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MERCATO FONDIARIO

La crisi inizia a mordere anche il bene terra

Inea: compravendita al palo e per la prima volta dopo vent'anni le rilevazioni Inea registrano una flessione dei prezzi a livello nazionale - E con le incertezze sulle politiche agricole si rafforza l'affitto

Per la prima volta dopo vent'anni, nel 2012 il prezzo della terra ha subito una diminuzione in tutta Italia, pianure comprese. Come media nazionale, infatti, le quotazioni calano dello 0,1% in termini nominali, ma se si tiene conto del tasso di inflazione la contrazione tocca -3,1%. Rallentano anche le compravendite rispetto agli anni precedenti, mentre il fronte degli affitti, che interessa quasi 5 milioni di ettari pari al 38% della superficie agricola, è favorito dall'incerta evoluzione delle politiche agricole, confermandosi il principale strumento per poter ampliare le superfici aziendali.
E' il quadro che emerge dall'indagine annuale dell'Inea, secondo la quale,  in base all'incremento generale dei prezzi, il patrimonio fondiario nazionale vale in media il 93% rispetto al 2008.
A livello geografico si conferma la differenza dei valori dei terreni tra le regioni settentrionali e quelle centrali e meridionali, ma mentre nel passato la crescita al Nord riusciva a compensare la stasi del Mezzogiorno, nel 2012 cedono anche le quotazioni in regioni come Lombardia, Veneto e Trentino Alto Adige, tradizionalmente più elevate. Listini che diminuiscono  anche nelle zone di pianura, malgrado siano più ricche di terreni fertili dove si concentra la maggior parte dell'attività di compravendita.
Secondo l'Inea il calo dei valori si deve alla crisi, ma anche alla politica agricola europea (Pac) sempre più orientata a ridurre il sostegno ai redditi. Mentre la difficoltà di accesso al credito rimane uno dei fattori che limita la domanda degli agricoltori, a frenare gli acquirenti extragricoli sono la mancanza di liquidità e prospettive incerte sul fronte della redditività, anche se non manca l'interesse di investitori anche stranieri.
L'agricoltura, secondo l'indagine, risente anche delle mutate condizioni di mercato caratterizzato da un'elevata volatilità dei prezzi, che potrebbe spingere gli operatori anziani e quelli meno professionali ad uscire dal mercato e vendere. Sembra venuto meno anche l'effetto sulla domanda degli incentivi per le fonti energetiche rinnovabili che avevano portato negli ultimi anni il valore dei terreni a livelli particolarmente elevati.
A frenare le aspettative di tutti è stata poi l'introduzione dell'Imu sui terreni agricoli. La flessione dei prezzi potrebbe continuare anche nel prossimo futuro e, secondo l'Inea, il riallineamento tra valori fondiari e redditività potrebbe rimettere nuovamente in gioco gli agricoltori interessati a investire nella propria impresa.
Per quanto riguarda il mercato degli affitti, il panorama varia a seconda delle aree e  inizia a risentire del fenomeno dell'abbandono delle attività. Al Nord la domanda continua a prevalere sull'offerta con un mercato dinamico, anche se alcune zone  registrano un calo delle trattative in quanto vengono abbandonate e per gli elevati costi di produzione ma anche dalla competizione per suoli a potenziale destinazione urbanistica; sono diminuite le contrattazioni di lungo periodo, con canoni stabili, sebbene legati alla tipologia di coltura. Nelle aree montane sono aumentate le richieste per malghe e pascoli, anche secondo quanto richiesto dalla direttiva sui nitrati.
Stabile la situazione al Centro, anche se con qualche incremento dei canoni. Al Sud prosegue la regolarizzazione dei contratti, in alcuni casi imposta dalle regole di accesso alle misure dei Psr, ma sono ancora frequenti accordi verbali e pagamenti in natura. Sempre più diffuse le contrattazioni stagionali, non solo nei terreni destinati a colture orticole per via delle esigenze agronomiche di rotazione, ma anche per i vigneti dove gli operatori segnalano forme contrattuali limitate a una sola annata, con cantine che prendono in gestione i vigneti solo per garantire accordi commerciali prestabiliti. Anche in queste Regioni continua l'abbandono delle attività agricole con un conseguente incremento delle superfici offerte in affitto.
In linea generale, si ricorre all'affitto in attesa che si delinei il nuovo quadro delle politiche comunitarie. Si rafforza quindi il ruolo e l'importanza dei contoterzisti che, oltre a ottimizzare l'utilizzo del parco macchine combinando le prestazioni di servizi con la lavorazione di fondi propri, spesso stringono accordi di coltivazione con i proprietari in possesso di titoli di aiuto al reddito.
L'aumento delle imposte sul capitale fondiario hanno comunque comportato un certo irrigidimento nelle trattative da parte dei concedenti. In futuro. l'Inea prevede un aumento di contrattazioni e canoni anche a causa del perdurare della crisi economica oltre che per l'insediamento di giovani agricoltori. Infine, gli orientamenti della futura Pac a favore degli imprenditori agricoli definiti "attivi" potrebbero incentivare i soggetti "non attivi" a cedere in affitto i terreni.

 
 
 

Sabina Licci

 
 
 

PianetaPSR numero 23 - luglio/agosto  2013