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Spesa PSR

Con la crisi l'uso dei fondi Ue non è un optional

Le risorse comunitarie rappresentano un serbatoio finanziario da finalizzare al meglio per lo sviluppo delle aree rurali - Nel primo trimestre la spesa ha tenuto, ma il Sud è in frenata

Le misure di austerità previste, in assenza di crescita e rilancio economico, rischiano di mettere in pericolo sia il risanamento dei conti pubblici che la coesione economica e sociale. L'efficiente e chiaro utilizzo dei fondi europei può, da questo punto di vista, rappresentare un'opportunità da non lasciar sfuggire.
Essi rappresentano una vera e propria "boccata di ossigeno" in questo periodo in cui la spesa pubblica è severamente vincolata dal cosiddetto "fiscal compact" con le sue regole "d'oro" sulla stabilità e pareggio di bilancio e conseguenti sanzioni per chi le violi.Il governo Monti ha presentato la settimana scorsa la seconda fase del Piano Sud (Piano di Azione e coesione) che riprogramma risorse comunitarie per 2,3 miliardi di euro, che altrimenti rischiavano di tornare indietro al mittente, spostando le somme da fondi sottoutilizzati o allocati su interventi inefficaci ed obsoleti verso progetti innovativi di protezione sociale e di promozione delle iniziative imprenditoriali.

 

Nasce, inoltre, l'idea di istituire una cabina di regia nazionale che sia in grado di operare al fianco degli enti locali per cercare di favorire l'utilizzo concreto delle risorse comunitarie. Ma riprogrammare la spesa inefficiente significa, in primo luogo, individuare le voci  la cui spesa risulta bloccata e varare per tempo misure correttive. Del resto, il monitoraggio dei fondi consente di controllare e verificare se le politiche messe in atto sono sufficienti a garantire gli obiettivi di spesa stabiliti dall'Unione europea.
Sul fronte agricolo, relativamente al Fondo per lo Sviluppo rurale, questi obiettivi sono scanditi dagli impegni di bilancio pluriennali ripartiti nei sette anni di programmazione (2007-2013) e destinati a ciascun Programma di sviluppo rurale (Psr). Nel 2010 gli impegni di spesa previsti ammontano a un miliardo e 220 milioni di euro, di cui 610 milioni destinati alle regioni convergenza. Queste sono le ingenti somme da dover spendere in questa annualità 2012 per non incappare in un dannoso disimpegno delle risorse comunitarie. Dopo l'exploit registrato alla fine dello scorso anno, il primo trimestre registra una spesa pari 175 milioni di euro di fondi comunitari corrispondenti a 371 milioni di euro di somme totali erogate sul territorio nazionale. In particolare, il mese di marzo mostra un progresso rispetto ai due mesi precedenti con i 145 meuro di spesa pubblica contro i circa 110 meuro rendicontati nei mesi, piuttosto fiacchi, di gennaio e febbraio.  I conti si allineano, anche se leggermente inferiori, a quelli del primo trimestre del 2011 che segnavano una spesa complessiva di 400 meuro (192 meuro di quota FEASR). Purtroppo si registra un arretramento delle regioni del Sud che portano a rendiconto solo 44 meuro di quota FEASR contro i 130 meuro delle Regioni competitività. 
 

L'ammodernamento delle aziende agricole è la voce di spesa più consistente nel trimestre con 40 meuro dichiarati, gran parte dei quali (33 meuro) destinati al centro-nord. Il centro sud fatica a recuperare risorse per favorire politiche di investimento aziendale. Tale rallentamento, secondo gli osservatori, sconta anche le difficoltà imputabili, spesso, al problema dell'accesso al credito da parte delle imprese che blocca gli investimenti nel settore. A ciò si aggiunga che la spesa del trimestre sta scontando gli anticipi sugli investimenti concessi nel ultimo trimestre dello scorso anno. Per quanto riguarda i pagamenti agro-ambientali la quota rendicontata dalle regioni  centro-nord è pari a 32 milioni di euro mentre le regoini del centro-sud presentano pagamenti per soli 3 milioni di euro.  Ad ogni modo, va anche ricordato che le regioni del sud solitamente concentrano i pagamenti per l'agroambiente verso fine anno, a scapito dei trimestri iniziali.L'Asse 3 cerca di recuperare la distanza accumulata con un avanzamento sul totale stanziato pari al 17%. La misura 311 diversificazione delle attività non agricole, incentrata sul miglioramento delle strutture rurali e la fruibilità dei territori (agriturismo), presenta una spesa pari a 9,42 milioni di euro di cui 6 milioni destinati al nord e 3,5 milioni al centro-sud.La misura 123, che finanzia le iniziative volte all'ammodernamento ed al miglioramento dell'efficienza nella lavorazione, trasformazione e commercializzazione dei prodotti, registra una spesa comunitaria di circa 20 milioni di euro, di cui 11 milioni dalle regioni centro-nord e 9 milioni dalle regioni del centro-sud.

 

La distanza tra il nord e il sud registrata in questo trimestre diventa evidente nella spesa per le zone svantaggiate dove 9,6 milioni di euro sono assegnate alle regioni settentrionali e appena 1,3 milioni di euro alle regioni obiettivo convergenza.
Visto che siamo solo al primo trimestre, c'è tempo per recuperare un passo più spedito nell'avanzamento della spesa ce n'è. Ma è chiaro che, in un contesto economico così difficile, le regioni, soprattutto quelle dell'obiettivo convergenza, non devono lasciar sfuggire questa opportunità di sviluppo e crescita rappresentata dai fondi comunitari. Come ribadito dal presidente del Consiglio, Mario Monti,  l'Europa non deve essere percepita come solo rigore, ma come spazio di opportunità ed equità, che sostiene l'impegno per il miglioramento del paese; pertanto, l'utilizzo efficiente dei fondi comunitari percepito dai cittadini può essere la migliore risposta alle proteste e al malcontento diffuso in questo tempo di crisi.

Luigi Ottaviani
l.ottaviani@ismea.it

 
 
 
 

PianetaPSR numero 10 - maggio 2012