I dati dell'ultimo Censimento dell'agricoltura confermano la scarsa attitudine dei giovani italiani a diventare imprenditori agricoli. Nonostante però i numeri non siano positivi, l'identikit del giovane agricoltore è confortante e potenzialmente impattante sul futuro del settore agricolo. I giovani che scelgono di fare agricoltura sono per lo più maschi, anche se registrano una più alta presenza di donne rispetto al totale imprenditori agricoli (il 38% contro il 31%); hanno un livello di istruzione medio-alto anche se hanno svolto solo in piccola percentuale studi legati al settore; provengono, principalmente, da famiglie agricole o con disponibilità di terreni agricoli; sono più presenti nei settori produttivi ad alto valore aggiunto ma che richiedono anche forti impegni di tempo, lavoro e capitali (ortofloricoltura, allevamenti bovini, suinicoltura); gestiscono il 16% della Sau totale ma a loro è riconducibile circa il 20% della produzione standard; il 38% delle imprese biologiche fa capo a questa fascia di età.
I giovani che decidono di diventare agricoltori sembrano fare una scelta imprenditoriale precisa, orientando i fattori produttivi alle esigenze della filiera e dei consumatori.
L'immagine del giovane agricoltore che emerge dal dato censuario fa percepire l'esistenza di nuove esigenze e fabbisogni a cui le politiche pubbliche dovrebbero adeguarsi.
Fino ad oggi, le politiche agricole a favore dei giovani agricoltori si sono concentrate sul problema del ricambio generazionale favorendo, attraverso un intervento premiale a fondo perduto, il primo insediamento del giovane. Per quanto le stesse prevedessero una serie di interventi collegati, tesi ad accompagnare le fasi di avviamento aziendale, essenzialmente guardavano alla nascita dell'impresa e non alla competitività della stessa.
Proprio per comprendere quali fossero le esigenze di intervento espresse dai giovani agricoltori la Rete Rurale, nell'ambito di un progetto di ricerca sui giovani agricoltori affidato all'INEA, ha lanciato un questionario on line "Giovani e agricoltura: raccogliamo i fabbisogni" finalizzato a raccogliere testimonianze dirette sulle problematiche che si affrontano al momento dell'insediamento e gli effettivi interventi di cui si avrebbe avuto bisogno.
Al questionario, divulgato per lo più attraverso social network, hanno risposto circa 300 giovani agricoltori provenienti da tutta Italia. Nonostante le differenti collocazioni geografiche, le tipologie di impresa assai differenziate e il variegato approccio alla gestione dell'impresa, i giovani concordano sui problemi incontrati, sulle necessità e sui fattori che, se non affrontati con adeguati strumenti, potrebbero causare l'insuccesso aziendale.
Al momento dell'insediamento il principale problema segnalato è l'accesso al credito bancario, evidenziato da oltre la metà dei giovani (figura 1) un problema in realtà noto e che trova nelle politiche pubbliche già una serie di strumenti concepiti per superarlo.
Meno scontato è il secondo (per segnalazioni) problema sottolineato, legato alla questione della commercializzazione dei prodotti e, più in generale, l'accesso "dignitoso" ai mercati. Un giovane su tre sottolinea la problematica, legandola ora ad una filiera dominata dai trasformatori/distributori, alla concorrenza più o meno corretta, alla generale gestione del processo rispetto al quale non si hanno conoscenze/competenze adeguate, non c'è la giusta assistenza tecnica.
Seguono la questione dell'accesso ai finanziamenti pubblici, ai fattori produttivi, l'adeguamento alle norme in materia di ambiente e sanità (problema segnalato da tutti gli imprenditori zootecnici), la scarsa e inadeguata assistenza tecnica, le capacità professionali.
Speculari, rispetto ai fabbisogni manifestati, le risposte alla domanda relativa ai supporti di cui si avrebbe avuto necessità al momento dell'insediamento. Principalmente garanzie per l'accesso al credito; supporto per l'accesso ai mercati e ai fattori produttivi; assistenza tecnica, consulenza, servizi, formazione e informazione (figura 2).
Molti dei problemi rilevati all'insediamento sembrano essere motivo di preoccupazione costante, tanto da essere segnalati come possibili cause di insuccesso per l'attività imprenditoriale. Tra questi, fortemente sottolineato il rapporto con le banche, che inibisce la possibilità di realizzare nuovi investimenti, l'accesso ai fattori della produzione e le questioni legate all'assistenza tecnica. Anche se spacchettata nelle varie componenti, emerge comunque la questione dei rapporti lungo la filiera e della commercializzazione in senso lato: valorizzazione dei prodotti, sbocchi commerciali alternativi, lotta alle frodi.
Ne discende che le speranze di successo aziendale vengano legate alla possibilità di cooperare lungo la filiera attraverso accordi tutelanti, alla diffusione di strumenti che mirino alla integrazione tra le imprese, alla promozione di nuovi sbocchi commerciali compresi quelli legati alla filiera corta; alla qualità e valorizzazione dei prodotti.
Alla vigilia di un nuovo ciclo di programmazione, gli strumenti di politica a favore dei giovani vengono riproposti tal quale al passato dalla proposta di regolamento per la Politica di Sviluppo Rurale 2014-2020: primo insediamento e incentivi più alti o priorità per i giovani che colleghino ad essa misure di investimento/rinnovamento aziendale. Quello che sembra cambiare è però l'approccio di intervento.
Nella proposta di regolamento si fa cenno alla possibilità, da parte degli Stati membri, di prevedere un "sottoprogramma giovani" nell'ambito dei PSR nel caso si manifesti l'esigenza di concentrare lo sforzo programmatico sulla problematica ricambio generazionale. In questo caso lo Stato membro ha la possibilità di concentrare parte delle risorse finanziarie su un obiettivo specifico e indirizzare ad esso le misure del programma, modellandole rispetto alle esigenze.
Inoltre, l'intero regolamento è fortemente orientato a favorire l'integrazione degli attori e la cooperazione tra di essi lungo la filiera produttiva: viste le problematiche segnalate, questi nuovi strumenti, se ben utilizzati, potranno rispondere alle esigenze manifestate.
Infine, non va tralasciata la possibilità offerta dagli interventi e strumenti tesi a favorire l'innovazione dell'agricoltura (Gruppi operativi per l'innovazione). Questi da una parte offrono la possibilità di aggiungere valore all'agricoltura attraverso processi e prodotti innovativi, dall'altra sono concepiti come strumenti di cooperazione tesi a favorire la circolazione delle informazioni e la collaborazione tra i soggetti che operano lungo, a monte e a valle del processo produttivo agricolo.
Serena Tarangioli
tarangioli@inea.it
PianetaPSR numero 20 - aprile 2013