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Multifunzionalità
 

Piano castanicolo, in dote un milione di euro

L'obiettivo è rivitalizzare la filiera e fronteggiare le emergenze fitosanitarie: primi finanziamenti ai progetti per lo sviluppo di insetti antagonisti della vespa cinese (cinipide)

Un Piano Nazionale per rilanciare il settore castanicolo italiano, fronteggiare la grave emergenza fitosanitaria con cui è alle prese il settore e recuperare un'importante fonte di reddito per molte aree rurali e montane del paese. Il Piano castanicolo, approvato nel 2010 nell'ambito del Tavolo del settore castanicolo, istituito dal Ministero su sollecitazione dell'Associazione Nazionale Città del Castagno, è frutto del confronto tra tutti i rappresentanti ed esperti nazionali del mondo castanicolo e i rappresentanti delle istituzioni regionali.
Con una prima dotazione finanziaria di oltre 1 milione di euro, l'obiettivo principale del Piano Nazionale di Settore è lo sviluppo competitivo, sostenibile, integrato e multifunzionale del settore castanicolo italiano attraverso la valorizzazione dei prodotti castanicoli. Infatti, il castagno è ampiamente diffuso lungo la penisola. Sono individuabili realtà estremamente differenziate dal punto di vista della dotazioni delle risorse, delle caratteristiche strutturali ed economiche della filiera castanicola, del grado d'integrazione tra le componenti della filiera e del loro collegamento con il contesto socio-economico circostante, della qualità del tessuto socio-istituzionale locale e del grado di sviluppo del sistema extra-agricolo.
Esistono però delle caratteristiche comuni nella castanicoltura italiana che spiegano il lento ma costante declino della produzione: localizzazione alta collina-montagna, crescente senilizzazione dei conduttori, piccola dimensione aziendale, basso livello d'istruzione, crescente disattivazione aziendale. Dal punto di vista fitosanitario molti impianti, pur sopravvissuti ai devastanti attacchi di cancro corticale (Endothia parasitica), restano soggetti ai periodici ritorni del mal dell'inchiostro (Phytophthora cambivora e P. cinnamomi) difficile da combattere. Ai noti insetti parassiti dei frutti (balanino, cidie) si è recentemente affiancato il cinipide galligeno (vespa cinese), che danneggia pericolosamente la vegetazione e la fruttificazione delle piante.
L'estensione delle infestazioni del cinipide alla quasi totalità del territorio italiano sta già mettendo a dura prova la produzione castanicola italiana, mentre si attende che la normativa vigente venga presto modificata, sia per togliere sanzioni non più motivate, sia per agevolare l'applicazione di efficaci metodi di lotta e la ripresa commerciale dei vivai.
Nonostante questo, l'Italia è tra i principali produttori ed esportatori mondiali di castagne (Castanea sativa Miller). La filiera castanicola italiana è costituita da pochi operatori che trasformano e commercializzano il prodotto sui mercati nazionali ed esteri, da un'offerta frammentata costituita da aziende di piccole dimensioni e dalla presenza di numerosi intermediari tra la produzione e il consumo. Tale struttura si riflette sia sul prezzo alla produzione (poco remunerativo) che su quello al consumo (troppo elevato), mentre pregiudica la costanza degli approvvigionamenti, in qualità e quantità, e la lavorabilità del prodotto fresco.
In questo contesto, gli operatori commerciali importano prodotto estero al fine di stabilizzare la capacità d'offerta sia dal punto di vista quantitativo che qualitativo. I casi di successo mostrano la necessità di politiche che portino ad una redistribuzione del valore aggiunto tra gli operatori della filiera che permetta ai produttori la remunerazione adeguata dei fattori di produzione. L'adozione di approcci di tipo integrato e partecipato da un lato e di politiche di sostegno all'associazionismo tra produttori dall'altro, potrebbero migliorare le prospettive della castanicoltura italiana.
In particolare, per garantire efficacia e qualità della spesa, tenuto conto anche delle limitate risorse finanziarie, il Piano di settore prevede l'adozione di un approccio integrato e partecipato attraverso il finanziamento di Progetti integrati di filiera a carattere pilota e il coordinamento degli interventi previsti nei PSR e nelle altre politiche regionali. Tenuto conto della multifunzionalità delle aziende castanicole, il Piano considera la competitività del settore anche in una logica territoriale e non solo puramente aziendale.
Nel mese di giugno del 2011,  il Ministero ha tracciato le linee guida per l'attuazione del Piano. La discussione in seno al Tavolo è stata dominata dal problema contingente ed urgente della lotta biologica alla vespa cinese. Pertanto, le azioni prioritarie approvate sono state le seguenti: 1) Costituzione dei Centri di moltiplicazione di un insetto antagonista della vespa cinese nei territori regionali; 2) potenziamento del Centro di moltiplicazione presso l'Università di Torino; 3) Sviluppo di linee guida di ricerca; 4) supporto di Inea e delle associazioni del castagno nazionali.
Tenuto conto dell'urgenza, il Ministero ha messo a disposizione un contributo di 1 milione di euro per il finanziamento delle prime due azioni. Il contenuto delle altre azioni è, invece, in fase di discussione in seno al Tavolo. Tuttavia, nel caso queste ultime dovessero essere discusse e approvate in tempi brevi, in modo da poter accompagnare l'attuazione della costituzione dei centri di moltiplicazione nei territori regionali, le associazioni castanicole giocherebbero un ruolo di attori principali dell'attuazione del Piano valorizzandone il loro legame con le realtà locali.
Il Piano castanicolo rappresenta un primo importante risultato per il rilancio di politiche pubbliche per il settore. Si tratta infatti del primo piano nazionale ed europeo per il settore. Tuttavia, si tratta solo di un primo passo. L'esperienza italiana può essere estesa ed allargata agli altri paesi europei in modo da portare all'attenzione della Commissione europea dei problemi comuni della castanicoltura.

 
 

Tatiana Castellotti

 
 
 

PianetaPSR numero 8 - marzo 2012