PianetaPSR
RIFORMA PAC/Europarlamento/3

Ancora irrisolto il nodo degli aiuti omogenei

La presidenza danese fa il punto sui progessi del negoziato: semplificazione e flessibilità  per porre le basi del futuro compromesso - Da luglio il testimone passa a Cipro

Commissione europea

Alla fine del mese si concluderà il mandato della presidenza danese che passerà il testimone a Cipro. In vista di questa staffetta,  si attendono le conclusioni sul lavoro svolto sul complicato dossier della riforma Pac. La presidenza si è concentrata sulla valutazione e la ricerca dei consensi delle diverse delegazioni in merito al pacchetto delle proposte della Commissione sulla Pac post 2013. Certamente sono stati compiuti dei passi nella giusta direzione, ma ancora la strada è lunga e la divergenza tra i Paesi europei resta ancora molto ampia sui principali temi al centro della trattativa.
Le modifiche suggerite dalla presidenza danese in merito ai pagamenti diretti hanno diverse connotazioni ma un obiettivo comune: realizzare una semplificazione reale delle norme di accesso agli aiuti, attraverso la pianificazione e l'implementazione di un nuovo regime di pagamenti diretti della Pac, che sostituisca il regolamento (CE) n.73/2009 del Consiglio.Come è noto, numerosi gli elementi di novità della Riforma. Sulla questione della convergenza dei pagamenti diretti tra Stati membri, i pareri delle diverse delegazioni sono contrastanti; la maggior parte dei paesi esprime consenso al modello ma richiede una maggiore flessibilità nella sua implementazione (Italia, Francia, Spagna, Belgio). In particolare nel nostro paese e in tutti quelli che hanno applicato il modello storico, con livelli di aiuti molto diversificati, una convergenza che determini un allineamento troppo rapido, come previsto dalla Commissione, avrebbe un impatto violentissimo su molte aziende.Tra il pacchetto delle misure ad hoc proposte dalla Commissione, il regime suggerito per i giovani agricoltori trova un ampio consenso nella maggior parte delle delegazioni, soprattutto in merito all'obiettivo centrato della semplificazione, restano differenti le preferenze espresse circa le modalità di implementazione del regime, in particolare il tetto percentuale e l'obbligatorietà o meno della misura.
Quasi unanime invece, il consenso per il regime facoltativo proposto per il sostegno agli agricoltori delle zone soggette a vincoli naturali. L'argomento già controverso inerente la definizione di agricoltore attivo resta di importanza cruciale nel pacchetto delle misure da perfezionare; i partner concordano sul mantenimento e la valorizzazione dell'ammissibilità del terreno come requisito fondamntale, legato allo svolgimento di un'attività minima sulle superfici che devono risultare idonee al pascolo e alla coltivazione, ma questo non basta a risolvere la questione.
L'introduzione del sostegno accoppiato facoltativo è di grande interesse per alcuni Paesi, tra cui l'Italia, e ha sollevato richiesta di chiarimenti e differenti punti di vista in moltissime delegazioni. Alcuni Paesi ritengono l'elenco dei settori troppo ampio, altre troppo povero. L'Italia mira a includere tutti i prodotti agricoli, compreso il tabacco. C'è disaccordo anche sulle percentuali proposte. In un contesto di opinioni così diverse, la proposta della Commissione sembra essersi rivelata assolutamente imparziale.
Un argomento di non facile accordo e ancora molto discusso sui tavoli di Bruxelles è la misura concernente il  greening e la sua percentuale fissa al 30% dei pagamenti diretti. Sono espresse numerose riserve sulla percentuale del 30%, ritenuta da molte delegazioni troppo elevata, soprattutto in termini di analisi comparata oneri amministrativi/vantaggi ambientali. Unanime l'appoggio di un sistema il più possibile flessibile, molte delegazioni condividono la politica del greening e sono a favore di un maggior impegno per migliorare le norme contenute nella proposta di riforma. La maggior parte delle delegazioni sono a favore dell'ulteriore flessibilità prevista dalla Commissione nel "documento orientativo" e della decisione di includere gli agricoltori che detengono una consistente percentuale di pascolo come proposto dalla presidenza. In quest'ambito, la presidenza ha proposto modifiche mirate nelle tre pratiche obbligatorie legate all'ecosostenibilità:

 
  1. quanto alla diversificazione delle colture, la presidenza ha proposto l'adeguamento dei criteri di esenzione per i piccoli agricoltori e per particolari tipi di aziende;
  2. riguardo al mantenimento dei pascoli permanenti, è proposta maggiore flessibilità per la definizione di pascolo all'interno degli Stati membri e per le modalità di applicazione della misura stessa;con riferimento alle aree di interesse ecologico, la presidenza si è pronunciata in favore dell'ampliamento delle aree potenzialmente da includere;
  3. inoltre ha chiesto la possibilità di un'attuazione regionale parziale, con eventuale esclusione delle piccole aziende agricole.

Per quanto riguarda l'introduzione del regime dei pagamenti di base, il consenso alle modifiche proposte è pressoché unanime, in particolare l'assegnazione di maggiore flessibilità nell'anno di riferimento, il diritto o meno di partecipare al regime o continuare a utilizzare i diritti esistenti (modello regionale). L'obiettivo finale del livellamento dei diritti all'aiuto crea invece moltissimi dubbi e incertezze, in particolare nei Paesi che utilizzano un modello storico o ibrido, come l'Italia. Le preoccupazioni maggiori riguardano la possibilità di ottenere un periodo transitorio più lungo e più flessibile e l'eventualità di diversificare il valore dei titoli sulla base delle differenti colture (in particolare seminativo e pascolo permanente).
In questo quadro, i paesi che hanno sempre utilizzato il modello storico per l'assegnazione degli aiuti, si trovano in grosse difficoltà per l'attuazione del nuovo regime di pagamenti di base; verosimilmente al 2019 le differenze non saranno colmate e l'eventuale livellamento nel valore dei diritti all'aiuto subentrerà come una spina nel fianco all'interno di quei settori che storicamente erano sostenuti in modo consistente. Certamente in Italia, un periodo transitorio così delineato potrebbe causare un collasso all'interno di alcuni settori produttivi. Sicuramente siamo di fronte a una Riforma che ha anche dei lati positivi, l'Italia si dichiara soddisfatta su alcuni passi avanti fatti dalla presidenza danese, la Commissione d'altro canto ha dimostrato più volte elasticità nei dibattiti e nella risoluzione delle problematiche proposte dalle diverse delegazioni. Ma non basta, adesso è giunto il momento di difendere quelle colture che, in Paesi come l'Italia, vanno salvaguardate da un sistema troppo rigido; e se i nuovi paesi remano a favore del completo abbandono del sistema storico agli aiuti, i paesi che l'hanno applicato cercano di negoziare un equilibrio per il raggiungimento di un sostegno omogeneo senza mettere in ginocchio i settori piú a rischio.

 
 
 
 

Simona Romeo Lironcurti

 
 

PianetaPSR numero 11 - giugno 2012