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I sistemi agroforestali in Italia: un'utopia?

Un'istantanea della situazione nel nostro Paese e le prospettive per il futuro. 

I sistemi agroforestali (agroforestry) rappresentano sempre di più, un tema di estrema attualità nelle politiche di sviluppo rurale di adattamento e mitigazione al cambiamento climatico. Combinando necessità produttive, in ambito agricolo, pascolivo e selvicolturale, con le esigenze ambientali, vengono riconosciuti non solo come sistemi colturali alternativi alle coltivazioni estensive, ma anche come strumenti efficaci per la diversificazione produttiva, nella lotta al cambiamento climatico e nella salvaguardia della biodiversità.

Nella tradizione italiana i sistemi agroforestali sono stati per secoli una componente prevalente del paesaggio agrario, con specificità locali legate alle tradizioni colturali che definiscono la composizione e dimensione della consociazione. Dal secolo scorso la loro presenza è stata fortemente ridotta con conseguente perdita di diversità paesaggistica, colturale e biologica. Dal 2007 la Politica Agricola Comune (PAC) sostiene la creazione di sistemi agrosilvopastorali su superfici agricole, con finanziamenti specifici previsti nell'ambito della Politica di sviluppo rurale. Il sostegno europeo ha avuto, ed ha tutt'ora, scarsa attuazione e seguito nella maggior parte delle Regioni italiane.

I sistemi agroforestali in Europa e in Italia

La Food and Agricolture Organization (FAO) delle Nazioni Unite identifica nel termine anglosassone "agroforestry" l'insieme dei sistemi e delle tecniche colturali di utilizzo del suolo agricolo o pascolivo che prevedono l'utilizzo di specie arboree e/o arbustive, in consociazione con qualunque disposizione spaziale o sequenza temporale. 

Il loro utilizzo ha origini storiche lontane ed è ancora parte dominante del paesaggio in molte parti del mondo rurale, rappresentando la più comune forma di uso del suolo nei Paesi della fascia tropicale ed equatoriale.

In Europa la loro presenza è stata storicamente legata all'opportunità di poter disporre, su un'unica unità di gestione, di differenti prodotti forestali (come paleria, frasche, legna da opera e da ardere, copertura e protezione del suolo, ecc.), senza rinunciare alle produzioni agricole o alla disponibilità di superfici pascolive. Tali sistemi, che si caratterizzavano per la presenza di alberi e arbusti, in filari o a gruppi, nei campi coltivati e nelle aree di pascolo (Figura 1), si sono progressivamente persi in Europa, a partire dagli anni '50-'60 dello scorso secolo, lasciando spazio alle coltivazioni estensive, alle monocolture e alla meccanizzazione agricola. 

Nell'area mediterranea, e in particolare in Italia, sono ancora presenti nelle aree più marginali e meno vocate all'agricoltura intensiva, costituendo in molti casi paesaggi storici e tradizionali di estrema importanza ambientale e culturale.



Figura 1. Rappresentazione concettuale dei sistemi agricoli con focus su sistemi agroforestali.

Fonte: elaborazione CREA (adattata da Burgess e Rosati, 2018).



L'importanza e il ruolo dei sistemi agroforestali, più correttamente "agrosilvopastorali", è stata recentemente riscoperta e vengono oggi riconosciuti e sostenuti dalla FAO e dalla Politica Agricola Comune (PAC) e in particolare dalle politiche di sviluppo rurale, in quanto rappresentano sistemi multifunzionali in grado di fornire una vasta gamma di benefici economici, socioculturali e ambientali. 

Nei sistemi agroforestali si possono infatti trovare importanti interazioni sia ecologiche che economiche tra le diverse componenti che costituiscono un unico sistema di gestione dinamico delle risorse naturali. L'agroforestry viene quindi promossa quale strumento fondamentale per migliorare la qualità ambientale e paesaggistica del mondo rurale, garantendo al contempo una diversificazione produttiva e di reddito per gli agricoltori e per le popolazioni rurali. 

Non si tratta di tornare a pratiche del passato, ma di arrivare ad una concezione di nuovi sistemi agroforestali portando nei contesti produttivi attuali i numerosi vantaggi che questi sistemi integrati possono fornire alle imprese rurali, al territorio e all'ambiente. In particolare, la promozione dell'agroforestry rientra nel contesto strategico europeo del Farm to Fork, quale efficace pratica colturale per perseguire gli ambiziosi obiettivi di garantire ai cittadini europei l'accesso a cibi sani prodotti in modo sostenibile, mitigare i cambiamenti climatici e salvaguardare la biodiversità.

Poiché i sistemi agroforestali integrano molteplici componenti naturali e sono al crocevia tra tradizione e modernità, riuniscono necessariamente persone provenienti da diversi campi di conoscenza: agronomi, specialisti della cura degli animali, pianificatori del paesaggio, silvicoltori, economisti, scienziati del suolo e altri. Questa diversità di discipline è certamente un punto di forza, ma tale complessità rappresenta anche una sfida, in particolare in termini di coordinamento e comunicazione.

Le tipologie dei sistemi agroforestali sono diverse, e le principali sono riportate nel Box 1.

 

Box 1. Principali tipologie di sistemi agro-forestali (Paris et al., 2019; AIAF): 

 Sistemi silvoarabili, in cui specie arboree da legno, da frutto o altro prodotto sono integrate a specie erbacee colturali (es. oliveto con cereali, pioppeto ibrido con cereali);

 Sistemi silvopastorali, in cui allevamento e arboricoltura da legno o frutto convivono nella stessa area (es. oliveto pascolato);

 Sistemi lineari, in cui siepi, frangivento e fasce tampone ai bordi dei campi o corsi d'acqua, svolgono una funzione di tutela per gli agro-ecosistemi, di difesa per le superfici agricole o di corsi d'acqua;

 Coltivazioni in foresta, che comprendono coltivazione di funghi, frutti di bosco e prodotti non legnosi in genere, nella foresta.

 

Sistemi agroforestali e Programmi di Sviluppo Rurale

A livello europeo, la promozione dei sistemi agroforestali ha trovato spazio nell'ambito della Politica Agricola Comunitaria (PAC) che dal 2007 ha introdotto nei Programmi di Sviluppo Rurale (PSR) un sostegno diretto al loro impianto.

Nel periodo di programmazione 2007-2013, il Regolamento n. 1698/2005 introduceva per la prima volta nella Politica di Sviluppo Rurale il termine "sistemi agroforestali" evidenziando che "... presentano un'elevata valenza ecologica e sociale grazie all'abbinamento dell'agricoltura estensiva con la filiera forestale, ai fini della produzione di legni pregiati e di altri prodotti forestali. Dovrebbe essere sostenuta la creazione di tali sistemi." (consideranda n.39). 

A tale fine veniva prevista la misura "Primo impianto di sistemi agroforestali su terreni agricoli" (Art. 44, Misura 222), dove per sistema agroforestale si intende "un sistema di utilizzazione del suolo nel quale l'arboricoltura forestale è associata all'agricoltura sulla stessa superficie". 

Il sostegno veniva concesso agli agricoltori per la "creazione di sistemi agroforestali che abbinano silvicoltura e agricoltura estensiva" con la copertura fino al 100% dei soli costi di impianto, mentre la copertura dei costi di manutenzione non era prevista. Ovviamente il sostegno non veniva concesso per l'impianto di abeti natalizi e di specie a rapido accrescimento coltivate a breve durata (Short forestry rotation). 

Nella programmazione 2014-2020/22 l'intervento è stato ripreso (Regolamento n. 1305/2013) e riproposto con la Misura "Allestimento di sistemi agroforestali" (Art.23, Misura 8.2), concedendo un sostegno a proprietari fondiari privati, nonché a comuni e loro consorzi, e coprendo non solo i costi d'impianto ma anche di mantenimento. Infatti, è stato previsto anche un premio annuale per ettaro, a copertura dei costi di manutenzione, per un periodo massimo di cinque anni. Il regolamento chiedeva inoltre che gli Stati membri, nel caso italiano le singole Regioni, determinassero nei propri PSR il numero minimo e massimo di alberi per ettaro in funzione delle condizioni pedoclimatiche e ambientali locali, delle s (identificato dalle regioni italiane in numero compreso tra 50-250 piante per ettaro) pecie forestali e della necessità di mantenere l'uso agricolo sostenibile del terreno. 

Nella nuova programmazione 2023-2027, l'intervento per il sostegno ai sistemi agroforestali è tornata con alcune novità. Il Regolamento europeo (n. 2115/2021) in primo luogo prevede che i sistemi agroforestali siano compresi nella definizione quadro di «superficie agricola» e in cui "gli alberi sono coltivati in parcelle agricole sulle quali si svolgono attività agricole al fine di migliorare l'uso sostenibile dei terreni". In secondo luogo, viene riconosciuto alla creazione e rigenerazione di sistemi agroforestali un ruolo strategico nel perseguimento degli obiettivi di stoccaggio e sequestro del carbonio dall'atmosfera, protezione della biodiversità, di erogazione dei servizi ecosistemici e di sviluppo della bioeconomia.

Il ruolo dei sistemi agroforestali viene individuato per migliorare l'uso del suolo agricolo, e nella possibilità di diversificare le produzioni aziendali fornendo legna e legname di pregio, biomasse, prodotti secondari non legnosi come tartufi, sughero, ghiande e miele, accanto a prodotti agricoli e zootecnici. Inoltre, viene evidenziato che "questi sistemi, cancellati nel recente passato dalla meccanizzazione e dalla monocoltura, sono stati riscoperti nei contesti produttivi moderni per gli innegabili vantaggi che offrono alle aziende agricole e all'ambiente, in termini paesaggistici, di incrementi produttivi sinergici, diversificazione colturale, miglioramento del microclima, aumento della biodiversità, controllo della lisciviazione dei nutrienti e dell'erosione con il miglioramento della regimazione idraulica e della qualità delle acque, miglioramento delle altre risorse naturali, con particolare riferimento agli habitat per la vita selvatica, stoccaggio del carbonio, ecc.". 

Il sostegno ai sistemi agroforestali viene distinto in due interventi: un sostegno all'impianto, come intervento di investimento (SRD05), e un riconoscimento dei costi aggiuntivi per l'assunzione di un impegno al mantenimento, come intervento a fini ambientali (SRA28). 

Attuazione delle misure per l'agroforestry in Italia nei PSR regionali

Nonostante la possibilità e la disponibilità dei finanziamenti dello sviluppo rurale, la ripresa e l'adozione dei sistemi agroforestali in Italia fatica a partire. 

Nella programmazione 2007-2013, solo quattro Regioni (Lazio, Marche, Sicilia, Umbria) avevano inizialmente attivato la Misura 222, a cui se ne è poi aggiunta, nel corso della programmazione, una quinta (Veneto).

In considerazione di un generalizzato scarso interesse da parte dei potenziali beneficiari, la misura ha subito una fortissima rimodulazione, con il trasferimento di parte delle risorse verso altre misure dei PSR (Chiozzotto, 2018). A inizio programmazione, veniva previsto dalle Regioni per questa misura, un impegno finanziario complessivo a livello nazionale 8,2 milioni di euro, che ha però trovato a fine programmazione, una spesa di soli 27.544 euro (0,3%), e il finanziamento di sole due domande in Veneto.

Anche nella programmazione 2014-2022, i risultati sia dell'attivazione che dell'attuazione della sottomisura 8.2 dell'agroforestry sono stati molto scarsi. 

I dati nazionali per i 6 anni di programmazione disponibili ad oggi (2016-2021) ci dicono che già in fase di programmazione alla sottomisura 8.2 era stata allocata una quantità di risorse pari a meno dell'1% delle risorse impegnate per tutta la Misura 8 (10.547.685 euro).

In particolare, dai dati della programmazione a livello regionale risulta che la sottomisura 8.2 è stata attivata da 5 sole Regioni italiane, e considerando il totale delle risorse impegnate per la Misura 8, per la sola sottomisura dell'agroforestry sono stati impegnati da Puglia e Marche il circa 5% del totale (6.500.000 euro in Puglia e 2.000.000 euro nelle Marche), e ancora meno per Basilicata (1.2%, corrispondenti a 815.774 euro), Umbria (1%, 1.000.000 euro) e Veneto (0.5%, 231.910 euro) (Figura 2).



Figura 2. Spesa programmata (PSR 2016-2021) per ciascuna sottomisura della Misura 8 nelle diverse Regioni e Province Autonome italiane.

Fonte: elaborazione CREA su dati RAE.



Dalla lettura dei PSR regionali e dei bandi pubblicati, risulta inoltre evidente che la sottomisura 8.2 è stata "interpretata" dalle singole Regioni in modo diverso (Tabella 1), con una eterogeneità di azioni proposte ed entità del sostegno previsto, che dimostra una assenza di linee di indirizzo nazionali e un intervento strategico comune. Tra le tipologie di sistemi, soltanto l'Umbria ha previsto un sostegno alla creazione di seminativi arborati, la Puglia è l'unica Regione a non prevedere i sistemi silvopastorali, e i sistemi lineari sono previsti da tutte le Regioni eccetto che dall'Umbria. 

L'insuccesso della sottomisura sui sistemi agroforestali è già evidente nella fase di programmazione della spesa, non solo in termini di numero di Regioni che hanno attivato l'intervento, ma anche con riferimento alle risorse assegnate all'intervento e al loro dimensionamento al reale interesse. Il quadro che emerge è ancora peggiore osservando l'attuazione dell'interesse dove risorse effettivamente spese e il numero di interventi realizzati sono davvero minimi. Infatti, considerando la percentuale di fondi spesi rispetto quelli programmati, la sottomisura 8.2 è stata quella con la minore percentuale a livello nazionale di spesa rispetto al programmato (circa l'8%). 

In particolare, Basilicata, Marche ed Umbria al 31 dicembre 2021, non hanno ancora utilizzato nulla della spesa programmata, mentre Puglia e Veneto hanno speso rispettivamente solo il 13% e meno dell'1% di quanto previsto (Tabella 2). Inoltre, la Puglia è stata la Regione che aveva programmato la maggiore quantità di finanziamenti, ossia 6,5 milioni di euro, e di questi è riuscita ad utilizzarne circa 850 mila euro (13%), anche grazie ad interventi volti a recuperare le aree colpite dalla Xilella fastidiosa.

La Figura 3 riporta il numero di bandi pubblicati per la sottomisura 8.2 che per tutta Italia ammonta a soli 6 bandi. La Regione Basilicata, pur avendo inizialmente previsto l'attivazione, successivamente non ha pubblicato alcun bando.



Figura 3. Rappresentazione dell'attivazione della sottomisura 8.2 dei PSR 2016-2022 nelle Regioni italiane. In giallo le Regioni che non hanno attivato la sottomisura, in verde le regioni che hanno attivato la sottomisura, con il numero di bandi pubblicati (in verde scuro chi ha attivato la misura ma non ha pubblicato bandi).

Fonte: elaborazione CREA dai dati della Rete Rurale Nazionale.
 

Interventi previsti per l'agroforestry in Italia nella nuova programmazione 2023-2027

Come accennato, la nuova programmazione 2023-2027 incentiva l'impianto e la manutenzione dei sistemi agroforestali, attraverso le schede SRD05.03 "Impianto" e SRA28.03 "Sostegno per mantenimento" (Tabella 3).

Con il cambio di impostazione nazionale della nuova programmazione, l'intervento contempla in tutte le Regioni l'impianto sia di "sistemi silvoarabili" che "silvopastorali", con un'ampia gamma di opzioni, incluse consociazioni di colture e produzioni agricole e/o zootecniche con specie forestali autoctone, di antico indigenato o comunque di origine certificata, con numero di piante ammesso tra 50 e 250 per ettaro. Le superfici utilizzate possono essere impiegate per la sia produzione agricola che per il pascolo, nonché come frangivento e per la diversificazione ambientale.

In questa nuova programmazione, seppure presente un'attenzione particolare per l'agroforestry, non sembra evidente, finora, un aumento significativo di interesse da parte delle Regioni rispetto ai periodi precedenti. Infatti, l'intervento SRD05.3 per il sostegno all'impianto è previsto soltanto da 6 Regioni (Piemonte, Puglia, Sicilia, Toscana, Umbria e Veneto), e l'intervento SRA28.3 per il mantenimento degli impianti realizzati è previsto da sole 5 Regioni (Piemonte, Puglia, Toscana, Umbria e Veneto) (Tabella 3).

Ad oggi non è ancora disponibile l'informazione della dotazione finanziaria assegnata alle azioni degli interventi SRD05.3 e SRA28.03 dalle Regioni. Al fine di dare un reale peso e concreta attuazione agli indirizzi strategici nazionali e agli impegni internazionali, si auspica che nei prossimi 5 anni il rapporto tra la spesa effettiva rispetto ai finanziamenti programmati sia maggiore che in passato, e che altre Regioni decidano quanto prima di attivare questi due importanti interventi.

Considerazioni conclusive

Nonostante la rilevanza politica e le enormi potenzialità dei sistemi agroforestali, finora in Italia in entrambi i periodi di programmazione passati (2007-2013 e 2014-2022) le misure specifiche per l'agroforestry, espressamente dedicate a finanziare l'impianto e la manutenzione di tali sistemi per la durata di tutta la programmazione, sono state scarsamente considerate e largamente sottoutilizzate. 

Infatti, il quadro che emerge dall'analisi dei dati evidenzia che le misure indirizzate espressamente all'agrosilvicoltura, pur rappresentando un impegno a portare i principi dello sviluppo sostenibile nella produzione agricola, non hanno trovato interesse tra gli agricoltori e soprattutto non hanno voce e sostegno nelle organizzazioni di settore agricolo. 

Nonostante i sistemi agroforestali abbiano anche altri sostegni "indiretti", e le aziende in parte potrebbero aver finanziato la pratica tramite altre misure non espressamente dedicate, si rileva che in generale vi è una scarsa cultura e informazione sul tema. Vi è una ritrosia nel comparto agricolo all'adozione di tali pratiche, che troppo spesso vengono percepite come poco adatte alle esigenze produttive e alla meccanizzazione, e in parte onerose per gli elevati costi di impianto e l'eccessiva manutenzione, quindi come una perdita di reddito per il terreno occupato dagli alberi. 

In particolare, è evidente che in fase di programmazione c'è stato uno scarso interesse da parte delle Regioni nell'attivazione delle misure dedicate espressamente all'agroforestry, della pubblicazione dei bandi, e del dimensionamento delle misure in relazione ai fabbisogni territoriali specifici. A ciò si è aggiunto un mancato coinvolgimento dei potenziali beneficiari e delle rappresentanze di categoria, che non hanno incentivato gli agricoltori all'adozione delle misure attraverso una adeguata divulgazione. 

Infatti, oltre agli incentivi pubblici offerti, c'è senz'altro la necessità di valorizzare le opportunità dei potenziali incrementi produttivi della diversificazione colturale che offre un ritorno economico con la diversificazione del reddito. Inoltre, va evidenziato che a scala aziendale l'agroforestry contribuisce non solo alla fertilità del suolo, alla stabilizzazione microclimatica, alla tutela della biodiversità, al benessere animale, ma in generale è una opportunità di miglioramento dell'offerta di molti servizi ecosistemici, in particolare quelli funzionali alla produzione ecologicamente sostenibile di cibo e alla riqualificazione del paesaggio (Santiago-Freijanes et al., 2021).

Tra le criticità nell'attuazione delle misure, è importante sottolineare che all'interno della PAC vi è talvolta una contraddizione tra il I e il II Pilastro, e la misura sui sistemi agroforestali prevista dai PSR, potrebbe non aver incoraggiato la diffusione della pratica (Mosquera-Losada et al., 2022). Infatti, per esempio, sui seminativi non è consentita la presenza di piante arboree e/o arbustive ad una densità superiore a 50 (2007-2013) o 100 (2014-2022) piante arboree per ettaro, pena l'esclusione dal pagamento unico del I Pilastro. Si tratta evidentemente di una densità che può essere relativamente bassa, che non si concilia in maniera adeguata con l'idea di concepire i sistemi agroforestali anche a scopo di diversificazione.

In conclusione, data l'importanza strategica della tematica agroforestry e delle nuove politiche indirizzate alla produzione di cibo, che sia sostenibile e che riporti il territorio a caratteristiche di paesaggi ad alta diversità, è necessario cercare di favorire l'interesse per le opportunità che questa pratica offre. Ciò è possibile con una divulgazione efficace che migliori la conoscenza della tematica e dei suoi diversi benefici economici e ambientali, e con il maggior coinvolgimento dei potenziali beneficiari sin dalla fase iniziale di programmazione.

 

Bibliografia

 
 

A cura di
Rosa Rivieccio*



Maria Teresa Cappella*, Stefano Orsini*, Bruno Pennelli**, Antonio Pepe***, Raoul Romano*  
* CREA PB
** CREA AA
*** Comune di Napoli

 
 

PianetaPSR numero 123 aprile 2023