Home > Il punto sui PSR > Teleriscaldamento, nuova frontiera delle biomasse
WORKSHOP ITABIA

Teleriscaldamento, nuova frontiera delle biomasse

Filiere agroforestali e integrazione con la cogenerazione termica ed elettrica passaggi obbligati per rafforzare il ruolo delle biomasse legnose nella lotta ai gas serra - Le attese per i nuovi Psr.

Così come da decenni si parla giustamente di puntare sulle filiere forti dell'agroalimentare italiano(vitivinicolo, formaggi, pasta..), allo stesso modo si dovrebbe promuovere lo sviluppo delle filiere da biomasse. Queste risorse, definite "frazione biodegradabile dei prodotti,rifiuti e residui di origine biologica provenienti dall'agricoltura (sostanze sia animali che vegetali), dalla silvicoltura e dalle industrie connesse,comprese la pesca e l'acquacoltura, nonché la parte biodegradabile dei rifiuti industriali urbani"[1]si prestano infatti a molteplici impieghi: dalle opzioni energetiche agli usino-food, dagli impieghi nella chimica verde agli aspetti socio-economici e di tutela ambientale.
Il tutto andando ad ottimizzare la gestione di risorse naturali già esistenti nel nostro Paese, primi fra tutti i boschi, puntando su fonti energetiche sostenibili e creando importanti indotti occupazionali soprattutto in tempi di crisi economica.
 
Tematiche, queste, che sono state al centro del workshop organizzato a Roma da ITABIA- Italian Biomass Association- con lo scopo di approfondire con gli stakeholders i principi di sostenibilità nell'uso delle biomasse, soprattutto vegetali, e le possibili prospettive di sviluppo del settore.
La direttiva 2009/28/CE sulla promozione delle energie rinnovabili stabilisce che entro il 2020 l'Italia dovrà produrre energia rinnovabile pari al 17% dei consumi energetici lordi nazionali; all'interno di questo obiettivo il Piano di azione nazionale per le energie rinnovabili[2]assegna un ruolo fondamentale alle biomasse che dovranno fornire nel 2020 quasila metà dell'energia prodotta da fonti rinnovabili[3].
 
Rafforzare la politica di sfruttamento delle biomasse nasce non solo dalla necessità di limitare il livello di dipendenza dalle fonti energetiche da combustibili fossili, ma anche dall'importanza di dover gestire superfici sempre crescenti di terreni abbandonati.
 
Il rapporto "Costruire il futuro:difendere l'agricoltura dalla cementificazione" (Mipaaf, 2012) rileva come sia aumentato notevolmente il suolo italiano coperto da foreste (+ 50% negli ultimi 50 anni, per un totale attuale di circa il 36,2% del territorio nazionale),unitamente ad una superficie agricola utilizzata (SAU) che in meno di 40 anni è diminuita del 28% (fino ai circa 12,9 milioni di ettari nel 2010, secondo il 6°censimento agricolo dell'ISTAT). Dati che evidenziano la necessità di gestire aree boscate o comunque non più oggetto di attività agricola attiva, con conseguente potenziale produzione di biomassa valorizzabile con un approccio di filiera (vedi tabella a lato).

 
 

L'azione di agricoltori e selvicoltori fornisce inoltre un contributo attivo alla mitigazione dell'effetto serra, sia per la produzione di energia da fonti rinnovabili che per l'accumulo di sostanza organica nei suoli agricoli (carbon sink) e nelle foreste.
Anche a valle della filiera dei combustibili legnosi si può agire sulla mitigazione del cambiamento climatico attraverso l'utilizzo di centrali di teleriscaldamento, anche accoppiate a cogenerazione termica e elettrica, al servizio di più utenze e con impatto molto più contenuto rispetto a tante piccole stufe o caminetti.
La realizzazione, ad esempio, di una rete di teleriscaldamento prevede però il confronto con le comunità locali, per valutare quali obiettivi fissare e quali azioni intraprendere: una buona prassi in questo caso è il Patto dei Sindaci, un movimento europeo che coinvolge direttamente gli Enti locali che si impegnano a ridurre le emissioni di CO2 oltre quel 20% fissato dal pacchetto clima-energia per il 2020.
In Italia hanno aderito al Patto 2365 Comuni, di cui 1498 hanno approvato in consiglio comunale il Piano d'azione per l'energia sostenibile, un documento da condividere con i soggetti interessati sul territorio e che si articola in tre step: definire il target diriduzione di CO2 al 2020, elaborare l'inventario delle emissioni ed elencare le azioni che si intendono porre in essere per raggiungere gli obiettivi di riduzione di emissioni.
La politica di sviluppo rurale,soprattutto negli ultimi anni, ha svolto un ruolo cruciale per favorire la produzione e l'utilizzo di biomasse: nell'attuale programmazione a partire dal sostegno all'impianto di specie a rapida crescita-Short Rotation Forestry(misura 125) fino all'investimento in impiantistica per la produzione aziendale di energia da fonti rinnovabili[4](misura 121). E nella riforma della Pac 2014-2020 emerge in modo netto il riconoscimento del contributo delle attività forestali alla strategia di mitigazione e adattamento al cambiamento climatico:in particolare il tema della produzione delle biomasse vegetali risulta strategico tanto da far prevedere uno specifico sostegno che verrà riconosciuto ai gestori forestali per l'erogazione di servizi silvoambientali e per lo sviluppo di filiere energetiche basate sull'uso dei materiali legnosi[5].

 
 
 

Francesco Serafini

 

[1] Direttiva n.2009/28/CE "sulla promozione dell'uso di energia da fonti rinnovabili, recantemodifica e successiva abrogazione delle direttive 2011/77/CEE e 2003/30/CE" -art. 2 comma 2 e).
[2] Redatto dalMinistero dello sviluppo economico il 30 giugno 2010.
[3] Cfr. Valorizzazione energetica delle biomasselegnose - "Progetto Biomasse" coordinato da ENAMA e con il contributo delMinistero delle politiche agricole alimentari e forestali.[1] COM(2013) 249 final Infrastrutture verdi - Rafforzare il capitale naturale in Europa.
[4] Perapprofondimenti Cfr. Analisi dei PSRsulle nuove sfide dell'Health check Rete Rurale Nazionale, 2009.
[5] Cfr. Foreste e politiche di sviluppo rurale.Stato dell'arte, opportunità mancate e prospettive strategicheINEA, 2013.

 
 
 
 
 
 

PianetaPSR numero 23 - luglio e agosto 2013