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SVILUPPO RURALE

Accordo di partenariato, disco verde della Ue

La parziale rivisitazione della strategia nazionale rafforza le scelte che puntano a occupazione e sviluppo delle aree rurali, di cui occorre tener conto nel negoziato per l'approvazione dei Psr 2014-2020

Con decisione del 29 ottobre 2014 la Commissione Europea ha approvato l'accordo di partenariato 2014-2020 che detta le linee di indirizzo strategico dei fondi strutturali e di investimento.
Le risorse finanziarie complessive ammontano a 42 miliardi di euro a cui va aggiunto il cofinanziamento nazionale. Nel caso del FEASR le risorse comunitarie pari a 10,4 miliardi di euro, grazie al cofinanziamento nazionale, determineranno una spesa pubblica di 20,8 miliardi.

L'accordo, notificato il 22 aprile, è stato oggetto di un lungo negoziato che ha determinato una parziale rivisitazione della strategia nazionale che tiene maggiormente conto dei fabbisogni di sviluppo delle aree rurali. In tale direzione vanno interpretate le risorse destinate dal FEASR allo sviluppo delle infrastrutture in banda ultra-larga che passano da 136 milioni di euro previsti nell'accordo notificato ad aprile a 257,9 milioni. Questa scelta ha tenuto conto della quasi totale assenza nel nostro Paese di infrastrutture in banda ultra larga (in un confronto con i 28 Paesi dell'Unione Europea ci collochiamo all'ultimo posto in termini di copertura a 30 e 100 Mbps). In tal senso, anche grazie all'allocazione del FESR di 1.845,5 milioni di euro sull'Obiettivo tematico 2 (migliorare l'accesso alle tecnologie dell'informazione) si potrà garantire lo sviluppo delle infrastrutture sul territorio. Chiaramente le risorse dei fondi non potranno assicurare su tutto il territorio la copertura a 100 Mbps, ma non bisogna dimenticare che, i fondi pubblici che interverranno come aiuti di stato, potranno essere un volano per promuovere nuovi e ulteriori investimenti privati.
Anche gli obiettivi tematici 8 e 9 volti a promuovere l'occupazione nelle aree rurali e lo sviluppo delle stesse hanno avuto un significativo aumento arrivando ad un ammontare di risorse pari ad un miliardo. Sommando quindi i tre obiettivi tematici che contribuiscono allo sviluppo delle aree rurali (OT 2,8,9), il FEASR mette a disposizione per questo fabbisogno il 12,2% delle risorse complessive.

Questa attenzione nei confronti dello sviluppo del territorio da parte di un fondo agricolo nasce dalla consapevolezza che la competitività del settore agricolo è strettamente congiunta alla tutela e allo sviluppo delle aree rurali in cui l'agricoltura trova la propria sede.
Alla competitività del settore agricolo viene destinato il 44,3% delle risorse FEASR con importi allocati sia nell'obiettivo destinato agli investimenti (OT3) che in quello relativo all'innovazione (OT1) e infine nell'obiettivo tematico 10 destinato a finanziare la formazione e la consulenza.
L'accordo prevede anche una precisa strategia in termini di promozione di un'agricoltura sostenibile, rispettosa dell'ambiente e che si pone come strumento di presidio del territorio. In tale direzione vanno le risorse stanziate negli Obiettivi tematici 4, 5 e 6 che rappresentano il 40,7% delle risorse allocate. Infine all'assistenza tecnica, che dovrà contribuire al miglioramento della capacità della amministrazioni preposte alla gestione dei fondi è destinato il 2,8% del totale delle risorse FEASR. Detto importo è comprensivo delle risorse destinate al programma Rete rurale nazionale.
L'accordo è un documento complesso che, solo per dare dei numeri, si compone di 721 pagine a cui vanno aggiunti 4 allegati (I schema risultati attesi/azioni; II. Proposta Si.GE.CO sistema di gestione e controllo; III. Tavola Azioni Eusair; IV. Condizionalità ex ante OT 11).

 
 

Per agevolarne la lettura, focalizzando l'attenzione sulla politica di sviluppo rurale, si propongo degli estratti dell'accordo, che sintetizzano il cuore della strategia per il periodo di programmazione 2014-2020, di cui occorrerà tenere conto nel percorso negoziale di approvazione dei Programmi di sviluppo rurale (vedi documento integrale)
Gli estratti sono rielaborati riaggregando gli obiettivi tematici dell'accordo sotto i tre macro obiettivi della politica di sviluppo rurale individuati dall'art. 4 del Regolamento UE n. 1305/2013: 1) la competitività del settore agricolo; 2) la gestione sostenibile delle risorse naturali e l'azione per il clima; 3) lo sviluppo territoriale equilibrato delle economie e comunità rurali, compresi la creazione e il mantenimento di posti di lavoro.

 
1. LA COMPETITIVITÀ DEL SETTORE AGRICOLO (OT 1, 3, 10)

La strategia per il miglioramento della competitività del sistema agro-alimentare e forestale si articolerà in due componenti: 

a) il sostegno all'evoluzione strutturale e organizzativa per la competitività delle singole imprese dell'agricoltura, dell'agro-alimentare, del settore forestale, della pesca e dell'acquacoltura tenendo conto, in particolare, di criteri quali la sostenibilità ambientale, l'adattamento e la mitigazione dei cambiamenti climatici, il benessere animale, la qualità della produzione, l'innovazione e la sicurezza del lavoro. Tale sostegno dovrà essere basato su un'attenta selezione delle iniziative proposte. La promozione dell'evoluzione strutturale e organizzativa dell'impresa include necessariamente anche le diverse forme di diversificazione dell'agricoltura verso attività collegate e complementari (multifunzionalità) che consentono all'impresa agricola di integrare il reddito aziendale in forma più o meno importante e che vedono coinvolti i membri della famiglia rurale come soggetti imprenditoriali. Tale sostegno va assicurato in tutte le aree, in ragione del fatto che la multifunzionalità dell'azienda agricola consente il mantenimento dell'agricoltura non solo nelle aree meno sviluppate, ma anche in quelle periurbane, dove lo sviluppo urbano sottrae costantemente suolo all'uso agricolo e riduce la base produttiva per la produzione di beni primari. Tuttavia, al fine di favorire una concentrazione delle risorse nelle aree con maggiori fabbisogni, occorre che i PSR regionali allochino nelle aree C e D una percentuale adeguata di risorse programmate per questo tipo di interventi e in ogni caso superiore al peso che queste aree hanno in termini di popolazione residente sulla popolazione regionale. Inoltre, il supporto alle iniziative di diversificazione nelle aree periurbane dovrà essere indirizzato prioritariamente verso progetti innovativi ovvero progetti che consentano il recupero/valorizzazione di territori o risorse lavorative sottoutilizzate. Tra le varie forme di multifunzionalità particolare attenzione va posta all'uso delle aziende agricole per l'agricoltura sociale: la strategia di intervento dovrà coinvolgere in primo luogo quelle realtà aziendali che operano in collaborazione con le istituzioni socio-sanitarie competenti per territorio; 

b) il potenziamento degli investimenti nelle filiere agricole, agro-alimentari, forestali, della pesca e dell'acquacoltura, con l'obiettivo di generare effetti diffusi sulla vitalità delle imprese e sul miglioramento complessivo della competitività dei territori. La strategia di sostegno all'evoluzione strutturale e organizzativa delle imprese agricole, agro-alimentari, forestali, della pesca e dell'acquacoltura, dovrà prevedere criteri di selezione che assegnino priorità settoriali o territoriali precise, in funzione dei fabbisogni che verranno individuati nella diagnosi settoriale di ciascun PSR ovvero, nella diagnosi settoriale del PO del settore pesca e acquacoltura. L'intervento per sostenere l'evoluzione strutturale e organizzativa delle singole imprese punterà su quattro linee prioritarie:

 - il rafforzamento strutturale delle aziende agricole promuovendo l'innovazione, l'accesso al mercato e l'accesso al credito; 
- l'internazionalizzazione del settore agricolo, agroalimentare, della pesca e dell'acquacoltura; 
- il ricambio generazionale e le politiche a favore dei giovani; 
- la salvaguardia del reddito aziendale, attraverso un Programma Nazionale di gestione del rischio. 
Per ciò che riguarda l'internazionalizzazione, gli interventi FEASR si concentreranno su attività di formazione, consulenza all'impresa, informazione e promozione - svolte da reti di impresa, consorzi, associazioni di produttori, cooperative, organizzazioni interprofessionali e così via - per favorire la competitività di prodotti di qualità sui mercati. Sarà data una particolare priorità a partenariati rivolti alla realizzazione di progetti pilota nel campo dell'internazionalizzazione. Essi saranno affiancati da interventi complementari sui servizi per l'internazionalizzazione con il supporto del FESR (cfr. azioni FESR rivolte all'internazionalizzazione). 
Occorre favorire il ricambio nelle imprese agricole che abbiano qualche possibilità di "successione", ovvero una prospettiva di continuità gestionale, cercando anche nuove strade per supportare l'ingresso nel mondo produttivo di giovani provenienti da altri settori, anche attraverso formule innovative, ovvero azioni di tutoraggio e attivazione di servizi di supporto (accesso al credito e alla terra) per lo start-up di nuove imprese. Le azioni in favore dei giovani potranno essere integrate in un "pacchetto giovani", con lo scopo di offrire opportunità di combinare diverse misure nell'ambito di un piano aziendale, favorendo condizioni di accesso specifiche nelle zone di montagna o con maggiori svantaggi ambientali, dove la prosecuzione dell'attività agricola riveste notevole importanza anche dal punto di vista della salvaguardia del territorio. La scelta delle misure più opportune è demandata ai Programmi Regionali. In relazione alla gestione dei rischi in agricoltura sarà attuata una misura nazionale che permetta di contribuire, su tutto il territorio italiano, alla continuità e al consolidamento degli strumenti assicurativi esistenti e, contestualmente, consenta un riequilibrio di tipo territoriale, settoriale e dimensionale nella diffusione delle assicurazioni agricole. Inoltre, tale misura si propone, attraverso un'adeguata massa critica, di sostenere strumenti di gestione del rischio innovativi, quali i fondi di mutualizzazione, che risarciscono gli agricoltori delle perdite causate da eventi calamitosi di varia natura, e uno strumento di stabilizzazione dei redditi agricoli. Questi strumenti saranno affiancati da operazioni di trasferimento di conoscenze e azioni di informazione per favorire e incentivare le condizioni d'accesso alla gestione del rischio degli imprenditori agricoli, soprattutto nelle regioni del Centro e del Meridione. Allo scopo di incentivare l'adozione di questi strumenti proprio nelle regioni dove sono meno diffusi, il Programma opererà affinché gli operatori del settore siano continuamente formati ed informati sulle possibili evoluzioni dei fenomeni d'instabilità dei quadri climatici e sulle opportunità esistenti per contenerne gli impatti, con azioni di informazione, seminari ed eventi organizzati a livello locale dall'Autorità di Gestione del Programma Nazionale. Sarà fondamentale che nei PSR siano previste misure complementari al Programma Nazionale, quali il ripristino del potenziale produttivo agricolo danneggiato da calamità naturali e da eventi catastrofici, ivi comprese quelle derivanti da fitopatie ed epizozie, l'introduzione di adeguate misure di prevenzione, investimenti in ammodernamento ed efficientamento degli impianti produttivi, ecc.

L'intervento sulle filiere sarà indirizzato verso tre categorie: 

- le filiere corte e, più in generale, quelle filiere che richiederebbero un "accorciamento" delle relazioni tra produttori e mercati, con vantaggi sia per il settore primario, in termini di maggior quota di valore aggiunto incamerato da esso, sia per i consumatori, in termini di qualità della produzione agro-alimentare. In particolare, nell'ambito degli interventi sulle filiere corte sarà data priorità ai progetti proposti da gruppi di imprenditori agricoli, della pesca e dell'acquacoltura (attraverso qualche forma associativa) che intendono migliorare la redditività dell'impresa privilegiando l'accorciamento delle relazioni con i mercati al dettaglio o la vendita diretta presso i consumatori. Tali progetti dovranno evidenziare i vantaggi per i componenti della filiera e gli altri effetti sulla valorizzazione dei prodotti locali e sull'ambiente; 

- le filiere agricole e agro-alimentari, con particolare riferimento a quelle con un forte radicamento e riconoscibilità territoriale, che richiedono una migliore organizzazione delle relazioni ed un potenziamento della competitività attraverso investimenti di ammodernamento e razionalizzazione dei processi di produzione, trasformazione e commercializzazione, miglioramento della qualità dell'agro-alimentare, dei sistemi di produzione e dei metodi di allevamento. Oltre agli interventi sul capitale fisico delle aziende agricole e agro-alimentari, dovranno essere previste anche le opportune azioni di formazione e consulenza. Per migliorare la crescita di filiere efficienti occorre favorire gli strumenti aggregativi della componente agricola (Organizzazioni dei produttori, Organizzazioni interprofessionali, cooperative, reti d'imprese, ecc.), ma anche quelli che migliorano le relazioni interprofessionali tra le imprese. Sono compatibili interventi anche in favore delle grandi imprese nei casi in cui le stesse operino in settori considerati prioritari o necessitino di ristrutturazione. Per quanto riguarda le imprese forestali, il problema della frammentazione fondiaria può essere risolto con la creazione di strutture associative e consortili in grado di svolgere funzioni di gestione, e l'incremento e il sostegno ad una maggiore gestione pianificata, attiva e sostenibile, sia pubblica che privata; 

- le filiere non-food. Gli interventi sulle filiere dovranno essere programmati in modo tale da garantire un giusto equilibrio tra il sostegno alle filiere corte e il rafforzamento delle filiere in generale. Le filiere agricole, agro-alimentari, forestali e quelle non-food potranno ricorrere alla forma del Progetto Integrato di Filiera (PIF), a forme di cooperazione nei processi produttivi e alle reti di imprese. Anche in tali forme di intervento la selezione dei progetti e delle singole operazioni deve seguire procedure competitive. Al fine di rimuovere i limiti alla competitività dei territori rurali e delle filiere agro-alimentari, soprattutto laddove vi siano vincoli strutturali esterni non superabili dalle singole imprese, saranno promossi servizi alle imprese, infrastrutture, reti logistiche, ecc. 
Per ciò che concerne la ricerca e l'innovazione nei settori agricolo, agro-industriale e forestale, la declinazione delle azioni terrà conto in via prioritaria di specifiche esigenze, relative a: 1) il miglioramento della sostenibilità ambientale dei processi produttivi (tecniche di produzione a basso impatto e uso più efficiente di input - acqua, nutrienti e antiparassitari) e della qualità delle produzioni agro-alimentari; 2) l'adattamento dei processi produttivi ai cambiamenti climatici, alla protezione del suolo e alla prevenzione dei rischi naturali; 3) la produzione di soluzioni tecnologiche e organizzative che contribuiscano a migliorare la redditività sostenibile dei processi produttivi; 4) la produzione e l'adattamento delle varietà in funzione di una maggiore qualità e salubrità per il consumatore, anche attraverso una valorizzazione del patrimonio genetico locale; 5) il miglioramento del rendimento energetico delle produzioni, sia riducendo il consumo di energia che migliorando tecnologie e metodi di produzione di bioenergie da rinnovabili, residui e scarti del processo produttivo.  Tali esigenze sono coerenti con il Piano nazionale per la Ricerca e l'Innovazione in agricoltura che costituisce la cornice nazionale per gli interventi in questo settore.

La messa a punto e il trasferimento delle innovazioni saranno attuati attraverso i Gruppi Operativi (GO) del PEI (Partenariato Europeo per l'Innovazione), destinati a favorire una maggiore connessione tra la ricerca e la pratica agricola, a incoraggiare un'applicazione più diffusa delle misure di innovazione e a creare o rafforzare i legami tra agricoltura e gli altri settori dell'economia. I GO saranno il luogo in cui vengono messe a punto e sviluppate le nuove idee, in sinergia col mondo della ricerca, consolidate e applicate nel tessuto produttivo tramite attività di formazione, informazione e consulenza. Essi interverranno attraverso proposte progettuali, anche a scala interregionale per accrescere l'impatto delle soluzioni tecnologiche e/o organizzative oggetto di trasferimento. Considerato il carattere di novità di questi strumenti, si sottolinea l'importanza di definire una governance basata sulla concertazione tra MIPAAF e Regioni nella fase di programmazione degli interventi, al fine di realizzare ogni sinergia utile con le altre attività di ricerca programmate, imprimendo una forte qualità alle proposte progettuali provenienti dai gruppi. In questo contesto, il MIPAAF concorderà con le Regioni linee guida in merito all'indirizzo dell'impostazione procedurale (criteri di selezione dei Gruppi, caratteristiche dei partenariati, animazione, monitoraggio e collegamenti nazionali e internazionali tra i Gruppi). Inoltre, gli obiettivi di ricerca e innovazione saranno perseguiti anche con azioni di cooperazione tra Gruppi appartenenti a diverse Regioni e Paesi. Infine, appare necessario promuovere attività di ricerca in agricoltura e nell'agro-industria, laddove ritenuto funzionale a migliorare la qualità del trasferimento, in sinergia con gli altri fondi e con le politiche ordinarie.

Nel campo formativo, le azioni della consulenza tecnica ed economica, della formazione dei consulenti e dei servizi sostitutivi rivestono una portata orizzontale rispetto a tutte quelle previste nei precedenti obiettivi tematici. Tali azioni saranno rivolte sia alle aziende agricole sia alle piccole e medie imprese non agricole, per queste ultime con riferimento alle aree rurali C e D. Le azioni formative rivolte alle aziende agricole sono svolte di norma dal FEASR, senza però escludere che possano essere realizzate azioni complementari a carico dei programmi del FSE per rafforzarne l'efficacia. Gli enti accreditati all'erogazione dei servizi di formazione e di consulenza dovranno dimostrare un'adeguata dotazione di competenze tecniche e di personale, nonché di tutti gli altri requisiti, nella scelta delle attività, previsti dal regolamento sullo sviluppo rurale. I programmi di formazione e di consulenza dovranno essere mirati, coerenti con le priorità individuate nei PSR, collegati in via prioritaria ai seguenti tematismi: 

- azioni necessarie a ridurre gli errori dei beneficiari delle singole misure, sulla base dei tassi d'errore che emergono dagli audit e dalle analisi delle singole Regioni e degli Organismi Pagatori; 
- innovazione nel campo agro-alimentare e forestale (anche all'interno dei gruppi PEI) nonché azioni di formazione, alfabetizzazione e consulenza per promuovere l'adozione delle TIC nelle aziende agricole e nelle piccole e medie imprese nelle aree rurali; 
- temi di carattere ambientale quali la mitigazione e l'adattamento ai cambiamenti climatici, l'energia rinnovabile, la gestione delle risorse idriche e la biodiversità; 
- progetti di filiera (incluse le filiere corte) e alle iniziative collettive di cui all'art. 36 del regolamento sullo sviluppo rurale; 
- temi della diversificazione delle attività da parte della famiglia agricola, nei settori con maggiori opportunità di lavoro da individuare nei programmi di formazione regionali.

 
2) LA GESTIONE SOSTENIBILE DELLE RISORSE NATURALI E L'AZIONE PER IL CLIMA (OT 4, 5, 6)

Nell'ambito della tutela delle risorse la strategia si sviluppa su tre linee di indirizzo da sviluppare in maniera sinergica con gli altri fondi: sostenere la transizione verso un'economia a basse emissioni di carbonio; prevenzione e adattamento ai cambiamenti climatici; tutela dell'ambiente e uso efficiente delle risorse. 
Nell'ambito della riduzione delle emissioni e in particolare per ciò che riguarda l'efficientamento delle strutture produttive, un'attenzione specifica andrà rivolta alle imprese agricole e agro-alimentari, ancorché responsabili di un livello di consumo finale di energia nettamente più contenuto rispetto all'industria, con interventi volti al risparmio energetico in particolare di quelle strutture ad alto impiego di energia (es. serre). 
Al fine di razionalizzare la crescita delle fonti diffuse di energia rinnovabile registrata negli ultimi anni (cfr. sezione 1.1) e favorirne l'ulteriore sviluppo, è indispensabile intervenire sulle reti di distribuzione dell'energia, sia nella aree urbane sia in quelle rurali, al fine di dotarle di tecnologie intelligenti (smart grids).
La diffusione di reti intelligenti rappresenta uno dei risultati da perseguire con determinazione nel 2014-2020 per ridurre i "colli di bottiglia" che si sono già creati o che si potranno creare nelle aree a maggiore concentrazione di produzione di energia distribuita. Per accrescere i benefici a vantaggio degli utenti derivanti da interventi di smart grids e massimizzarne l'efficacia - prevenendo "colli di bottiglia" nelle interconnessioni di rete e ottimizzando sia l'accumulazione, attraverso idonei sistemi di stoccaggio, sia il trasporto di energia - potranno essere realizzati interventi sulle reti di alta tensione, limitatamente a quelli per i quali sia dimostrata la stretta complemetarietà agli interventi sulla rete di distribuzione e nella misura in cui siano finanziati esclusivamente gli interventi volti ad incrementare direttamente la distribuzione di energia prodotta da fonti rinnovabili. Interventi per lo stoccaggio di energia rinnovabile, congiunti ad interventi (FESR) sulla rete di distribuzione, saranno realizzati nelle aree rurali anche a valere sul FEASR.

Il potenziamento delle reti intelligenti, finanziato dal FESR, darà priorità a interventi che si inseriscono nell'ambito di progetti di smart cities e smart communities da sviluppare in sinergia con gli Obiettivi Tematici 1 "Rafforzare la ricerca, lo sviluppo tecnologico e l'innovazione" e 2 "Migliorare l'accesso alle tecnologie dell'informazione e della comunicazione". Il potenziamento delle reti intelligenti dovrà interessare anche le aree rurali, in connessione con gli interventi per le energie rinnovabili e il potenziamento della banda larga in queste aree, in modo tale da attivare sinergie nella fornitura di servizi necessari al miglioramento della qualità della vita nelle aree rurali più disagiate (C e D della classificazione dei comuni rurali).
Nell'ambito dello sviluppo rurale, in aggiunta all'autoconsumo, la produzione di energia potrà costituire anche una forma di diversificazione del reddito. Il settore agricolo, agro-alimentare e forestale manifesta, infatti, notevoli potenzialità per la produzione di energia rinnovabile.
La produzione di energia sarà sostenuta attraverso lo sfruttamento sostenibile delle bioenergie, in conformità con i criteri di sostenibilità secondo il dettato della Direttiva CE 2009/28, attuata con il Decreto Legge del n.28 del 3 marzo 2011 e successive modifiche, e secondo le raccomandazioni della Commissione COM/2010/11 in materia di sostenibilità delle biomasse solide e gassose per la produzione di elettricità e calore, ed escludendo qualsiasi sostegno alla produzione di biocombustibili derivanti da produzione agricola dedicata. 
In questo ambito la produzione di energia sarà favorita prioritariamente da una gestione attiva delle foreste, in modo da garantire l'avvio di filiere corte, realizzando, anche con il contributo del FESR, impianti, sistemi di stoccaggio, piattaforme logistiche e reti per la raccolta, per la riutilizzazione dei residui dei processi produttivi agricoli e agro-alimentari. Gli impianti funzionanti a biomasse dovranno sfruttare scarti di produzione locale, minimizzando le necessità di trasporto. 
Ulteriore priorità è da attribuire agli impianti di energia solare, sia fotovoltaici che per produzione di calore, a condizione che si tratti di interventi di piccola e media dimensione, che non consumino suolo (ad esempio, usando tetti di capannoni e stalle esistenti) e ad impianti di mini-eolico, mini-idrico e di geotermia. Sarà incentivata la valorizzazione energetica dei reflui zootecnici, delle altre deiezioni solide e liquide, dei residui delle filiere agricole e dell'agroalimentare, nonché di origine marina, anche in stretto collegamento con i progressi ottenuti dalla ricerca secondo quanto evidenziato nell'Obiettivo Tematico 1. Sarà incentivata, inoltre, la valorizzazione delle biomasse forestali per l'approvvigionamento di piccoli e medi impianti per produzione combinata di calore ed energia. Per ciò che riguarda la demarcazione con gli interventi dell'OT3, sono da ricomprendere in questo Obiettivo Tematico tutti quegli investimenti che hanno un effetto prevalente e specifico sulla produzione di energia rinnovabile e sulla riduzione di emissioni di CO2 e di gas climalteranti e inquinanti.

Nelle politiche di sviluppo rurale, l'Obiettivo Tematico 4 contribuirà, in misura significativa, ancorché non esclusiva, agli obiettivi di riduzione delle emissioni di gas climalteranti ed inquinanti e di stimolo della conservazione ed del sequestro di carbonio in agricoltura e nelle foreste. In tale ambito, rileveranno tutti gli interventi di carattere silvicolo o agronomico, sostenuti con le apposite misure agricole e forestali (inclusa la gestione attiva delle foreste, coerentemente con la strategia nazionale delineata nel Programma Quadro per il settore Forestale). In particolare, ci si riferisce a quelle misure agro e silvo-climatico-ambientali capaci di agire attraverso due meccanismi: ridurre le emissioni in atmosfera di gas climalteranti, da un lato; promuovere un aumento degli assorbimenti di anidride carbonica atmosferica, dall'altro lato. Si tratterebbe quindi di incentivare, per un verso, misure innovative nel campo delle tecniche agricole (quali introduzione delle leguminose nei piani colturali, inerbimenti controllati, pratiche zero tillage, minimum tillage, uso razionale di concimi e fitofarmaci, ecc.) meno impattanti sulle emissioni e sui fenomeni di mineralizzazione della sostanza organica del suolo e denitrificazione, per un altro verso, quello dell'assorbimento di CO2, pratiche agricole e forestali capaci di determinare un incremento dell'accumulo di carbonio organico del terreno e di produzione di biomassa dei sistemi agricoli e forestali. Per ciò che riguarda la riduzione di gas climalteranti, un'azione più incisiva andrà promossa nelle aree intensive di pianura (aree B) e in particolare in quelle a zootecnia intensiva. In queste aree andranno promossi interventi per ridurre le emissioni zootecniche, interventi che comprendano sia il supporto agli investimenti sia premi agro-climatico-ambientali per diffondere pratiche zootecniche e agronomiche a basso impatto. 
Con la politica di sviluppo rurale, si agirà per il recupero di una corretta gestione del territorio, ripristinando la funzionalità degli ecosistemi, mantenendo gli elementi tipici del paesaggio rurale e favorendo interventi di gestione attiva delle foreste, di sviluppo della forestazione, attraverso investimenti di miglioramento della viabilità forestale in quanto necessari per la gestione ambientale del bosco in relazione diretta con l'obiettivo di adattamento ai cambiamenti climatici, la prevenzione del rischio idrogeologico o attacchi parassitari, la prevenzione e la lotta agli incendi boschivi, l'utilizzazione ed esbosco del legname in modo sostenibile. In questo ambito gli investimenti relativi alla viabilità forestale dovranno avere un prevalente obiettivo ambientale volto a migliorare l'adattamento ai cambiamenti climatici. 

La politica di sviluppo rurale dovrà sostenere anche forme di agricoltura sostenibile, attraverso misure agroclimatiche-ambientali e silvoambientali, nonché investimenti nelle imprese con finalità non produttive. 
Un'ulteriore sfida è posta dai processi di desertificazione e dalla salvaguardia degli ecosistemi, per la rilevanza che hanno in buona parte del Paese. In questo ambito saranno realizzate principalmente le azioni agro-climatiche-ambientali e silvo-ambientali finalizzate a incentivare colture e pratiche agricole e zootecniche per la razionalizzazione di prelievi e consumi e per l'aumento di sostanza organica nel suolo, nonché altre azioni utili a contrastare gli effetti degli squilibri climatici e della qualità dell'aria. Queste azioni dovranno essere sostenute da adeguati programmi di assistenza tecnico-economica e divulgazione delle informazioni presso le imprese agricole e forestali, allo scopo di diffondere maggiormente le colture e le pratiche agricole in questione. I processi di desertificazione possono essere contenuti attraverso la creazione di nuovi bacini di accumulo di acqua piovana, di piccola e media dimensione, finalizzati a convogliare le acque piovane in eccesso e a fornire con queste una irrigazione di soccorso a carattere aziendale, interaziendale o di piccole infrastrutture. Tali bacini di accumulo verranno finanziati con i Programmi Regionali se inferiori a 250 mila metri cubi e con il Programma Nazionale se oltre questo limite. I processi di desertificazione possono essere contenuti anche dall'adozione di varietà più resistenti agli stress idrici e di tecniche agricole mirate al risparmio dell'acqua che preservino una efficiente struttura del suolo. Nelle aree dove è maggiore il rischio di salinizzazione delle falde saranno promossi investimenti per evitare l'eccessivo sfruttamento delle stesse e favorire la diversificazione dell'approvvigionamento irriguo. Il supporto del FEASR andrà assicurato quindi ad azioni di investimento e agro-ambientali (dirette alla conservazione dell'acqua e alla gestione del suolo) che siano coerenti con tali scopi.
La salvaguardia degli ecosistemi va garantita anche attraverso iniziative volte a sviluppare razze e varietà agricole tradizionali che appaiono minacciate da processi di abbandono, da un lato, e dalla diffusione di razze e varietà non adatte ai contesti locali, dall'altro. Nel contesto dei cambiamenti climatici in atto, tra i quali l'innalzamento della temperatura e la riduzione delle disponibilità idriche, la salvaguardia di razze e varietà autoctone tradizionali può rafforzare le capacità di adattamento dei processi produttivi e di allevamento e consentire la sopravvivenza delle aziende agricole, zootecniche e forestali. 
In particolare le azioni agro-ambientali e silvo-ambientali, con particolare riferimento a quelle che consentono di prevenire gli effetti sull'erosione sul suolo, andranno preferibilmente attuate in modo da rendere più efficace l'adattamento alle mutate condizioni climatiche, coinvolgendo le aziende in maniera diffusa tramite approcci collettivi e integrati che coinvolgano gruppi di aziende nello stesso territorio. In questo senso anche gli investimenti non produttivi nelle aziende agricole (muretti a secco, ecc.), in particolare nelle zone declivi del paese acquisiscono una forte priorità per la mitigazione degli effetti erosivi. Al riguardo le misure destinate a favorire la cooperazione tra operatori agricoli e forestali appaiono funzionali a coprire i costi di transazione derivanti da tali approcci. 

Tutti gli interventi promossi dal FEASR per favorire la prevenzione dell'erosione e una migliore gestione del suolo, una migliore gestione dell'acqua e la salvaguardia degli ecosistemi è opportuno che siano accompagnati da programmi di consulenza e assistenza tecnica mirati su questi temi e concentrati in aree dove le criticità sono maggiori per garantirne l'efficacia.La politica di coesione e la politica di sviluppo rurale possono contribuire al miglioramento della qualità dei corpi idrici in modo diretto, attraverso misure per il contenimento dei carichi inquinanti, e indiretto attraverso un uso più razionale della risorsa idrica. Ciò implica che - contestualmente ad azioni ordinarie finalizzate a rafforzare gli assetti di governance e i sistemi tariffari volti a razionalizzare l'uso della risorsa - si dia priorità a interventi di potenziamento delle infrastrutture in tutti i comparti.Il miglioramento della qualità dei corpi idrici dipende in modo rilevante dal controllo dell'inquinamento diffuso generato dalle fertilizzazioni organiche e chimiche. In tale contesto si opererà, in linea con la direttiva 91/676/CE, con misure agro-climatico-ambientali per ridurre l'impatto delle pratiche agricole e degli allevamenti. 
La disponibilità di acqua a scopi irrigui dipende, tra gli altri fattori, dall'ammodernamento delle reti di adduzione e distribuzione che richiedono ancora oggi interventi finalizzati alla riduzione delle perdite di distribuzione. Tali interventi andranno sostenuti dal FEASR attraverso investimenti diretti a razionalizzare e ridurre i consumi, migliorare l'efficienza dell'uso dell'acqua in agricoltura ed eventualmente estendere anche la rete irrigua. Nel caso di estensione della superficie irrigua, gli investimenti dovranno comportare, a livello dell'investimento complessivo una riduzione dell'uso della risorsa superiore al limite minimo richiesto dal regolamento dello sviluppo rurale. 

Appare strategico anche sostenere gli investimenti per la misurazione del consumo dell'acqua, in conformità alle disposizioni del regolamento sullo sviluppo rurale. Tutti gli interventi in materia di infrastrutture irrigue dovranno essere coerenti con le pertinenti disposizioni del Reg. UE n. 1305/2013. Il FESR, invece, non concorrerà a finanziare interventi sulle reti irrigue.
In linea con la Direttiva quadro acque, l'obiettivo di salvaguardare e tutelare i corpi idrici superficiali e sotterranei e di migliorare la qualità delle risorse idriche è strettamente connesso alla possibilità di realizzazione di investimenti in infrastrutture e in tecnologie innovative finalizzate al risparmio e ad un uso razionale ed efficiente. Assume, quindi, funzione fondamentale la programmazione degli investimenti, che risulta essenziale per colmare le carenze infrastrutturali del territorio e migliorare l'uso della risorsa idrica, rendendolo razionale e sostenibile. Saranno, inoltre, sostenuti con il FESR interventi infrastrutturali e di equipaggiamento per il monitoraggio delle reti e della qualità dei corpi idrici secondo le previsioni della normativa europea di settore. 
Per tali motivi, si ritiene di dover intervenire per assicurare gli investimenti a rilevanza infrastrutturale nazionale, evitando che la pianificazione e gestione della risorsa idrica venga compromessa da scelte locali, in un quadro programmatorio e informativo condiviso che coinvolga le regioni e le altre amministrazioni centrali. Si garantirà la coerenza e la demarcazione degli interventi di rilevanza nazionale con quelli che saranno finanziabili dai Piani regionali per lo sviluppo rurale, in linea e nel rispetto del quadro normativo regolamentare. Più in dettaglio, nella logica di una chiara demarcazione degli interventi, il Programma nazionale FEASR finanzierà gli investimenti infrastrutturali irrigui di dimensione interaziendale e consortile, con l'esclusione dei bacini al di sotto di 250 mila metri cubi e relative infrastrutture di adduzione/distribuzione. 
La programmazione nazionale e regionale dovrà perseguire gli obiettivi fissati nei Piani di distretto idrografico previsti dalla Direttiva quadro acque al fine di garantire il raggiungimento del buono stato delle acque.La politica di sviluppo rurale, in relazione al suolo, all'aria e all'acqua contribuisce alla tutela delle risorse naturali, anche attraverso le forme di sostegno attivate già nelle precedenti programmazioni, per la selvicoltura, l'agricoltura e l'acquacoltura sostenibile. In questo contesto, acquistano particolare rilevanza le specifiche misure per l'agricoltura e l'acquacoltura biologica, nonché per l'agricoltura integrata. 

Per quanto riguarda gli asset naturali, in sintonia con gli obiettivi della Strategia Nazionale per la Biodiversità approvata a ottobre 2010, è prioritario mettere in atto politiche per migliorare lo stato di conservazione di Rete Natura 2000 e favorire la tutela e la diffusione dei sistemi agricoli e forestali ad alto valore naturale, mantenendo o ripristinando la diversità del mosaico ambientale tipico del paesaggio rurale italiano e salvaguardando razze animali e vegetali in pericolo di estinzione, in coerenza con le Linee Guida per la biodiversità agraria, che definiscono norme per il censimento e la conservazione delle stesse. Gli interventi del FEASR e del FESR dovranno attuarsi coerentemente con quanto previsto nei piani di gestione o nelle misure di conservazione e, laddove esistenti, nei Prioritized Action Framework (PAF), strumenti previsti dall'art. 8 della Direttiva Habitat e redatti a livello regionale, non obbligatori ma fortemente sostenuti in sede europea, utili a definire cosa, dove, come e con quale dei Fondi SIE deve essere appropriatamente utilizzato per garantire la tutela delle specie e degli habitat di interesse comunitario.
Il FEASR sarà indirizzato in particolare alle infrastrutture verdi, ai sistemi agricoli ad alto valore naturale, a pratiche agricole sostenibili in aree protette che possano contribuire alla tutela, miglioramento e recupero della biodiversità e dei servizi ecosistemici e ad una fruizione sostenibile. Il FESR concorrerà attraverso interventi di tutela e valorizzazione del patrimonio naturale e paesaggistico (sia in ambito urbano sia in aree rurali), contribuendo così anche alla diversificazione delle economie locali. Le tipologie di intervento a valere su ciascuno dei Fondi saranno più propriamente definite nell'ambito dei Programmi Operativi FESR e dei Programmi per lo Sviluppo Rurale 2014-2020. Le azioni cofinanziate dal FEASR e mirate alla conservazione della biodiversità, per tenere sotto controllo i fenomeni di abbandono, saranno attuate con un approccio innovativo basato sulla concentrazione in aree in cui i fenomeni di perdita della biodiversità sono più accentuati, privilegiando gli accordi agro-ambientali d'area. Per la biodiversità agraria e forestale le tipologie di azioni sono individuabili principalmente nelle misure agro-climatiche-ambientali, nell'agricoltura biologica, nelle indennità per Natura 2000 e negli investimenti non produttivi aziendali.A livello nazionale sarà promossa un'azione a favore della conservazione della biodiversità animale e della sua valorizzazione nell'ambito delle attività agricole anche ai fini di un maggior adattamento ai cambiamenti climatici, di riduzione delle emissioni e miglioramento delle condizioni di benessere degli animali. La misura viene realizzata a livello nazionale per garantire un'azione di sistema omogenea ed efficace sull'intero territorio. Sarà realizzata attraverso l'operazione di innovazione di prodotto e di processo nel settore della conservazione e del miglioramento genetico in ambito zootecnico. 

Il FESR, in sinergia con il FEASR, concorre al mantenimento e ripristino degli habitat naturali e degli habitat delle specie nella Rete Natura 2000 anche attraverso la realizzazione di interventi volti ad una loro corretta fruizione, tramite il recupero e l'allestimento di percorsi e centri visita. Gli interventi per mantenere e/o ripristinare i servizi ecosistemici, funzionali anche alla mitigazione e adattamento ai cambiamenti climatici in atto e finalizzati a ridurre a frammentazione degli habitat e mantenere o ripristinare la connessione ecologica (infrastrutture verdi), saranno realizzati nelle aree individuate negli strumenti di pianificazione regionale (reti ecologiche, aree di collegamento ecologico funzionale). 
La tutela degli asset naturali non è indipendente dal mantenimento della popolazione in aree rurali, soprattutto in quelle più svantaggiate, che sarà perseguito anche attraverso misure specifiche di sostegno delle aziende per il mantenimento dell'attività agricola (indennità compensative) e una serie di servizi (pubblici e privati) alla popolazione e alle imprese. Lo strumento dell'indennità compensativa ha svolto, soprattutto nelle aree più bisognose, una funzione di sostegno del reddito delle aziende, ma in prospettiva dovrebbe essere finalizzato anche al mantenimento di attività agricole e zootecniche che generano effetti positivi sull'ambiente. Le produzioni tipiche e di alto valore (vegetali e animali, quali quelle delle razze in via di estinzione e della zootecnia estensiva e transumante) e le risorse umane legate a queste produzioni, rivestono un valore di presidio del territorio a cui occorre dare una prospettiva valida.

 
3) LO SVILUPPO TERRITORIALE EQUILIBRATO DELLE ECONOMIE E COMUNITÀ RURALI, COMPRESI LA CREAZIONE E IL MANTENIMENTO DI POSTI DI LAVORO (OT 2, 8, 9)

All'interno di questo macro obiettivo sono state individuate linee di intervento volte a promuovere lo sviluppo delle aree rurale. Assume un ruolo importante assicurare la copertura del territorio con la banda ultra larga coordinando le azioni previste dal FESR e dal FEASR.
Gli interventi del FESR saranno attivati prevalentemente attraverso il Progetto Strategico Banda Ultra Larga, o comunque in stretto coordinamento con lo stesso, laddove si registra un fallimento del mercato, sulla base di un'analisi economica che stabilisca i criteri per la prioritizzazione delle azioni definiti con le Regioni. Attraverso la stipula di appositi accordi e convenzioni operative con le Regioni, il Ministero per lo Sviluppo Economico coordina l'attuazione degli interventi, considerandoli nel loro insieme, secondo i criteri di priorità definiti e i modelli di intervento scelti in base alle caratteristiche dei diversi contesti territoriali. Gli interventi dovranno essere future-proof e designati con una prospettiva di lungo termine (per evitare le duplicazioni) volta a colmare il gap di competitività e attrattività rispetto alle aree più avanzate in Europa e nel mondo. Nelle aree rurali, il FEASR concorre, assieme al FESR, a garantire nelle aree C e D infrastrutture per il raggiungimento degli obiettivi NGN (Next Generation Networks) di Europa 2020 in coordinamento con gli interventi finanziati con i fondi nazionali e/o regionali. In particolare, nell'ottica di assicurare una concentrazione delle risorse nei territori rurali più deboli dove le carenze infrastrutturali sono maggiori, il FEASR assegnerà una priorità di intervento alla copertura dei fabbisogni dei comuni rurali di piccole e medie dimensioni e a più bassa densità abitativa, anche attraverso l'aggregazione della domanda all'interno di grandi interventi integrati. Inoltre, il FEASR finanzia l'ultimo miglio, sempre in tali aree - in caso di fallimento di mercato - e a completamento degli investimenti già realizzati nelle aree rurali per le infrastrutture, in linea con gli obiettivi NGN europei. Le aree interessate dagli interventi del FESR, FEASR e del Fondo di Sviluppo e Coesione sono mappate nell'ambito del Piano nazionale NGN per assicurare la complementarità dei differenti interventi ai fini del raggiungimento degli obiettivi EU NGN entro il 2020.

Il FEASR integrerà le azioni del FESR e del FSE sulla domanda con interventi specifici per la formazione e l'alfabetizzazione, l'innovazione e l'adozione delle TIC nelle imprese agricole e dell'agroindustria, e per le PMI nelle aree rurali nell'ambito dell'OT 10. Gli interventi FEASR per promuovere l'accessibilità, l'uso e la qualità delle tecnologie dell'informazione e della comunicazione (TIC) nelle zone rurali saranno in linea con gli obiettivi della strategia sulla crescita digitale nazionale e saranno implementati seguendo il quadro comune di monitoraggio nazionale tenendo conto degli indicatori e obiettivi dell'Agenda Digitale Europea.

Nell'ambito della creazione e del mantenimento dell'occupazione nelle aree rurali, una particolare attenzione va data alla diversificazione delle attività economiche, allo scopo di creare opportunità di occupazione extra-agricola ai componenti delle famiglie rurali e più in generale alla popolazione che insiste in queste aree. In via prioritaria si dovranno perseguire azioni congiunte sia sul fronte degli incentivi alla creazione di piccole e medie imprese in attività extra-agricole (start-up e/o progetti di investimento), sia sul fronte dei servizi alle persone in relazione alle opportunità occupazionali femminili e giovanili, nonché ai fabbisogni dell'assistenza all'infanzia e agli anziani incentivando anche in questo campo la creazione di nuove imprese nei servizi, necessaria per l'inadeguatezza dell'offerta esistente nelle singole aree. La diversificazione va promossa in un ampio spettro di settori e attività, basate su innovazioni di prodotto o di processo, che abbiano come specifico target le piccole e medie imprese localizzate in aree rurali. Inoltre, adeguate azioni di informazione/consulenza dovranno essere messe in campo per agevolare la creazione di nuove imprese e la formazione degli operatori. 

Nell'ambito della politica di sviluppo rurale, la creazione di piccole e medie imprese in attività extra-agricole sarà concentrata nelle aree rurali con problemi di sviluppo e nelle aree intermedie. Le iniziative da finanziare dovranno privilegiare la creazione di occupazione aggiuntiva, con particolare riferimento ai giovani, alle donne e a quelle componenti dell'occupazione in uscita da settori e comparti in corso di ristrutturazione e/o crisi, anche nel settore agro-alimentare, ove maggiore è il fabbisogno in termini di manodopera. I Fondi SIE opereranno in maniera complementare nel supporto all'occupazione nelle aree rurali, con modalità concertate tra i Fondi e indicate nei programmi. Il FEASR concentrerà il proprio contributo sui finanziamenti per lo start up e lo sviluppo delle micro-imprese nelle aree rurali C e D. Tale contributo sarà integrato dalle allocazioni finanziarie che il FSE metteranno a disposizione delle politiche attive per il lavoro nelle stesse aree, in particolare con riferimento agli strumenti di promozione dell'autoimpiego e dell'imprenditorialità. Più nello specifico, interventi a carico del FSE in queste aree saranno promossi nell'ambito dei Programmi regionali con riferimento alle misure per l'autoimpiego e l'avvio di piccola imprenditorialità in attività diversificate extra-agricole per i giovani nelle aree rurali.

Andranno realizzati interventi volti ad aumentare le attività economiche a contenuto sociale, rafforzate le attività delle imprese sociali di inserimento lavorativo e realizzate attività di rete e di promozione di un'azione amministrativa socialmente responsabile. Il FESR contribuirà a sostenere le attività economiche a contenuto sociale nel quadro dell'OT 3 (si veda in proposito il risultato 3.7 "Diffusione e rafforzamento delle attività economiche a contenuto sociale"). Per ciò che riguarda l'uso delle aziende agricole per diverse forme di agricoltura sociale, la strategia di intervento dovrà  coinvolgere in primo luogo quelle realtà aziendali produttive per il mercato, che operano in collaborazione con le istituzioni socio-sanitarie competenti per territorio. In secondo luogo, andranno coinvolte anche le strutture terapeutiche riabilitative, socio-sanitarie e socio-assistenziali che utilizzano l'attività agricola a fini di riabilitazione, terapia, cura e intervento sociale. Naturalmente, l'intervento FEASR si concentrerà sulle aziende agricole, mentre gli altri Fondi interverranno sulle seconde e/o sulle azioni formative e di aggiornamento necessarie agli operatori sui temi dell'agricoltura sociale e dell'inserimento lavorativo dei soggetti svantaggiati. Gli interventi saranno realizzati nell'ambito della programmazione regionale, ad esclusione degli interventi promozionali e di creazione di reti, che hanno il carattere di azioni di sistema, che verranno realizzati nell'ambito del Programma Nazionale di inclusione sociale. 
Nell'ambito della politica di sviluppo rurale, un ruolo cruciale sarà assunto nei confronti delle aree rurali dalle misure riconducibili all'art. 20 del Reg. UE n. 1305/13 che saranno attivate nell'ambito dei Programmi regionali e dal CLLD, per la cui specificazione si rimanda alla sezione 3.1. A causa delle gravi carenze nei servizi di base delle aree rurali, in particolar modo delle aree C e D, appare opportuno che, in aggiunta a quanto il FEASR sosterrà con le misure dedicate dell'art. 20 o con il CLLD, anche gli altri Fondi SIE e le politiche nazionali si facciano carico dei fabbisogni di servizi di base. Ciò avverrà attraverso specifiche risorse dei POR FESR e FSE. Nella scelta dell'ampia gamma di servizi di base e di piccole infrastrutture che il regolamento FEASR prevede, si farà in modo di conferire maggiore priorità a quelli concepiti in un'ottica di programmazione dal basso, in quanto formulati attraverso i Piani di sviluppo dei Comuni, i Piani di Azione Locale o ancora progetti di cooperazione secondo quanto disposto dall'articolo 35 del Reg. UE n.1305/13. Gli interventi per l'introduzione, il miglioramento o l'espansione dei servizi di base a livello locale per la popolazione rurale e le relative infrastrutture di piccola scala verranno privilegiati in quelle aree che risulteranno avere maggiori fabbisogni alla luce dell'analisi condotta a livello regionale nei singoli PSR.

Gli estratti riportati in questo elaborato non sono ovviamente esaustivi
delle complesse tematiche legate alla nuova programmazione e alla sua
attuazione, per avere un quadro completo occorre leggere il documento nella sua
interezza.

Con l'adozione dell'accordo di partenariato si apre la porta alla
tempestiva approvazione dei PSR e al loro avvio per rendere disponibili sul
territorio le risorse nazionali e comunitarie del periodo di programmazione
2014-2020.

 
 
 
 
 
 
 
 
 

PianetaPSR numero 36 - ottobre 2014