Bruxelles non cede: aiuti Pac solo agli agricoltori attivi. Una scelta necessaria, secondo la Commissione europea, che però non può dirlo apertamente, anche per correggere le distorsioni create con la riforma Pac del 2003 che, spezzando il vincolo tra la produzione agricola e il sostegno comunitario, ha aperto la strada a un progressivo abbandono del legame tra premi comunitari e produzione agricola, come ripetutamente denunciato dalla Corte dei conti Ue. La Commissione ha quindi espresso chiaramente l'intento di definire con maggiore chiarezza l'agricoltore in attività, proprio al fine di orientare il sostegno ai soli agricoltori attivi e garantire una risposta immediata alle critiche sollevate dalle relazioni della Corte dei Conti europea che hanno denunciato la presenza, tra i beneficiari degli aiuti Pac, di società industriali, di circoli di equitazione o perfino di campi da golf.
Il nodo principale della questione - in Italia, ma non solo - è che, a oggi, non esiste una normativa nazionale esplicita in cui il detentore di un diritto di pagamento è anche la persona che sostiene il rischio economico delle attività agricole svolte sul terreno dichiarato. Pertanto, il pagamento unico, non è necessariamente rivolto agli agricoltori attivi, o a coloro il cui principale interesse è l'attività agricola, bensì ad ogni titolare di diritti che possiede terreni ammissibili all'aiuto; questo fa sì che i reali percettori del pagamento unico continuano ad essere i proprietari fondiari (con l'unico vincolo del mantenimento dei terreni in buone condizioni agronomiche).
L'elaborazione dei sondaggi della prima Indagine Retebarometro mostra con chiarezza l'opinione dei produttori sulla questione: una percentuale del 61,3% degli intervistati si dichiara a favore della coltivazione e dell'allevamento come primo criterio per l'identificazione della figura di agricoltore attivo. Segue il principio dell'assunzione del rischio di impresa, che non smentisce la realtà dei fatti; i soggetti che realmente praticano attività agricola e che investono nella loro professione vogliono garantito il riconoscimento cui hanno diritto.
Allo stato attuale, orientare il sostegno verso i soli agricoltori in attività necessiterebbe di una rivisitazione completa del disaccoppiamento degli aiuti, e ciò è impensabile. Fino a quando i beneficiari del pagamento unico saranno tutti i titolari di diritti all'aiuto, detentori di terreni ammissibili, sarà impossibile limitare l'aiuto ai soli agricoltori attivi escludendo dal beneficio i cosiddetti sofa farmers.
La direzione seguita dalla Commissione è riportata nell'articolo 9 della proposta:
"Non sono concessi pagamenti diretti a persone fisiche o giuridiche, o ad associazioni di persone fisiche o giuridiche, se ricorre una delle seguenti condizioni:
(a) l'importo annuo dei pagamenti diretti è inferiore al 5% dei proventi totali ottenuti da attività non agricole nell'anno fiscale più recente, oppure
(b) le loro superfici agricole sono principalmente superfici mantenute naturalmente in uno stato idoneo al pascolo o alla coltivazione e se esse non svolgono su tali superfici l'attività minima stabilita dagli Stati membri a norma dell'articolo 4, paragrafo 1, lettera c). Superfici agricole sono principalmente aree mantenute idonee al pascolo o alla coltivazione e non è stata effettuata su tali superfici l'attività minima stabilita dagli Stati membri ai sensi dell'articolo 4 (1) (c).
Il paragrafo 1 non si applica agli agricoltori che hanno percepito pagamenti diretti per un importo inferiore a 5.000 EUR per l'anno precedente"
La soglia dei 5.000 euro è essenziale nel panorama agricolo italiano, caratterizzato in maggioranza da piccoli agricoltori che percepiscono dalla propria attività un reddito minimo. Uno sguardo al sostegno erogato come pagamenti diretti nell'anno 2009, suggerisce uno scenario che non ha bisogno di commenti: gli agricoltori che percepiscono importi inferiori a 5.000 euro rappresentano l'87,56 % del totale dei beneficiari dei pagamenti diretti e una fetta consistente di questa percentuale è rappresentata da agricoltori part-time che svolgono un ruolo importante nella tutela del territorio, della biodiversità e nel mantenimento della vitalità nelle zone rurali.
Il percorso per definire l'agricoltore attivo non è agevole, difficoltà confermate dal precedente tentativo per cercare di definire gli agricoltori professionali in base all'articolo 28 del regolamento (CE) n. 73/2009. I criteri plausibili presi in considerazione, tra cui la residenza presso l'azienda agricola o la presenza di macchine agricole, non sono risultati sufficienti né pertinenti; altri requisiti come la proporzione del tempo dedicato all'attività agricola, il capitale investito e l'esperienza pratica, hanno incontrato resistenze dal punto di vista dei controlli da attivare.
Così alla fine, nella stesura delle proposte di regolamento, per definire la figura di "agricoltore attivo", la Commissione Ue ha deciso di puntare su un criterio oggettivo e controllabile: la proporzione dei pagamenti diretti sul totale delle attività della persona fisica o giuridica. Ciò permette di effettuare i dovuti controlli a livello amministrativo, calcolando la percentuale di aiuto comunitario sul reddito globale sulla base delle dichiarazioni dei redditi presentate.
Tuttavia, l'applicazione di questo criterio, richiederebbe la costruzione di un nuovo sistema di controlli incrociati dei beneficiari. Nell'ottica della semplificazione, consapevoli che il legislatore italiano ha provveduto più volte a demarcare la figura dell'agricoltore, dal coltivatore diretto all'imprenditore agricolo professionale, nonché le società e le cooperative agricole, dove la prevalenza del reddito agricolo è già un pre-requisito per il riconoscimento, è forse superfluo proporre l'ennesima definizione.
L'orientamento seguito dalla Commissione rappresenta oggi una buona opportunità per professionalizzare il settore agricolo in Italia; favorendo l'aumento della competitività e garantendo nondimeno la tutela dei piccoli agricoltori e dei part-time, che continuerebbero a percepire un aiuto entro la soglia dei 5.000 euro. E forse è proprio questo a rendere consapevoli che stiamo procedendo nella giusta direzione!
Simona Romeo Lironcurti
PianetaPSR numero 3 - ottobre 2011