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SEMINARIO INEA

Il capitale umano rende l'azienda più competitiva

Un'analisi del lavoro in agricoltura evidenzia la necessità di adeguare le competenze con processi formativi e di innovazione coerenti con la domanda di beni e servizi - Una priorità per i nuovi Psr

L'8 maggio si è tenuto presso l'INEA un seminario su "Competitività delle imprese e tutela dei lavoratori in agricoltura", che ha costituito un'occasione per riflettere - insieme ai rappresentati del mondo produttivo - sulle criticità e le potenzialità del settore agricolo, a partire dalle caratteristiche quali-quantitative del lavoro impiegato in agricoltura e degli strumenti di intervento a favore del capitale umano e sociale. Argomenti che sono stati oggetto della monografia di approfondimento del LXV volume dell'annuario dell'Agricoltura italiana.

Occupati in agricoltura per posizione e sesso

Fonte: Istat, Rilevazione sulle Forze di lavoro - serie storiche
 

Inoltre, avvalendosi anche di alcuni risultati empirici, si è parlato di strategie aziendali di investimento in formazione e istruzione e di ricambio generazionale nell'ambito delle esigenze dettate dai processi di cambiamento contestuali e istituzionali in atto. Il settore agricolo presenta caratteristiche specifiche che si riflettono nella quantità e qualità del capitale umano coinvolto. Intanto, com'è noto, la possibilità di espansione della produzione primaria è vincolata da fattori che agiscono dal lato dell'offerta (risorse naturali) e dal lato della domanda (all'aumento del reddito la domanda di beni primari non cresce in proporzione perché i consumi si rivolgono verso altri beni). Ciò si ripercuote in una diminuzione del valore assoluto e del peso relativo dell'occupazione agricola che in Italia - come in tutti i paesi sviluppati - rappresenta una quota molto limitata sul totale dell'occupazione (vedi tabella).
Inoltre, la forte partecipazione della famiglia nell'attività aziendale,  la pluriattività degli addetti per i quali l'attività nell'azienda può essere insufficiente e, pertanto, abbinata ad altre attività  svolte nello stesso settore agricolo oppure al di fuori di esso, la considerevole presenza di aziende che non vendono i propri prodotti (36%), mettono in evidenza come, in agricoltura, il confine tra prestazione di lavoro, attività imprenditoriale, produzione per l'autoconsumo, è molto sfumato. Tutto questo, rende particolarmente complessa tanto la misurazione e la caratterizzazione del lavoro impiegato, quanto l'interpretazione dei fabbisogni aziendali e delle esigenze e strategie formative degli addetti.

Allo stesso tempo, dal punto di vista aziendale la mancanza di adeguata qualificazione del lavoro è uno dei fattori esplicativi della bassa produttività del settore (il valore aggiunto per unità di lavoro in agricoltura è meno della metà di quello medio dell'economia), che pesa sui margini di redditività e quindi sulla sua sostenibilità sociale ed economica. A questo riguardo è interessante notare che, in base ai dati Rica, il valore aggiunto per azienda è maggiore laddove il livello di istruzione del capoazienda è più elevato (vedi grafico). Ovviamente questo non individua una relazione causale diretta sic et simpliciter, perché l'analisi dovrebbe considerare molti aspetti che vanno dalle caratteristiche personali, (in particolare l'età) a quelle strutturali e produttive (la dimensione aziendale, la specializzazione) e territoriali.
Su quest'ultimo punto, in particolare, è ormai assodata la cognizione che il capitale umano è tanto frutto quanto parte di una patrimonio di risorse non esclusivamente individuale. Infatti, da un canto il contesto offre al singolo la possibilità di potenziare le sue capacità, dall'altro la comunità risulta arricchita dalle conoscenze, competenze, creatività dei suoi appartenenti, e soprattutto dalle relazioni e dal livello di fiducia che la contraddistingue. In altre parole, un contesto dinamico presenta costi minori per accedere alla formazione e migliori prospettive di valorizzazione economica degli sforzi formativi realizzati. Si conseguenza, il singolo è facilitato e stimolato a investire in formazione perché sa che potrà recuperare il sacrificio fatto in termini di maggior reddito futuro.
 
 Il titolo di studio aumenta la produttività

 
Fonte: Elaborazioni su dati RICA

La bassa redditività del settore agricolo, viceversa, disincentiva investimenti formativi e questo a sua volta riduce le prospettive di migliorare la produttività, creando così un circolo vizioso che rischia di avvitarsi all'infinito, generando fenomeni di migrazione verso aree più dinamiche e quindi una tendenza allo spopolamento - di cui le aree rurali soffrono - che è un ulteriore fattore di criticità per lo sviluppo.
La consapevolezza dell'importanza del capitale umano e della sua parziale natura di bene pubblico è cresciuta nel tempo e, di conseguenza, è via via aumentata l'attenzione nelle politiche europee e nazionali, anche se con esiti fino a ora deludenti, essendosi concretizzata più che altro in indicazione nei documenti di indirizzo piuttosto che nella realizzazione di politiche fattive.
 In particolare, nella programmazione 2007-2013 l'efficacia degli interventi previsti per la formazione, l'innovazione, la consulenza e il ricambio generazionale è stata limitata dall'esiguità della dotazione e dalla polverizzazione in numerose misure differenti.
Per il prossimo periodo di programmazione, tuttavia -  grazie anche all'apporto critico alla discussione portato dalle istituzioni italiane in base all'esperienza pregressa - sembra delinearsi un approccio più costruttivo, soprattutto perché il trasferimento della conoscenza viene collocato tra le priorità generali, consentendo così un'articolazione più coerente delle misure che riguardano la consulenza, i servizi e l'innovazione con quelle relative agli investimenti e al ricambio generazionale.
Questo nuovo approccio sembra andare incontro incontro all'esigenza, ribadita nel seminario sia da parte dei rappresentati del mondo della ricerca che da quelli del mondo produttivo, di affrontare con più coerenza e determinazione il tema del lavoro e della sua qualificazione per il rilancio del settore, nel rispetto delle sue tante specificità.

 
 

Maria Carmela Macrì

macri@inea.it

PianetaPSR numero 21 - maggio 2013