Nel 2012 siamo entrati nel penultimo anno di programmazione dello sviluppo rurale, e, nonostante i pagamenti continueranno fino al 2015, è già possibile tirare le somme sulla dinamica della spesa del secondo pilastro della Pac.
Il miglior modo per far questo è la valutazione degli originari obiettivi dello sviluppo rurale attraverso il raggruppamento della spesa per macro-politiche di intervento. Infatti, i Psr prevedono un menù di misure (44 per l'esattezza) molto eterogenee tra loro, alle quali sono assegnate risorse comunitarie da spendere in sette anni (2007-2013).
Il raggruppamento delle misure per Assi semplifica l'approccio ma nello stesso tempo risulta essere uno schema molto rigido, nel senso che determina la coesistenza di politiche diverse tra loro all'interno dello stesso Asse. Il raggruppamento delle misure attraverso l'individuazione di sette politiche di intervento, piuttosto che la loro suddivisione per Assi, riesce a dare un quadro più esplicativo e chiaro della spesa dei Psr allineando misure tra loro simili ed omogenee (grafico 1).
In effetti, la stessa proposta di riforma del regolamento per lo Sviluppo rurale 2014-2020 supera il vecchio approccio per Assi ed introduce analogamente sei priorità di intervento: 1) trasferimento delle conoscenze in agricoltura; 2) competitività dell'agricoltura e vitalità delle aziende; 3) organizzazione delle catene alimentari e gestione del rischio; 4) conservazione e miglioramento degli ecosistemi dipendenti dall'agricoltura; 5) transizione verso una low carbon economy; 6) sviluppo del potenziale occupazionale e sviluppo del territorio rurale. Ogni misura del Psr dovrà quindi essere associata a una o più priorità.
Analizzando le scelte di riparto delle risorse assegnate alle regioni secondo le politiche di intervento (tabella 1), risulta che il 32,6% delle risorse complessive (pari a 2.927 milioni di euro di quota Feasr) sono state destinate alle politiche agrombientali; seguono le politiche strutturali con il 28,2% (pari a 2.530 milioni di euro) e le politiche di diversificazione e qualità della vita con il 17,2%.
Le politiche forestali hanno avuto risorse corrispondenti all'11,2% delle assegnazioni dei Psr. Un'importante fetta di queste risorse sono andate alle regioni del centro Sud con 641 meuro complessivi (pari al 14,7%), mentre le regioni del centro Nord hanno dato più rilievo alle politiche agro ambientali a scapito di quelle forestali con soli 362 meuro assegnati (7,9%).
Tabella 1 - Riparto risorse programmate (FEASR)
Tabella 2 - La spesa dei PSR al 31 dicembre 2011 suddivisa per politiche di intervento
Al 31 dicembre del 2011 le risorse comunitarie erogate da inizio programmazione risultano pari a 3.312 meuro (corrispondenti a 6.577 meuro di spesa pubblica). Oltre il 50% di tali risorse (1.667 meuro) sono andate alle politiche agroambientali, mentre il 26,3% (872 meuro) è la quota riservata alle politiche strutturali.
A conti fatti, quindi, la maggior parte della spesa fin qui erogata (esattamente il 76,6% dei 3.312 di quota Feasr erogata) ha riguardato quasi esclusivamente queste due politiche.
Seguono, a distanza, i finanziamenti per le politiche forestali con l'8,4% (279 meuro), le politiche sulla diversificazione, qualità della vita e Leader con il 6,7% (221 meuro) e le politiche per il ricambio generazionale con il 5,6% (185 meuro) (tabella 2 e grafico 2).
L'avanzamento finanziario dei PSR a fine 2011 si attesta intorno al 37,3% pari ad oltre un terzo della spesa complessivamente assegnata.
L'avanzamento delle politiche dello sviluppo rurale (grafico 3) mostra un netto predominio delle politiche agroambientali che hanno ormai superato il 56% delle risorse loro assegnate nei sette anni di programmazione comunitaria.
Seguono le politiche di ricambio generazionale con il 47% di avanzamento (ma con minori risorse assegnate), le politiche propriamente strutturali con il 34,4% e le politiche forestali con un avanzamento del 27,8%. Molto distanti si collocano le politiche riguardanti la formazione con il 16,8% di avanzamento e le politiche della diversificazione, qualità della vita e Leader (Assi 3 e 4 con ingenti risorse destinate) con un avanzamento del 14,3%. Fanalino di coda sono le politiche della qualità delle produzioni e dei prodotti con una avanzamento del 9,5%.
Dopo cinque anni dall'avvio della programmazione 2007-2013, l'analisi attraverso le sette politiche di intervento mostra un andamento della spesa nei PSR molto polarizzata ed orientata verso i consueti canali del breve termine a scapito degli obiettivi di lungo termine, che politiche più impegnative e complesse potrebbero favorire.
Ciò denota una necessità di cambiamento nel modo di "fare spesa" nei PSR orientandola verso interventi capaci di fornire strumenti utili al superamento delle sfide future. Sfide rappresentate da un maggior orientamento al mercato - sempre più competitivo ed aperto a prodotti extra UE - da una elevata volatilità dei prezzi, a cui si associa un basso potere contrattuale delle imprese produttrici, e da una elevata pressione sui redditi agricoli dipendenti da contributi pubblici.
Questi ultimi a loro volta diventeranno sempre più uniformati e livellati, incapaci di remunerare adeguatamente l'elevato valore delle produzioni italiane, trasformandosi in una rendita fondiaria a vantaggio dell'agricoltura continentale rispetto a quella mediterranea.
Luigi Ottaviani
IL VIAGGIO NELLE REGIONI:
PianetaPSR numero 8 - marzo 2012