PianetaPSR
CONFERENZA DI CRACOVIA

Piccole fattorie, terapia di gruppo per crescere

Studio  del Centro di  ricerca polacco sulle mini-aziende evidenzia i benefici non solo economici, ma anche di percezione del pubblico, per chi si aggrega - Vendita diretta: Europa a due velocità

Per parlare di Piccole Fattorie (o piccole aziende agricole)  occorre partire dai  numeri di questo segmento dell'agricoltura Europea. Parliamo di un numero percentuale che può variare dal 69 all' 80% del totale delle 12.199.810 fattorie censite nell'Europa a 28, Croazia compresa. La prima percentuale e precisamente il 69,28% è quella pari alle fattorie di dimensione fino ai 5 ha; la seconda è quella dell'80,21%, se invece consideriamo la dimensione di "piccolo" fino ai 10 ha. Per quanto riguarda l'Italia i dati sono ancor più stressati, e siamo al 72,94% se consideriamo le aziende fino a 5 ha e dell'84,43% se consideriamo quelle fino a 10 ha
Comunque lo si consideri il tema delle Piccole Fattorie è presente ovunque con tutte le sue articolazioni positive e problematiche, ed è suscettibile delle più svariate analisi e proposte di politiche di  intervento attivo ed integrato con altre politiche economiche e sociali.
E proprio di questo si è parlato nella terza edizione della Conferenza Internazionale "Problemi sociali ed economici delle piccole aziende in Europa" che si è svolta il 5 Luglio scorso in Polonia, organizzata dal   Centro europeo di ricerca delle piccole aziende agricole presso l'Università di  Cracovia, specializzato in materia. La conferenza è stata strutturata con una plenaria mattutina e due workshop paralleli: uno sui temi economici e l'altro su quelli sociali: Il respiro, internazionale: Polonia, Romania, Svezia, Scozia, Italia, Ucraina, Regno Unito, Portogallo e Finlandia i paesi partecipanti.
La conferenza, aperta dal Rettore Professor Vladimir Sady e  introdotta dal direttore del Centro europeo  di ricerca delle piccole aziende agricole  professor Janusz Viper, ha sviscerato molti temi : da sottolineare il paradosso del "2+2 che fa 5", evidenziato dall'intervento  della professoressa Doagalska-Gredys dell'università di Cracovia,  sul tema del beneficio dell'aggregazione e della sinergia tra Piccole Fattorie, unite in farmers group of activities e meglio se in network tra piccole e medie imprese per utilizzare al meglio proprio l'effetto sinergia. Dallo studio condotto su un gruppo rappresentativo di aziende agricole con poche risorse della regione Malopolska, analizzate prima e dopo l'ingresso in filiera, emerge non tanto e non solo una variazione positiva in termini quantitativi  (variazione di reddito) ma soprattutto qualitativi: in particolare il "gruppo" influenza positivamente lo sviluppo di un efficace stile comportamentale  della singola azienda, che si traduce naturalmente in una variazione anche dell'immagine percepita dal pubblico dell'azienda stessa.
Ancora, PAC ma non solo: in generale naturalmente è positiva l'accoglienza riservata alla Nuova Pac, a partire dallo schema semplificato per i piccoli agricoltori -facoltativo- dove viene aumentato fino a 1.250 euro il premio per beneficiario, confermando l'esenzione da greening e condizionalità. E proseguendo poi con il secondo pilastro, dove per i sotto programmi filiera corta, piccoli agricoltori, cambiamenti climatici e biodiversità è prevista la possibilità di aumentare il tasso di aiuto del 10%

 

Fra le necessità emerse, quella di espandere il sistema di consulenza aziendale
e di prevedere un più alto budget  per l'assistenza tecnica nei paesi che optano per il sottoprogramma SF.
Inoltre, uscendo dal campo della PAC, è emersa la necessità di evitare "il percorso di sviluppo industriale" delle small farm  puntando invece a mantenere il proprio modello sostenibile, basato sulla produzione agricola diversificata e di attenzione al benessere dell'ambiente.
Molta enfasi è stata posta sulla necessità di adeguare, per quanto riguarda la vendita diretta, la legislazione dei nuovi partner europei dell'Est, rispetto all'Europa dei 15: i primi presentano delle difficoltà (a livello di restrizioni nelle aree di vendita o più semplicemente sanitarie e veterinarie) che di fatto rendono decisamente difficile l'espansione di questo sistema di vendita, che per tanti piccoli agricoltori nel resto d'Europa (pensiamo all'Italia) è stata sinonimo di crescita.
Insomma, il caso del  Centro europeo di ricerca delle piccole aziende agricole dell' Università di Agraria di Cracovia "Hugo Kollataj" può rappresentare  un esempio da seguire, per il semplice fatto di aver portato a sistema lo studio e la ricerca su un'area così importante dell'agricoltura europea, quella delle piccole aziende agricole.

 
 
 
 

Avelio Marini

 
 
 

PianetaPSR numero 23 - luglio/agosto 2013