Abbiamo già ricordato la centralità delle infrastrutture verdi (1) nell'ambito delle politiche europee per l'ambiente: questi servizi ecosistemici possono contribuire alla qualità della vita in aree urbane, periurbane e rurali, incluse le aree protette.
Ma quali possono essere degli esempi di buone prassi mutuabili sul territorio comunitario?
Il recente documento della Commissione "Building a green infrastructure for Europe" (2) ci riporta una serie di casi studio disseminati nel Regno Unito, in Svezia, in Belgio, in Slovacchia e altri Stati membri, in cui si evidenziano gli effetti positivi sul territorio innescati dalla messa in rete di infrastrutture verdi. Innanzitutto non tutti gli spazi verdi possono essere qualificati come green infrastructure (GI): la loro efficacia dipende dall'essere parte integrante di un network di aree in grado di fornire servizi aggiuntivi rispetto ad un semplice spazio verde.
Un classico, e in qualche modo "storico", esempio è rappresentato dalla rete dei siti Natura 2000, che contiene sistemi di GI e può collegarsi alle aree esterne ai siti protetti proprio grazie alla continuità di infrastrutture come fasce tampone e corridoi ecologici.
In un sito Natura 2000 in Austria, ad esempio, è stato realizzato un cavalcavia verde, largo 150 metri, che permettesse agli orsi e alla fauna selvatica di attraversare una strada in modo naturale e senza rischi.
L'area Pumlumon è il principale bacino idrografico del Galles (UK), fondamentale per tutti gli usi idrici ma soggetta a sovrapascolamento ovino, con relativa perdita di biodiversità e compattazione del suolo che possono portare a rischi di aumento delle inondazioni dovute a minor resilienza. Nel 2007 un progetto che ha investito un'area di 40.000 ettari e coinvolto agricoltori e allevatori, autorità locali e ONG, ha permesso di diversificare le pratiche agricole e di allevamento locali, incrementando i servizi ecosistemici e rendendo l'area molto più attrattiva per il turismo rurale.
Il corridoio ecologico Alpi-Carpazi è un progetto congiunto fra Slovacchia e Austria, finalizzato a creare una grande striscia verde di 120 km che vada in senso contrario alla forte frammentazione territoriale dovuta ai modelli agricoli intensivi diffusi e al forte incremento di aree edificabili. Le infrastrutture verdi create nel corridoio (es. corridoi erbacei/arbustivi di attraversamento) permettono di usufruire di vere e proprie aree di ristoro ecologico, migliorando la connettività e gli spostamenti dei mammiferi selvatici come cervi e linci.
In Francia la Vittel, storica azienda imbottigliatrice d'acqua, finanzia dal 1993 un programma per il mantenimento degli standard qualitativi del prodotto nel suo intero bacino di utenza di oltre 5.000 ettari. I 27 agricoltori coinvolti ricevono un premio per l'attuazione di pratiche agricole e di allevamento più ecocompatibili in termini di minor perdita di nutrienti. Vengono attuati perciò dei dettagliati programmi di monitoraggio per misurare l'effetto tampone delle strutture verdi impiantate, nonché pratiche di allevamento che minimizzano la lisciviazione dei nitrati nelle falde.
Questo caso studio mostra anche il ruolo centrale che il settore privato può avere come finanziatore e beneficiario di servizi ecosistemici per la collettività.
Un ultimo esempio: in Svezia un progetto di rinnovamento urbano ha permesso la creazione di 10.000 metri quadrati di "tetti verdi", incluso un sistema di raccolta dell'acqua piovana che ne ha permesso il dimezzamento del deflusso. Ciò, oltre a consentire un risparmio energetico per i residenti, ha reso possibile un consistente aumento della biodiversità vegetale, con conseguente maggiore occupazione nel "sistema del verde" e attrattività delle aree abitative.
Francesco Serafini
PianetaPSR numero 30 - marzo 2014