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4 - Effetto serra

Così l'agricoltura dà un taglio alle emissioni

In 20 anni il settore agricolo ha ridotto la sua quota del 16%: incide la crisi, ma il calo è anche sul singolo ettaro - Pratiche agronomiche e energie rinnovabili player del cambiamento

"Da un'analisi di sintesi della serie storica dei dati di emissione dal 1990 al 2012 si evidenzia che le emissioni nazionali totali dei gas serra, espresse in CO2 equivalente, sono diminuite dell'11.4% nel 2012 rispetto all'anno base (corrispondente al 1990). Considerando la media delle emissioni del periodo 2008-2012, la riduzione rispetto all'anno base è di 4.6% a fronte dell'impegno nazionale di riduzione del 6.5% nello stesso periodo".
Queste parole sono contenute nel recente report del National Inventory Report 2014 (inventario nazionale delle emissioni di gas serra), redatto dall'ISPRA in ottemperanza agli impegni nazionali di rendicontazione delle emissioni climalteranti in base al Protocollo di Kyoto. Quest'anno poi la trasmissione ufficiale dei dati nazionali sui cambiamenti climatici (UNFCCC) ha rivestito particolare importanza, poiché è stata comunicata la serie storica delle emissioni dal 1990 al 2012, concludendo formalmente gli obblighi del primo periodo del Protocollo di Kyoto.
Contrastanti le reazioni della comunità scientifica e degli addetti ai lavori. Infatti se da un lato, a livello nazionale c'è stata una flessione delle emissioni totali (notevole ma non sufficiente a raggiungere gli obiettivi di Kyoto), dall'altra c'è chi attribuisce questa flessione esclusivamente alla crisi economica, svincolandola del tutto dall'efficacia delle politiche e delle strategie dedicate.

Emissioni totali dei gas serra considerati dal Protocollo di Kyoto

Sono riportate le emissioni totali dei gas serra considerati nel Protocollo di Kyoto, al netto delle emissioni ed assorbimenti di gas serra del settore LULUCF, che evidenziano, dal 1990 al 2012, una riduzione dell'11%, passando da 519 a 462 Mt CO2 equivalente, a fronte di un impegno nazionale di riduzione delle emissioni pari al 6,5% nel periodo 2008-2012 rispetto ai livelli del 1990. (Fonte: ISPRA)

Contributo dei singoli comparti emissivi

Nel 2012 il maggior contributo alle emissioni di gas serra nazionali è dato dal settore energia (82,6%), seguito dall'agricoltura (7,4%) e dai processi industriali (6,1%). Il contributo delle emissioni di gas serra dall'agricoltura in Italia è al di sotto della media europea che è pari al 10,2% per l'UE-15 (EEA, 2013).

Secondo le elaborazioni ISPRA, dal 1990 al 2012 si è verificata una riduzione complessiva delle emissioni pari al 16% passando da 40,8 Mt CO2eq nel 1990 a 34,3 Mt CO2eq nel 2012. Nel 2012, l'incidenza del settore è sintetizzata come segue: suoli agricoli (48,5%: 16,6 Mt CO2eq), fermentazione enterica (31,1%: 10,7 Mt CO2eq), gestione delle deiezioni (15,9%: 5,4 Mt CO2eq), risaie (4,5%: 1,5 Mt CO2eq) e combustione delle stoppie (0,1%: 0,02 Mt CO2eq).

Contributo alle emissioni di CO2 del settore agricolo e zootecnico

Fonte: ISPRA

E' innegabile che la flessione dei consumi, comunemente denominata "crisi", abbia influenzato una diminuzione delle emissioni anche in ambito agricolo e zootecnico legata ovviamente ad una riduzione dell'attività lavorativa. Ad esempio, nel corso dell'ultimo decennio la Superficie agricola utilizzata (SAU) è diminuita di 1,8 milioni di ettari (-12,2%, riguardando in misura pressoché equivalente i seminativi, i prati e i pascoli e le coltivazioni permanenti), mentre il numero delle aziende è sceso di 430 mila unità (-14,2%). 
Tuttavia è anche vero che uno sforzo da parte del mondo agricolo nel rendere sempre più sostenibili le pratiche c'è stato, infatti, ad esempio nel periodo 1990-2012 la quantità distribuita dei fertilizzanti azotati e l'azoto contenuto si sono ridotti rispettivamente del 22% e del 10% (anche se l'urea è aumentata del 19% con conseguente aumento delle emissioni di ammoniaca dell'8%). Lo stesso vale per le emissioni di anidride carbonica e di conseguenza per il contributo che il settore dà alla lotta ai cambiamenti climatici.
Volendo svincolare la diminuzione delle emissioni dalla diminuzione della SAU, è possibile normalizzare il dato rapportando il quantitativo delle emissioni al numero di ettari coltivati. Anche in questo caso, le emissioni di anidride carbonica per ettaro mostrano una netta flessione avvenuta nell'ultimo decennio evidenziando il ruolo svolto dal comparto nella riduzione dei gas serra.
Tale flessione è dovuta all'impegno che è stato dedicato all'incremento di pratiche agronomiche meno impattanti in termini di emissioni climalteranti e all'ampia diffusione che c'è stata, soprattutto nell'ultimo decennio, delle energie rinnovabili in ambito agricolo e zootecnico.
L'agricoltura ancora una volta svolge in ambito ambientale un ruolo da protagonista perché, sebbene sia vero che è il secondo comparto in termini di contributo nazionale alle emissioni di gas serra, è anche quello che, grazie al continuo scambio di carbonio tra l'atmosfera e la biomassa che viene prodotta e grazie ad un costante avanzamento tecnologico che supportato da opportune pratiche permette di ridurre gli input organici, mostra avere tra i più ampi margini di riduzione a differenza di altri comparti come il manifatturiero o l'energetico che sono esclusivamente a vocazione emissiva.

 
 
 

Federico Chiani
f.chiani@ismea.it


 
 
 

PianetaPSR numero 34 - luglio/agosto 2014