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Convegno RRN - Euromontana

Una strategia integrata per l'agricoltura di montagna

La sfida per rafforzare la vitalità di queste aree si gioca su un pacchetto di incentivi e servizi: confronto europeo a Roma in vista della riforma Pac, riflettori puntati sui sottoprogrammi tematici

Quota produzionedell'agricolturadi montagna  per Stato membro

 

Fonte: Labelling of agricultural and food products of mountain farming/DG AGRI

Le aree montane costituiscono in Europa un territorio in cui l'agricoltura ha un ruolo fondamentale per la corretta gestione del paesaggio, la conservazione della biodiversità, il contrasto all'abbandono e soprattutto l'economia locale. L'agricoltura in queste zone è molto spesso il fattore di innesco di processi di sviluppo più complessi, capaci di integrare altri settori economici, assicurando la vitalità della montagna.
Un recente rapporto[1] pubblicato dalla Commissione sull'indicazione di qualità denominata "prodotto di montagna"[2], fornisce dati aggiornati sulle filiere agroalimentari in queste aree, offrendo un interessante quadro della situazione a livello europeo.
Le aree montane, così come definite all'art.18 del Regolamento 1257/1999, occupano ben il 18,5% della superficie dell'Unione e, contando quasi 2 milioni e mezzo di aziende agrarie, rappresentano il 17,8% sul totale delle aziende europee.

Nel nostro Paese ben il 47,5% della superficie è montana e il numero di aziende agrarie interessate è pari al 31% del totale delle aziende nazionali. Una notevole estensione di territorio dunque, su cui gli agricoltori si trovano a fronteggiare una serie di svantaggi specifici. Temperature più basse, un periodo vegetativo più breve, maggiori pendenze, insieme a una minore fertilità dei suoli e alla necessità di macchinari spesso più costosi, nonché tempi di lavoro più lunghi. Tutto ciò porta a una minore produttività della terra e conseguentemente a una minore produttività del lavoro. Inoltre, la difficoltà di accesso, un minor numero di strutture di trasformazione e le loro ridotte dimensioni, portano infine a maggiori costi di trasporto e a minori economie di scala.

Accanto agli svantaggi vi sono però alcuni dati economici positivi. Il prezzo corrisposto al produttore è infatti in montagna mediamente più alto rispetto a quello spuntato dalle altre aziende: ad esempio il 10% in più per il latte bovino e fino al 25%  in più per la frutta. Indice di una qualità apprezzata dal mercato. Ma quanto valgono in termini di fatturato agroalimentare le montagne europee? Il fatturato totale delle zone montane vale in Europa l'11% (31,3 miliardi di euro) del totale fatturato agroalimentare dell'Unione. Il nostro Paese si conferma leader nel settore. L'Italia produce da sola ben il 30% dell'agroalimentare delle zone montane di tutta l'Unione, seguita da Francia e Spagna con il 18% ciascuna. Altri produttori importanti sono la Grecia, la Germania e l'Austria, che insieme valgono circa un quinto del fatturato totale.
In riferimento ai principali comparti nazionali, la produzione italiana in montagna di latte bovino è pari al 17,5% del totale europeo, seconda solo alla Francia (25%). Il nostro Paese inoltre è primo per produzione di frutta, rappresentando da solo il 72% del totale delle montagne europee. Indice di sistemi agricoli avanzati anche in alta quota.

 

L'agricoltura rappresenta quindi una notevole risorsa e proprio per questo non bisogna perdere opportunità in fase di programmazione delle politiche di sviluppo per valorizzarne il ruolo, integrandolo con altri elementi che possano garantire alla montagna la vitalità di cui necessita.
Ad esempio, l'esistenza nelle aree montane di tradizioni e saperi specifici legati alle filiere agroalimentari, valorizzati dall'etichettatura "prodotto di montagna", rappresenta un'opportunità da sfruttare in sinergia con politiche per lo sviluppo del turismo enogastronomico e rurale.
Il regolamento n.1151/2012 tuttavia prevede che, in assenza di deroghe, ai fini dell'indicazione "prodotto di montagna", le materie prime e gli alimenti per animali debbano provenire essenzialmente da zone di montagna e che, nel caso dei prodotti trasformati, anche la trasformazione abbia luogo nelle stesse zone.
Ma le filiere attraversano in molti casi i confini delle zone montane. L'alimentazione degli animali può necessitare di integrazioni provenienti da altre aree. Per la trasformazione dei prodotti le montagne spesso non sono autosufficienti, mentre in alcuni casi si fa tradizionalmente ricorso ad ingredienti non locali.
Quindi, in assenza di deroghe al principio che l'agroalimentare di montagna sia prodotto e trasformato in queste aree al 100%, sarà difficile che l'indicazione "prodotto di montagna" trovi facile applicazione nella pratica aziendale.
Dunque, la risposta allo sviluppo delle montagne proviene anche da politiche integrate che siano capaci di completare la presenza dell'attività agricola, fornendo servizi alla popolazione ed alle imprese locali. Molto spesso, anche nel dibattito nazionale sulle "aree interne", viene ricordato che, laddove in uno specifico territorio vi siano servizi alla popolazione, anche un'impresa può prosperare ed avere concrete possibilità di sviluppo.
A questo proposito, quali sono le opportunità per le aree montane offerte dalla programmazione europea che sta per nascere?

Nella proposta di regolamento sviluppo rurale 2014-2020, Bruxelles introduce per la prima volta un chiaro riferimento all'attivazione, facoltativa, di sottoprogrammi tematici nell'ambito dei PSR[3], tra cui quello per le zone montane; tutto ciò per contribuire alla realizzazione delle priorità dell'Unione e rispondere a specifiche esigenze riscontrate in zone di particolare importanza.

 

Le aree montane rappresentano dunque una delle possibile opzioni attivabili. Tra l'altro, al fine di rendere più incisivo il contributo di tali sottoprogrammi, gli Stati membri possono fissare aliquote di sostegno più elevate per gli interventi previsti.
Qualora un PSR contenga sottoprogrammi tematici, l'autorità di gestione può designare un altro ente incaricato della gestione e dell'attuazione di ciascun sottoprogramma. Il soggetto incaricato può essere un ente locale, un Gruppo di Azione Locale o una organizzazione non governativa. In sostanza l'autorità di gestione deve essere in grado di delegare una parte delle proprie competenze, pur rimanendo responsabile dell'efficienza e della correttezza nella gestione del sottoprogramma.
I sottoprogrammi per le aree montane dovranno comprendere un'analisi dei bisogni del territorio,

Produzioni di montagna per singolo Stato membro

Fonte: Labelling of agricultural and food products of mountain farming/DG AGRI
 

obiettivi specifici, un set di misure basate sulla logica d'intervento, una valutazione del contributo di tali misure al conseguimento degli obiettivi ed infine dovrà essere introdotto un piano di indicatori specifico.
La strategia di intervento dovrà essere costruita insieme ai soggetti economici ed alle istituzioni operanti nelle aree montane. Un'attenta attività di animazione è necessaria.
Bruxelles indica, per la costruzione di strategie di sviluppo delle aree montane, un ampio ventaglio di misure attivabili.
Si tratta di far operare insieme i classici interventi a superficie (indennità a favore delle zone svantaggiate, interventi agro ambientali, allestimento di sistemi agroforestali) con misure di sostegno alle aziende agricole e/o forestali in montagna (investimenti materiali in azienda, reti di imprese, cooperazione di filiera, approcci collettivi per la gestione di pratiche ambientali economicamente sostenibili, sviluppo di nuovi prodotti e tecnologie). Il tutto non tralasciando il capitale umano (trasferimento di conoscenze ed azioni di informazione) inclusi i servizi di consulenza, di sostituzione e di assistenza alla gestione delle aziende agricole, nonché i servizi di base e rinnovamento dei villaggi montani.

Uno dei punti interrogativi sul tavolo è come l'approccio LEADER coesisterà con i programmi sottotematici montani. Tradizionalmente i Gruppi di Azione Locale operano proprio in aree remote e svantaggiate, incluse le aree montane. Le possibilità di integrazione dovrebbero essere facilitate non duplicando gli interventi nelle medesime aree ma semplificando il più possibile e preferibilmente facendo coincidere le strutture che gestiranno gli interventi di sviluppo rurale.
L'approccio integrato tra misure, oggi pratica ricorrente nei PSR italiani (PIF, PIT, PIAR, PIRAP) e sperimentato già nelle precedenti programmazioni, viene dunque potenziato nel regolamento 2014-2020. L'esperienza italiana della progettazione integrata rappresenta uno degli elementi di forza del nostro sistema di sviluppo rurale. La capacità di molti operatori del settore (aziende agricole, imprese di trasformazione e commercializzazione, enti locali, aree parco, etc.) di mettersi insieme per partecipare ad un unico progetto di sviluppo per una stessa filiera o area territoriale è espressione di un sistema avanzato, capace di concentrare le risorse pubbliche nei settori strategici regionali, laddove maggiormente necessarie.
I tempi sono dunque maturi, a detta della Commissione, per sperimentare l'approccio integrato anche in altri contesti nazionali. In particolare nei nuovi Stati membri permane una pratica gestionale delle misure PSR in maniera separata, fatta eccezione per gli obblighi derivanti dalle strategie LEADER.
La futura programmazione apre quindi nuovi scenari, ma anche interrogativi, che saranno al centro del convegno internazionale "La vitalità delle montagne europee nella programmazione 2014-2020" organizzato dalla Rete rurale italiana in collaborazione con Euromontana (Associazione europea per le zone di montagna) il prossimo 6/7 Giugno a Roma. L'obiettivo della conferenza sarà quello di permettere ai rappresentanti delle Autorità di Gestione PSR, ai soggetti coinvolti nelle politiche a sostegno della montagna, al partenariato economico e sociale, di confrontarsi sulle future strategie per programmare efficaci interventi in favore delle zone montane; promuovendo sviluppo sostenibile, crescita economica e la creazione di nuovi posti di lavoro. Verrà dedicato spazio agli esempi di maggior successo in Europa di politiche integrate per la montagna e saranno presentati casi esemplari, nazionali ed europei, su filiere, innovazione, competitività, ambiente e comunità locali.

 
 
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Riccardo Passero
Giulio Cardini


 
 
[1] Labelling of agricultural and food products of mountain farming, JRC Scientific and policy reports , 2013
[2] Art. 31 del Regolamento No 1151/2012
[3] Oltre al sottoprogramma per le zone montane, a discrezione delle singole Autorità di Gestione, sarà possibile adottare dei sottoprogrammi per "giovani agricoltori", "piccole aziende agricole" e per le "filiere corte".
 
 
 

PianetaPSR numero 20 - aprile 2013