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SERRE MARINE

Ecologico e galleggiante, l'orto prende il mare

Dissalatori, pannelli solari, idroponica: un'equipe di ricercatori ha realizzato  la serra del futuro per coltivare pomodori e verdure - Il prototipo, finanziato dalla Toscana, debutterà a Expo 2015
Il prototipo di serra modulare galleggiante che debutterà all'Expo 2015 a Milano

Una fattoria galleggiante in grado di produrre per un anno verdure, dalla lattuga, alle melanzane, ai pomodori per due famiglie di 4 persone ciascuna, senza consumare suolo, acqua dolce ed energia fossile.  Si chiama 'Jelly Fish Barge' ed è il progetto multidisciplinare 100% made in Italy, nato quasi per scommessa, come racconta  il coordinatore, Stefano Mancuso, del Dipartimento di scienze delle produzioni agroalimentari e dell'ambiente dell'Università di Firenze.
''Ci siamo ispirati agli orti galleggianti asiatici, traducendoli in chiave eco sostenibile - spiega Mancuso a capo di un'equipe di architetti e botanici -. L'idea è nata due anni fa buttando giù un disegno, che poi via via ha preso corpo diventando un vero e proprio progetto; grazie al finanziamento della Regione Toscana e della Cassa di Risparmio di Firenze abbiamo realizzato un prototipo che verrà presentato ad Expo 2015''.
Tutto nasce per cercare di rispondere, in modo innovativo, alle necessità di un pianeta dove, a fronte di una popolazione in aumento, non si saprà dove reperire l'acqua necessaria per produrre cibo e trovare nuove aree destinate alle coltivazioni. Si tratta di una serra  modulare, costruita su piattaforma galleggiante in grado di garantire sicurezza idrica e alimentare, fornendo acqua e cibo senza pesare sulle risorse esistenti.  ''E' una struttura modulare - spiega Mancuso -  per cui un singolo elemento è completamente autonomo, mentre più serre affiancate possono garantire la sicurezza alimentare per un'intera comunità; la forma ottagonale della piattaforma , infatti, consente di affiancare diversi moduli collegandoli con semplici basamenti galleggianti a base quadrata , che potrebbero diventare mercati e luoghi di incontro di una piccola comunità sull'acqua". 
La struttura, costruita con materiali a basso costo assemblati con tecnologie semplici e facilmente realizzabili, è composta da un basamento in legno di circa  70 mq, alto 3,5 metri che galleggia su dei fusti in plastica riciclati e da una serra in vetro sorretta da una struttura in legno. ''Il problema più grande da risolvere è stato quello idrico'', spiega  Mancuso,  risolto in maniera assolutamente ecologico. L'acqua dolce, infatti, viene fornita da dissalatori solari disposti lungo il perimetro della costruzione, in grado di produrre fino a 150-200 litri. Questo, quando c'è il sole, altrimenti c'è un'altra soluzione.  ''La distillazione solare è un fenomeno naturale - spiega il ricercatore - nei mari l'energia del sole fa evaporare l'acqua che poi ricade come acqua piovana; in Jellyfish Barge il sistema di dissalazione replica questo fenomeno in piccola scala, risucchiando l'aria umida e facendola condensare in dei fusti a contatto con la superficie fredda del mare; la poca energia necessaria a far funzionare le ventole e le pompe viene fornita da sistemi che sfruttano le energie rinnovabili integrati nella struttura, tra cui quella del moto ondoso''.
Un processo che fornisce acqua distillata a cui viene aggiunta circa il 20% di acqua di mare in modo da arricchirla, garantendo al contempo un'efficienza idrica ancora maggiore. La serra ha un innovativo sistema di coltivazione idroponica, tecnica fuori terra che garantisce un risparmio di acqua fino al 70% rispetto alle culture tradizionali, grazie al riuso continuo dell'acqua.
Per quanto riguarda le colture, l'equipe prima ha iniziato a produrre vegetali a foglia, come spinaci, lattuga, scarola, per poi passare a prodotti più grandi come peperoni, melanzane, pomodori, assolutamente perfetti dal punto di vista organolettico.  Ma la serra galleggiante è un vero 'work in progress.  ''Vogliamo aumentare la capacità di energia solare, sfruttando anche  i vetri della struttura che, nella versione 2.0 - spiega Mancuso -  verranno sostituiti da altri in grado di produrre il 60% di energia solare prodotta da un  comune pannello''.
Il gruppo di ricercatori e tecnici sta poi lavorando per rendere la serra autonoma dalla presenza dell'uomo, e comunque già oggi il complesso funzionamento del sistema colturale è garantito da un impianto di automazione con monitoraggio e controllo remoto. ''Il nostro obiettivo è di proseguire su questa strada'', conclude Mancuso .

 
 
 
 

Sabina Licci

 
 
 
 

PianetaPSR numero 37 - novembre 2014