PianetaPSR
MARKETING TERRITORIALE

Se il Parco naturale diventa marchio collettivo

Così le aree protette possono dare valore aggiunto alla qualità dei prodotti agroalimentari: dall'Adamello  a Porto Conte, dal Lazio all'Abruzzo la road map delle esperienze pilota

Da oltre due decenni, la rinnovata attenzione nei confronti delle tematiche ambientali (movimento dei Verdi negli anni '80, produzioni biologiche dall'inizio degli anni '90,...) ha fatto si che l'ambiente e il paesaggio fossero percepiti dai cittadini come una risorsa da tutelare e tramandare quale patrimonio alle generazioni future. Un approccio che ha favorito la sensibilità al tema della conservazione della natura, anche in un confronto con la presenza dell'uomo che deve garantire la "qualità della gestione" degli ambienti protetti.
Così i Parchi naturali, attraverso l'azione degli Enti Parco, non solo devono promuovere la qualità delle aree protette, ma anche fornire strumenti per valorizzare i prodotti delle aziende agricole e zootecniche che operano sul loro territorio, al fine di comunicare e promuovere ai cittadini i servizi più complessivamente espressi nel contesto territoriale di riferimento.
La legge 6 dicembre 1991 n. 394 "Legge quadro sulle aree protette", nell'ambito delle iniziative per la promozione economica e sociale sostiene, tra l'altro, interventi sui servizi turistico-naturalistici, sulle attività tradizionali artigianali e agro-silvo-pastorali.
La creazione di un marchio di qualità proprio di un parco, da assegnare ai fornitori di prodotti e servizi locali, rappresenta una via alternativa alla più classica valorizzazione tramite certificazione di prodotto (rispondenza del bene a norme specifiche, caratteristiche tecniche e intrinseche) o di sistema (rispondenza dell'azienda e dei processi produttivi a norme tecniche, organizzative e gestionali). Al primo gruppo appartengono anche i prodotti a qualità regolamentata a livello comunitario, come DOP o IGP, che presentano anche una o più fasi di produzione/trasformazione/elaborazione eseguiti in uno specifico ambito territoriale, definito nel disciplinare di produzione.

tabella- i numeri dei parchi naturali italiani

Con un "marchio di qualità del parco" ogni sistema locale è chiamato a rendere visibili i servizi peculiari che è in grado di offrire, mettendo in pratica anche quelle che comunemente vengono definite azioni di marketing territoriale. Pertanto si parla dei parchi naturali, siano essi nazionali, regionali o di altro tipo, come nodi cruciali di sistemi tesi a promuovere in primis il territorio, spesso in collaborazione con istituzioni ed enti locali come le Comunità montane.
Ne è un esempio il marchio collettivo d'area "Parco dell'Adamello" (Breno - Brescia), che ha l'obiettivo di migliorare la qualità ambientale, sociale ed economica delle risorse e dei processi produttivi dell'area. Ciò avviene grazie alla possibilità per i consumatori di identificare il prodotto o l'attività propria dell'area, favorendo quella differenziazione che per gli imprenditori agricoli e forestali, del turismo e dell'artigianato, soprattutto se piccoli, rappresenta una potenziale carta vincente. Approfondendo il "Regolamento d'uso" per la concessione del marchio, si scopre che i soggetti che richiedono l'uso del marchio devono, tra l'altro, tenere comportamenti conformi alle politiche territoriali del Parco, impegnarsi a partecipare a programmi di promozione facenti riferimento all'Ente parco e aderire al sistema di tracciabilità ed autocontrollo interno, oltre ovviamente alle regole d'uso del logo riferibile al marchio di qualità del parco.
In centro Italia il Parco nazionale del Lazio, Abruzzo e Molise ha promosso un marchio di qualità plurisettoriale come elemento anche di richiamo per il cosiddetto ecoturismo, attraverso cui poter offrire impulso economico e sociale alle collettività locali, propedeutico anche alla costruzione di "reti" sul territorio. Si tratta di uno strumento che agisce anche per rinnovare quella multifunzionalità agricola di cui si è parlato molto negli ultimi anni, nonché l'identità del prodotto/servizio offerto dal marchio.
Infine un salto in Sardegna, dove il Parco naturale di Porto Conte ha un proprio marchio di qualità ambientale "Rete dei parchi della Sardegna e della Corsica": un focus, quindi, più sui comportamenti sostenibili nei confronti dell'ecosistema e del paesaggio, oltre che dei processi di produzione e trasformazione. Inoltre è stata elaborata una pubblicazione dove viene spiegato il perché di un marchio ambientale per un'attività economica dentro un'area parco, quali i vantaggi e le ricadute sul territorio.
Dopo la concessione del Marchio, è importante come gli operatori che ne fanno richiesta siano tenuti ad esporlo bene in vista, in modo che anche visitatori e turisti possano informarsi sulle norme che vengono rispettate in una determinata azienda, con il valore aggiunto che ne consegue.
I marchi dei parchi certificano quindi non solo la provenienza e la qualità dei prodotti, ma anche la volontà e l'impegno degli operatori di quella che potremmo chiamare la "filiera parco", per salvaguardare e conservare i segni e le tradizioni dei secoli di agricoltura che hanno costruito il paesaggio del parco, e in esso devono garantire una produzione agroalimentare compatibile con le specificità descritte nella Carta della Qualità, il documento in cui si descrivono i principi che sono alla base dell'utilizzo del marchio stesso.

 
 
 
 

Francesco Serafini
f.serafini@ismea.it

 

PianetaPSR numero 10 - maggio 2012