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MODELLO PIF

Progetti di filiera: ok, la strada è giusta

Con il via libera in Emilia Romagna e Campania salgono a 391 le iniziative finanziate dai Psr con circa un miliardo: una spinta all'efficienza in chiave di sistema che ha coinvolto oltre 10mila imprese 

Con la recente approvazione dei PIF lattiero-caseari promossi dall'Emilia Romagna e le definitive approvazioni dei PIF Campani, sale a 391 il numero dei progetti integrati avviati attraverso la Politica di Sviluppo rurale 2007-2013 (tabella 1). In particolare, l'Emilia Romagna con il Bando per la progettazione integrata nel settore lattiero-caseario ha scelto lo strumento dell'integrazione progettuale per gli interventi a favore di un settore con molti problemi, aggravati anche dall'evento sismico cui gioco-forza ha dovuto far fronte anche perché il bando ha coinciso con la ristrutturazione dei caseifici danneggiati.
Il numero di progetti integrati di filiera è, comunque, ancora provvisorio e destinato ad aumentare man mano che Marche e Sicilia, chiuderanno le procedure di selezione aperte.

 

Tabella 1 - Nr. PIF approvati, risorse per PIF e per singoli beneficiari partner di progetto

*Il dato sul numero di beneficiari singoli è ancora parziale. Fonte: nostre elaborazioni su dati regionali

Il dato numerico segnala l'ampio successo della sfida, promossa dal PSN e colta da numerose Regioni, di affrontare le difficoltà delle filiere agroalimentari in chiave sistemica puntando alla condivisione della strategia di azione e degli interventi ad essa correlati. Il sistema ha ben risposto. Oltre 10.000 imprese hanno accettato la sfida della collaborazione e della cooperazione lungo la filiera lavorando in una logica interprofessionale che ha coinvolto anche Enti pubblici e privati, mondo della ricerca, della formazione e dell'informazione, banche, associazioni di varia natura e, non da ultimo, comunità locali e territorio.
Ogni progetto ha coinvolto in media 27 soggetti operanti lungo la filiera. La natura degli stessi è diversificata a seconda del progetto, del comparto e della Regione di riferimento, anche se spiccano per numero le imprese primarie. Queste nei PIF hanno visto l'occasione di entrare in un meccanismo di relazioni capace di fare massa critica e superare difficolta di accesso ai mercati o rapporti con gli anelli a valle della catena produttiva.
Se il numero di progetti presentati premia il lattiero-caseario (soprattutto grazie al bando dell'Emilia Romagna di cui si è parlato prima), in termini di risorse il comparto che sembra aver più beneficiato dei PIF è l'ortofrutta, non a caso quello che storicamente più registra processi di associazionismo e quindi più abituato a lavorare in maniera integrata (figura 1).

 

Figura 1 - Risorse pubbliche e numero di progetti per comparto produttivo

Fonte: Nostre elaborazioni su dati regionali

In complesso i PIF hanno beneficiato di poco meno di un miliardo di euro (tabella 1) di finanziamenti pubblici, attivando soprattutto interventi finalizzati alla competitività aziendale (figura 2): investimenti nelle imprese agricole e forestali (misura 121 e 123) che rappresentano circa il 40% degli interventi finanziati, nelle imprese di trasformazione agroalimentare (misura 122), investimenti per la qualità dei prodotti (misure 132 e 133). Molto presenti nei progetti anche misure di carattere immateriale per azioni di sistema a valere sulla formazione degli operatori aderenti, sull'introduzione di innovazioni di prodotto e di processo, sull'assistenza tecnica e la consulenza (misure 111, 114, 124 e 331). Completano il panorama degli interventi misure che tendono ad incidere sul contesto territoriale in cui opera il progetto per favorire che operando sul contesto migliorano la qualità e la visibilità del prodotto (misure agroambientali, agriturismo e turismo rurale, piccole opere fondiarie e di infrastrutturazione).

 

Figura 2 - Le risorse previste nei PIF per tipologia di azione

Fonte: Regioni

A parte la numerosità degli interventi che naturalmente sono per lo più legati ad esigenze di interventi strutturali nelle imprese, spicca il 7,5% delle risorse destinate a misure immateriali (Formazione, servizi e innovazione). Dove i bandi regionali permettevano l'accesso a queste misure, il progetto integrato ha inserito, accanto agli interventi strutturali, azioni che andassero a beneficio dell'introduzione di innovazioni di prodotto e di processo collegando ad esse azioni di formazione e consulenza aziendali;  processi virtuosi che contribuiscono a formare il partenariato e ad incentivare l'incontro e lo scambio collaborativo tra gli operatori. Queste esperienze fanno gioco all'impostazione della progettazione integrata prevista nel regolamento per la Politica di Sviluppo Rurale 2014-2020, che si è aperta ai temi dell'innovazione e prevede interventi integrati di ogni tipo ma che puntino comunque alla cooperazione tra gli operatori della filiera.

 
 
 

Serena Tarangioli

 
 
 

PianetaPSR numero 24 - settembre 2013