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AMBIENTE
RISORSE IDRICHE

Lo spreco dell'acqua non abita nei campi

Convegno Confagricoltura: i produttori respingono i luoghi comuni e rivendicano il ruolo di gestori di questa preziosa risorsa - Il 20% della Sau irrigata garantisce il 40% dei raccolti nazionali 
immagine di repertorio

 L'acqua serve all'agricoltura e l'agricoltura serve all'acqua. E' il messaggio lanciato al convengo promosso dalla Confagricoltura in un periodo in cui proprio l'acqua e la tenuta idrogeologica del Paese stanno facendo parlare di sé. Ma è proprio dalla risorsa idrica che dipende la competitività del settore primario, basti pensare che oltre il 40% della produzione si avvale dell'irrigazione, mentre il rapporto tra superficie irrigata e Sau è pari al 20%.
Eppure, quando si parla di sprechi idrici, ha ricordato Mario Guidi, presidente dell'organizzazione imprenditoriale, molti mettono sul banco degli imputati proprio l'agricoltura per la quale l'acqua è uno strumento di produzione. Da qui l'appello lanciato nel corso dell'incontro dal sottosegretario alle Politiche agricole, Franco Braga, affinché la società cambi atteggiamento nei confronti dell'agricoltore, percependolo "non come utilizzatore ma come raccoglitore d'acqua" e che ci si renda conto che solo lui che 'vive' il territorio quotidianamente, può gestirlo in modo puntuale, a patto che venga sostenuto con politiche ad hoc. Secondo il sottosegretario, infatti, se si chiede all'agricoltore di fare manutenzione del torrente nel suo territorio nel periodo di secca per evitare problemi durante i periodi di piena invernali, è giusto che sia supportato in modo adeguato e lo strumento più idoneo per farlo, ha detto, è la nuova Pac in corso di negoziato in Europa e, in particolare, le misure specifiche nei Piani di sviluppo rurale.
Del resto, è sempre la stessa la 'ricetta' ribadita anche nel corso del convegno, per mettere in salvo il paese dal dissesto idrogeologico: meglio investire in prevenzione che correre poi ai ripari, spendendo molto di piu' in termini economici e, purtroppo, anche di vite umane. A questo proposito, Confagricoltura ha ricordato che il 10% della superficie italiana, circa 30 mila chilometri quadrati, è esposto ad alto rischio di dissesto idrogeologico, percentuale concentrata nell'89% dei Comuni con un rischio quindi molto diffuso, con particolare evidenza nelle aree urbanizzate. E ancora, che negli ultimi 80 anni ci sono state circa 5.400 alluvioni e 11 mila frane; danni per i quali lo Stato spende oltre 2 miliardi l'anno, ai quali va aggiunto un altro miliardo e mezzo complessivo per gli interventi minori.
Continuando a non investire, la situazione sta precipirando, come ha concluso il presidente dell'Associazione nazionale bonifiche (Anbi), Massimo Gargano. Infatti, se nel 2012 per 'mitigare' il rischio idrogeolico in Italia servivano 6,8 miliardi di euro e quasi 3 mila interventi cantierabili, la cifra per l'anno prossimo sarà ben più alta. E a far lievitare i costi sono gli eventi calamitosi sempre più violenti, ma anche i ritardi dovuti alla burocrazia. Da qui la richiesta di Gargano  di superare il Patto di stabilità, affidando le risorse agli enti di bonifica per interventi di salvaguardia del suolo.

 
 
 
 

Sabina Licci

 
 
 

PianetaPSR numero 16 - dicembre 2012