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Riforma PAC/Europarlamento/1

Psr, clausola disimpegno solo a livello nazionale

Tra le altre novità il relatore La Via chiede di riportare gli anticipi al 7% invece del 4% indicato dalla Commissione - Poco ambiziose le proposte di Capoulos Santos, con qualche contraddizione.
palazzo EC

In seguito all'entrata in vigore del trattato di Lisbona, in materia di politica agricola comune (Pac) il Parlamento europeo dispone del potere di codecisione con il Consiglio dei ministri dell'agricoltura. La nuova Pac 2014 2020 dovrà, dunque, essere frutto di una concertazione tra le tre Istituzioni comunitarie (Commissione, Consiglio e Parlamento).
Il 18 e 19 giugno presso la Comagri (Commissione per l'agricoltura e lo sviluppo rurale) sono state presentate le relazioni parlamentari sulle proposte di regolamento della Commissione sulla riforma. Da una lettura congiunta delle relazioni degli eurodeputati Capoulas Santos sullo Sviluppo rurale e dell'italiano Giovanni La Via sul regolamento per il finanziamento e il monitoraggio della Pac, si delinea il futuro quadro di discussione sulla Politica di sviluppo rurale.

 

RELAZIONE DI CAPOULAS SANTOS
La relazione appare poco ambiziosa, apporta alcune modifiche alla proposta della Commissione e trascura alcuni temi cari all'Italia.
Scorrendo il testo, il primo emendamento meritevole di nota riguarda l'introduzione della misura per la promozione dei prodotti di qualità, seguito dal sostegno concesso agli agricoltori per investimenti effettuati al fine di rispettare nuovi requisiti introdotti dall'Unione. Entrambe le misure sono previste nell'attuale programmazione e il relatore correttamente le recupera anche per la prossima.
Capoulas Santos interviene poi sulla disposizione relativa agli investimenti in infrastrutture irrigue che, secondo il testo della Commissione, sarebbero finanziabili soltanto nel caso in cui siano in grado di ridurre il consumo dell'acqua del 25%.  Per gli Stati mediterranei questo limite precluderebbe la possibilità di investire in infrastrutture irrigue, a meno di non cambiare radicalmente tipologia di irrigazione e talvolta di coltura (si pensi in tal senso alle risaie per le quali sarebbe inverosimile ipotizzare una tale riduzione del consumo di acqua). Capoulas Santos perciò cancella il riferimento al 25% e parla più generalmente di investimenti che rendano più efficienti l'uso dell'acqua.
Manca, invece, tutta una serie di modifiche che avremmo voluto vedere nel testo. Per esempio, non c'è alcun riferimento alla possibilità per gli  Stati membri a programmazione regionalizzata di elaborare programmi nazionali tematici accanto a programmi regionali; tema tanto caro a noi italiani e agli spagnoli per poter applicare la nuova misura di gestione del rischio che, per essere efficace, necessita di una massa di risorse di una certa consistenza. Restando sul tema della gestione del rischio Capoulas Santos apre alle compagnie assicurative per gli interventi in materia di stabilizzazione del reddito, tuttavia senza armonizzare tale previsione con il resto dell'articolato e determinando quindi delle contraddizione e lacune all'interno del testo normativo.
In materia di nuova delimitazione di aree svantaggiate, propone una soluzione che non convince. Rinvia, infatti, al 2015 la presentazione di nuovi criteri biofisici per la delimitazione delle aree, mantenendo gli indicatori proposti attualmente dalla Commissione come criteri indicativi. Se consideriamo che la nuova delimitazione ha lo scopo di uniformare i criteri utilizzati dagli Stati, si comprende bene che la proposta di Capoulas Santos non ne coglie lo spirito. Inoltre, si presenta come una soluzione di compromesso che rinvia il problema in futuro senza risolverlo. Si tenga conto che il processo di riforma delle aree svantaggiate è già stato avviato da tempo e che sin dal 2009 la Commissione ha chiesto agli Stati di presentare un esercizio di simulazione applicando i criteri biofisici da essa proposti. Lo spirito della riforma è la concentrazione delle risorse nelle aree soggette a spopolamento. E la proposta della Commissione sembra maggiormente rispondere a questo obiettivo di quanto non facciano gli emendamenti presentati da Capoulas Santos.
Scorrendo ancora il testo qualche altro emendamento sembra incoerente con lo spirito della riforma. In un'ottica di maggiore flessibilità, il testo della Commissione ha eliminato assi e percentuali minimi di spesa sulle misure e sulle priorità. Ha mantenuto nel considerando 28 l'auspicio che gli Stati destinino almeno il 25% delle risorse dei loro programmi per le finalità ambientali ma, correttamente, non ha inserito alcuna percentuale minima di spesa nel dispositivo. Il relatore, invece, aumenta la soglia nei considerando al 30% e lo traduce in una norma contenuta nel testo normativo. Come ha ricordato il Commissario Ciolos nel corso dell'ultimo Consiglio del 18 giugno, la spesa non dovrebbe essere definita a priori ma determinata sulla base dell'analisi dei fabbisogni dei territori e degli obiettivi che si intendono raggiungere. In quest'ottica, stabilire preventivamente delle percentuali minime di spesa contraddice lo spirito della riforma.
Infine, nella relazione manca qualsiasi intervento in tema di aiuti di stato. Sarebbe utile un'ulteriore semplificazione della normativa soprattutto per gli aiuti non agricoli per evitare il doppio sportello, cioè l'obbligo per lo Stato membro di notificare due volte alla Commissione il medesimo dossier, prima come aiuto di Stato e poi come misura del Psr.
RELAZIONE DI GIOVANNI LA VIA
Passando alla relazione di Giovanni La Via,per la parte che impatta sullo sviluppo rurale sono da segnalare importanti emendamenti. In primo luogo, per gli Stati a programmazione regionalizzata, l'applicazione a livello nazionale della regola del disimpegno. Questa importante novità consentirebbe di applicare la regola in modo severo, così come richiesto dallle istituzioni comunitarie, ma al tempo stesso di mantenere le risorse sul territorio nazionale, compensando tra i diversi programmi e ponendo gli Stati a programmazione regionalizzata nelle stesse condizioni degli Stati che hanno un solo programma. Che gli stati a programmazione regionalizzata sono penalizzati è dimostrato dai dati del disimpegno di risorse per l'anno 2011: soltanto Spagna, Portogallo e Germania hanno dovuto restituire a Bruxelles delle risorse. Tutti e tre questi Stati hanno più di un programma di sviluppo rurale per via della propria organizzazione costituzionale.
Interessante anche la proposta di mantenere, come nell'attuale programmazione, al 7% i prefinanziamenti corrisposti dalla Commissione agli Stati membri a inizio programmazione, a fronte del 4% previsto dall'attuale bozza di regolamento. Un plauso anche al tema della proporzionalità dei controlli, molto importante per raggiungere l'obiettivo della semplificazione e  dell'efficacia sia degli interventi che degli stessi controlli.

 
 
 

Graziella Romito

PianetaPSR numero 11 - giugno 2012