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RIFORMA PAC

Il conto salato della Pac, settore per settore

I risultati del modello Ismea di simulazione microeconomica sull'impatto delle proposte della Commissione: così l'effetto combinato premio base-greening rischia di minare la redditività delle imprese

L'impatto della nuova PAC sui principali settori agricoli
(Variazione % rispetto alla situazione attuale)

 
 
La simulazione si basa sulle proposte della Commissione Europea; i dati fanno riferimento alla fine del processo di convergenza dei premi prevista al 2019

Nell'ambito delle attività della Rete Rurale Nazionale, Ismea ha elaborato un modello di simulazione microeconomica per valutare l'effetto della riforma della Pac sui bilanci delle aziende agricole. La scelta di fondo che contraddistingue questo modello è stata quella di non ricorrere a simulazioni astratte, su aziende "tipo" ricostruite su base statistica, ma di calare le ipotesi di riforma su aziende reali, rappresentative di alcune realtà significative dell'agricoltura italiana.

La metodologia adottata
Una prima fase del lavoro, particolarmente intensa e relativamente alla quale sono stati forniti alcuni risultati preliminari su questa rivista (vedi PianetaPsR n. 11 -ottobre 2011), si è concentrata sulla selezione di un elenco di imprese che rappresentassero nel modo più adeguato possibile il complesso e articolato mondo dell'agricoltura italiana, e sulla ricostruzione della situazione economica di partenza, prima della riforma.
Sono state quindi identificate 120 aziende agricole, riconducibili ai settori produttivi più importanti, ovvero il grano duro, il grano tenero e il mais per i seminativi, l'olivo per le colture arboree, il latte bovino, la carne bovina e gli ovini per gli allevamenti. Per ogni azienda, che è stata oggetto di intervista in loco o telefonica, è stato quindi ricostruito un conto economico comprendente tutte le principali voci di costo e di ricavo, compresi i contributi comunitari del primo e del secondo pilastro.
La scelta delle aziende da intervistare è stata inoltre sottoposta al parere di dei focus group (uno per ogni settore produttivo), che hanno proposto integrazioni degli elenchi delle aziende da contattare e fornito interessanti chiavi di lettura delle problematiche settoriali legate al processo di riforma della Pac.
Una volta ricostruiti i bilanci aziendali "ex ante", si è provveduto a simulare gli impatti della riforma sulle aziende selezionate. I bilanci aziendali sono stati quindi modificati, immettendo i nuovi valori dei pagamenti diretti derivanti dal processo di regionalizzazione dei titoli e dalla introduzione delle nuove componenti previste dalla proposta di regolamento presentata dalla Commissione europea (pagamento di base, pagamento per i giovani agricoltori, ecc.).
Il dettaglio con cui sono stati costruiti i bilanci aziendali, che arrivano a livello di singola operazione colturale per ciascuna delle colture/allevamenti praticati dall'azienda, ha inoltre permesso di simulare l'impatto derivante dall'implementazione delle misure di "inverdimento", o greening, rappresentate dalla diversificazione colturale, dall'obbligo di mantenimento dei prati permanenti e dalla conservazione o introduzione delle aree di interesse ecologico, su almeno il 7% della superficie aziendale.

Due opzioni di calcolo
Per la quantificazione del valore del pagamento di base (e del pagamento greening ad esso collegato), che come noto dovranno passare dal metodo "storico" sinora applicato a quello "regionalizzato", sono state utilizzate due diverse opzioni di calcolo. Nella prima ipotesi, è stato previsto un flat rate basato sulla regione amministrativa, nella seconda un flat rate per area omogenea, derivante dalla disaggregazione su base altimetrica delle quattro macroregioni individuate a livello nazionale (Nord, Centro, Sud e Isole).
Per tutte le simulazioni è stato comunque adottato un modello statico, mantenendo pertanto inviati i valori delle rese, dei prezzi e dei costi unitari rilevati nelle interviste ed è stato previsto il mantenimento dello status quo in relazione al sostegno accoppiato (articolo 68 attualmente in vigore) e ai pagamenti a superficie dello sviluppo rurale. I valori dei pagamenti di base e greening fanno riferimento al livello previsto al 2019, al termine del processo di degressività previsto dalla normativa comunitaria.

Principali risultati ottenuti
I risultati delle simulazioni permettono di affermare che l'impatto della riforma è significativo, per la maggior parte dei settori considerati e per entrambe le opzioni adottate (ovvero, quella basata sul calcolo del valore del titolo su base regionale, e quella riferita alla area omogenea). Come spiegato nel rapporto, il ricalcolo del valore dei titoli determina la variazione del sostegno comunitario percepito, mentre l'introduzione delle misure di inverdimento impatta sui ricavi delle vendite e sui costi sostenuti dall'azienda. L'effetto combinato di questi fattori determina la variazione dei margini operativi lordi (MOL) aziendali, ovvero del livello di redditività delle imprese.
Se si guarda ai valori inseriti nelle tabelle, che riportano per l'appunto la variazione del sostegno comunitario, dei ricavi delle vendite, dei costi e del reddito lordo aziendale rispetto alla situazione ex ante, appare evidente che i settori più rappresentativi dell'agricoltura mediterranea, ovvero il grano duro e l'olio di oliva, sarebbero colpiti in modo pesante, con riduzioni degli indici di redditività nell'ordine del 20-30%. Altro settore su cui la riforma della PAC potrebbe avere impatti estremamente negativi è rappresentato dalla carne bovina, che nella simulazione effettuata vede i margini lordi ridursi di quasi la metà rispetto alla situazione attuale.
Anche le aziende produttrici di mais, soprattutto quelle caratterizzate da più elevati indici di specializzazione, verrebbero colpite, anche se in modo meno pesante rispetto ai settori citati prima (cali del MOL di circa il 15%). Ancora più limitati sono i danni subiti dalle aziende bovine da latte, e dalle imprese specializzate nella produzione di grano tenero. Gli allevamenti da latte sembrerebbero essere infatti in grado di mantenere un certo livello di redditività nonostante il consistente calo del livello del sostegno comunitario, mentre il settore del grano tenero, con riduzioni del sostegno comunitario relativamente più leggere, subirebbe una contrazione del reddito lordo aziendale limitata al 6-7%.
Il settore ovino, prevalentemente estensivo, è invece l'unico tra quelli considerati che trarrebbe un vantaggio dalla revisione del sistema dei pagamenti diretti, fermo restando, tuttavia, che per determinare questo risultato sarebbe importante che le superfici a pascolo utilizzate risultassero tutte ammissibili al sostegno della PAC (ivi compresi i pascoli insistenti su terreni di uso civico e altre tipologie similari).
Come spiegato in modo dettagliato nel rapporto, oltre alla revisione del regime dei pagamenti diretti (che in alcuni casi si riducono di 400, 500 o addirittura oltre 1.000 euro per ettaro), l'introduzione del greening determina delle perdite, a volte leggere, come nel caso delle aziende olivicole e ovine, a volte più significative. Queste sono particolarmente consistenti nelle aziende ad orientamento maidicolo e in quelle bovine da latte, per cui l'introduzione di queste misure comporterebbe una riduzione del reddito lordo aziendale di 120-130 euro per ettaro, con punte anche superiori a 400 euro per ettaro nelle aziende più intensive. Le aziende cerealicole e quelle bovine da carne si troverebbero in una situazione intermedia, con cali di redditività derivanti dall'introduzione del greening compresi tra 20 e 60 euro per ettaro.
In sintesi, i risultati dello studio, per i cui dettagli si rimanda alla lettura del rapporto, suggeriscono due tipi di considerazioni. La prima è relativa al modello di simulazione utilizzato, che si è rivelato in grado di stimare gli impatti delle complesse condizioni previste dalla proposta di riforma della Pac presentata a ottobre 2011, ivi comprese le norme agronomiche e tecniche previste dalle misure del greening, e che sembrerebbe essere sufficientemente flessibile per fornire ulteriori stime, sulla base di diversi scenari e opzioni che potrebbero emergere nel corso del negoziato per l'approvazione dei regolamenti e per l'identificazione delle norme applicative da adottare a livello nazionale.
Tra queste, è opportuno non sottovalutare le stime sull'impatto territoriale della riforma, che potrebbero essere utili anche per la programmazione della futura strategia delle Politiche di sviluppo rurale, rivelatesi anche in questo studio molto importanti ai fini del mantenimento della redditività e della sostenibilità delle aziende agricole.
La seconda considerazione riguarda i risultati della simulazione effettuata, che per entrambe le opzioni (pagamento di base calcolato per regione amministrativa o per area omogenea), evidenzia un calo significativo della redditività per quasi tutti i settori produttivi analizzati, e che suggerisce pertanto di promuovere un mix ragionato di strumenti e finanziamenti comunitari del primo e secondo pilastro, per trovare una combinazione equilibrata (per filiera, territorio, ecc.) e che consenta, con riferimento ai prodotti analizzati, ma non solo, di raggiungere gli obiettivi di stabilizzazione dei prezzi e dei redditi degli agricoltori oltre che le altre sfide poste da Europa 2020.

 
 
 
 
 

Stanislao Lepri
s.lepri@ismea.it

 
 
 

PianetaPSR numero 16 - dicembre 2012