"Mi chiamo Alice e coltivo riso dal 2008". Si presenta così la giovane imprenditrice trentenne che conduce da 5anni la Cascina Oschiena nel Comune di Crova, a pochi chilometri da Vercelli, un territorio dove il riso si produce sin dal XVI secolo quando vi si insediarono i Monaci Benedettini. Centodieci ettari gestiti in prima persona da Alice Cerutti che, dopo una laurea in Economia aziendale a Torino e varie esperienze all'estero, fa la sua scelta dedicandosi all'azienda di famiglia che faceva parte dei beni dell'Abbazia di Santo Stefano di Vercelli dal XIV secolo fino alla fine del '700. Qui la parola d'ordine è mantenere integre e qualitativamente elevate le proprietà del riso attraverso un'agricoltura sostenibile a tutti gli effetti, salvaguardando ambiente e paesaggio, ma anche ricreare habitat naturali per le specie animali e vegetali autoctone. Non a caso il logo dell'azienda è una Pittima Reale.
"Ho scelto il riso e sono assolutamente soddisfatta, non tornerei certo indietro. E' un mondo affascinante che offre tantissime opportunità nonostante la crisi. Fondamentali nel mio percorso sono stati studi ed esperienze che ho fatto: ho frequentato la Scuola Americana di Torino, ho vissuto un anno in Belgio elaborando nell'ambito del progetto Erasmus un piano di marketing proprio sull'export di riso negli Stati Uniti. E poi ancora a New York ho fatto un tirocinio alla Camera di Commercio Italo-Americana sull'import-export del settore alimentare. Dopo la laurea ho lavorato per un periodo in Ferrero occupandomi ancora di marketing strategico ad Alba e poi... l'agricoltura mi ha 'rapita' ed eccomi qua a condurre direttamente la nostra azienda di famiglia che era stata affidata a terzi".
Come è cambiata la Cascina con il suo arrivo?
"Abbiamo fatto diversi interventi di ammodernamento, ma nel totale rispetto delle strutture esistenti consapevoli della storia tricentenaria della nostra Cascina. Mantenendo, ad esempio, i caseggiati antichi; l'essiccatoio e i silos, ad esempio, sono stati inseriti all'interno dell'architettura storica come anche la stalla, che una volta ospitava i cavalli da tiro fondamentali in tutte le operazioni di coltivazione, dal trasporto delle pianticelle da trapiantare in risaia fino all'essicazione dei covoni sull'aia al sole; è stata riconvertita per il rimessaggio di trattori e attrezzature agricole. Dal punto di vista ambientale ho aderito ad un progetto nell'ambito del programma Europeo Life Natura 2000 per salvaguardare la biodiversità, ricreando il paesaggio rurale antico. Nel 2012 ho installato pannelli fotovoltaici incrementando così l'ecosostenibilità aziendale".
La sua esperienza con i Psr?
"Positiva, ho aderito alla misura 112 per l'insediamento giovani e alla 121 per l'ammodernamento aziendale. Qui l'antico si sposa con il moderno. Pensi solo che il territorio dell'azienda è inserita nella rete ecologica Zona di Protezione Speciale "Risaie Vercellesi" e che i campi della nostra Cascina costituiscono uno dei tre siti italiani di nidificazione della Pittima Reale, uccello migratore molto ricercato per la sua rarità, diventato non a caso il logo della Cascina e dei suoi prodotti".
Parliamo della sua attività agricola.
"Abbiamo tre tipi di riso, il Carnaroli, l'Apollo e il Venere e ne produciamo circa 800 tonnellate l'anno. Per quanto riguarda la commercializzazione il 95% di riso bianco viene acquistato dall'industria, il 5% in vendita diretta nel nostro spaccio aziendale, una percentuale che vorremmo ampliare già dal prossimo anno. In Cascina avvengono tutte le fasi di produzione del risone dalla semina allo stoccaggio finale".
Qual è la differenza tra riso bianco e riso integrale?
"La lavorazione, dove l'integrale viene solo sbramato e non sbiancato. La sbramatura consiste nell'asportazione delle glumelle, ossia le leggere lamelle vegetali che avvolgono ogni singolo chicco e lo trattengono sulla spiga; mentre con la sbiancatura vengono asportati dal chicco anche la pellicola interna che lo riveste, i suoi strati periferici e il germe".
Crede nella multifunzionalità?
"Assolutamente, da poco tempo ho iniziato ad organizzare visite guidate in azienda, perché mi piace poter condividere il territorio e la sua storia con turisti, bloggers, naturalisti, ornitologi. Una sorta di viaggio nella memoria e nella storia, perchè la conoscenza della cultura passata aiuta a comprendere meglio la realtà di oggi".
Quali sono i progetti per il prossimo futuro?
"Ampliare la vendita diretta, iniziare ad esportare e diventare fattoria didattica, un sogno questo che potrebbe presto diventare realtà.
Sabina Licci
PianetaPSR numero 25 - ottobre 2013