PianetaPSR
CORTE CONTI UE

Incentivi ambientali all'esame costi-benefici

L'Audit dei giudici contabili apprezza i miglioramenti nella gestione delle misure agroambientali ma chiede di finalizzare meglio la spesa e individuare attendibili indicatori di impatto

La Corte dei Conti Europea ha presentato una relazione speciale, frutto di un lungo ed accurato audit, dedicata ad un tema che è chiaramente espresso dal titolo della relazione stessa: "Il sostegno agroambientale è ben concepito e gestito in modo soddisfacente?"
La politica agroambientale in senso lato, quindi sia da un punto di vista territoriale e nazionale, sia a più ampio respiro, quindi con uno sguardo su tutta l'Europa, costituisce uno strumento complesso che intende far fronte a una vasta gamma di aspetti ambientali (biodiversità, suolo, acqua, aria, paesaggio) che ovviamente interessano ognuno dei 27 Stati membri.
Le azioni concrete legate alle politiche agroambientali da poco più di 20 anni hanno permesso di compiere importanti progressi. Infatti, è in continua crescita il numero di agricoltori che ha sensibilmente migliorato le proprie pratiche agricole in termini di sostenibilità e questo è avvenuto proprio grazie al sostegno che le politiche agroambientali hanno fornito. Tutto ciò è evidentemente confermato dagli audit svolti dalla Corte dei Conti.
La Corte ha tuttavia rilevato che detta politica non è stata concepita e monitorata in modo da produrre benefici ambientali tangibili. Gli obiettivi erano, nell'insieme, troppo vaghi perché se ne potesse valutare il grado di realizzazione. In diversi casi, i pagamenti agroambientali non sono chiaramente giustificati dalle pressioni ambientali identificate nei programmi di sviluppo rurale. Il quadro comune per il monitoraggio e la valutazione rappresenta sicuramente un passo avanti, ma fornisce poche informazioni sui benefici ambientali prodotti.
Questo aspetto è considerato di rilevante importanza in quanto, esplicitamente, la Corte dei Conti chiede agli Stati membri di evidenziare e rendere chiaro il legame biunivoco che c'è tra gli obiettivi nei programmi di sviluppo rurale e i correlati obiettivi ambientali. In sintesi, deve essere chiaro ed evidente perché un determinato obiettivo, presente nelle politiche agricole, abbia ricadute positive che ambiscano al raggiungimento di un obiettivo legato alla tutela e salvaguardia dell'ambiente.
Inoltre, secondo la Corte, i programmi dovrebbero specificare se fra le pressioni ambientali e le sottomisure vi sia un rapporto diretto o indiretto e valutare  se il sostegno agroambientale sia più appropriato rispetto alle politiche alternative disponibili.
Affinché tutto ciò sia realizzabile e migliorabile, gli Stati membri dovrebbero raccogliere e comunicare dati pertinenti e affidabili sui benefici ambientali e utilizzarli, grazie anche alla messa a punto di specifici ed efficaci indicatori, ai fini del monitoraggio.
Altro aspetto importante evidenziato dalla Corte dei Conti è quello che si potrebbe definire come "accessibilità" agli incentivi. Infatti, il ruolo svolto dagli agricoltori è fondamentale per la riuscita dei regimi agroambientali; senza una comprensione e incentivi finanziari adeguati la politica non può essere attuata in modo appropriato. L'audit ha constatato che gli agricoltori beneficiano in genere di un sostegno appropriato mediante azioni di orientamento, benché la diffusione delle migliori pratiche e l'informazione sui risultati ottenuti possano essere migliorate. La Corte ha riscontrato una serie di problemi nella determinazione degli importi dell'aiuto. Inoltre, poiché tali importi non sono sufficientemente differenziati in funzione delle condizioni locali e poiché non viene tenuto conto dei tassi di partecipazione, non sempre gli incentivi erogati sono appropriati. Ciò ovviamente riduce drasticamente l'efficienza e l'efficacia politico-economica delle strategie messe a punto.
Gli Stati membri sono tenuti ad assegnare il sostegno in funzione delle esigenze specifiche. In realtà, essi non si sono basati su un'analisi dei costi e benefici per considerare il grado auspicabile di focalizzazione sui bisogni identificati. Le procedure intese a selezionare quei progetti che presentano il valore ambientale più elevato in rapporto alle risorse impiegate sono state applicate solo in pochi casi, essendo la dotazione di bilancio sufficiente. Altre procedure, come i contributi UE differenziati, le sottomisure fondate su elementi probatori e la fissazione, per i livelli di partecipazione, di obiettivi quantificati basati sugli effetti ambientali ricercati sono state applicate solo in una minoranza di casi.
Infine, la Corte, per il prossimo periodo di programmazione, chiede alla Commissione di valutare se i pagamenti agroambientali debbano essere ripartiti fra azioni agroambientali semplici, generalizzate, con un tasso di aiuto relativamente basso, e azioni più impegnative, cui verrebbe associato un tasso di aiuto più elevato, concentrate su aree prioritarie a livello dell'UE.
In conclusione, la relazione della Corte evidenzia che nonostante i progressi compiuti finora, è ancora possibile accrescere in misura considerevole l'efficacia della politica agroambientale dell'UE. La concezione della politica di sviluppo rurale dell'UE può essere ancora ulteriormente migliorata e sono necessarie maggiori informazioni sugli effetti ottenuti. Sebbene l'audit abbia individuato delle buone pratiche, le debolezze riscontrate dalla Corte hanno impedito di conseguire in maniera ottimale i principali obiettivi agroambientali, vale a dire apportare un contributo ai settori prioritari a livello dell'UE (biodiversità, risorse idriche, cambiamento climatico) e migliorare l'ambiente e lo spazio rurale.

 
 
 

Federico Chiani

 
 
 

PianetaPSR numero 11 - giugno 2012