mantiene al centro l'agricoltura, valorizzandone i processi produttivi, e si contrappone nettamente al più classico solare a terra che si pone in competizione con l'attività agricola, trasformando gli impianti fotovoltaici non più in un mero strumento di reddito legato alla produzione di energia, ma in uno strumento di welfare strutturale realizzato attraverso l'integrazione della produzione di energia da fonte rinnovabile con le pratiche agricole e zootecniche.

Nel contesto delineato, abbiamo visto come le energie rinnovabili giochino un ruolo determinante nello sviluppo delle attività agricole e come integrazione al reddito, inoltre siano estremamente importanti per raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione dettati dalla transizione ecologica e Green Deal europeo, ma anche capaci di offrire una risposta concreta al fabbisogno energetico delle imprese e del Paese e ai rincari causati da vari fattori. 

Agricoltura ed energia non sempre si sono mosse in sintonia, anzi non sono rari i fattori di scontro, basti far riferimento alle opposizioni locali verso lo stesso biogas, al biometano, al fotovoltaico, per non parlare del minieolico e mini hydro o la geotermia. Eppure, se ben progettato, un impianto energetico alimentato con fonte rinnovabile può dare un contributo all'ambiente e integrare il reddito, spesso variabile, degli imprenditori agricoli. I risultati raggiunti in agricoltura sulle rinnovabili consentono alle imprese di contribuire ad una produzione energetica più sostenibile e competitiva. Ad oggi ammontano ad oltre 1,5 miliardi i fondi che lo Stato italiano ha messo a disposizione dei settori agricolo, zootecnico e agroindustriale attraverso il PNRR. Una misura importantissima che consente alle aziende del settore di contribuire alla transizione verde e di aumentare la sostenibilità, la resilienza e l'efficienza energetica del settore. Sicuramente per poter permettere alle aziende agricole di cogliere queste opportunità è indispensabile snellire la burocrazia, semplificare norme e iter autorizzativi, mettendo ordine tra le normative regionali e quelle nazionali, così da evitare difformità nel trattamento di aziende che operano in territori diversi.

 
 

Maria Valentina Lasorella
CREA PB

 
 

PianetaPSR numero 120 gennaio 2023