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DIVERSIFICAZIONE

Ora l'agricoltore studia anche da chef

Corsi di cucina per promuovere prodotti locali, raccolta collettiva dei prodotti agricoli, percorsi guidati nei boschi: indagine Nomisma esplora gli obiettivi sulle attività connesse

Sono 108.000 le aziende agricole con altre attività remunerative oltre a quelle classiche in Italia, su un totale di circa 1.600.000 aziende. Ma l'incidenza delle attività non strettamente agricole sul valore complessivo della produzione agricola, se consideriamo anche il valore della produzione di energia rinnovabile gestita da agricoltori, raggiunge il 20%. Sono i numeri chiave che danno conto di una realtà, quella delle aziende multifunzionali, ormai affermata e in continuo sviluppo, vera e propria chiave di volta spesso per un giovane per decidere se restare o meno nel settore dell'agricoltura investendovi il proprio futuro.

Così cresce il peso economico della diversificazione

Incidenza % attività di diversificazione sul totale della produzione agricola
Fonte: elaborazioni Nomisma su dati Istat
 

E gli under 40 già impegnati in attività connesse sono quelli più propensi a valorizzarle ulteriormente in futuro, secondo un'indagine sulla multifunzionalità condotta dalla Rete Rurale Nazionale. Fra le tipologie di diversificazione economica, la vendita diretta risulta essere quella maggiormente presente nelle aziende che diversificano (75%) seguita dalla trasformazione delle produzioni (66%) e dall'agriturismo (60%). Proprio riguardo quest'ultimo recentemente l' Osservatorio nazionale per l'agriturismo ha approvato in sede tecnica i criteri di classificazione nazionale delle aziende agrituristiche. Il nuovo sistema di classificazione unitaria, che sarà inviato alla Conferenza Stato-Regioni per la definitiva approvazione, tiene conto non solo del livello di comfort della struttura ricettiva, ma anche delle caratteristiche dell'azienda e dei servizi che è in grado di offrire, in termini di valorizzazione dei prodotti tipici locali, del paesaggio e dei territori. Ma quali sono i fattori che facilitano, la realizzazione di attività diverse da quella agricola e come investirebbe in futuro chi già diversifica? Un'indagine Nomisma condotta su un campione di 1000 aziende agricole diversificate ha cercato di fare il punto sulla questione, e ne sono emersi particolari interessanti.
Al primo posto fra i "facilitatori" della diversificazione c'è l'"idea spontanea del conduttore" (25%) che però è seguita a ruota (col 20% e col 18%) dalla "presenza in aree a forte vocazione turistica" e dai "finanziamenti pubblici - Psr o altri". Un ruolo, quello dei fondi per lo sviluppo rurale, molto importante per lo sviluppo di un'agricoltura in linea con gli obiettivi della tutela dell'ambiente ed il mantenimento della qualità della vita nei territori rurali, fattori che hanno assunto un peso sempre maggiore tra le motivazioni che giustificano il mantenimento degli aiuti comunitari all'agricoltura, valorizzando la multifunzionalità dell'azienda agricola. Ma i dati più significativi forse riguardano le attività che secondo gli imprenditori intervistati potrebbero avere maggior successo in futuro: con il 42% i "Corsi di cucina per promuovere prodotti e tradizioni locali" stravincono questa "speciale classifica", seguiti a grande distanza da due altre tipologie legate al turismo rurale, quali i "percorsi guidati nei boschi/campi" (10%)e la raccolta collettiva dei prodotti agricoli (10%). I giovani, pur rientrando di base in questa classificazione, mostrano interesse anche per le attività di cura dei bambini e degli anziani, un'attività molto considerata anche dalle grandi aziende (in questo caso quelle con più di 40 ha). Un risultato, questo, certo influenzato dalla grande presenza dell'agriturismo fra le aziende intervistate, ma anche da una evidente richiesta dei consumatori, spinta dal sempre più frequente interesse che i media stanno riservando alla cucina e all'enogastronomia in genere. A questo si aggiunga che tutte le iniziative che hanno una forte vocazione urbano-rurale (vedi la raccolta collettiva dei prodotti) hanno un forte appeal sugli agricoltori, che giustamente ritengono strategico colmare il "gap" esistente fra città e campagna, e riconoscono l'importanza di quelle attività che creano una consapevolezza del lavoro agricolo fra i cittadini consumatori.

diversificazione e nuove frontiere

Un desiderio, questo degli agricoltori, che però rischia di non potersi coniugare sempre con un reale vantaggio economico: secondo Vittoria Brancaccio, Presidente di Agriturist, l'associazione di settore promossa da Confagricoltura e presente al convegno che ha presentato la ricerca, " il margine di guadagno rischia di essere davvero minimo, nel caso dei corsi di cucina, perché bisogna tener conto dei costi reali, degli stipendi di chi li tiene ecc."
Del resto però, occorre tener conto anche di altri fattori: è tutt'altro che sporadico il caso di aziende che riescono a fare tutto "in house" ammortizzando anche i costi grazie al coinvolgimento nelle attività aziendali di tutti i membri della famiglia. Una situazione che, all'interno del convegno, ha voluto ricordare anche Toni De Amicis, direttore di Campagna amica, parlando di "una realtà di tante microimprese in cui le realtà familiari possono essere valorizzate" e ricordando la necessità di attivare una rete materiale (oltre che web) di imprese, per sfruttarne le potenziali sinergie.
Secondo Giuseppe Gandin, presidente di Turismo Verde, "stiamo perdendo un grande patrimonio, quello della cucina contadina, che è la vera cucina italiana, e questo dei corsi  può sicuramente essere un mezzo per riscoprirla e valorizzarla".
Infine, un aspetto non secondario che la ricerca mette in luce, è anche la propensione all'innovazione da parte delle aziende. Se si guarda a due aspetti fondamentali, quello del marketing di prodotto e quello della informatizzazione, il 51% delle aziende vende prodotti con un proprio marchio aziendale, e il 61% ha un proprio sito internet.

 
 
 

Andrea Festuccia

 
 
 

PianetaPSR numero 7 - febbraio 2012