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Covid 19

Strategie e prospettive per gli agriturismi e le aziende diversificate dopo il COVID-19

I risultati di un'indagine diretta mostrano come le aziende multifunzionali abbiano reagito alle difficoltà determinate dalla pandemia.

Negli ultimi anni, diversi studi hanno indagato sugli effetti della pandemia da COVID-19 nei settori produttivi, tra cui quello agricolo, evidenziando come principale effetto negativo la generale riduzione dei consumi dovuta all'adozione delle misure di contenimento del virus, che hanno influenzato la domanda e quindi l'attività imprenditoriale. Tuttavia, studi recenti (Lowenberg-DeBoer et al., 2020; Montanari et al. 2021) hanno mostrato la capacità delle aziende agricole di cogliere i mutamenti intercorsi, riorganizzando la propria attività per meglio rispondere ai fabbisogni emersi.

Il presente articolo riporta i risultati di uno studio realizzato dai ricercatori del CREA - PB (Zanetti et al., 2022) sulle conseguenze della pandemia da COVID-19 a livello di aziende agricole diversificate con un focus sugli agriturismi. Più nel dettaglio, è stato analizzato il legame tra i cambiamenti determinati dalla pandemia e le nuove strategie adottate, esplorando altresì le nuove e le diverse opportunità che si sono venute a creare.

Cenni sugli aspetti metodologici

Con l'obiettivo di documentare il legame tra i cambiamenti determinati dalla pandemia e le nuove strategie adottate, è stata condotta un'ampia analisi a livello documentale (letteratura accademica, ricerca pubblica e privata), che ha permesso di indagare sulle informazioni teoriche del dibattito accademico e politico riguardante le nuove tendenze, nonché le sfide del settore agroalimentare in tempo di COVID-19.

I dati empirici sono stati invece raccolti attraverso un questionario semi-strutturato[1] formulato in modo da lasciare una certa libertà alle risposte dell'intervistato, seppure all'interno di una griglia di 26 domande suddivise in tre sezioni dedicate:

  • alla struttura aziendale, al fine di circoscrivere l'attività agricola svolta (SAU, settore di specializzazione, eventuale allevamento, ecc.) e le caratteristiche dell'imprenditore (titolo di studio, anno di inizio dell'attività, ecc.);
  • agli effetti economici diretti e indiretti determinati dal COVID-19 su vendita diretta e offerta di servizi, prima e durante la pandemia (l'arco temporale di confronto è stato l'anno 2019-2021);
  • ₋ alle strategie di gestione della crisi e le prospettive future.

Tenendo conto dell'attività di vendita diretta degli agriturismi e del fatto che nel periodo dell'emergenza sanitaria si è registrato un incremento del consumo di prodotti alimentari freschi, la costruzione del panel di aziende si è focalizzato su quelle unità aziendali distanti al massimo 50 km dai rispettivi capoluoghi. 

L'attività di scouting è stata svolta ricorrendo ad alcuni siti web specializzati (es. Turismo verde, Terra nostra). Gli elenchi di aziende sono stati successivamente verificati dai ricercatori al fine di escludere le aziende cessate.

Campione di analisi

L'età del campione rileva una netta appartenenza alle classi di popolazione over 40 (79%) e un rapporto piuttosto equilibrato tra imprenditori uomini (51%) e donne (49%). Il 68% di essi ha dichiarato di aver svolto un'attività lavorativa precedente all'avvio dell'azienda agricola, ma solo nel 6% dei casi si riferisce al settore primario. Il loro livello di istruzione è medio-alto: il 44% degli imprenditori, infatti, ha un diploma di scuola media superiore, mentre il 33% una laurea di cui il 29% in agraria.

Il 24% delle aziende ha una Superficie Agricola Utilizzata compresa tra 5 e 9,99 ettari, il 17% tra 10 e 19,9 ettari e il 13% superiore ai 100 ettari, a dimostrazione che i processi di diversificazione sono più frequenti in quelle strutture aziendali che possono contare su una dimensione maggiore.

In media, l'attività agrituristica o comunque il processo di diversificazione aziendale è stato avviato da 15 anni. 

Tra le attività connesse (Figura 1), le secondarie sono quelle maggiormente presenti con una certa prevalenza, insieme all'agriturismo, della vendita diretta (65% dei casi), della trasformazione di prodotti (50%) e della didattica (42%). Le principali attività di supporto, invece, sono la prima lavorazione e la manutenzione dei terreni.

Effetti delle misure di contenimento e strategie di riposizionamento

A un anno e mezzo dall'inizio della pandemia, le aziende del campione hanno indicato un calo generale del volume di attività che trova conferma nella riduzione del fatturato lordo. La totalità dei rispondenti ha riferito, infatti, il protrarsi di un ridimensionamento della classe di fatturato lordo complessivo derivante dalle attività aziendali. Nello specifico, si può osservare come ad un incremento dei soggetti che dichiarano un fatturato inferiore ai 20 mila euro (Figura 2), classe passata dal 10% al 34% a causa delle misure restrittive imposte dal lockdown, corrisponda un assottigliamento significativo della classe di fatturato centrale (40-60 mila euro) che si riduce di 10 punti percentuali e per quella di fatturato superiore a 80 mila euro. In quest'ultimo caso, inoltre, l'effetto depressivo della pandemia riguarda quasi la metà del campione (47% dei soggetti). Tali criticità sono direttamente imputabili al rallentamento economico generale che se da una parte ha investito in misura inferiore alcune componenti del settore primario[2], dall'altra ha colpito duramente le attività secondarie tra cui, in particolare, l'agriturismo e le altre forme di accoglienza del pubblico nelle aziende agricole (ospitalità, fattorie didattiche, centri estivi, ecc.).

I nuovi comportamenti sociali hanno inciso significativamente sui canali di vendita delle aziende agricole. A metà 2021, le aziende del campione rilevavano un calo nella vendita diretta, nei mercati rionali, ai grossisti e alla ristorazione (Tabella 1).

Per sostenere la vendita dei prodotti, le aziende hanno avviato e/o consolidato il canale dell'e-commerce e rafforzato i rapporti commerciali con la grande distribuzione, i grossisti e gli intermediari. Un'azione innovativa introdotta, riconducibile all'incremento della voce "Altro" nel periodo post COVID, è la consegna a domicilio di piatti pronti che si affianca a quella già esercitata per i prodotti agricoli. Si tratta di un nuovo servizio che, da un lato, sembra porsi in sostituzione dei servizi agrituristici bruscamente interrotti e, dall'altro, risponde a un sistema di domanda e offerta di prodotti alimentari improvvisamente mutati. 

Pur tenendo presente alcune differenze strutturali del campione, le misure di contenimento della pandemia hanno comportato anche cambiamenti nelle attività di supporto e secondarie. Ad essere penalizzate dalle restrizioni alla circolazione e a quelle imposte per le attività turistiche, sono state soprattutto le aziende agrituristiche che, a causa della chiusura delle attività di accoglienza e dei costi necessari per ottemperare alle disposizioni sulla sicurezza, sono state anche esposte all'aumento del rischio di liquidità.

Come era facile ipotizzare, i soggetti del campione hanno registrato una diminuzione di tutte le attività legate al turismo e, più in generale, alla fruizione del tempo libero (Figura 3). Le attività più penalizzate risultano, nell'ordine, quelle legate al turismo enogastronomico per le quali è riportata una diminuzione del 68%, quelle ricreative e sportive (66%) e quelle legate alle fattorie didattiche e i servizi educativi (- 64%). Si segnala, tuttavia, come i cambiamenti dal lato della domanda abbiano portato ad un aumento, seppur lieve, delle attività all'aperto come quelle legate al turismo naturale (+ 13%) e gastronomico (+ 10%). 

Rispetto al periodo pre-pandemia (2019), si registra una diminuzione della vendita diretta, sia di quella svolta in azienda (53%) che di quella realizzata al di fuori (41%) attraverso i diversi canali commerciali. Sono però i servizi agrituristici quelli maggiormente penalizzati dall'emergenza COVID-19 Più dei due terzi del campione, infatti, ne ha segnalato una riduzione. Una situazione analoga riguarda il calo della domanda per le attività ricreative e sociali (63%). Al contempo, oltre alle situazioni di stabilità rispetto al 2019, le imprese hanno dichiarato di aver avuto una maggiore richiesta di prodotti o servizi, mostrando una certa importanza per i sistemi aziendali multifunzionali. Tali variazioni positive potrebbero essere ricondotte principalmente alla domanda di prossimità che ha determinato degli aumenti, seppur lievi, sia per i servizi agrituristici (8%) che per le attività ricreative e sociali (2%) e, in particolare, per la domanda di prodotti agricoli trasformati (5%).

Sul lato dell'offerta dei prodotti agroalimentari, la necessità di rinnovare le proprie abitudini privilegiando, ad esempio, le forme di filiera corta ha portato i consumatori a rivolgersi alle aziende agricole vicine al comune di residenza. Secondo il campione, infatti, il 66% dei nuovi clienti per i prodotti agricoli proviene dalle aree urbane e rappresentano l'88% della domanda di servizi agrituristici.

Nonostante gli elementi di criticità legati alla pandemia, le informazioni raccolte pongono in evidenza la diffusione di nuove abitudini di acquisto e consumo più attente ad aspetti quali la salute, la salubrità degli alimenti e l'attività all'aria aperta che offrono alle aziende agricole nuove opportunità imprenditoriali. Parte delle aziende ha infatti dichiarato sia la volontà di rilanciare l'offerta agrituristica, di avviare nuovi canali di vendita (e-commerce) per assicurare prodotti agroalimentari salubri e di qualità alla loro clientela, sia di investire nell'offerta di servizi in grado di rispondere ai nuovi bisogni della clientela (preparazione di cibi, consegna a domicilio, spazi per lo smartworking, attività didattiche). Altre aziende, invece, hanno scelto di modificare la struttura produttiva, gestionale e organizzativa chiudendo, ad esempio, l'agriturismo e le attività connesse, per concentrarsi sull'organizzazione della consegna a domicilio e la vendita on line.

Principali conclusioni

La ricerca ha analizzato il modo in cui le aziende agricole italiane con attività agrituristiche hanno risposto alla crisi causata dalla pandemia da COVID-19, esplorando come questa abbia modificato la loro gestione aziendale, rafforzando al contempo la loro capacità di resilienza.

I risultati dello studio mostrano che le aziende agricole con strategie di diversificazione consolidate da tempo (avviate in media da 15 anni) possono vantare migliori performance in termini economici. Inoltre, come risposta alla crisi, il campione di aziende agricole ha rilevato un maggiore orientamento verso modelli produttivi e alimentari più consapevoli, basati sul trinomio salute-ambiente-sostenibilità. 

L'analisi delle risposte fornite indica una grande capacità di reazione da parte delle aziende del campione, così come la loro disponibilità a compiere scelte strategiche diverse per rispondere allo shock esogeno. Su questo aspetto, hanno giocato un ruolo positivo l'insieme del buon livello culturale, l'esperienza e le competenze diversificate degli agricoltori, nonché la consapevolezza della propria funzione sociale ed economica in termini di valorizzazione e cura dell'ambiente.

In base ai risultati dell'indagine, inoltre, sembrerebbe che le aziende agricole con attività agrituristiche abbiano affrontato efficacemente le difficoltà causate dalla crisi, esprimendo una certa capacità nel cambiare rapidamente i propri canali di vendita ed evitando interruzioni della produzione alimentare, nel rispetto dei protocolli e delle misure sanitarie imposte dalla pandemia. 

Tra gli aspetti più interessanti dello studio, soprattutto in termini di strategie future, si evidenziano i dati positivi sulle previsioni di rilancio e ampliamento, che vanno verso una sempre maggiore "personalizzazione" dei prodotti e dei servizi offerti.

Va notato che il COVID-19 ha creato un ambiente difficile per il settore agroalimentare e l'imprenditoria in genere, ma allo stesso tempo, come riporta la ricerca, si sono generate nuove opportunità imprenditoriali per specializzare e consolidare strategie già diversificate. Si tratta di un cambiamento che pone anche una serie di interrogativi sul ruolo che le aziende agricole diversificate, soprattutto quelle con attività agrituristiche, possono giocare sul futuro delle aree territoriali in cui operano, ponendosi al centro di "ecosistemi innovativi" in termini socio-economici e ambientali.

 

Riferimenti

  • Zanetti B., Verrascina M., Licciardo F., Gargano G. (2022), Agritourism and Farms Diversification in Italy: What Have We Learnt from COVID-19? Land 11(8):1215. doi: 0.3390/land11081215 (disponibile online: https://www.mdpi.com/2073-445X/11/8/1215)
 

Note

  • [1] Le aziende hanno completato il sondaggio online su invito. Complessivamente, sono stati ricevuti 179 questionari. La durata media per la compilazione del questionario è stata di circa 15 minuti. Dopo aver esaminato ed escluso quelli non validi per carenze ed errori, sono rimasti 77 questionari completi e validi, per un tasso di risposta effettivo del 17,5%. In termini di copertura territoriale si sottolinea la presenza di almeno un rispondente per regione; tuttavia, nessuna azienda ha preso parte all'indagine nel caso dell'Emilia-Romagna, Molise, Sardegna e Sicilia. 
  • [2] Quanto riportato non è valido per le produzioni agricole che sono state soggette a chiusura (come il florovivaismo) oppure per quelle filiere legate al canale Ho.Re.Ca e all'export (si pensi, ad esempio, al vitivinicolo).
 
 

Giuseppe Gargano, Francesco Licciardo, Milena Verrascina, Barbara Zanetti
CREA PB

 
 

PianetaPSR numero 120 gennaio 2023