Home > Pianeta Rurale > Europa > L'ortofrutta cerca un centro di stabilità permanente
STRATEGIE ANTICRISI

L'ortofrutta cerca un centro di stabilità permanente

Il punto per il rilancio del settore in un convegno a Bologna - Importanti novità attese dalla riforma Pac, intanto è in arrivo il regolamento che alza i prezzi di ritiro dei prodotti
foto ortofrutta

Bisognerà aspettare il prossimo Comitato di gestione del 18 giugno per conoscere i cambiamenti che la Commissione intende apportare alla normativa comunitaria sull'ortofrutta. È stata rinviata infatti a quella data (dopo essere già slittata dal Comitato di gestione del 3 maggio a quello del 22 maggio) la presentazione delle modifiche che, stando alle anticipazioni del Commissario Ciolos, dovrebbero riguardare importi dei prezzi di ritiro, ritiri per beneficienza e prezzi di entrata degli ortofrutticoli.
Un nuovo regolamento, poi la riforma Pac. Intanto il Ministro delle politiche agricole Catania ha già anticipato i possibili contenuti del regolamento di modifica. Lo ha fatto intervenendo in conclusione dell'incontro "Ortofrutta: Nuovi strumenti per la stabilità del settore", promosso dalla Regione Emilia-Romagna e tenutosi il mese scorso.
Il provvedimento dovrebbe prevedere un aumento dei prezzi di ritiro dei prodotti ortofrutticoli e l'orientamento a creare, secondo le intenzioni espresse da Ciolos, un doppio livello di prezzi (sempre superiori all'attuale), con valori più alti per il prodotto che andrà verso il circuito della beneficenza, finora sfruttato marginalmente. Inoltre dovrebbero essere introdotte notevoli semplificazioni proprio nel meccanismo della distribuzione gratuita/beneficenza, strumento che evidentemente si mira a potenziare.
Nella prospettiva del negoziato sull'Ocm, all'interno della riforma Pac post-2013, bisognerà comunque creare un meccanismo di ritiro dei prodotti nella situazione di crisi più rapido e performante di quello attuale. Quanto al meccanismo assicurativo e dei fondi mutualistici, il loro finanziamento nei Psr finirebbe per penalizzare le regioni dove la mentalità assicurativa è più avanzata, come l'Emilia-Romagna, e dove quindi assorbirebbe risorse ingenti. Per questo, ha sottolineato il ministro, si è chiesto di poter gestire a livello centrale, per tutta l'Italia, misure come queste.
I rapporti con la filiera. Il ministro si è anche soffermato su due nodi attorno a cui ruotano le difficoltà del settore, evidenziando la crucialità dell'andamento dei consumi e dei rapporti della produzione con la filiera. Rispetto al primo, bisogna indagare le cause della tendenza non positiva dei consumi e reagire. Le piste da seguire sono due: da un lato un problema di produzione (alcuni segmenti del comparto non hanno portato sul mercato un prodotto rispondente alle aspettative del consumatore) e dall'altro un problema di distribuzione (la Gdo, che ha conquistato una fetta di mercato sempre più ampia, porta sul mercato prodotto di qualità non ottimale).
Quanto al secondo nodo, il ministro ha puntualizzato anche in questo caso due criticità: quella dovuta a eccessi ricorrenti di offerta e quella legata alla riduzione storica, progressiva, della quota di valore che resta alla produzione. Gli eccessi di offerta, rischio a cui il comparto si presta per natura (ad esempio in relazione all'andamento climatico), evidenziano comunque un problema che riguarda la produzione, chiamata a chiedersi cosa fare per governare i valori. Finora le risposte sono state inadeguate. L'iniziativa sulla pera (tentativo di un creare organismo interprofessionale) va nella direzione giusta. L'articolo 62 cerca comunque di affrontare almeno il problema, ma sarà fondamentale il modo in cui la produzione reagirà, in particolare in termini di capacità di raggrupparsi in modo unitario e organizzato.
Rilancio in cinque mosse.
Ma l'incontro di aprile ha avuto essenzialmente il ruolo di piattaforma per la presentazione, da parte dell'Emilia-Romagna, i cinque proposte di rilancio dell'ortofrutticoltura, dopo un decennio problematico, contrassegnato da crisi di mercato sempre più ravvicinate (particolari quelle del 2009 e 2011) e dal calo dei consumi. A prendere l'iniziativa è stato l'assessore regionale all'Agricoltura, Tiberio Rabboni, che ha sollecitato una riflessione sulla regolazione dell'immissione del prodotto sul mercato e sugli elementi che possono concorrere a stabilizzare la redditività. In quest'ottica, il futuro del comparto passa attraverso il miglioramento qualitativo e la concentrazione dell'offerta, ma anche attraverso l'ottimizzazione del rapporto con il mercato.
Le cinque azioni proposte sono: l'autogoverno della produzione in relazione alla domanda; l'utilizzo dei fondi mutualistici per assicurare il reddito dei produttori, previsti dalla riforma della Pac; un fondo autofinanziato per destinare una quota di produzione all'apertura e all'ampliamento di nuovi mercati; una buona applicazione dell'art. 62 previsto nel Dl liberalizzazioni e una revisione del meccanismo dei ritiri di prodotto eccedenti in funzione della prevenzione e gestione delle crisi di mercato.
La capacità del comparto di autogovernare la produzione in relazione alle dinamiche della domanda, regolando l'immissione del prodotto sul mercato, si realizza - secondo Rabboni - attraverso il buon funzionamento degli Organismi interprofessionali, per raccordare preventivamente e pariteticamente produzione, trasformazione e commercializzazione, ma anche tramite accordi privati di commercializzazione tra le principali imprese del comparto. Ovviamente, ha sottolineato l'assessore, uno strumento non esclude l'altro.
Il primo nodo da sciogliere, a questo proposito, è l'interprofessione, che dovrebbe consentire l'autogoverno dei rapporti di filiera; un tema, questo che si pone soprattutto a livello nazionale. Anche a livello regionale, tuttavia, si sta lavorando. L'anno scorso l'Emilia-Romagna ha infatti riconosciuto l'Associazione Distretto del Pomodoro da Industria - Nord Italia, in quanto organizzazione interprofessionale interregionale. La Regione ha inoltre gettato la basi per la costituzione di un organismo interprofessionale delle pere, di cui rappresenta il principale produttore in termini di superfici e valori. Con Lazio, Piemonte e Veneto è stata sondata inoltre la possibilità di un'organizzazione interprofessionale del kiwi. Per le restanti produzioni, invece, a partire da pesche e nettarine, l'Emilia-Romagna sollecita un'azione nazionale.
I fondi mutualistici per l'integrazione del reddito aprono una riflessione sulla riforma della Pac, che ne dovrebbe prevedere il finanziamento nell'ambito del Psr, con le limitazioni fortissime all'accesso che ne conseguono, perché le risorse sono limitate e vi si attingerà con bandi pubblici, determinando distorsioni inaccettabili tra le imprese dello stesso comparto. Rispetto alla gestione delle crisi, l'esperienza dimostra l'inefficacia dei ritiri del prodotto eccedentario, come forma di prevenzione e quindi la necessità di riformare lo strumento.
Quanto all'applicazione dell'art. 62, in particolare rispetto all'obbligo dei contratti scritti di fornitura, ai tempi di pagamento e al divieto di pratiche commerciali scorrette, l'assessore lo ha considerato un'occasione storica per il settore ortofrutticolo, per migliorare le relazioni di mercato e la trasparenza. Il pagamento a 30 giorni delle produzioni deperibili riduce di almeno 30 giorni la tempistica attuale, e vale oltre 250 milioni di euro in più di liquidità e 30 milioni di euro in meno di oneri finanziari. È necessario inoltre che la politica degli sconti e i servizi attinenti la fornitura, oggi scaricati sul produttore senza uno specifico contratto, vengano inseriti nella fatturazione del prodotto in modo chiaro e simultaneo alla vendita. Bisognerà smentire - ha concluso - chi dice che il provvedimento è inapplicabile. Per questo diventa importante la fase dei decreti applicativi.
Appello all'aggregazione. L'incontro si è chiuso con un appello del ministro Catania all'aggregazione dell'offerta, perché su questa si gioca la partita più importante. Dalla riforma usciranno infatti rafforzati tutti gli strumenti di aggregazione dell'offerta. "Bisogna crescere senza steccati ideologici, ha concluso il ministro. Non c'è una formula sola per l'aggregazione dell'offerta, ce ne possono essere moltissime. Non è necessariamente l'Op né la cooperazione la risposta a tutto. Bisogna sperimentare anche forme associative nuove. Importante è calarsi nel sistema in cui si opera".

 
 
 
 

Franca Ciccarelli
f.ciccarelli@ismea.it

 
 

PianetaPSR numero - 10 maggio 2012