Cosa c'entrano le capre con la bioarchitettura? Verrebbe da dire niente, se non si hanno le capacità imprenditoriali di Monica Saba, una delle fresche vincitrici del Premio Dea Terra, che da 13 anni valorizza le migliori esperienze di aziende condotte da imprenditrici in Italia.
Partiamo da qualche anno fa: è il 1991 quando, saltando una generazione, Monica decide di fare l'agricoltore, o meglio, l'allevatore: è il mestiere dei nonni, che le insegneranno negli anni tecniche e segreti per portare avanti un'azienda di allevamento di qualche centinaia di capre con un'estensione di 300 ettari di macchia mediterranea nel Medio Campidano (Sardegna occidentale). "I nonni mi hanno tramandato la conoscenza sulle erbe - racconta Monica - da quelle di cui si nutrono le mie capre a quelle, sempre del territorio, più adatte ai miei formaggi, come il timo selvatico, fino al caglio vegetale, caratteristica di alcuni dei miei formaggi pensati per i vegetariani"
L'attività principale dell'azienda, dunque, è quella della produzione di formaggi di capra (nel caseificio costruito qualche anno fa grazie ai finanziamenti Leader), ma si allevano anche capi di pecora nera dell'arburese, razza endemica per cui l'imprenditrice è stata protagonista, tramite un progetto agro-silvipastorale europeo, del recupero e dell'allevamento. Oltre ai formaggi classici, l'azienda produce formaggi aromatizzati con erbe del territorio, come zafferano selvatico, il tartufo dell'area costiera di Piscinas, la malva e l'ortica, in un'ottica di attenzione alla biodiversità vegetale e alla salvaguardia del territorio. E anche un occhio alla salute, verrebbe da dire, poiché i formaggi con latte di capra sono totalmente privi di proteine allergeniche, facilmente digeribili e a basso contenuto di grassi.
Una grande novità e impulso alla creazione di sinergie su un territorio rurale che spesso risente della mancanza di un tessuto connettivo fra imprese viene poi dal rapporto che Monica ha instaurato con l'imprenditrice Daniela Ducato di Edilana, un'azienda ormai affermata nel campo della bioedilizia, che ha investito sul potere isolante della lana. "Tutto è nato da un regalo che ho ricevuto da Daniela Ducato - racconta Monica - si trattava di un quadretto fatto con la lana di scarto. Era bellissimo, e io mi sono detta: perché non creare qualcosa che valorizzi i miei formaggi? E ancora: perché non approfittarne anche per una mini-campagna a difesa della tipicità del mio territorio?"
Così Monica comincia a creare un packaging ad hoc per i formaggi, fatto in lana ovina in eccedenza che riceve da Edilana. La lana ha infatti proprietà termiche-igrometriche e garantisce quindi conservazione e qualità. In cambio le viene in mente di donare una delle sue eccedenze: il siero, che altrimenti dovrebbe essere trattato in maniera speciale, e invece viene riciclato da Edilana che lo utilizza per le sue biopitture. Un grande esempio di interazione sul territorio fra aziende di diversa tipologia, il tutto assolutamente ecocompatibile.
Ma non finisce qui: "Poiché ci tengo a sottolineare il ruolo che noi agricoltori/allevatori svolgiamo a presidio del territorio, un ruolo spesso sottovalutato, ho pensato che sarebbe stato importante approfittare della commercializzazione anche all'estero dei miei formaggi per lanciare un messaggio. Nella parte inferiore della confezione in lana, sotto il formaggio, ho inserito del grano Senatore Cappelli, un grano esente da manipolazione genetica, che invito gli acquirenti - anche giapponesi - a seminare. Nella parte superiore, invece, sotto il coperchio ho messo delle palline di argilla con dentro semi del territorio (mirto, ginestra, corbezzolo, ginepro) per la coltivazione secondo le tecniche dell'agricoltura naturale: anche così "esporto" il mio territorio. E il packaging diventa poi un elemento di arredo: la parte inferiore un semplice portaoggetti; quella superiore, imbevuta con oli essenziali e messa in cucina, è un formidabile "catturaodori".
Andrea Festuccia
PianetaPSR numero 33 - giugno 2014