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RIFORMA PAC

Aiuto omogeneo più equo se diversificato per colture

L'Italia cerca alleanze per limitare gli effetti negativi del flat rate: più flessibilità per livellare gli attuali squilibri, senza staccare la spina a interi settori produttivi 
grafico 1. Agricoltore con un titolo al 2013 di 400/ha

Alla vigilia della tornata finale del negoziato sulla riforma Pac, l'obiettivo è di limitare il più possibile gli effetti negativi di un aiuto omogeneo per tutte le colture italiane, in particolare in alcuni comparti agricoli: l'aiuto disaccoppiato è il principale sostegno al reddito per gli agricoltori europei e deve risultare perciò efficace e in grado di garantire un equo sostegno alle agricolture dei Paesi Ue.
Il raggiungimento di un aiuto omogeneo, così come proposto dalla Commissione, è alquanto penalizzante per il nostro Paese. A favore di ipotesi alternative, gioca l'alto grado di dipendenza del settore agricolo dal sostegno europeo, che renderebbe maggiormente produttiva la scelta di un calcolo dei diritti all'aiuto basato su una corretta valutazione circa le condizioni in cui è svolta l'attività agricola nelle diverse regioni. Una questione altrettanto rilevante è la necessità di adattare i pagamenti in maniera appropriata, sulla base ad esempio di criteri obiettivi, per rispettare le differenze presenti in molti Paesi Ue riferibili alla tipologia di terreni; posizione, quest'ultima, sostenuta tra l'altro dal Copa-Cogeca.
La proposta della Commissione consente agli Stati membri di mantenere una componente storica dei titoli all'aiuto, nel periodo transitorio fino al 2019; data in cui, come è noto, tutti i diritti all'aiuto dovranno avere lo stesso valore in una determinata regione. Per chiarire questo meccanismo, si veda il grafico 1, che illustra un esempio di convergenza, partendo da un titolo storico di 400 euro/ha.

 
grafico 2
grafico 3
 
 

Il periodo transitorio facoltativo, che consente la scelta di un abbandono graduale dei titoli storici,  è un approccio semplicistico e poco efficace per alcuni Paesi come l'Italia, perché non tiene conto del diverso margine lordo e dei differenti costi di produzione agricoli. Una convergenza, così come proposta, non appare coerente con gli obiettivi PAC, in sostanza un approccio di tipo "flat-rate" spingerebbe una capitalizzazione dei pagamenti diretti nel valore dei terreni (vendita e affitto).
Si dovrebbe trovare una soluzione adeguata, alla luce del principio di sussidiarietà, che consente agli Stati membri di evitare un flat-rate al termine del periodo transitorio di convergenza.
A tale scopo si è pensato a soluzioni di diversa portata, ciascuna da inserire in un contesto adeguato, all'interno di misure ad hoc da presentare come possibili alternative allo status quo.
Una prima riflessione riguarda la possibilità di diversificare il valore dei titoli all'aiuto per la superficie agricola identificata come pascolo permanente e colture permanenti nel 2011 (una sorta di articolo 49 del regolamento (CE) N. 73/2009).
In tal caso, andrebbe inserito un paragrafo nell'art. 22, che consente agli Stati membri di diversificare il valore dei diritti. Lasciando agli Stati membri facoltà di determinare, secondo criteri oggettivi e non discriminatori e all'interno del massimale regionale (articolo 20 della proposta), valori unitari diversi per i diritti all'aiuto da assegnare agli agricoltori di cui all'articolo 18:

  • per ettari coltivati a seminativo, alla data fissata per le domande di aiuto per il 2011 e/o;
  • per gli ettari destinati ai pascoli permanenti alla data fissata per le domande di aiuto 2011 e/o;
  • per le colture permanenti, alla data fissata per le domande di aiuto per il 2011.
 
grafico 4

Sostengono la presente argomentazione, i risultati di un'analisi compiuta su tre componenti: il livello dei diritti storici per ogni coltura derivanti dal processo di disaccoppiamento precedente, il margine lordo per ciascuna coltura (dati Rica) e il livello di un aiuto regionale forfettario al 2019, che è uguale a 280€/ha, compresi i 180€/ha del pagamento di base e i 100€/ha di greening.
Questa ipotesi prevede una diversificazione basata su tre differenti valori dei titoli: permanent crops 540€/ha; arable land 270€/ha e permanent pasture 170€/ha. Stabilito il valore dei titoli e una componente fissa di greening, pari a 89€, il pagamento di base risulterebbe ripartito come illustrato nel grafico 2.
Come è illustrato nel grafico 3, il margine lordo e i costi di produzione si differenziano in base alla tipologia di terreno.
Un'altra alternativa riguarda la possibilità di mantenere al 2019, a periodo transitorio concluso, un parziale collegamento con la componente storica del valore dei titoli; ovverosia viene proposto un tunnel (+ oppure - 20%) del valore dei diritti, dove il valore dei titoli non può essere inferiore al 20% del titolo medio né superiore; in sostanza il valore dei diritti all'aiuto è contenuto in un range +/- 20% rispetto al titolo medio di 280€/ha (grafico 4).
Se la Commissione mantenesse la strada intrapresa, un flat rate in Italia penalizzerebbe in modo significativo alcune realtà. Un sostegno calcolato dividendo il massimale nazionale disponibile per i pagamenti diretti in Italia, per la superficie che sarà potenzialmente ammissibile, restituisce un valore pari a circa 298 €/ha su base nazionale. Un aiuto omogeneo a questo livello, non costituisce un sostegno al reddito efficace né per le colture che attualmente percepiscono livelli di titolo elevati, a causa della esiguità dei nuovi pagamenti, né per le altre, dove gli stessi pagamenti non hanno un'incidenza significativa su livelli reddituali già consistenti. La logica dei numeri e i rischi di destrutturare alcuni comparti chiave dell'agricoltura italiana indicano la necessità di convincere la Commissione a concedere più flessibilità agli Stati membri.

 
 
 
 
 

Simona Romeo Lironcurti

 
 

PianetaPSR numero 10 - maggio 2012