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ANALISI

Sistemi locali, un modello che resiste alla crisi

Un'indagine su un campione di 20 poli produttivi e la loro governance evidenzia la buona tenuta dei principali settori del Made in Italy: così l'export si rafforza conquistando nuovi mercati

Nell'ambito del progetto di ricerca "La governance delle politiche rurali" al centro delle attività istituzionali svolte dalla Rete Rurale Nazionale, è stata presentata nella sede del CNEL da parte di Franco Mantino di Inea un'indagine sulla governance dei sistemi locali. Lo studio, i cui primi risultati sono ora raccolti  in un working paper, prende in esame l'ultimo decennio rivolgendo particolare attenzione al periodo di crisi economica (2008-2014). Il focus dell'indagine è il sistema locale inserito nel contesto della sua specializzazione produttiva e nel cui ambito operano gli attori interessati ad individuare le soluzioni organizzative che possano migliorare la sua competitività territoriale. Il campione dell' analisi è costituito da 6 milioni di abitanti, da 2,5 miliardi di euro di produzione (il 5% della PLV nazionale) e da un milione di ettari di SAU (l'8% di quella nazionale), siamo quindi in presenza di uno spaccato attendibile sulle diversità produttive.
L'indagine è centrata su 20 sistemi locali caratterizzati da produzioni tipiche di elevata qualità, da una distribuzione bilanciata sul territorio nazionale, da una idonea varietà di filiere agricole e agro-industriali e da una composita struttura organizzativa; questi sistemi hanno un'alta specificità delle risorse che vengono dispiegate in un contesto di conoscenze condivise all'interno della filiera locale. La governance, cooperativa o gerarchica che sia, è determinata dall'organizzazione di attori di diverso tipo  (pubblici e privati, settoriali e non), è interessante inoltre la presenza di attori extra settoriali come i centri di ricerca e di formazione e consulenza, gli  istituti finanziari, le associazioni, i consorzi, le camere di commercio; questi soggetti rivestono un ruolo di supporto al sistema locale favorendone lo sviluppo.

Produzione agricola per addetto nelle aree di studio (2010)

Fonte: elaborazioni Inea su dati ISTAT, Censimento Agricoltura 2010
 

Lo studio, che ha misurato il grado di competitività dei sistemi locali, mette ai primi posti il pomodoro da industria del Nord (province di Parma e Piacenza) che, grazie ad un ottimo livello di meccanizzazione, fornisce un prodotto per addetto triplo rispetto alla media nazionale quantificabile in € 44.500. Ottime performance registrano inoltre i sistemi del vivaismo pistoiese e della frutta cuneese insieme al gruppo dei sistemi del vino. I sistemi a bassa competitività  sono invece quelli caratterizzati contestualmente da una debole produttività della terra e da una dimensione strutturale delle aziende inadeguata (circa 1-2 ha di SAU per addetto).
Rimarchevole il fatto che la capacità di esportazione dei sistemi locali, fattore essenziale della competitività territoriale, non è affatto diminuita negli anni della recente crisi; le esportazioni sono addirittura cresciute del 4% grazie alle opportunità offerte dai nuovi mercati in espansione che hanno generato nuova domanda; assistiamo ad una fase di riposizionamento dell'export dai mercati UE verso quelli emergenti (in particolare Asia, Nord-America e Russia). La struttura e l'organizzazione della filiera, altri elementi della competitività, sono suddivise in  quattro distinti modelli basati rispettivamente su contratti interprofessionali, su forme di aggregazione e/o integrazione territoriale, su forme contrattuali dominate da GDO o industria alimentare e su "imprese leader".

Valore delle esportazioni agro-alimentari per sistema locale (2013)

Fonte: elaborazioni Inea su dati ISTAT

Un esempio di Organizzazione Interprofessionale di successo è il già citato "Distretto del pomodoro dell'industria del Nord" che si distingue  per la capacità di programmare la produzione, per una puntuale individuazione dei prezzi di riferimento e per una chiara identificazione degli standard di qualità. Il sistema locale delle mele dell'Alto Adige e del Trentino è un modello basato su forme di aggregazione e integrazione verticale, la spinta alla cooperazione è dettata dalla necessità di oltrepassare i limiti imposti dalla ridotta dimensione delle aziende melicole, le singole OP di queste Regioni si coalizzano quindi per entrare, competere e soddisfare le aspettative di mercati importanti come la Russia e l'India. Il sistema locale dell'uva da tavola della provincia di Bari e Taranto appartiene al modello dominato dalla GDO che si approvvigiona dai commercianti all'ingrosso che sono in relazione diretta con i produttori locali; la GDO estera si avvale invece di brokers commerciali che sono il punto di contatto tra il mercato estero ed i commercianti nostrani. L'ultimo modello basato su "imprese leader" , individuabili nelle filere di alta qualità ed in quelle integrate di produzione, si contraddistingue per la capacità di penetrazione nei nuovi mercati grazie al dinamismo di queste tipologie di imprese che sono poste in un rapporto di sovraordinamento gerarchico rispetto a quelle ordinarie.
Sicuramente da valorizzare è il rapporto tra la produzione agricola e l'economia locale (turismo, artigianato, piccola industria manifatturiera) i flussi turistici hanno sempre dato un forte impulso alla diffusione delle conoscenze dei territori e dei loro prodotti favorendone l'aumento della domanda. La competitività delle singole filiere dipende anche dai rapporti intrattenuti con la ricerca. Infatti, il lavoro effettuato in sinergia tra i produttori e i centri di ricerca e sperimentazione ha inciso positivamente nello sviluppo tecnologico dei sistemi locali agro-alimentari. Da non sottovalutare inoltre sono le forme di partenariato pubblico-privato, come nel caso dei patti territoriali che sono stati forieri di miglioramenti nelle aree attrezzate per la localizzazione delle imprese e, contemporaneamente, sono riusciti nell'impresa di creare beni a vantaggio dell'intero territorio, favorendo l'aggregazione degli attori della filiera.

 
 
 

Francesco Mirra

 
 
 

PianetaPSR numero 37 - novembre 2014