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RINNOVABILI

Bioenergie, un futuro a misura di filiera agricola

Dopo la corsa al fotovoltaico le nuove politiche di sostegno puntano a premiare modelli più virtuosi, creando così nuovi spazi per l'agricoltura - Determinante il ruolo dei nuovi Psr

L'Italia dopo aver recepito la normativa europea (direttiva 2009/28/CE) con l'approvazione del Piano di azione nazionale Pan (che stabilisce gli obiettivi nazionali, 17% di produzione da fonti energetiche rinnovabili (Fer) sul consumo totale di energia[1] e 10% sul consumo totale di carburanti) ha definito, nella Strategia energetica nazionale (Sen), nuovi obiettivi per il settore energetico anche più ambiziosi di quelli stabiliti al livello europeo, riconducibili essenzialmente a: riduzione dei costi di approvvigionamento dell'energia, rafforzamento della sicurezza energetica del paese, incremento dell'efficienza energetica, aumento di produzione di energia da fonti rinnovabili.
Si prevede infatti nella Sen una riduzione dei consumi primari del 24%, (+4% rispetto agli obiettivi europei), un 19-20% di incidenza dell'energia rinnovabile sui consumi finali lordi (rispetto al 17% stabilito nel Pan) e una riduzione delle emissioni di gas serra del 21% (+ 1% rispetto all'obiettivo del Pan).
Il grande sviluppo delle rinnovabili a livello nazionale come noto è stato reso possibile da un sistema di incentivi molto favorevole che ha però comportato costi significativi per il sistema, arrivando a incidere per oltre 10 miliardi di euro/anno sulla bolletta energetica dei consumatori italiani. D'altra parte, ciò ha anche determinato benefici ambientali (es. riduzione di 18 milioni di tonnellate di CO2), occupazionali ed economici (tra cui la riduzione di importazioni di combustibili fossili per 2,5 miliardi l'anno) e di sicurezza energetica (SEN, 2013).
I risultati raggiunti dalle rinnovabili sono testimoniati dal rapporto mensile sul sistema elettrico italiano, consuntivo dicembre 2013 di Terna, dove se ne evidenzia il contributo all'offerta di energia elettrica nazionale lo scorso anno: per il fotovoltaico si registra un valore pari a circa il 7%, la seconda energia rinnovabile per produzione dietro all'idroelettrica (16,5%), davanti all'eolico (4,7%) e alla geotermia (1,7%).
Tali valori risultano molto incoraggianti per il nostro paese ed evidenziano l'importanza delle Fer nel nuovo sistema energetico nazionale. Siamo arrivati alla soglia del 30% e siamo sulla buona strada per incrementarne ancora il contributo alla nostra indipendenza energetica, viste anche le considerevoli potenzialità di efficientamento in particolare della rete di distribuzione nazionale.
Tralasciando la corsa all'accaparramento di terreni per la realizzazione di grandi impianti fotovoltaici a discapito spesso anche di produzioni di qualità, l'agricoltura ha fatto la sua parte in questo percorso, in particolare riguardo alle bioenergie (biomasse, biogas e bioliquidi), trovando una notevole spinta nella possibilità di diversificazione delle attività e dei redditi delle aziende agricole.

 

Secondo i dati Terna/Gse aggiornati al 2013, la produzione lorda degli impianti alimentati con bioenergie tra il 2011 e il 2012 è aumentata del 15,3% passando da 10.832 GWh a 12.486 GWh e si ripartisce tra impianti destinati alla sola produzione di energia elettrica (58%) e impianti di cogenerazione (42%). Fra le biomasse per la produzione di elettricità prevalgono quelle solide, inclusi i residui solidi urbani biodegradabili (oltre il 45% nel 2012), ma è significativa anche la crescita del biogas e dei bioliquidi.  
Le Regioni con i valori più alti sono quelle settentrionali, Lombardia (23,4%) ed Emilia Romagna (13,8%), seguite da Puglia (11,8%) e Veneto (9,1%), Piemonte e Campania (7,4% ciascuna). Tutte le altre Regioni presentano un contributo variabile dallo 0,1% della Valle d'Aosta al 5,3 % della Sardegna (INEA, 2013).
Secondo il Crpa (Centro ricerche produzioni animali) nel 2012 in Italia il numero degli impianti a biogas ha raggiunto quota 994 (contro i 587 del 2011) per una potenza istallata di 756,4 MW - circa il 50% in più dell'anno precedente -

Tabella 1 - La spesa pubblica dei Psr per la sfida
delle energie rinnovabili in agricoltura

Fonte: elaborazioni su dati Psr 2007-2013
 

concentrata prevalentemente nell'Italia settentrionale (39% in Lombardia, 16% in Emilia Romagna, 15% in Veneto e 11% in Piemonte).
Sebbene quindi l'impresa agricola debba comunque essere indirizzata alla produzione di alimenti per i consumatori finali, il concetto di multifunzionalità di un'impresa agricola non può trascurare la produzione di bioenergie che è ormai una realtà consolidata nel settore.
Un impulso importante per promuovere il contributo dell'agricoltura allo sviluppo delle energie rinnovabili ed alla riduzione delle emissioni climalteranti è stato dato anche dai Piani di sviluppo rurale (Psr) regionali, ulteriormente rafforzati dalle risorse finanziarie aggiuntive seguite alla verifica dello stato di salute "Health Check", della Politica agricola comunitaria (Pac).
Tali risorse sono state indirizzate al raggiungimento delle cosiddette "nuove sfide":

  • cambiamenti climatici (CC);
  • energie rinnovabili (ER);
  • gestione delle risorse idriche;
  • biodiversità;
  • misure di accompagnamento della ristrutturazione del settore lattiero caseario;
  • innovazioni connesse alle precedenti priorità e diffusione Internet a banda larga nelle zone rurali.

Generalmente, le misure adottate dalle regioni nella sfida delle energie rinnovabili sono presenti nell'Asse I e III dove si concentrano pure le maggiori risorse finanziarie.  L'Asse IV raccoglie invece la parte residua delle risorse rimodulate. Il tema rinnovabili poi, oltre ad essere obiettivo specifico di alcune misure, contribuisce contemporaneamente all'obiettivo generale dei Psr di lotta cambiamenti climatici, affrontati principalmente nell'Asse II dedicato al miglioramento dell'ambiente e dello spazio rurale (tab. 1).

Tabella 2 - Impianti fotovoltaici su totale impianti
per energia rinnovabile delle aziende agricole italiane

Fonte: elaborazioni su dati ISTAT (VI° censimento AGRI)
 

All'interno dei singoli assi, la maggior parte delle risorse aggiuntive sono state destinate a favore di misure di investimento e ammodernamento quali la 121 o la 123 - che contemplano azioni utili al perseguimento di numerose sfide tra cui gli investimenti per le energie rinnovabili per la riduzione delle emissioni ed il miglioramento degli standard ambientali - o la 311 (diversificazione), destinata anche agli investimenti agro-energetici.
Da una sintesi sui Rapporti annuali di esecuzione delle regioni (Rae) al 2012, riguardo alla tipologia di interventi realizzati, si nota come in molte regioni la maggior parte degli investimenti nel periodo di programmazione sia andato nella direzione del fotovoltaico.
Tale dato trova riscontro con un estrapolazione dei dati del VI° Censimento agricoltura Istat, con valori rilevati al 2010 (tab. 2), sulle aziende agricole che dispongono di impianti per la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili, che dimostra come  in Italia nell'ultimo decennio il fotovoltaico in agricoltura, come del resto in tutti gli altri

 

settori, l'abbia fatta da padrone. Dei 21.573 impianti per la produzione di energia elettrica da fonte rinnovabile di proprietà di aziende agricole, gli impianti fotovoltaici sono 17.293[2]. I Psr quindi hanno sì avuto il merito di promuovere investimenti considerevoli in impianti per la produzione di energia rinnovabile, ma evidenziamo come con ogni probabilità questo sia stato dovuto principalmente al regime nazionale di sostegno che, in particolare sul fotovoltaico (conto energia), era particolarmente incoraggiante.

 
 

In realtà viste le caratteristiche specifiche del comparto, riguardo in particolare all'utilizzazione della biomassa agricola, ci si sarebbe dovuto aspettare una prevalenza di piccole centrali elettriche a cogenerazione che utilizzano i rifiuti dell'attività zootecnica, gli scarti dell'industria agroalimentare e dell'attività agricola e le colture dedicate.
Si ritiene quindi utile, per il prossimo periodo di programmazione, puntare più sullo sviluppo di filiere agro-energetiche locali e sull'efficienza energetica nelle aziende agricole, anche perché il sistema di incentivi sul fotovoltaico è ormai giunto al termine.
L'indirizzo generale delle nuove politiche energetiche, è infatti chiaramente orientato a promuovere le agro-energie e ridurre il peso degli incentivi mediante l'introduzione di meccanismi premiali che valorizzino i comportamenti virtuosi.
Nell'attuale decreto sulle rinnovabili diverse dal fotovoltaico  (D.M. 6 Luglio 2012), infatti, sono stati definiti premi specifici destinati alle imprese agricole che realizzeranno impianti piccoli[3] impiegando sottoprodotti agricoli, in particolare per la produzione di biogas e la realizzazione di impianti di Cogenerazione (Cog), confermando la validità della scelta di assicurare priorità

 

Tabella 3 - Tabella riassuntiva tariffa base e premi aggiuntivi per impianti P

Fonte: ns elaborazione da DM 6 luglio 2012
 

a quegli interventi funzionali al modello della generazione distribuita e della filiera corta, in virtù del ridotto impatto territoriale e per il maggiore coinvolgimento del mondo agricolo. Il Decreto definisce anche una serie di premi (Pr) che si possono aggiungere alla tariffa base (Tb), ai quali possono accedere particolari tipologie di impianti che rispettano determinati requisiti di esercizio (artt. 8, 26, 27, Allegato 1, Tabella 1.1 del Decreto).
In particolare sono previsti bonus aggiuntivi per impianti operanti in assetto di Cogenerazione ad alto rendimento (Car) e bonus per l'azoto (tab. 3).
Le nuove politiche incentivanti puntano quindi alla valorizzazione e stimolo delle attività in grado di conseguire i maggiori benefici ambientali e l'agricoltura in questo quadro può giocare un ruolo determinante, garantendo l'ulteriore sviluppo delle bioenergie mediante l'interazione tra territorio, fonti rinnovabili ed energia, in un'ottica di filiera agro-energetica sostenibile.
L'attuale sistema, pur avendo ridotto l'intensità dell'aiuto, assicura comunque la rimuneratività degli investimenti con tempi di rientro in linea con quelli relativi ai precedenti decreti  (data la riduzione dei costi di realizzazione dovuti in gran parte allo sviluppo tecnologico), eliminando quell'effetto distorsivo che rendeva l'impianto per la produzione di energia da fonte rinnovabile un'attività quasi speculativa e non funzionale al modello produttivo di un'azienda.

 
 
 
 
 
 
 
 
 

Stefano Fabiani

 
 
 
 
 
 
[1] Nel settore elettrico l'obiettivo è stato già praticamente raggiunto con quasi 8 anni di anticipo: circa 93 TWh prodotti nel 2012 rispetto ad un obiettivo 2020 di 100 TWh grazie ad una forte crescita delle installazioni di impianti negli ultimi anni, in particolare degli impianti fotovoltaici. Dal 2010 l'Italia ha incrementato la capacità fotovoltaica installata di circa 13 GW, raggiungendo quasi 17 GW (nel mondo siamo secondi solo alla Germania).
[2 ] Il dato è anche sottostimato in quanto non tiene conto del boom del fotovoltaico nel biennio 2011/2012.
[3] Perimpianti a biomassa e biogas di potenza P1MW è stato definito un incentivo I=Tb+Pr-Pz dove Pz è il prezzo zonaleorario dell'energia elettrica.
 
 
 
 
 
 

PianetaPSR numero 29 - febbraio 2014