Cresce il biologico: mercato, operatori e superfici convertiti al biologico, in tutta Europa, stanno segnando indici positivi che nessuno avrebbe mai previsto. L'uscita dalla nicchia, tanto auspicata dai sostenitori del settore, può essere certificata in Italia da alcuni numeri che, soprattutto nel contesto in cui si vengono a realizzare, hanno dell'incredibile: 1 ettaro ogni dieci in Italia è condotto con il metodo biologico e le vendite, in un contesto di recessione per i consumi dell'agroalimentare, nel nostro Paese sono aumentate del 17 per cento.
Una crescita tumultuosa che, secondo il parere di Bruxelles, rischia di travolgere tutto quanto di buono si è costruito finora, se non si è in grado di mantenere alti i requisiti di accesso verso un mercato così prospero. Ed è su queste basi che la Commissione Europea ha lavorato per elaborare la proposta di un nuovo Regolamento per il settore, presentata nel marzo scorso.
Mantenere alto il livello di fiducia dei consumatori in un momento in cui gli scandali stanno attanagliando il settore è la principale preoccupazione della Commissione che, secondo i numerosi avversari della proposta, non ha ben valutato il rischio di rallentarne la crescita.
Nella proposta della Commissione si sono infatti alzati i paletti: si eliminano tutte le deroghe, si vietano le aziende miste, si irrigidiscono le regole per le importazioni, si inseriscono le soglie per i residui di sostanze non ammesse.
Elementi innovativi, che vanno molto controcorrente ma che, a giudizio delle principali associazioni del biologico europeo e della maggior parte degli Stati Membri, non si possono coniugare con un ulteriore sviluppo del biologico, che è invece l'obiettivo dichiarato di tutte le politiche europee non solo agricole, ma anche ambientali e socioeconomiche.
A volerla riassumere con uno slogan: voglia di crescita contro mantenimento dell'identità. Sono apparsi infatti questi gli elementi messi in contrapposizione nei mesi di discussione a Bruxelles, sotto la Presidenza italiana di turno dell'Unione.
Da un lato i fautori della crescita, che vedono nell'approccio della Commissione un freno allo sviluppo di un mercato che inizia ad essere molto ingombrante e per certi versi fastidioso alle consolidate logiche commerciali, ma che invece deve essere sostenuto e ancor di più liberalizzato. Dall'altro, i sostenitori della necessità di ridare smalto all'identità del biologico, difendendo e rafforzando i principi di base, che sono poi gli elementi maggiormente apprezzati dai consumatori europei del biologico.
Il dibattito appare quindi tutto incentrato sulla definizione di alcuni elementi chiave: quale mercato ci si immagina per il futuro del biologico europeo, quali dimensioni dovrà coprire e quanta disponibilità di materia prima ci dovrà essere per il biologico nei prossimi anni. Ma la questione rilevante rimane anche il posizionamento dei prodotti biologici: a quali prezzi vogliamo che arrivi il biologico sulle nostre tavole e quindi a quale consumatore il biologico vogliamo che venga offerto.
La proposta della Commissione mette sul tavolo delle scelte, ma soprattutto avvia un dibattito politico estremamente interessante, che dovrebbe essere colto in tutte le sue diverse sfaccettature.
Non da meno è assolutamente centrale, anche per le questioni di cui sopra, la visione futura del controllo e della certificazione nella nuova regolamentazione europea. Gli sforzi della Commissione intendevano dare una interpretazione certa, e più chiara di quella attuale, del rapporto tra i controlli ufficiali per gli alimenti (ad oggi regolamentati dal Reg. UE 882/2004), e tutto il mondo della certificazione volontaria, legata non soltanto al biologico, ma anche a tutto il mondo della qualità.
Nella revisione del regolamento, infatti, la Commissione ridisegna il sistema dei controlli ufficiali, per far rientrare tutto il sistema normativo del controllo e della certificazione sotto il cappello della Direzione Generale della Salute (DG SANCO). Una rivoluzione che viene vista da numerosi attori del settore con molta ostilità, perché non garantirebbe il mantenimento delle necessarie specificità del controllo per il biologico e soprattutto perché modificherebbe le competenze ed i ruoli degli attuali attori in campo.
Come in tutte le questioni del biologico, la contrapposizione è forte ed il dibattito acceso, ma la ricerca della "terza via", con le soluzioni che possano soddisfare esigenze contrapposte, appare, anche in questo caso, un obiettivo raggiungibile.
La Presidenza italiana ha infatti svolto sul dossier un lavoro che da tutti è stato giudicato di altissimo valore. Nell'ultimo Consiglio dei Ministri europei svolto sotto presidenza italiana, il 15 dicembre scorso, è stato infatti approvato a larghissima maggioranza un documento di orientamento politico per il prosieguo dei futuri lavori sul dossier. Si tratta di 11 punti che, mettendo a fuoco le principali criticità rilevate nella proposta della Commissione, individua delle modifiche necessarie: riduzione degli atti delegati, reintroduzione delle aziende miste, reintroduzione di alcune deroghe, mantenimento delle norme di conversione attualmente in vigore, sono questi gli elementi tecnici di maggiore impatto approvati dal Consiglio.
Un lavoro apprezzato da tutti gli Stati Membri e dalla Commissione UE che ha consentito di verificare in maniera concreta la possibilità di emendamento del testo della Commissione e di mantenere vivo, nello stesso tempo, il dibattito sulle questioni prima richiamate.
Ma il lavoro sul dossier è ancora molto complesso ed in salita: si attende per il prossimo mese di maggio la relazione della Commissione agricoltura del Parlamento Europeo, di cui è relatore il verde tedesco Martin Hausling, ed anche la Presidenza Lettone, che da poco ha iniziato i suoi lavori, ha posto il dossier sul biologico al centro del semestre di presidenza.
Sarà quindi la Commissione che, prima dell'estate e dell'avvio del trilogo, si dovrà pronunciare sulla possibilità di lavorare ancora sull'attuale proposta oppure se, alla fine di un anno di trattative, sarà necessario riavviare tutto il percorso ritirando la proposta. Il dossier sul biologico è infatti ancora legato ad un filo sottile perché la stessa Commissione ha deciso di attendere altri 6 mesi prima di decidere, in maniera definitiva, sull'eventuale ritiro della proposta.
Anche per i prossimi 6 mesi quindi il biologico, e la visione che l'Europa vuole avere per il suo futuro, sarà all'ordine del giorno di numerosi appuntamenti e tavoli di discussione. Sicuramente l'Italia, nel suo ruolo di paese leader della produzione biologica, continuerà ad essere presente nel dibattito portando avanti con forza, insieme a numerosi alleati europei, una visione più mediterranea del futuro del biologico europeo.
Francesco Giardina
PianetaPSR numero 39 - gennaio 2015