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GENOTIPI

Oliveto-Italia, la storia genetica di 500 varietà

Realizzato dal Cra Oli il primo database varietale che fornisce i profili molecolari del germoplasma - Una tappa importante per la certificazione delle piante e con google maps anche per la tracciabilità.
Peranzana, cultivar tipica della Puglia

Difendere, far conoscere e valorizzare il patrimonio olivicolo nazionale è la missione del Centro di ricerca per l'olivicoltura e l'industria olearia (Cra-Oli), che ha messo a punto la caratterizzazione molecolare di oltre 500 varietà di olivo provenienti dalle 17 regioni italiane, l'85% del totale, oltre a circa 50 cultivar originarie di altri paesi del bacino del Mediterraneo. Si tratta del primo database varietale dell'olivo al mondo,  disponibili sul sito 'Certolio', che fornisce i dati dei profili molecolari del germoplasma, vale a dire quel materiale ereditario trasmesso attraverso le cellule germinali che permette di preservare la biodiversità a livello genetico e di specie.
"L'obiettivo di questo grande lavoro - spiega Innocenzo Muzzalupo, ricercatore del Cra-Oli - oltre a garantire la riserva e l'integrità dei genotipi presenti sul territorio e permettere anche un primo riordino varietale, è quello di costituire un punto di partenza per rispondere alle richieste provenienti dal mondo della produzione agricola e apportare al settore competitività e una migliore qualità del prodotto".

 
Tondina, cultivar particolarmente diffusa in Calabria

L'attenzione del centro di ricerca, in particolare, si è rivolta alla individuazione e valorizzazione del germoplasma olivicolo italiano autoctono meno noto e diffuso. Un lavoro che ha basi ben precise. Nell'olivicoltura infatti, spiegano dal Cra, la lenta evoluzione dell'olivo ha portato ad una progressiva riduzione del numero delle varietà disponibili sul territorio nazionale e alla loro sostituzione con selezioni, anche naturali, meglio rispondenti ad interessi  di immediata ricaduta. Scelte che hanno contribuito a risolvere rapidamente alcuni problemi tecnico-economici ma, proiettate nel tempo, hanno provocato l'abbandono e la perdita di numerose altre varietà, soprattutto di origine locale, con un'inevitabile e grave erosione genetica.
Il lavoro dei ricercatori ha previsto la messa a dimora delle piante nel campo di valutazione agronomica allestito presso l'azienda sperimentale dell'Azienda Regionale per lo Sviluppo dell'Agricoltura Calabrese (Arsac) a Mirto-Crosia (Cs), nel versante ionico casentino. "Per l'identificazione e caratterizzazione varietale  vengono utilizzati sia metodi morfologici, biometrici, biochimici, sensoriali e soprattutto molecolari, sopratutto marcatori microsatellite - spiega il ricercatore - nel database viene riportato anche l'area di origine o di maggior diffusione, con le coordinate Gps delle singole piante.

 
Campo sperimentale dell'Azienda Regionale per lo Sviluppo dell'Agricoltura Calabrese (Arsac) a Mirto-Crosia (Cs)

Il tutto grazie all'applicazione di google maps che permette di visualizzare la maggior parte delle varietà, con la foto della pianta nel campo, in modo da poter risalire al profilo molecolare. Presto, verranno riportate on line anche le schede delle singole varietà, una sorta di "carta di identità" con tutte le informazioni disponibili e relative alla caratterizzazione morfologica della pianta, delle foglie, della mignola e del frutto, ma anche i risultati della caratterizzazione chimico-fisica e sensoriale degli oli monovarietali extravergini. Un database molecolare delle varietà di olivo, dunque, oltre che essere uno strumento essenziale per la certificazione varietale delle piante di olivo, è indispensabile per la tracciabilità dell'olio extravergine d'oliva e rappresenta un mezzo estremamente utile per tutelare e valorizzare il "made in Italy".

 
 
 
 

Sabina Licci

 
 
 

PianetaPSR numero 31 - aprile 2014