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RIFORMA PAC/1
 

Associazioni e filiere, le leve per fare sistema

Le misure per rafforzare la cooperazione tra imprese sono strategiche per la competitività del settore agroalimentare - Nei nuovi Psr debuttano gli incentivi per le Organizzazioni dei produttori
Per Liguria, Molise e Sardegna non è possibile indicare le risorse destinate alla misura. Fonte: Regioni

Il regolamento 1305/13  propone due specifiche misure, la misura 9 "costituzione di associazioni e organizzazione di produttori" e la misura 16 "Cooperazione", finalizzate alla creazione di rapporti di collaborazione e di cooperazione tra gli attori socioeconomici del sistema agroalimentare.
Se la misura 16 è una assoluta novità per la politica di Sviluppo rurale, sia in termini di funzionamento sia per i potenziali risultati che essa potrà determinare, la misura 9 tende invece a riproporre nell'ambito della politica di Sviluppo rurale uno strumento ben noto e utilizzato dalle politiche di mercato del primo pilastro della PAC. Tradizionalmente, l'associazionismo di filiera era una misura legata all'attuazione delle OCM, mentre ai programmi di Sviluppo rurale venivano invece demandate azioni per la creazione di associazioni in settori di nicchia o, come è successo nell'ultima tornata programmatoria, per i prodotti di qualità riconosciuti dalla normativa dell'Unione. La recente riforma della PAC, come è noto, ha ricondotto al FEASR alcuni interventi precedentemente inclusi nel primo pilastro, tra i quali, appunto, la misura per l'associazionismo.
La nuova collocazione della misura insieme alla definizione dell'OCM unica tende a ridefinire il campo di intervento della promozione dell'associazionismo, potenziandone la portata e i possibili risultati. La possibilità di creare nuove associazioni si apre anche a nuovi settori e nuovi attori, il tutto con la possibilità di integrare la misura con altre presenti nel PSR.
In termini operativi solo meno della metà dei PSR prevede la misura 9, fatta eccezione per Sicilia e Puglia,  tutte le Regioni con sistema agricolo caratterizzato dall'associazionismo non hanno attivato la misura destinando ad essa, almeno ad oggi, oltre 24 milioni (figura 1).
Molte regioni hanno preferito utilizzare altri strumenti, probabilmente più flessibili in termini operativi, per favorire la collaborazione nel settore. Tra questi prima di tutto i Progetti integrati di filiera (PIF) sostenuti, almeno in parte, dalla misura 16 "Cooperazione". Il PIF, oltre a facilitare la collaborazione, finanzia la messa in opera di un progetto finalizzato al raggiungimento di un obiettivo operativo comune. In questo contesto la misura di cooperazione si presta alla creazione di partenariati o reti di impresa senza particolari vincoli o limitazioni grazie all'orientamento all'innovazione cui è stata destinata.
I progetti integrati, sperimentati nella gran parte delle Regioni nell'attuale fase di programmazione, si sono rivelati uno dei punti di forza della programmazione di sviluppo rurale 2007-2013.
Nelle 14 Regioni che hanno attivato la progettazione integrata di filiera sono nati 376 partenariati per un finanziamento pubblico di oltre 800 milioni (tabella 1).

 

I PIF hanno interessato tutti i comparti produttivi, anche se è evidente come i settori meglio organizzati dell'agricoltura italiana (lattiero caseario e ortofrutta) hanno registrato un numero maggiore di progetti attivati (Figura 2).
Quest'ultima evidenza serve a rimarcare la necessità dell'agricoltura italiana di misure che spingono e incentivano all'associazionismo, alla cooperazione o, più semplicemente, alla collaborazione. Dove l'imprenditoria agricola fa massa critica è anche capace di presentare una progettazione complessa, ampliare gli obiettivi di sviluppo, puntare a processi di innovazione.

 
 
 

Serena Tarangioli

 
 
 

PianetaPSR numero 38 - dicembre 2014