Home > Il punto sui PSR > Vento, sole e biodiesel: è l'azienda a impatto zero
AGROENERGIE

Vento, sole e biodiesel: è l'azienda a impatto zero

Microeolico e fotovoltaico: così Vincenzo Netti ha trasformato l'allevamento a Putignano (Bari) in una piccola centrale multienergetica - Invece dei cereali coltiva lino e colza per il biodiesel  

 Come succede spesso, la crisi e il cambiamento, se ben interpretati, possono offrire la possibilità di nuove strade alle aziende agricole. E' il caso dell'azienda di Vincenzo Netti a Putignano, in provincia di Bari,  con 20  ettari, 12 a seminativo (cerealicolo) e il resto a colture permanenti - mandorlo, ciliegio, ulivo. Fino al 2009, in verità, l'azienda di famiglia era un allevamento di vacche da latte e vitelli da ingrasso. Poi la crisi del settore, però, ha costretto a cambiare, e Vincenzo, che aveva rilevato l'azienda nel 2000, ha avuto l'idea che oggi è alla base dell'azienda: via l'allevamento e le colture foraggere, dentro cereali (grano tenero e duro) e le colture agroenergetiche oleaginose come colza e lino da olio.
Ed è proprio in queste ultime, al di là del commercio locale del grano, che sta oggi racchiusa la fortuna dell'azienda di Vincenzo. "Quando ho sospeso le attività zootecniche - racconta Vincenzo - prima sono partito col microeolico (pale da ½ Kw installato per 300 Kw prodotti, altezza torre 11 metri circa); poi grazie agli incentivi presenti a quell'epoca col conto energia, ho installato il fotovoltaico (10Kw installati per 14 Mw prodotti). Per terza cosa ho introdotto l'olio vegetale per il biodiesel, in modo da rendere le macchine agricole autosufficienti. E qui si sono ridotti drasticamente i costi".
Oggi l'azienda è a Co2 zero, perché le emissioni di trattori, furgoncini, mietitrebbie, camioncini, vengono controbilanciate dal ciclo delle oleaginose come colza e lino, dalle cui fasi lavorative otteniamo, oltre all'olio per biodiesel, anche panelli di colza o lino per la caldaia a biomassa. "Quest'anno - aggiunge l'imprenditore pugliese - mi è stato concesso dal Psr Puglia un finanziamento sulla misura 114, per l'utilizzo di servizi di consulenza, che io giudico importante per chi ha in piedi un'azienda come la mia: l'aggiornamento, qui, è veramente indispensabile, perché  stiamo parlando di questioni tecniche molto importanti ai fini della qualità della produzione, e quindi occorre essere tecnicamente preparati".

 

"Ad oggi l'azienda - continua il racconto di  Vincenzo -produce energia per il 50% dal fotovoltaico, per il 45% dalla biomassa e per il 5% dall'eolico. Non avendo più l'allevamento, come si sa molto energivoro, all'incirca l'80% di questa energia viene reimmessa sul mercato, arrivando quindi a coprire  circa la metà del bilancio aziendale. Posso dire che quando, nel 2000, ho rilevato questa azienda da mio padre, la new economy la faceva da padrone. A me, che avevo seguito degli studi tecnici adeguati, si erano presentate anche delle occasioni di lavoro al di fuori di questo settore, che io però ho rifiutato convinto che da questa terra potesse venire anche il lavoro del futuro".
Stando agli ultimi dati disponibili, ad oggi la produzione di energie rinnovabili da agricoltura (con le fonti di origine agricola) sull' intero comparto delle rinnovabili è attorno al 4,5%.  L'ultimo censimento agricolo Istat ci fornisce anche un quadro più dettagliato riguardo alle aziende agricole fornite di questo tipo di impianti: 2025 impianti per la produzione di biomassa e 332 impianti per la produzione di biogas. Se passiamo invece al solare (termico e fotovoltaico) abbiamo invece 17.293 impianti mentre sono 483 quelli per la produzione di idroenergia. Al di là dei numeri, che non entrano in merito alla potenza installata, che ovviamente varia da azienda a azienda, è chiaro come sia apprezzabile una mutifunzionalità energetica quanto più si integra con le attività tradizionali agricole. Come ci insegna anche la svolta aziendale del nostro agricoltore pugliese.

 
 
 

Andrea Festuccia

 

 
 
 

PianetaPSR numero 20 - aprile  2013