PianetaPSR
RRN MAGAZINE/numero 5 ottobre 2012

Così la filiera diventa un fattore di competitività

Uno strumento in grado di migliorare le relazioni tra i diversi operatori e l'approccio con il mercato in termini di efficienza e di qualità - La spinta dei progetti integrati finanziati dai Psr

Il sistema agricolo italiano presenta filiere agroalimentari consolidate, riconosciute per qualità delle produzioni, peso economico, legame con il territorio. Nonostante il settore possa essere considerato un punto di forza della nostra economia non mancano potenzialità da utilizzare al meglio e inefficienze che ne limitano la competitività. Oggi, infatti, le filiere agroalimentari presentano problematiche riconducibili al loro funzionamento, al sistema di relazioni, all'integrazione e ai rapporti contrattuali, problematiche che incidono sulla competitività globale di un sistema che si relaziona con nuovi paradigmi di crescita - sostenibilità, etica, qualità - che incidono fortemente sulla relazione della filiera agroalimentare con il mercato e con i consumatori. Si tratta di problematiche che investono diversi ambiti di competenza e richiedono soluzioni a più livelli.
Un elemento su cui si sofferma l'azione delle istituzioni e l'attenzione degli studiosi è il ruolo del settore primario,  primo anello della filiera e generatore del processo, che spesso risulta essere l'anello più debole della catena dal punto di vista economico e competitivo, quello sul quale sono concentrate le maggiori sperequazioni.  La relazione tra competitività e filiera è evidente e implica la capacità della stessa di rispondere in maniera efficiente a istanze degli operatori e del mercato. La filiera è uno strumento capace di migliorare l'efficienza, la redditività e la qualità del settore agroalimentare.

 

Per l'importanza strategica del tema la RRN ha deciso di dedicare il quinto numero di RRN Magazine alla relazione tra filiere e competitività. Nei vari articoli il tema della filiera agroalimentare è declinato nelle sue componenti essenziali e nel suo ruolo operativo, soffermandosi in particolare sulla strutturazione delle filiere e delle diverse fasi, sugli attori coinvolti, sulle relazioni tra operatori e con i mercati. Anche le politiche comunitarie, in particolare la politica di sviluppo rurale, concentrano attenzione e risorse finanziarie sulla nascita e il rafforzamento delle filiere agroalimentari che, nella programmazione in corso, attraverso lo strumento della Progettazione Integrata di Filiera (PIF), rappresentano un tratto comune di tutti i programmi regionali (PSR).  I PIF sono infatti introdotti con il Piano Strategico Nazionale per lo sviluppo rurale, con l'intento di facilitare il raggiungimento degli obiettivi di politica di sviluppo rurale legati alla competitività di tipo settoriale. Strumento dunque di sostegno al settore primario ma nel contempo strumento a sostegno dei territori rurali. Nell'ottica dei PSR, la progettazione integrata di filiera si caratterizza per la capacità di rispondere ai diversi fabbisogni dei segmenti interessati - agricoltura e agro-industria - in termini di innovazione, ristrutturazione, riorganizzazione, promuovendo anche la nascita e il consolidarsi di relazioni tra soggetti che operano con logiche di intervento molto differenti tra loro. Le esperienze regionali riportate segnalano una buona adesione ai progetti di filiera segno che gli operatori considerano l'aggregazione, la creazione di reti e le relazioni di filiera un fattore di competitività e promuovono uno strumento, il PIF, che ne sostiene la formazione.
Nell'ambito del Magazine la sezione delle esperienze propone casi operativi e soluzioni organizzative - settoriali e territoriali - sviluppate in contesti rurali molto differenziati. Le esperienze riportate riguardano l'organizzazione di filiere di nicchia e di beni di più largo consumo. I casi si caratterizzano per la loro capacità di sviluppo e di crescita che ha interessato il settore primario, l'intera filiera e il territorio; in alcuni casi, infatti, le filiere possono rappresentare un volano di crescita e sviluppo per territori rurali ben più ampi e diventare fattore di competitività territoriale.

 
 
 

Milena Verrascina