Home > Il punto sui PSR > Biologico, da nicchia ad asset strategico
RIFORMA PAC/3

Biologico, da nicchia ad asset strategico

Nei nuovi Psr il settore avrà una misura dedicata con ingenti risorse e importanti collegamenti anche con le azioni orizzontali del piano  per l'innovazione - Un modello avanzato di multifunzionalità

Settembre è stato un mese di grande attenzione verso il mondo del biologico: l'organizzazione del Salone internazionale del Biologico e del Naturale (Sana) a Bologna e l'ottavo Congresso europeo dell'IFOAM (International Foundation for Organic Agriculture) a Bari hanno acceso i riflettori sul settore, con una vasta eco sulla stampa.
Le motivazioni di tanto interesse sono anche da ritrovare nei dati diffusi dal Sistema d'Informazione Nazionale sull'Agricoltura Biologica (SINAB), servizio realizzato dal Mipaaf, in collaborazione con le Regioni, per lo sviluppo e la valorizzazione dell'agricoltura biologica. I dati presentati lo scorso 6 settembre durante uno dei principali eventi del SANA hanno evidenziato come l'Italia si collochi tra i primi posti a livello mondiale per estensione di agricoltura biologica, con una crescita nel 2013 del 13% rispetto al 2012. Il mondo bio vale per il nostro Paese 3,1 miliardi di euro, tra consumi interni ed esportazioni. Nonostante il perdurare della crisi economico-finanziaria, il mercato italiano del bio continua a crescere, confermando una dinamica positiva in atto ormai dal 2005.
Analizzando i primi cinque mesi del 2014 emerge che gli acquisti domestici di prodotti biologici sono aumentati del 17,3% rispetto agli stessi mesi del 2013, mentre nel medesimo periodo la spesa agroalimentare è risultata in flessione (-1,4%). Il comparto biologico sembra, quindi, ancora andare in netta controtendenza rispetto al settore food nel suo complesso, oltre che mostrare un promettente tasso di incremento che apre speranze su un possibile ampliamento della quota di mercato nell'ambito dei consumi nazionali. Secondo Nomisma, infatti, la percentuale delle famiglie che negli ultimi 12 mesi hanno acquistato almeno un prodotto a marchio bio è passata dal 53% nel 2012 al 59% nel 2013, dato che testimonia come il biologico non debba più essere considerato un settore di nicchia ma, al contrario, uno degli ambiti di traino dell'agricoltura italiana i cui prodotti a marchio possono oramai essere ritenuti "di largo consumo".
Non si può parlare di biologico senza fare riferimento al sostegno che la politica di sviluppo rurale ha - sin dall'inizio - riservato al settore. Già a partire dalle misure agro-ambientali che hanno accompagnato la riforma Mac Sharry del 1992, il settore ha potuto contare complessivamente su una buona dotazione di risorse e i Psr hanno certamente rappresentato lo strumento più importante a disposizione delle Regioni italiane per intervenire sullo sviluppo del comparto.
Nei PSR 2007-2013, il sostegno all'agricoltura biologica è stato attuato nell'ambito della misura 214 (Pagamenti agro ambientali), attraverso una specifica azione dedicata. La misura nel suo complesso (che sostiene anche un insieme di interventi per un'agricoltura maggiormente sostenibile ma non strettamente bio) può contare su una dotazione pubblica di oltre 3,7 miliardi di euro e, dai dati del Report trimestrale pubblicato dalla Rete Rurale Nazionale, al 30 giugno 2014 risultano erogati quasi 3,3 miliardi di euro. Si tratta, in effetti, della misura con maggiore dotazione finanziaria in assoluto (21%) all'interno dei PSR e con la maggiore capacità di spesa.
Attraverso queste risorse è stato possibile siglare oltre 180.000 contratti agroambientali (RAE 2013) che comprendono il sostegno ai metodi di produzione integrato e biologico, la tutela della biodiversità animale e vegetale, la conservazione del suolo e l'adozione di pratiche agroambientali innovative come, ad esempio, la semina su sodo. Analizzando le risorse programmate dalle diverse Regioni sulla misura 214 in relazione alla dotazione complessiva di ciascun PSR per l'intero periodo 2007-2013 emerge che le Regioni che hanno investito di più in agro ambiente sono Piemonte e Basilicata, che hanno riservato alla misura circa il 29%, seguite da Lombardia, Umbria e Emilia-Romagna (circa il 26%); buone dotazioni si riscontrano anche per Sicilia, Toscana e Lazio (tra il 23 ed il 24%).
Nell'ambito della misura 214, l'agricoltura biologica rappresenta senza dubbio l'azione più importante, avendo interessato mediamente circa il 45% della superficie sovvenzionata, il 30% dei contratti e il 46% della spesa complessiva afferente alla misura (RAE 2013).

Fondi destinati all'agricoltura biologica per Regione
(% su totale delle risorse pubbliche Psr 2014-2020)

Fonte: Psr notificati a settembre 2014
 

Ma cosa si prevede con la nuova programmazione 2014-2020?
Nei nuovi PSR il sostegno all'agricoltura biologica sarà attuato attraverso una misura specifica, autonoma e svincolata dagli altri interventi agro-climatico-ambientali, e con una dotazione finanziaria dedicata. La misura prevede un sostegno per ettaro di superficie mantenuta o convertita al metodo di produzione biologico, nei limiti dei massimali annuali indicati dal regolamento europeo sullo sviluppo rurale: 600 euro per le colture annuali, 900 euro per le colture perenni specializzate e 450 euro per gli altri usi della terra.
Da una prima analisi dei PSR 2014-2020 che, fino a questo momento, sono stati notificati alla Commissione europea emerge che le Regioni italiane destineranno a sostegno dell'agricoltura biologica mediamente l'8% della propria dotazione finanziaria complessiva per l'intero periodo, vale a dire circa 1 miliardo di euro. Occorre, comunque, ricordare che questo valore non prende in considerazione i PSR delle Regioni Abruzzo, Calabria, Campania e Puglia in quanto non ancora trasmessi ufficialmente a Bruxelles; trattandosi di Regioni che storicamente hanno destinato un buon livello di risorse agli interventi agro ambientali, compresa l'agricoltura biologica, si stima che complessivamente l'agricoltura bio potrà contare su una dotazione di circa 1,5 miliardi di euro di spesa pubblica. Sulla base dei dati disponibili riguardanti la dotazione finanziaria che nelle diverse Regioni accompagnerà la nuova misura, Sicilia, Toscana, Lazio, Marche e Basilicata risultano le Regioni che investiranno le maggiori quote, rispettivamente tra il 18 ed il 13% della dotazione pubblica complessiva.
Il sostegno al settore non si limita soltanto ai premi specifici previsti nei PSR, altre azioni orizzontali come la ricerca e la promozione sono in corso di revisione. In primo luogo, nell'ambito del Piano strategico per l'Innovazione e la Ricerca nel settore agricolo alimentare e forestale, presentato lo scorso 10 luglio, sono state individuate alcune priorità per lo sviluppo del settore che, oltre ad azioni di sistema, prevedono interventi sia sulla filiera (compresa la fase di distribuzione ed i controlli) sia sul sistema normativo.
A questo proposito, assume grande rilevanza la revisione del regolamento europeo per il biologico, tema su cui è fortemente impegnata l'Italia quale attuale Presidenza di turno. La proposta legislativa affronta diverse questioni "spinose", come il sistema dei controlli, l'armonizzazione delle regole e la certificazione di gruppo, tutti temi che rivestono un ruolo chiave per permettere uno sviluppo equilibrato del settore e per prevenire e scoraggiare fenomeni di concorrenza sleale. A questo proposito, occorre ricordare come il settore venga fortemente danneggiato dalle frodi sul mercato: proprio nel 2013 l'ICQRF ha condotto una vasta operazione volta al contrasto dell'importazione di falsi prodotti biologici (ICQRF, Rapporto attività 2013).
In conclusione possiamo affermare che il biologico, nato in sordina quasi più come un movimento culturale, allo stato attuale ha conquistato consistenti fette di mercato e rappresenta una realtà economica di tutto rilievo. Alla luce di ciò, il biologico costituisce una valida strada di sviluppo, in grado di associare alla riduzione dell'impiego di input chimici una serie di vantaggi di sistema. Ad esempio, le aziende condotte con metodo biologico, in virtù delle loro caratteristiche tecniche, si distinguono per un più elevato impiego di manodopera rispetto alle aziende condotte in modo convenzionale e ciò determina risvolti positivi sul fronte dell'occupazione. Inoltre, le aziende bio sono in grado di valorizzare maggiormente le attività connesse. La vendita diretta, l'agriturismo, le fattorie didattiche risultano, infatti, attività fortemente correlate all'agricoltura biologica, con l'attivazione di circuiti virtuosi che tendono ad innalzare la redditività dell'impresa. È in questa chiave che va letta una visione dell'agricoltura che sia, di fatto, multifunzionale.

 
 
 

Alessandra Pesce - Valentina Spinelli

 
 
 

PianetaPSR numero 35 - settembre 2014