PianetaPSR
STRATEGIE 2014-2020

Aree interne, laboratorio di sviluppo territoriale

Seminario a Roma con i ministri Barca e Catania sul progetto che punta a rilanciare queste zone - Risorse idriche e manutenzione del territorio: determinante il ruolo degli agricoltori

Le difficoltà economiche e la particolare morfologia del Paese hanno generato un'intensa discussione sul ruolo che le Aree Interne dell'Italia possono avere per il rilancio dell'economia nazionale. Il progetto è stato al centro di un seminario di approfondimento "Nuove strategie per la programmazione 2014-2020 della politica regionale: le aree interne" svoltosi a Roma lo scorso 15 dicembre, con la partecipazione di numerosi ministri: Coesione Territoriale, Politiche Agricole, Lavoro, Istruzione, Salute.
Al termine dei lavori, il documento tecnico finale ha tracciato un identikit delle Aree interne e di una sua possibile classificazione, identificandole come "quella vasta e maggioritaria parte del territorio nazionale non pianeggiante, fortemente policentrica, con diffuso declino della superficie coltivata e spesso affetta da particolare calo o invecchiamento demografico" definita, al termine dei lavori relativi al seminario
Tale definizione è il punto di arrivo di un percorso abbastanza lungo in cui la discussione tra esperti e accademici è stata vivace e ha tenuto conto di quanto presente in letteratura sia a livello accademico che istituzionale. Durante questo percorso è stato istituito un gruppo tecnico "Aree Interne" composto da rappresentanti del Dipartimento per lo Sviluppo e la Coesione Territoriale (Dps), Uval, Uver, Istat, Banca d'Italia, Ministero della Salute, Ministero dell'istruzione, Ministero delle Politiche agricole, Inea, Ismea, Anci.
Le novità principali di tale definizione riguardano sia la classificazione delle aree urbane, che vengono definite cone "Centri di Aggregazione" o "Aggregazioni tra Comuni contigui", sia quella relativa alle Aree interne. Fino ad oggi le classificazioni territoriali hanno tenuto conto di parametri demografici e/o economici per stabilire se un Comune possa appartenere ad una specifica area, sia essa urbana che rurale. Negli ultimi anni, inoltre, la dicotomia urbano-rurale è stata superata, mentre tende a diffondersi una visione che valorizza le potenzialità che possono generarsi attraverso il rafforzamento della connessione tra le città e la campagna.
La classificazione proposta al seminario del Gruppo Tecnico ha adottato nella definizione dei "Centri di Aggregazione" un approccio innovativo focalizzato sulla presenza di servizi di base fondamentali (istruzione, sanità, accessibilità), di medio livello, facendo venir meno così il concetto stesso di polo urbano. Seguendo tale direzione, i servizi presi in considerazione sono stati:

  1. la presenza di scuole superiori di II grado (licei, istituti tecnici e professionali);
  2. la presenza di ospedali di tipo Dea di I livello [garantisce oltre alle prestazioni fornite dagli ospedali sede di Pronto Soccorso anche le funzioni di osservazione e breve degenza, di rianimazione e, contemporaneamente, deve assicurare interventi diagnostico-terapeutici di medicina generale, chirurgia generale, ortopedia e traumatologia, cardiologia con UTIC (Unità di Terapia Intensiva Cardiologia). Sono inoltre assicurate le prestazioni di laboratorio di analisi chimico-cliniche e microbiologiche, di diagnostica per immagini, e trasfusionali (definizione Ministero della Salute)];
  3. presenza di una stazione ferroviaria di tipo "Silver", ovvero sono impianti medio piccoli ed includono tutti gli altri impianti medio piccoli con una frequentazione media per servizi metropolitani regionali e di lunga percorrenza inferiore a quella delle GOLD (definizione di Rete Ferroviaria Italiana-Rfi).
 

Le Aree Interne del Paese

Fonte: elaborazione Uval-Uver-Istat-Ministero della Salute
 

In sintesi i Comuni o aggregazioni di Comuni contigui che garantisco l'offerta dei tre servizi sono diventati i Centri di Aggregazione di riferimento. Con questa classificazione i Comuni rientranti in questa categoria sono 323, il 4% degli 8.092 Comuni italiani. La superficie interessata è pari al 12%, ma concentra il 40% della popolazione italiana.
Per i restanti Comuni è stato applicato l'indicatore di accessibilità, calcolato in termini di minuti di percorrenza rispetto al centro di aggregazione più vicino a prescindere se appartenente o meno alla stessa Provincia e/o Regione, immaginando un mondo aperto, e tenendo conto del livello di tortuosità delle strade. Ne è conseguito che i 7.769 Comuni sono stati distinti in base a delle classi di distanza come indicato in seguito:
- Comuni di Cintura, hanno una distanza pari a 20 minuti, e sono definiti Comuni prossimi in quanto hanno una minima distanza dal Centro di aggregazione più vicino. Rappresentano il 43% dei Comuni italiani (3.507). I Comuni di Cintura sono distribuiti sul 27% della superficie e vive in questa area il 37% della popolazione;
- Comuni delle Aree Interne, suddivisi in tre tipologie di aree:

  1. Intermedie, nelle quali rientrano quei Comuni che distano tra i 21 ed i 40 minuti dal Centro di aggregazione più vicino. A tale categoria appartengono 2.376 Comuni italiani (29%). I residenti in queste aree sono circa il 15% su una superficie abbastanza estesa pari a circa il 30%;
  2. Periferiche, con i Comuni che distano tra i 41 ed i 75 minuti dal Centro di aggregazione più vicino, e rientrano in tale gruppo 1.528 Comuni. La popolazione che vive in queste aree è di circa il 6% su una superficie pari al 24%;
  3. Ultra-periferiche, che comprendono i Comuni che distano oltre i 75 minuti e sono in tutto 358, corrispondente a 7,2% della superficie una popolazione dell'1,5 per cento.

Questa nuova cartina dell'Italia ha il merito di essere stata discussa e condivisa dal mondo accademico, dalle istituzioni e dagli attori socio-economici attivi sui territori presenti al seminario. Elemento importante questo per il prosieguo dei lavori. Al termine dell'incontro, sono stati comunicati quali saranno i prossimi passi che il Gruppo Tecnico intende avviare per giungere concretamente alla realizzazione di un progetto sulle Aree Interne, che è in discussione in sede del Consiglio dei Ministri e farà parte integrante dell'Accordo di Partenariato della programmazione 2014-202.
Da sottolineare che il ministro Catania, nel concludere il seminario, ha focalizzato l'attenzione su due elementi importanti che caratterizzano le Aree Interne del Paese, fondamentali per costruire una strategia nazionale efficiente ed efficace sia in termini di policy che di azioni e interventi per le Aree Interne:

  1. la manutenzione del territorio, garantita dagli agricoltori che vivono in queste aree;
  2. la gestione e l'uso delle risorse idriche. Nel primo caso attraverso l'introduzione di nuove tecnologie e innovazioni a livello di interventi infrastrutturali per rispondere ai cambiamenti climatici che vadano a migliorare la conservazione e la gestione della risorsa idrica. Per quanto riguarda l'uso dell'acqua, è stato rimarcato che deve esserci una maggiore attenzione nel distinguere tra ciò che è uso civile, industriale e agricolo. Ad oggi è l'agricoltura che viene fortemente penalizzata.
 
 
 

Elena Angela Peta
e.peta@ismea.it
 

 
 
 

PianetaPSR numero 16 - dicembre 2012