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AGRICOLTURA&AMBIENTE/2
 

Tendenza bio, nel mondo 40 milioni di ettari

Rapporto Fibl-Ifoam: nel 2012 la crescita più sensibile ha interessato le colture permanenti con + 10%: protagonisti vigneti e uliveti europei, destinati a fare da traino del settore anche in futuro
 
1Maggese/rotazione, orti domestici, altri terreni agricoli senza dettagli, terreni non utilizzati, altro.

Nel 2012 ha superato i 37,5 milioni di ettari la superficie in agricoltura biologica nel mondo, segnando una crescita di mezzo punto percentuale sull'anno precedente. A sancirlo è il rapporto diffuso da Fibl-Ifoam in occasione della recente Fiera Biofach di Norimberga. Un rapporto da cui emerge, tra le altre cose, il ridotto apporto delle coltivazioni al dato globale. Forse, infatti, non tutti sanno che ben il 60% di queste superfici, per un equivalente di 22,5 milioni di ettari, è costituito da prati e pascoli. Le coltivazioni, invece, con un totale di 11,5 milioni di ettari, incidono "solo" per il 31% anche se, come lo stesso rapporto fa notare, il dato potrebbe essere sottostimato a causa della quota rilevante di terreni agricoli, l'8%, su cui non si hanno informazioni. Rispetto ad alcuni paesi con una vasta superficie agricola biologica, quali l'India, manca infatti il dettaglio sull'uso della terra.
Ma torniamo alle coltivazioni. Al loro interno sono state le colture permanenti, almeno tra il 2011 e il 2012, a registrare la progressione maggiore, mettendo a segno, dopo tre anni di sostanziale stabilità, un aumento delle superfici biologiche vicino al 10%, mentre i seminativi crescevano del 4%. Eppure proprio i seminativi, con quasi 7,5 milioni di ettari bio, prevalgono nettamente sulle colture permanenti, rintracciabili su poco più 3,2 milioni di ettari. Non stupisce dunque che i settori - cereali e foraggere - che più contribuiscono al dato globale ricadano proprio nella categoria dei seminativi. I cereali, in particolare, sono stati coltivati con il metodo biologico su 2.652.900 ettari (includendo anche il riso), mentre le foraggere su 2.339.400 ettari. A seguire, due colture permanenti: il caffè, con 696 mila ettari, e la frutta, con 657.800 ettari, raggiunti considerando insieme le specie delle zone temperate e quelle, ben più diffuse, delle zone tropicali e subtropicali. In successione i semi oleosi, con 643.100 ettari, le olive, con 576 mila ettari, le colture proteiche, con oltre 316 mila ettari, e l'uva, attestata a 284.300 ettari.

 

+7% per gli oliveti e i vigneti bio
Le superfici biologiche di oliveti e vigneti tra il 2011 e il 2012 sono cresciute quasi alla stessa velocità, rispettivamente del 7% e 7,4%, guadagnando in termini assoluti 37.400 e 19.700 ettari.
La loro distribuzione nel mondo segue quella della coltura in quanto tale. È per questo che dei 284.265 ettari complessivi di vigneto coltivati con il metodo biologico rilevati nel 2012,  oltre 240 mila ettari (85% del total), sono risultati localizzati in Europa, mentre la parte restante è apparsa distribuita tra Nord America, per quasi 16 mila ettari, e America Latina, per 14 mila. Spagna, Francia e Italia sono i produttori di punta, rispettivamente con 81.300, 64.800 e 57.300 ettari di superfici vitate in agricoltura bio. Quarti gli Usa, molto distanziati, con 15.600 ettari.

*Incluse le aree in conversione, ma esclusi i terreni per i quali non è disponibile il dettaglio colturale
**Coltivazioni con oltre 250 mila ettari nel 2012.
Fonte: Elaborazione su dati FiBL-IFOAM    
 

Ovviamente non tutte queste superfici vengono utilizzate per fornire materia prima alla vinificazione, dato che la produzione di uva da tavola e uva passa continua a svolgere un ruolo importante in molti paesi, come ad esempio la Turchia.
Nel complesso l'incidenza del biologico sul vigneto mondiale è stata nel 2012 pari al 4%, ma nell'Unione europea ha superato il 6%, sostenuta dall'Italia, dove si è attestata al 7,9%, e da Spagna e  Francia, dove ha raggiunto l'8,5%.
Anche l'olivicoltura biologica è localizzata prevalentemente in Europa, per il 79% delle superfici, ovvero per oltre 456 mila ettari. L'Africa (ovviamente quella settentrionale) con 112 mila ettari se ne ritaglia un ulteriore 19%, mentre al resto del mondo non restano che le briciole.
La Spagna in particolare, paese produttore leader nel settore, ha la più vasta superficie di oliveti bio: 168.039 ettari. È comunque trascurabile la differenza con l'Italia, che ne detiene poco meno, 164.488 ettari, mentre restano più in ombra la Tunisia, con oltre 100 mila ettari, e la Grecia, in quarta posizione con appena 62.700 ettari. Rispetto ai competitor internazionali, l'Italia si impone comunque all'attenzione per avere la maggiore proporzione di superficie biologica nei propri oliveti, il 14,4%, mentre la Spagna è al 6,7%, la Tunisia al 5,6% e la Grecia al 7,4%.
In media, comunque, la coltivazione bio incide nell'olivicoltura mondiale poco più di quanto riscontrato per la viticoltura: i 567.041 mila ettari di oliveti bio rilevati nel 2012 da Fibl-Ifoam rappresentano infatti  il 5,7% dei 10 milioni di ettari di oliveti complessivamente censiti nello stesso anno (in viticoltura la stessa quota, come già detto, è del 4%).
Entrambi i settori, tipici dell'agricoltura del Mediterraneo, sembrano comunque destinati ad avere in futuro un effetto di traino sulla produzione biologica. A livello mondiale, infatti, gran parte della superficie vitata bio, il 30 per cento, è in conversione, e dovrebbe dunque portare ad una rilevante crescita dell'offerta corrispondente di uve, in particolare da parte di Spagna, Francia e Italia. Ancora più consistente è la quota di oliveti in conversione, vicina al 60%.

 
 
 

Franca Ciccarelli

 

PianetaPSR numero 30 - marzo 2014