"E' nato, è nato!" Il regista, aiutato dalla piccola troupe, smonta i cavalletti e con la videocamera in spalla corre verso una delle stalle, dove una delle vacche da latte di Benedetta Rospigliosi ha appena dato alla luce un vitellino, per riprenderne i primi momenti di vita. Benedetta è una delle vincitrici del concorso "Nuovi Fattori di successo". Classificatasi nelle prime tre posizioni, ha "vinto" un film, prodotto dalla Rete Rurale Nazionale, che racconta la sua esperienza.
Il regista del film (titolo: "La Fattoria degli animali) è Paolo Casalis, uno dei tre giovani selezionati anche grazie al coinvolgimento delle più importanti scuole di cinema italiane per girare i documentari dei "nuovi fattori di successo".
Ma cosa rende la storia di Benedetta un caso di successo? La sua azienda zootecnica, Cascina Barosi,in provincia di Cremona, con 400 capi bovini di cui 200 vacche da latte, l'ha ereditata dalla madre, introducendo diverse innovazioni, dall'impianto a biogas a cogenerazione da 250 Kw, per il quale riutilizza liquami e letame provenienti dall'allevamento con l'aggiunta di biomasse, al solare termico e fotovoltaico sui tetti. Le sue stalle, che un tempo avevano l'amianto sui tetti, oggi sono un esempio di tecnologia all'avanguardia, a partire dai macchinari per smaltire i reflui zootecnici, per passare al sistema di illuminazione e ventilazione.
Al suo attivo, c'è anche la grande novità della Fattoria didattica.
La maggior parte di queste innovazioni e degli ammodernamenti, Benedetta li ha potuti realizzare anche grazie ai finanziamenti del Programma di sviluppo rurale della Regione Lombardia.
"Le idee di investimento c'erano già, ed erano tantissime - afferma Benedetta -. Aver potuto usufruire di incentivi mi ha permesso, in 5 anni, di fare tante cose. Una toria un po' anomala, racconta la nostra allevatrice: "Ho fatto gli studi di economia e una volta laureata sono andata a lavorare nel settore della finanza, ho fatto l'analista finanziario per 8-9 anni. Dopodiché, ho lasciato tutto per questo mondo".
Qualcosa di quella esperienza ovviamente è rimasto: sicuramente la capacità di ottimizzare la gestione dell'azienda e far ricorso alle più avanzate tecnologie. A cominciare dai tempi, visto che Benedetta controlla i cosiddetti "pasti" del digestore del biogas anche da casa, a Milano (è una pendolare al contrario) digitando sull'ipad le miscelazioni e controllandone lo stato.
Dal nord al sud, dove questa volta il documentario (titolo: "Voglio vivere così" - regia di Giulia Graglia) si gira nell'azienda "Le Conche" di Vincenzo Sposato, a Bisignano in provincia di Cosenza. La videocamera è piazzata dentro una parte del terreno che Vincenzo Sposato, 29 anni, ha appositamente scavato per farci riprendere una delle innovazioni da lui apportate all'azienda olivicola: si tratta di un impianto di irrigazione sotterranea computerizzato. E' Vincenzo a raccontarci un po' della sua storia, seduto sul bordo dello scavo: "La nostra azienda già dai primi anni di vita ha ottenuto la certificazione biologica e ormai destiniamo tutta la produzione annuale, che è di circa 7.000-8.000 litri di olio, alla certificazione del biologico. Il Piano di sviluppo rurale della nostra regione ci dà aiuti economici per sostenere le enormi spese che abbiamo per l'agricoltura biologica.
Ma questo è stato solo il primo passo. "Circa quattro anni fa - aggiunge - abbiamo deciso di rendere l'azienda autonoma per quanto riguarda la produzione di energia elettrica. Così abbiamo installato un impianto fotovoltaico da 20 kWh che ci permette di produrre energia pulita sufficiente alle esigenze dell'azienda.
Questo impianto di irrigazione invece consente un minore impatto ambientale perché le tubazioni sono al di sotto del terreno. Con questo sistema prima di tutto si ha un risparmio idrico, perché andiamo a distribuire l'acqua direttamente nella porzione di terreno occupata dalle radici, e in più non abbiamo i tubi in superficie. Quindi non abbiamo ostacoli per la raccolta né per le operazioni colturali dell'ulivo".
Questo impianto di irrigazione, sottolinea Vincenzo: l'abbiamo realizzato con l'aiuto della Misura 121 della Regione Calabria, così come i recinti per il suino nero, nonché il rinnovamento del parco macchine aziendale, il trattore e alcune macchine del frantoio". Importante poi anche la parte relativa al riutilizzo dei residui: " Nella nostra azienda nulla va sprecato. La sansa, sottoprodotto della lavorazione delle olive, viene avviata a una macchina che ne separa il nocciolino, la parte legnosa, con cui alimentiamo questa caldaia che produce acqua calda per il lavaggio delle macchine durante la lavorazione delle olive. La polpa residua è avviata invece a un processo di compostaggio per produrre del fertilizzante biologico che riutilizziamo sui nostri terreni".
L'ultimo film, girato in Romagna, a Brisighella (RA), è stato realizzato da Valentina Giordano. Racconta il rapporto particolare di Matteo Bolognesi, agricoltore di 39 anni, con la terra. "Fra me e la terra"è appunto il titolo del film.
Matteo ha riscoperto le colture locali, tutte con coltivazione biologica. "Abbiamo la lavanda e il rosmarino tra le aromatiche, il sambuco e la mora di rovo, la varietà di olivo locale, lo scalogno ecotipo romagnolo e il carciofo moretto di Brisighella". La sua azienda vende già i prodotti online, e presto Matteo aprirà un agriturismo, avendo ricevuto i fondi dal programma di Sviluppo rurale dell'Emilia Romagna. "Quando ho iniziato a pensare di fare l'agricoltore in maniera stabile nel tempo - racconta Matteo - mi sono guardato intorno anche per cercare di realizzare alcuni progetti che fossero in discontinuità rispetto alle piante coltivate in precedenza. La possibilità di usufruire dei fondi della misura 112 del primo insediamento del piano Psr mi ha permesso di poter rinnovare le colture in azienda".
Matteo ha però anche un'altra missione: infatti è apicoltore, e il suo progetto prevede di rendere le api da "nomadi a stanziali", con evidente risparmio energetico finale dovuto al non dover precorrere più chilometri e chilometri per cercare le diverse fioriture per le molte varietà di miele. "Terreni non più coltivati per le forti pendenze possono essere di nuovo seminati a prati di essenze foraggere mellifere per fornire serbatoi di nettare per le api quando la flora spontanea non è fiorita". Un altro progetto di successo.
Andrea Festuccia
A.Festuccia@ismea.it
PianetaPSR numero 14 - ottobre 2012