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Il marchio "bio" conquista sempre più consumatori

I dati Ismea e Sinab fotografano un settore in salute: le vendite crescono anche per la più ampia offerta e il calo dello spread rispetto ai prezzi dei  convenzionali -  Operatori fiduciosi sul futuro

Il SANA 2014 si è chiuso con degli ottimi e confortanti numeri per il biologico italiano, che fanno ben sperare per il futuro di questo comparto e per la sua definitiva uscita dalla nicchia. Molti dei nuovi dati diffusi al SANA sono di fonte Sinab e Ismea, due istituti che già da qualche anno stanno lavorando insieme nell'ottica di integrazione massima delle informazioni e di una loro organica ed efficace organizzazione e messa a disposizione degli operatori e delle Istituzioni.
Partendo dalla fase più a valle della filiera, e cioè quella del consumo, i dati del Panel famiglie Ismea-Gfk/Eurisko evidenziano la prosecuzione del trend positivo intrapreso dai consumi "bio" ormai da molti anni. Nei primi cinque mesi del 2014 si è rilevato un incremento record della spesa in alimenti bio confezionati (+17% sullo stesso periodo del 2013), che si rivela la crescita più elevata degli ultimi 12 anni.
 

Figura 1 - Evoluzione dei consumi in valore di prodotti bio confezionati nella GDO

*primi cinque mesi del 2014. Fonte: Ismea, Panel Famiglie - dati Nielsen fino al 2010, dati GFK Eurisko dal 2011

La dinamica dell'anno in corso è dipesa in modo particolare dai forti aumenti fatti registrare all'interno della categoria: "pasta, riso e sostituti del pane" e "zucchero, caffè e tè". Incrementi compresi tra l'11 e il 15% hanno interessato gli ortofrutticoli freschi e trasformati e i biscotti, i dolciumi e gli snack. Più contenute la variazioni registrate da uova (+5,2%), lattiero-caseari (+3,2%) e bevande bio (+2,5%), mentre molto buoni sono risultati gli incrementi per il miele e per gli omogeneizzati, sebbene in associazione a valori di mercato abbastanza contenuti.
Le ragioni dell'impennata dei consumi nel segmento bio, che risulta in netta controtendenza rispetto alla dinamica degli acquisti alimentari nel loro complesso (-1,2% nei primi 6 mesi del 2014) vanno ricercate anche nell'aumento del numero di referenze e della profondità di gamma dei prodotti bio tra gli scaffali della Gdo, nella presenza di nuove linee di prodotto, anche private label, e nell'introduzione di marchi bio nei discount. Parallelamente i prezzi negli ultimi anni hanno mostrato una dinamica meno inflattiva rispetto agli alimenti convenzionali con conseguente diminuzione del differenziale di prezzo con questi ultimi, che ha favorito l'avvicinamento di fasce più ampie di consumatori.
 

Figura 2 - Dinamiche dei prezzi al consumo dei principali prodotti bio nel 2010 e nel 2013 e confronto con i corrispondenti prodotti convenzionali

Fonte: Rete di rilevazione Ismea sui prezzi al consumo nella GDO

Nonostante in un periodo di prolungata crisi come quello attuale il risparmio si affermi come principale driver nelle scelte di acquisto degli italiani, il bio ha quindi espresso in questa prima parte dell'anno tassi di crescita sorprendenti, confermando una crescente attenzione dei consumatori alla qualità e alla salubrità di cosa si porta a tavola.
I positivi dati sui consumi sono supportati anche da una crescita sia del numero di operatori (soprattutto dei trasformatori) sia delle superfici, giunte al ragguardevole primato degli oltre 1,3 milioni di ettari, con un incremento che nel 2013 ha sfiorato il 13%.
E' da rilevare che per la prima voltal'Ismea ha diffuso i dati in volume delle principali produzioni biologiche agricole nazionali, riferiti al 2013. Si tratta di stime della produzione potenziale, calcolate a partire dalle superfici investite e dalle rese. Secondo tali stime sono stati prodotti in Italia, in relazione ai soli prodotti monitorati, quasi 7 mila quintali di frutta bio, oltre 6 mila quintali di cereali, e circa 1.400 quintali di ortaggi. La produzione di uva biologica da vino si stima abbia raggiunto nel 2013 un quantitativo di quasi 5 mila quintali, mentre la produzione di olive da olio viene indicata superiore ai 7 mila quintali.
Sempre a livello strutturale, nell'ambito dell'indagine che l'Ismea conduce a cadenza trimestrale, ormai da anni, su un panel complessivo di circa 800 aziende agricole e 1.300 imprese di trasformazione, è stato messo a punto anche un campione di imprese che operano nel settore del bio. Per la prima volta sono stati diffusi i risultati di questo specifico Panel, che hanno consentito di acquisire altre informazioni preziose su questo settore, tra cui il sentiment degli operatori agricoli ed industriali della filiera biologica.
Dall'analisi dei dati si evince, per gli operatori specializzati nel biologico, un Indice del clima di fiducia mediamente più elevato rispetto all'agricoltura e all'alimentare "convenzionale", in coerenza con le favorevoli indicazioni provenienti dai consumi. In particolare alla fase industriale, il clima di fiducia delle aziende bio risulta ampiamente positivo, grazie a un andamento degli ordini giudicato soddisfacente, a un livello delle scorte inferiore alla media del periodo e alle favorevoli attese sulla produzione nei prossimi mesi, spinte dal buon ritmo di crescita della domanda.

 
 
 

Enrico De Ruvo
e.deruvo@ismea.it

 
 
 
 

PianetaPSR numero 35 - settembre 2014