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CASE HISTORY

Grano da seme, risaia e tanta agroenergia

Filippo Sussi, laurea in economia, torna nei campi veronesi per fare l'agricoltore: spaccio aziendale per la vendita diretta, e con mais e triticale progetta un impianto di biogas 
 

Una laurea in economia alla Cattolica di Milano, poi praticante commercialista, per tornare infine a occuparsi a tempo pieno dell'azienda agricola di famiglia: 185 ettari a indirizzo cerealicolo, dove il vero protagonista è il riso naturalmente, Vialone Nano Igp e Carnaroli, tipico prodotto della zona. E'il percorso di studio e lavoro di Filippo Sussi, 37 anni, alla guida dal  2008 de Le Colombare a Nogarole Rocca, nella bassa campagna veronese ad una manciata di chilometri dalla città veneta. Tanti progetti ancora nel cassetto, ma tanto è già quello che il giovane imprenditore (è anche presidente dei giovani agricoltori veneti di Anga-Confagaricoltura, è riuscito a fare grazie alla sua preparazione economica e al sostegno dei finanziamenti dei Psr.
"Purtroppo si ritiene a torto che un'azienda agricola non necessiti di specifici studi economici, prediligendo quelli agronomici, dimenticando che la prima cosa che deve fare un'impresa è produrre reddito ed essere efficiente. Mi sono laureato a Milano e nel 2008 sono subentrato a mia madre nella gestione dell'azienda".
Un ritorno alle origini?
Sì, perché io sono nato a Verona. A Milano sono andato per fare un'esperienza in un'altra città e in un'università di un ottimo livello; ho lavorato poi per un breve periodo in uno studio di commercialisti a Venezia come praticante, anche se poi non ho fatto l'esame. Ho quindi deciso che era tempo di occuparmi dell'azienda di famiglia".
Un'esperienza di studi che le è tornata utile.
La mia è un'azienda di grandi dimensioni, per quello che è il panorama italiano, visto che la media nazionale è di 8 ettari; e devo dire che la laurea mi ha dato molti strumenti per affrontare questa sfida, soprattutto nell'analisi dei costi e nella gestione della burocrazia, che purtroppo richiede sempre più risorse.
Cosa significa oggi averei un'azienda che produce riso?
Molte soddisfazioni ma anche molto impegno. Per ora produciamo 6 mila quintali di riso grezzo, il risone, su una superficie di circa 95 ettari, effettuando una rotazione mais da granella per 2.500 quintali, frumento da seme per 1.600 quintali e soia per 1.000 quintali. Ovviamente, a seconda della rotazione le quantità variano, ma in genere ogni coltura investe una superficie di circa 20/25 ettari.
Su quali mercati vendete i vostri prodotti?
Siamo concentrati sul mercato locale, compreso il riso che viene acquistato dalle riserie veronesi. Dal punto di vista economico il riso che coltiviamo, con varietà di pregio come il Vialone Nano Igp e  il Carnaroli, attualmente riesce a mantenere i prezzi abbastanza remunerativi, ma la dinamica dei listini internazionali ci ha fatto capire purtroppo che bastano poche settimane per avere un crollo repentino delle quotazioni.
Avete difficoltà per quanto riguarda la manodopera nei campi?
Direi di no, utilizzo personale italiano fisso e non ho riscontrato particolari problemi  in questi anni. Le difficoltà, semmai, sono sul fronte del costo del lavoro, visto che dobbiamo sostenere spese davvero ingenti per assunzioni, contributi e sicurezza.
Avete usufruito dei Piani di sviluppo rurale. Com'è andata?
Sì, la prima domanda l'ho fatta appena mi sono insediato nel 2008 e non è stata finanziata. Ci ho riprovato nel 2009 e questa volta è andata in porto per un totale di  600 mila euro di investimenti finanziati al 40%. Una somma con cui ho previsto di ristrutturare due fabbricati aziendali per fare una riseria e uno spaccio di prodotti agricoli, ma anche per acquistare macchinari e un pò di attrezzature agricole. Mi sono mosso anche sul fronte energetico istallando tra il 2010 e il 2011 i pannelli fotovoltaici sui tetti. Ma non è finita qui. 
Vale a dire?
Ho deciso di ridurre quest'anno la superficie per la coltivazione del riso a 70 ettari, perché ho intenzione di costruire un impianto di biogas alimentato prevalentemente da mais e triticale. Mi piacerebbe fare anche un grande agriturismo allestendo altri fabbricati che ho in azienda, ma i fondi per poterlo realizzare si perdono in mille rivoli e non si riesce ad accedervi. Per ora utilizzo tre appartamenti per l'accoglienza.
Quali sono le maggiori difficoltà riscontrate sul fronte dei Psr?
Per quanto mi riguarda, poter entrare in graduatoria e quantificare i costi nella maniera più realistica possibile nel caso di operazioni di restauro. Inoltre ho trovato negativa come procedura quella di chiedere ai giovani un business plan per avviare un'impresa per avere i contributi ma non finanziare poi tutto il progetto. La logica dei punteggi per entrare in graduatoria poi mi sembra assurda: non ne ottieni se sei laureato in economia, come nel mio caso, mentre tutto ok se hai il diploma di perito agrario. Inspiegabile.
Crede nella vendita diretta?
Assolutamente sì. I lavori per lo spaccio li sto terminando ora e spero di essere  operativo per giugno, dove avrò anche un impianto per insacchettare il riso.
Progetti per il futuro?
Innanzitutto vedere in funzione il mio impianto di biogas, poi vendere tutto il mio riso attraverso lo spaccio, potenziare l'agriturismo, avere un'azienda moderna, all'avanguardia, ristrutturata e viva come lo era ai tempi di mio bisnonno. Ma per fare questo è necessario che la politica non metta in ginocchio l'agricoltura ma le
permetta uno sviluppo sostenibile nel vero senso della parola.

 
Sabina Licci

 
 
 
 

PianetaPSR numero 7 - febbraio 2012